rolando7
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venerdì 30 gennaio 2015
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dirompente
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Certo, probabilmente Italiano Medio è un film imperfetto, con qualche caduta di tono e di ritmo qua e là.
Però, al confronto delle tante commedie melenso-buoniste-fotocopia che ormai ci vengono proposte in dosi massicce, il film di Maccio Capatonda è una ventata di aria fresca e salutare, un sasso nello stagno paludoso del cinema italiano.
Chi, attraverso il web e la tv, ha avuto modo di conoscere e apprezzare Maccio e i suoi compari, non potrà che sbellicarsi dalle risate per questo film anomalo ma perfettamente costruito, assurdo, volgare e geniale allo stesso tempo.
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Certo, probabilmente Italiano Medio è un film imperfetto, con qualche caduta di tono e di ritmo qua e là.
Però, al confronto delle tante commedie melenso-buoniste-fotocopia che ormai ci vengono proposte in dosi massicce, il film di Maccio Capatonda è una ventata di aria fresca e salutare, un sasso nello stagno paludoso del cinema italiano.
Chi, attraverso il web e la tv, ha avuto modo di conoscere e apprezzare Maccio e i suoi compari, non potrà che sbellicarsi dalle risate per questo film anomalo ma perfettamente costruito, assurdo, volgare e geniale allo stesso tempo.
Gli altri, quelli che non avevano idea di chi fosse questo attore-montatore-regista-sceneggiatore, e che magari non apprezzano la sua comicità anodina e surreale o la recitazione sopra le righe dei suoi attori, dovranno ammettere che Italiano Medio è un film coraggioso e controcorrente.
Maccio Capatonda (al secolo Marcello Macchia) ci mostra che un altro modo di fare commedia è possibile. Una commedia dirompente, che esca dagli schemi del già visto e da quel mirare sempre più in basso, tipico di tanto cinema italiano contemporaneo, "perché è quello che vuole il pubblico".
Non ringrazieremo mai abbastanza Capatonda per le risate, spesso amare, che ci ha regalato in passato e che ci offre a piene mani in questo nuovo straordinario film, insieme a massicce, pericolose dosi di intelligenza critica abilmente celate dietro le sue trovate surreali.
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lucaguar
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domenica 1 febbraio 2015
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la migliore comicità italiana post moderna
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Capire Maccio Capatonda non è da tutti. La sua comicità è talmente caricaturata ed estremizzata che sfocia talvolta in una sottigliezza di fondo che l'italiano medio (appunto) può non comprendere ed apprezzare.
A mio parere questo primo film del comico abruzzese è un vero e proprio schiaffo alla comicità post moderna italiana prestampata, totalmente inconsapevole e schiava di sè stessa, la comicità dei cinepanettoni e delle volgarità dei reality tv: qui invece l'ironia è applicata alla lettera ed essa è, infatti, ciò che dovrebbe sempre caratterizzare la comicità: far intendere una cosa mediante l'opposto.
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Capire Maccio Capatonda non è da tutti. La sua comicità è talmente caricaturata ed estremizzata che sfocia talvolta in una sottigliezza di fondo che l'italiano medio (appunto) può non comprendere ed apprezzare.
A mio parere questo primo film del comico abruzzese è un vero e proprio schiaffo alla comicità post moderna italiana prestampata, totalmente inconsapevole e schiava di sè stessa, la comicità dei cinepanettoni e delle volgarità dei reality tv: qui invece l'ironia è applicata alla lettera ed essa è, infatti, ciò che dovrebbe sempre caratterizzare la comicità: far intendere una cosa mediante l'opposto.
