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Una ghost story indegna di questo nome
di Peer GyntFeedback: 23225 | altri commenti e recensioni di Peer Gynt |
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sabato 21 novembre 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Diciassettenne hacker accusato di stalking viene condannato ai domiciliari con tanto di cavigliera elettronica, che dovrebbe segnalare alla polizia quando il nostro povero eroe (al quale il computer è stato confiscato e l'indirizzo IP messo sotto controllo) dovesse tentare di comunicare con l'esterno con qualsiasi dispositivo. Naturalmente il nostro comunicherà comunque con tutti per tutto il film con tablet, skype e quant'altro, alla faccia della polizia ottusa. Il tema principale del film comunque non è quello dei nerd tecnologizzati e della polizia ferma alla penna biro, ma dello stalking inverso. Mi spiego (il film è talmente brutto che sconsiglio chiunque di vederlo, perciò avverto che segue spoiler!): il ragazzo, condannato per aver pesantemente infastidito una coetanea via web, riceve dalla ragazza una telefonata in skype durante la quale la ragazza si suicida. Verrà dunque perseguitato dal fantasma della morta e scoprirà, con l'aiuto di un paio di amici, che era stata lei a pedinarlo e a fotografarlo per settimane, e addirittura a provocare la sua infatuazione per lei con ridicole formule magiche e simboli demoniaci.
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