Dark Places - Nei luoghi oscuri

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Un film di Gilles Paquet-Brenner. Con Charlize Theron, Nicholas Hoult, Christina Hendricks, Chloë Grace Moretz, Tye Sheridan.
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Titolo originale Dark Places. Thriller, Ratings: Kids+13, durata 113 min. - Francia 2015. - M2 Pictures uscita giovedì 22 ottobre 2015. MYMONETRO Dark Places - Nei luoghi oscuri * * 1/2 - - valutazione media: 2,66 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Viaggio nei luoghi oscuri dei ricordi. Valutazione 4 stelle su cinque

di ashtray_bliss


Feedback: 29534 | altri commenti e recensioni di ashtray_bliss
lunedì 26 ottobre 2015

Dark places-Nei luoghi oscuri e' un thriller solido e ben strutturato, e ancora una volta la pellicola deve ringraziare la letteratura, ma precisamente la penna di quella fantastica autrice, Flynn, che riesce a dipingere personaggi, situazioni, emozioni e luoghi in manera caparbia, complessa e per nulla scontata. Il regista francese fa bene dunque a prendere il soggetto principale del libro, snellirlo, e poi attribuire il corpus della recitazione a quel mostro sacro di Charlize Theron; un'attrice drammatica la cui bravura non ha bisogno di presentazioni e che questa volta, tuttavia, la troviamo una spanna sotto il suo potenziale recitativo. Ma non per errore o modestia. L'attrice volutamente non vuole rubare la scena al soggetto, alla trama del film, motivo per cui evita di rendersi il centro gravitazionale della pellicola, la colonna portante, e lascia deliberatamente spazio agli eventi e personaggi secondari di 'respirare' e scavarsi un posto nella mente degli spettatori. Scelta stilistica azzecata, senza ombra di dubbio. 
Incontriamo così Libby, una personalità contradditoria, borderline, antipatica e pessimista. Libby infatti è stata l'unica superstite di una strage che colpì la sua famiglia molti anni prima e che lei evidentemente non ha mai superato; Le due sorelle e la madre venerro brutalmente uccise in quello che per molti anni sembrava risolto come un rituale satanico compiuto per mano del fratello Ben, un sedicente fan della musica metal. Libby però è anche una donna immatura e speculatrice che vive, letteralmente, di quella tragedia fruttando il suo ricavato rilasciando interviste e facendo scrivere libri su quel tragico evento. La tragedia consumatasi ormai per lei è l'unica vera e propria fonte di denaro e quel minimo di macabra celebrità. Quando però la fortuna le volta le spalle e deve fare i conti con gli affitti arretrati e i debiti galoppanti, Libby si vede costretta ad eccettare la collaborazione con un gruppo di persone denominato 'Kill Club'; stravaganti ma appassionati di crimini irrisolti che si occupano anche di clamorosi errori giudiziari. Uno di questi errori sostengono essere l'imprigionamento di Ben Day, fratello di Libby, ormai dietro le sbarre da 28 anni. Partendo da questa ferrea convinzione il gruppo capitanato da un giovane ma tenace manager di nome Lyle chiede l'aiuto di Libby per risolvere una volta per tutte il cold-case. Libby accetta, piùper il denaro che non la voglia di rendere finalmente giustizia e fare pace con se stessa. 
Da quel momento avrà inizio un vero e proprio tuffo nel proprio passato, nei luoghi oscuri che Libby aveva sigillato nella sua mente con tanto fervore, per paura di dover fronteggiare di nuovo quella ondata di dolore e rabbia che cercava di soffocare. Il viaggio verso la risoluzione del caso e la spiegazione delle azioni e moventi che ci celavano dietro esse, avviene narrativamente e tecnicamente parlando su due livelli: Da una parte la narazzione del passato, sotto forma di flashback, e dall'altra nel presente, dove tutto si (con)fonde prendendo però nuovi rislovolti e mettendo sotto nuova luce gli accadimenti del passato così da scacciare poco a poco la confusione che regna tanto nei ricordi della protagonista (e nella sua interpretazione) quanto nella mente degli spettatori. Il leit motiv del film, ovviamente, è che il passato non è mai morto del tutto e viene sempre a chiederti il conto. Tenendo questo a mente, assistiamo in pratica al processo di maturità emotiva e psicologica della protagonista, la quale imparerà a dover affrontare tutte quelle persone con le quali lei aveva tagliato i ponti, in primis col fratello Ben. 