Tanti sono i riferimenti cinematografici (Arancia meccanica ed Hunger games su tutti) che vanno ad incorniciare un film comunque completo e compiuto dal punto di vista narrativo, anche inaspettatamente, visto lo stile fugace a cui ci aveva abituato Maccio in tv e sul web. Dietro a scene grottesche e come al solito spinte all'estremo, si coglie tutta la sottilissima intelligenza di Maccio Capatonda, molto bene spalleggiato dal suo consueto ed esilarante staff, che ci mostra tutti gli aspetti traviati ed insensati di un'Italia schiava dell'era televisiva e dei social network, inebetita dalle apparenze e dalle superficialità. Ciò che rende straordinario questo film è a mio avviso il fatto che non vuole essere moralista ed ipocrita mostrando, attraverso l'ironia, "il giusto" e non vuole esprimere morali (anche se al contrario); qui viene "condannato" anche l'aniconformismo a tutti i costi come mezzo per salvarsi dal vortice di futilità che ci avvolge, quell'anticonformismo che, spesso, non porta a nulla di concreto e che si dispiega solamente in improduttiva critica.
L'italiano medio è, in realtà, ci vuol dire Maccio, la risutante tra il volgare, superficiale, ignorante discotecaro e il pignolo, puntiglioso ed ambientalista, una persona normale insomma, con le sue storie di vita e le sue difficoltà, diverse per ciascuno e non certo assimilabili da modelli stereotipati.
Penso che la comicità italiana debba essere felice di aver trovato un personaggio come Maccio, che, a piccoli passi, si sta facendo spazio con la sua pungente e geniale satira tra i "Mastervip" e i talk show tanto rumorosi quanto improduttivi e ciechi di fronte all'impoverimento intellettuale ed etico dell'Italia del nostro tempo.
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edgar pironti
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venerdì 30 gennaio 2015
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un filmaccio bipomario
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L'esperimento di Maccio Capatonda convince. Il protagonista Giulio Verme oscilla tra due personalità passando dall'essere il più pignolo degli ambientalisti (la cui energia rivoluzionaria è tuttavia degenerata in polemica sterile) al menefreghista superficiale e incontenibile (che nonostante gli impulsi distruttivi riesce ad essere più concreto della sua nemesi).
Non è solo il protagonista a muoversi sul filo che divide due opposti, il registro stesso del film, infatti, oscilla tra dialoghi non banali e le classiche battute nonsense in pieno stile Capatonda; si passa da importanti citazioni (oltre al palese riferimento a Limitless si vedano anche i rimandi ad Arancia Meccanica e Fight Club) ai noti tormentoni dei trailer che hanno portato Maccio a realizzare una serie prima, ed ora addirittura un lungometraggio di tutto rispetto; insomma il tempo per approfondire tematiche importanti non c'è, perché la risata arriva incontrastabile a spazzare via ogni riflessione che possa essere lontana dal dominio dell'italiano medio.
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L'esperimento di Maccio Capatonda convince. Il protagonista Giulio Verme oscilla tra due personalità passando dall'essere il più pignolo degli ambientalisti (la cui energia rivoluzionaria è tuttavia degenerata in polemica sterile) al menefreghista superficiale e incontenibile (che nonostante gli impulsi distruttivi riesce ad essere più concreto della sua nemesi).
Non è solo il protagonista a muoversi sul filo che divide due opposti, il registro stesso del film, infatti, oscilla tra dialoghi non banali e le classiche battute nonsense in pieno stile Capatonda; si passa da importanti citazioni (oltre al palese riferimento a Limitless si vedano anche i rimandi ad Arancia Meccanica e Fight Club) ai noti tormentoni dei trailer che hanno portato Maccio a realizzare una serie prima, ed ora addirittura un lungometraggio di tutto rispetto; insomma il tempo per approfondire tematiche importanti non c'è, perché la risata arriva incontrastabile a spazzare via ogni riflessione che possa essere lontana dal dominio dell'italiano medio.
Questo continuo rimbalzo tra i due estremi diventa chiaro soprattutto sul finale in una sintesi tra pensieri e personaggi opposti che trovano il loro punto d'incontro, la loro media.
Forse scomodare Orazio per parlare di Aurea Mediocritas è fuori luogo, eppure il messaggio finale di Maccio è proprio quello della mediocrità, tutt'altro che aurea, dell'italiano che non è né l'ambientalista estremamente attento né il patito di reality show, ma è il pessimo risultato della media tra i due.
