Youth - La giovinezza |
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Un film di Paolo Sorrentino.
Con Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, Paul Dano.
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Titolo originale Youth.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 118 min.
- Italia, Francia, Svizzera, Gran Bretagna 2015.
- Medusa
uscita mercoledì 20 maggio 2015.
MYMONETRO
Youth - La giovinezza
valutazione media:
3,65
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un pretenzioso contenitore di banali aforismidi Peer GyntFeedback: 23579 | altri commenti e recensioni di Peer Gynt |
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domenica 9 agosto 2020 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Forse Sorrentino si crede il Thomas Mann del cinema, visto che riunisce un paio di protagonisti a parlare di arte e vita nello stesso luogo di quel romanzo (il Berghotel Sanatorium Schatzalp). Ma ancora una volta dimostra invece di essere un cineasta (tecnicamente bravo, non si discute) che vende "arte". Sa che c'è chi la compra e lui la vende, da buon affarista. Sa curare come pochi fotografia e colonna sonora, ci mette dentro attori internazionali che sono un pezzo di storia del cinema (Caine, Keitel, Fonda) e che reciterebbero bene anche l'elenco del telefono. E fin qui il tutto potrebbe anche starci. Poi, però, Sorrentino ci mette dentro anche del puro e genuino "Sorrentino touch", e qui casca l'asino. Qui si rivela l'inconsistenza (a mio parere) di questo cinema. Facciamo soltanto un accenno a tre scene che il regista ha ritenuto di grande effetto e che a noi sono sembrate pretenziose e talvolta addirittura imbarazzanti: Michael Caine che dirige le mucche sparpagliate sul prato, Harvey Keitel che filosofeggia sulle due visioni (vicino e lontano) del cannocchiale panoramico, il mare d'erba pieno di tutte le attrici dirette da Keitel che ripetono come un mantra la propria miglior battuta. E' il solito Sorrentino, che fellineggia pallido e assorto (ma lasciamo stare una buona volta il povero Fellini: il suo stile sta bene solo nei suoi film, fuori dai quali diventa maniera), che crea macchiette grottesche e inutili (due su tutte: la grassissima parodia di Maradona col tatuaggio di Karl Marx e il bonzo che levita), che infarcisce il film di aforismi profondissimi (in realtà di una banalità sconcertante: eccone uno del regista interpretato da Keitel: "Sai, credo proprio di aver capito una cosa, Fred: le persone o sono belle o sono brutte, in mezzo ci sono solo i carini").
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