Questo doloroso percorso equivale sempre più ad una presa di coscienza ed un cambio di posizione da parte di Libby; se infatti fu lei stessa a indicare il fratello come colpevole 30 anni prima ora si convince a scendere in prima linea per la sua difesa, aiutando il gruppo a raccogliere più testimonianze possibili dalle persone che all'epoca erano coinvolte con la famiglia. Durante questa katharsis Libby diventerà sempre meno riluttante e disdegnosa della sua famiglia e del suo passato, riuscendo infine a sconfiggere le sue paure, e domare quei demoni interiori che la tormentavano da sempre.
Alla fine l'unica certezza è che non esistono innocenti o vittime. Tutti, a loro malgrado, si sono segnati le mani di colpe e peccati che solo col tempo potranno espiare e perdonare; E se questo film riesce a trasportare bene un messaggio quello è che la natura umana è complessa e feroce, e non assolve nessuno. A ognuno la propria colpa, le proprie bugie nelle quali si è rifugiato (come Libby) o ha trovato una scusante per mandare avanti una vita parallela (come il fratello Ben) oppure come nel caso della madre, le bugie e menzogne della quale hanno sconvolto e segnato l'esistenza dei figli per gran parte della loro vita. 
Solida regia e sceneggiatura sostengono questa meritevole e dignitosa pellicola che lunge dall'essere un capolavoro ma che tuttavia resta un prodotto di buona fattura, un thriller a sfumature noir che riesce a catturare l'attenzione e risultare memorabile seppur non indelebile. Grazie anche alla multitudine di argomenti toccati dalla pellicola che in tal modo riesce a rendersi attuale e tenere sempre vivo l'interesse e la curiostà del pubblico sulle sfumature che assunse la vicenda/tragedia famigliare di Libby Day. Si spazia dunque dal presunto satanismo e occultismo praticato dai ragazzini appassionati di heavy metal (argomento tra l'altro affatto lontano dalla cronaca reale dato il luogo comune che una trentina d'anni fa tendeva associare questo tipo di musica al satanismo), alle false accuse di molestie e pedofilia, all'abuso e violenza domestica sperimentata dalla famiglia Day per mano del padre alcolizzato e problematico. Il tutto condisce il quadro di una società agricola chiusa, ottusa e bigotta che è sempre pronta a puntare il dito contro il diverso e lasciarsi trasportare e influenzare delle malelingue e voci di corridoio. Ritratto sin troppo ricorrente tanto nella finzione quanto nella realtà. Quì tale cornice si addice perfettamente alla storia narrata e aiuta a sintetizzare un prodotto non originalissimo ma nemmeno trascurabile nel genere thriller/dramma.
Ottima la Theron, come sempre, e convincente Christina Hendricks nei panni di una madredelusa e disperata che tenta il possibile per assicurare ai figli un futuro migliore, persino compiendo un gesto esasperato. Simpatico rivedere 'Nux' aka Nicholas Hoult di nuovo in coppia con Charlize (dopo Mad Max) questa volta in un ruolo più maturo. Buona la fotografia, minimale la colonna sonora. 
Note negative? Il finale, un po' scontato e sbrigativo e il fatto che la Theron non cambi mai vestiti dalla prima all'ultima inquadratura (e non toglie mai il cappello). Per il resto questa pellicola non commerciale si guadagna egregiamente le sue 4 stelle su 5.

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eva giulia faith venerdì 7 giugno 2019
c. theron si conferma attrice e non bella statuina Valutazione 0 stelle su cinque
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D'accordo con te, credo che il motivo per cui la Theron appare sotto il suo potenziale recitativo è che sia la regia che la sceneggiatura non esigeva e non necessitava di più. La ammiro e adoro per questo: una donna e attrice bellissima che non ha mai sfruttato la sua bellezza per i ruoli che ha scelto (es. Monster). In Dark places doveva essere non brutta ma nemmeno appariscente, doveva essere "dimessa" e quasi insignificante e ha fatto anche questo. Non credo ci siano altre attrici hollywoodiane capaci di "scomparire" e non rubare la scena del film, anche non volendo.

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