Non arriva alle cinque stelle perché forse non riesce a raggiungere il grande pubblico e - ahimé - potrebbe addirittura essere noioso o comunque non divertente per chi non è appassionato dello stile che caratterizza Maccio ed il solito gruppo, gruppo che rimane nella solita divertente demenzialità senza colpire particolarmente, eccezion fatta per Laviani Longhi che si distingue con un carattere personale e sempre più apprezzato, senza essere fuori luogo nei prodotti di Maccio.
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(di elboliloco)
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krant
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venerdì 13 febbraio 2015
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caro marcello, non ci siamo
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Esigo anteporre una premessa alla recensione che desidero realizzare.
Seguo l'attore da quasi un decennio: da quando cioè Maccio era solo il nome di una comparsa nelle trasmissioni condotte dalla Gialappa's. L'ho visto crescere e trovare spazio un po' alla volta, da Mediaset a All Music (indimenticabili Mirkos ma soprattutto la commedy "Intralci"), da Flop Tv, con le numerosissime produzioni, a Tatami su rai 3, e infine da Piroso e su MTV. Conosco decine e decine di suoi sketch a memoria. Sono oltretutto uno degli Youtuber che continua a diffondere e a pubblicizzare alcuni dei suoi migliori successi (nel mio caso Padre Maronno, di cui ho riesegutio l'upload un paio di anni fa, dopo aver riceuto diversi reclami per mano di Mediaset, poichè i video ancora riportavano il logo della rete milanese).
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Esigo anteporre una premessa alla recensione che desidero realizzare.
Seguo l'attore da quasi un decennio: da quando cioè Maccio era solo il nome di una comparsa nelle trasmissioni condotte dalla Gialappa's. L'ho visto crescere e trovare spazio un po' alla volta, da Mediaset a All Music (indimenticabili Mirkos ma soprattutto la commedy "Intralci"), da Flop Tv, con le numerosissime produzioni, a Tatami su rai 3, e infine da Piroso e su MTV. Conosco decine e decine di suoi sketch a memoria. Sono oltretutto uno degli Youtuber che continua a diffondere e a pubblicizzare alcuni dei suoi migliori successi (nel mio caso Padre Maronno, di cui ho riesegutio l'upload un paio di anni fa, dopo aver riceuto diversi reclami per mano di Mediaset, poichè i video ancora riportavano il logo della rete milanese).
Tutto questo per spiegare che non mi sono ritrovato nella sala del "cinematografò" in "via del tutto eccezionale" o per caso. Desideravo da anni scoprire se e quanto avrebbe reso una sua produzione sulla lunga distanza. E purtroppo la risposta l'ho avuta. Scrivo purtroppo perchè a me il film non ha convinto quasi per nulla. Ho trovato l'idea molto pungente e interessante. Il finale è emblematico e ben riassuntivo di ciò che esso vuole raccontarci. Eppure sarebbe bastato solo quello, come massimo insegnamento o pensiero su cui riflettere: di come cioè la mediocrità sia latente seppur diffusa.
Il resto del film è un insieme di frasi ad effetto che in realtà di effetto hanno molto poco. Trovo che il linguaggio sfruttato da Capatonda, e dalla crew facente riferimento alla Shortcut Productions, non funzioni appieno su un'opera di un'ora e mezza. La genialità dell'attore infatti risiede non solo nelle scelte lessicali, non solo nel montaggio ad effetto, ma nella possibilità di riascoltare e rimirare un video di pochi minuti, andandone a sviscerare i riferimenti, le citazioni, il modo attraverso il quale vengono interpretati i personaggi e come sono costruiti i dialoghi. Un qualche cosa che un lungometraggio non permette di apprezzare. Chiunque leggesse queste righe, vorrei che andasse a cercare il trailer "Ah già", disponibile in rete, dove Maccio Capatonda, in realtà, appare in pochissimi fotogrammi per una manciata di secondi. In essi è racchiusa, a mio modo di vedere le cose, la sua genialità: pochi istanti per un' interpretazione unica, che arriva e che fa scompisciare. Questo è ciò che lo ha reso speciale.
