La prima parte del film, nello sviluppo dei personaggi e dei rispettivi rapporti, presume molto sul piano della dimestichezza col soggetto.
Da subito impostato con un’attenzione precipua all’elemento figurativo (il fascino selvaggio delle montagne, lo sguardo intriso di meraviglia sulle specie che le abitano, l’empatia mostrata dalla protagonista verso l’ambiente) il film scivola sugli elementi più classicamente narrativi, mettendone tra parentesi alcuni aspetti: ciò, con particolare riferimento alla fase di conoscenza di Heidi e del vecchio.
Un’evoluzione fin troppo rapida, funzionale allo sviluppo di un contesto (l’accasamento e la simbiosi della protagonista con l’ambiente montano) a cui si è voluta dare un’attenzione privilegiata.
Questo Heidi, tuttavia, acquista successivamente consistenza e vigore nel racconto.
Lo spaccato sociale vive con grande efficacia nella resa scenografica della Francoforte di fine ‘800, e nel claustrofobico microcosmo di casa Seseman.
Paradossalmente, il film, e il racconto dell’evoluzione umana della sua protagonista, vivono e respirano con più efficacia nell’ambiente borghese di Francoforte.
Una regia ricca di ritmo e vigore, capace di mettersi da parte quando il soggetto lo richiede (lasciando il grosso del lavoro all’ottimo cast), trova nella progressione della vicenda l’ideale equilibrio tra humour e lacrime, sottolineando al meglio i momenti emotivamente più pregnanti della storia, e riuscendo a restituirne intatta l’originale carica melodrammatica.
La rilettura del soggetto riesce a ricavare sostanza e forza emotiva da una vicenda più volte riletta e raccontata, restituendo ad essa un’inusitata freschezza: segno di uno sguardo rispettoso del canone quanto capace di rivolgersi con naturalezza alla sensibilità e alle esigenze del pubblico contemporaneo.
La capacità di valorizzare il potenziale emotivo del soggetto viene completata da un ottimo lavoro di casting, ma è l’efficace direzione d’insieme degli attori a fare la differenza, determinandone una resa collettiva di tutto rispetto.
La sensazione complessiva è quella di aver ritrovato un gruppo di vecchi amici che, nel raccontare la loro storia, sanno ancora aprirla a nuove suggestioni.
Date le premesse, un risultato nient’affatto scontato.
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