In merito alle scelte tecnice non voglio dilungarmi troppo. Sarebbe persino ingiusto criticare un lavoro che nasce da un'esperienza autodidattica, e non credo sia nella regia o nella fotografia il punto debole del film, ma in ciò che ho sopra riportato. Mi spiace aver dovuto assistere ad uno spettacolo che con la scusa della "riflessione finale" in realtà si è accodato al becero filone di film panettoni da quattro soldi ( e quattro idee). Mi spiace caro Marcello, ho trovato tutto ciò un insulto a chi per anni ti ha seguito e silenziosamente aspettato.
Ciò detto, sono comunque felice che finalmente il grande pubblico abbia scoperto e potuto conoscere un uomo il quale, tolto il film di cui sopra, resta dal mio punto di vista inarrivabile ed inimitabile. Spero che l'entusiasmo a cui farà seguito il film lo aiuti a realizzare qualcosa di diverso e migliore rispetto a ciò che abbiamo assistito con Italiano Medio: un film davvero mediocre.
Paolo Diamante (Krant)
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evilwithin
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sabato 31 gennaio 2015
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un tipo di commedia antico e sempre nuovo
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Un Maccio profondamente sincero, per un tipo di commedia che avevamo dimenticato.
Impossibile, specie per chi conosce l'opera di Maccio Capatonda, non stupirsi almeno un po' di fronte al suo primo film. Che riesce, ancora una volta, ad essere qualcosa di diverso da quanto fatto da lui finora, pur non risparmiando numerosi riferimenti e omaggi ai suoi trailer e personaggi più famosi. Chi temeva, magari avendo appena visto la serie "Mario", di trovarsi davanti un fil ricco di gag e scenette ma povero di trama e messaggio, dovrà ricredersi. Anzi, il rischio (calcolato? Voluto?) è quasi quello contrario, ovvero di spiazzare almeno la parte del pubblico che si aspettava una commedia scoppiettante e caciarona, di puro intrattenimento.
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Un Maccio profondamente sincero, per un tipo di commedia che avevamo dimenticato.
Impossibile, specie per chi conosce l'opera di Maccio Capatonda, non stupirsi almeno un po' di fronte al suo primo film. Che riesce, ancora una volta, ad essere qualcosa di diverso da quanto fatto da lui finora, pur non risparmiando numerosi riferimenti e omaggi ai suoi trailer e personaggi più famosi. Chi temeva, magari avendo appena visto la serie "Mario", di trovarsi davanti un fil ricco di gag e scenette ma povero di trama e messaggio, dovrà ricredersi. Anzi, il rischio (calcolato? Voluto?) è quasi quello contrario, ovvero di spiazzare almeno la parte del pubblico che si aspettava una commedia scoppiettante e caciarona, di puro intrattenimento. Eventuali futuri film potranno essere più leggeri, fantasiosi e assurdi, ma in questa pellicola è chiaro che Maccio ha visto la possibilità (forse l'unica) di lanciare il suo messaggio e non se l'è lasciata scappare, costi quel che costi. Nella prima parte del film, il senso di oppressione attorno ai personaggi e il modo di ritrarre gli italiani rimanda addirittura al Paolo Villaggio dei primi tempi, cosa in effetti rara nel cinema odierno. L'elemento surreale e quasi poetico di tante gag maccesche qui è ridotto al minimo: per la trama è molto più funzionale l'elemento grottesco e greve, che viene spinto al massimo. Nella seconda parte del film si sviluppa il tema (tipico di Maccio) dell'influenza dei media sulla vita, ma ad un livello decisamente più alto del consueto. Per la prima volta Maccio Capatonda, in genere pudicamente nascosto dietro i personaggi, appare sulla scena dicendo la sua verità: parlo in particolare della scena ambientata nel reality show, in cui il discorso sui media (confuso e doloroso) che fa "vincere" il protagonista coincide con il pensiero dell'autore: indizio sicuro è il rapidissimo cammeo in cui si rivolge ai suoi veri genitori (non quelli di Giulio Verme, ma di Maccio stesso!).
Anche il finale, sebbene addolcito dal consueto tono paradossale, rimane amaro e irrisolto: l'impegno sociale e l'ecologismo più disinteressati sono un prodotto mediatico tanto quanto l'abbrutimento e la cafonaggine, tanto che non è possibile eliminare nessuno dei due "lati" dell'italiano medio, che continueranno a convivere schizofrenicamente.
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giovedì 23 aprile 2015
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forse era meglio non osare
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Nonostante sia cresciuto guardando i fantatrailer di Maccio Capatonda che ti facevano piegare in due dalle risate davanti allo schermo di Mai Dire..., o spanzandomi di fronte al cinismo del Mago Mirkos o al trash surreale di Intralci - ricordate Anna Luce? interpreta Franca nel film - questo film mi ha già deluso in partenza. Me lo sentivo che sotto un certo senso mi avrebbe deluso: il problema è che quando ti fai conoscere come comico di gag, quando vai a realizzare un film, tiri fuori un lungometraggio fatto di gag. Non puoi farci niente, è come un marchio inciso sulla pelle. Non solo perché ti fai conoscere in un certo modo, ma perché quello che realizzi è figlio del tuo background.
La storia di per se sarebbe non sarebbe male: Giulio Verme ambientalista convinto che lotta contro un mondo sommerso dalla superficialità che un giorno diventa un Dottor Jekyll e Mr.
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Nonostante sia cresciuto guardando i fantatrailer di Maccio Capatonda che ti facevano piegare in due dalle risate davanti allo schermo di Mai Dire..., o spanzandomi di fronte al cinismo del Mago Mirkos o al trash surreale di Intralci - ricordate Anna Luce? interpreta Franca nel film - questo film mi ha già deluso in partenza. Me lo sentivo che sotto un certo senso mi avrebbe deluso: il problema è che quando ti fai conoscere come comico di gag, quando vai a realizzare un film, tiri fuori un lungometraggio fatto di gag. Non puoi farci niente, è come un marchio inciso sulla pelle. Non solo perché ti fai conoscere in un certo modo, ma perché quello che realizzi è figlio del tuo background.
La storia di per se sarebbe non sarebbe male: Giulio Verme ambientalista convinto che lotta contro un mondo sommerso dalla superficialità che un giorno diventa un Dottor Jekyll e Mr. Hyde combattuto tra l'estremismo ecologista e la beceraggine menefreghista sfrenata, un visionario che delira fino alla schizofrenia per aver represso un suo lato oscuro.
Ma ci sono troppi stereotipi, luoghi comuni e volgarità: cioè capisco che la comicità di Maccio Capatonda è estrema, surreale, cinica e ironica, chi lo conosce bene sa come è, ma è qualcosa che se prolungata per un'ora e mezzo ti stanca. Poi ci sono delle scene che ammetto senza vergogna una risata te la strappa, però non ci siamo. Magari fra qualche anno Italiano Medio sarà satira d'avanguardia, per adesso non ci siamo.
Sarei stato più soddisfatto se il nostro avesse realizzato il film de La Febbra: quello sì che sarebbe uscito fuori un vero capolavoro grottesco di comicità visionaria. Per adesso spero solo che il caro Marcello si rifaccia.
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lollixo
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lunedì 2 febbraio 2015
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l'uomo che non reggeva gli italiani
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Temevo che partendo da una idea tanto geniale quale quella dell'omonimo trailer, il film diventasse banale e ripetitivo (infatti inizialmente la mia idea era di supportare questo grande personaggio a prescindere dalla qualità del film per il cui non nutrivo moltissime aspettative): i miei timori erano del tutto infondati.
L'idea è stata sviluppata ed approfondita in modo impeccabile ed irriverente, la trama è ricca e sopratutto non è scontata, condita da un' incredibile dose assolutamente originale di ironia e sarcasmo amaro, sulle oscenità degli italiani di oggi.
Una società piena di contraddizioni, che viene descritta senza mezze misure. Se guardato con superficialità, sembrerebbe demenziale (agli occhi di un italiano medio.
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Temevo che partendo da una idea tanto geniale quale quella dell'omonimo trailer, il film diventasse banale e ripetitivo (infatti inizialmente la mia idea era di supportare questo grande personaggio a prescindere dalla qualità del film per il cui non nutrivo moltissime aspettative): i miei timori erano del tutto infondati.
L'idea è stata sviluppata ed approfondita in modo impeccabile ed irriverente, la trama è ricca e sopratutto non è scontata, condita da un' incredibile dose assolutamente originale di ironia e sarcasmo amaro, sulle oscenità degli italiani di oggi.
Una società piena di contraddizioni, che viene descritta senza mezze misure. Se guardato con superficialità, sembrerebbe demenziale (agli occhi di un italiano medio..) Certamente ho ritenuto superflue due o tre piccole scene, mi ha invece piacevolmente sopreso e divertito la presenza di citazioni e gag dalle sue altre "produzioni" precedenti, per non parlare della spledida fotografia, la qualità del film che non sembra italiano, e gli effetti speciali ben fatti. Non posso che consigliarlo a tutti: l'esordio cinematografico di Maccio Capatonda è un successo ed è imperdibile.
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miranbaricic
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martedì 3 febbraio 2015
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bella sorpresa
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Quando sono andato a vedere il film in realtà, pur essendo fan di Maccio Capatonda, mi aspettavo fosse una cosa solamente caruccia, presa dall'omonimo trailer, e fatta solo per fare un esperimentino. In realtà il film mostra un ben maggiore impegno da parte del regista nascente, che riesce a rendere il film divertente per tutta la sua durata in pieno "stile Maccio" e riesce anche a parlare di qualcosa di importante con grande spirito e senza nessuna pretenziosità. Inoltre l'ultima fatica di Maccio riesce a portare sul grande schermo un modo di fare comicità tutto suo: è una grande ventata di aria fresca nell'umorismo e nella comicità demenziale; si parla tuttavia di una demenzialità con un minimo di acume e di spirito di osservazione che la rende superiore a TUTTO l'umorismo demenziale portato sul grande schermo da altri nomi, come ad esempio quello del più grossolano Checco Zalone.
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Quando sono andato a vedere il film in realtà, pur essendo fan di Maccio Capatonda, mi aspettavo fosse una cosa solamente caruccia, presa dall'omonimo trailer, e fatta solo per fare un esperimentino. In realtà il film mostra un ben maggiore impegno da parte del regista nascente, che riesce a rendere il film divertente per tutta la sua durata in pieno "stile Maccio" e riesce anche a parlare di qualcosa di importante con grande spirito e senza nessuna pretenziosità. Inoltre l'ultima fatica di Maccio riesce a portare sul grande schermo un modo di fare comicità tutto suo: è una grande ventata di aria fresca nell'umorismo e nella comicità demenziale; si parla tuttavia di una demenzialità con un minimo di acume e di spirito di osservazione che la rende superiore a TUTTO l'umorismo demenziale portato sul grande schermo da altri nomi, come ad esempio quello del più grossolano Checco Zalone. Ne viene fuori dunque un film intelligente e con personalità, fatto con molto impegno. Una nota di merito va inoltre alla recitazione, di ottimo livello superiore rispetto ai già rispettabili standard della compagnia di Maccio. Se tuttavia non avete mai visto nulla di nulla di quello che ha fatto nei suoi anni di carriera e di trailer n on ha senso che lo guardiate: molti sono i riferimenti ai suoi video più apprezzati, riferimenti che senza aver già conosciuto la compagnia di Maccio risultano totalmente incomprensibili. Prima di vedere il film cercate sul web "L'uomo che usciva la gente" o i video sul Mariottide o lo stesso "Italiano Medio", lavoro di qualche anno antecedente da cui ha tratto il film.
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[+] p.s.
(di miranbaricic)
[ - ] p.s.
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storie di cinema
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lunedì 9 febbraio 2015
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maccio, fenomeno della serata
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Pensate a cosa potrebbe accadere se all'improvviso un tipo incompreso, socialmente impegnato, sensibile e un po' reietto iniziasse ad usare solo il due percento del proprio cervello. Un’esplosione di adrenalina, un'istintiva voglia di eccessi, un' inarrestabile menefreghismo e un animalesco bisogno dell’altro sesso. È quello che accade a Giulio Verme, ambientalista frustrato e anticonvenzionale che, come un moderno e bizzarro Don Chisciotte, vuole salvare il mondo dagli abusi dell’uomo e la società da quelli della televisione.
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Pensate a cosa potrebbe accadere se all'improvviso un tipo incompreso, socialmente impegnato, sensibile e un po' reietto iniziasse ad usare solo il due percento del proprio cervello. Un’esplosione di adrenalina, un'istintiva voglia di eccessi, un' inarrestabile menefreghismo e un animalesco bisogno dell’altro sesso. È quello che accade a Giulio Verme, ambientalista frustrato e anticonvenzionale che, come un moderno e bizzarro Don Chisciotte, vuole salvare il mondo dagli abusi dell’uomo e la società da quelli della televisione. Dopo TV e radio, Maccio Capatonda ( Marcello Macchia), sbarca al cinema con questo film che, in verità, aggiunge poco o nulla a quel concentrato di estrosa comicità che da tempo ha consacrato Maccio a personaggio della risata. In questo esordio, infatti, è facile ritrovare tutti i tratti caratteristici del fenomeno Capatonda, caratterizzato da tormentoni, assurdi individui, caricature estreme, uso di parole improprie e spaccati al limite del reale. Ora, è giusto aggiungere che tutto il materiale di questo film rappresenta un'arma a doppio taglio che Maccio ha in qualche modo deciso di impugnare, scegliendo in maniera fin troppo evidente di perseguire quella via che, senza troppi interventi di restyling, porta dritta al risultato. Perché se da un lato questo linguaggio filmico viene dilatato e articolato in una maniera così abile e oculata da non azzardare quasi nulla e rimanere quindi aggrappato alle certezze del proprio trascorso artistico, dall'altro fa emergere in più di un'occasione una sensazione di ripetitività, rivelando un italiano, quello medio, appunto, già visto e qua e là scontato. Tuttavia la personalità disturbata di Giulio Verme supera in maniera soddisfacente una prova, quella cinematografica, per niente facile, ricca d'insidie legate al botteghino e, ancor più, alla critica sofisticata e bacchettona. E lo fa per almeno due motivi. Il primo è che Italiano medio surclassa senza troppi problemi la gran parte della commedia italiana del momento, fatta di un'infinita quanto estenuante serie di cinepanettoni di reiterata mediocrità e di nuovi autori – Paolo Ruffini, per esempio - sinceramente troppo piatti e inadeguati. Il secondo, più semplice e immediato, è che Italiano medio, nel perseguire la sua vena marcatamente grottesca, fa ridere, diverte, senza lampanti eccezioni. Questo è il punto. C'è poi il sospetto che Maccio, tra le righe dei suoi eccessi, punti a concretizzare qualcosa di diverso, se vogliamo più profondo, qualcosa che insomma vada al di là di questa maschera leggera e goliardica. È l'aspetto pungente della satira, quello che affronta la cultura di massa e ne evidenzia l'amara deriva verso canoni quali l'ignoranza, la rozzezza, il culto dell'immagine. Quella società che venera i reality, ossessionata dalla notorietà, individualista, priva d'umanità e intelligenza. Ma è un sospetto che non si concretizza mai appieno, perché sarebbe velleitario ed ingiusto collocare questo film così in alto, al di sopra del terreno che più gli si addice: quello della commedia spassosa e paradossale. Quindi, con cognizione di ciò, è bene vivere questi novanta minuti ridendo di Maccio, delle sue invenzioni, del suo mondo strampalato, dell'italiano medio e, in fondo, di noi stessi.
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barone16
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mercoledì 3 giugno 2015
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italiano medio-cre
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Vorrebbe essere una fotografia dell'italiano oggi (in termini di commedia), ma oltre a strappare qualche risata forzatamente non è per niente eccezionale. È una novità vedere un movie comedy di questo tipo. I produttori hanno osato con questa pellicola sfruttando la cresta dell'onda derivante dai famosi trailer di Mai dire martedì,trailer che tanto abbiamo amato. Il tutto risulta un collage dei video di Maccio Capatonda, a volte si cade fin troppo nel ridicolo anche se sappiamo che questa è una delle armi della comicità di questo genere di film.
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