alfredyk
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mercoledì 17 febbraio 2016
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le due facce del sogno americano
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Ispirato ad una storia vera, Il film si apre con una breve ma significativa introduzione di Mike “ Iron “ Webster, leggendario Centro dei Pittsburgh Steelers, storica franchigia dello stato della Pennsylvania e vincitrice di ben 6 Superbowl:
“ Voglio essere divertente, ma anche sincero perché tutte le persone che sono la fuori sono grandi appassionati di football e vorrei dire che sono orgoglioso di avere lavorato con uomini che avevano uno stesso obiettivo, lo stesso che hanno perseguito con grande sacrificio…giocare a football non è una passeggiata e non è cosi divertente allenarsi ogni giorno, prendere testate non è una cosa naturale…avevo paura di fallire e ancora oggi questo mi spaventa, ma tutto cio che dobbiamo fare è finire la partita; se arriviamo alla fine abbiamo vinto.
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Ispirato ad una storia vera, Il film si apre con una breve ma significativa introduzione di Mike “ Iron “ Webster, leggendario Centro dei Pittsburgh Steelers, storica franchigia dello stato della Pennsylvania e vincitrice di ben 6 Superbowl:
“ Voglio essere divertente, ma anche sincero perché tutte le persone che sono la fuori sono grandi appassionati di football e vorrei dire che sono orgoglioso di avere lavorato con uomini che avevano uno stesso obiettivo, lo stesso che hanno perseguito con grande sacrificio…giocare a football non è una passeggiata e non è cosi divertente allenarsi ogni giorno, prendere testate non è una cosa naturale…avevo paura di fallire e ancora oggi questo mi spaventa, ma tutto cio che dobbiamo fare è finire la partita; se arriviamo alla fine abbiamo vinto.”
Qualche tempo dopo Mike “ Iron “ Webster morirà suicida nel retro di un pick up e il suo destino da morto si incrocerà con la straordinaria vita di Bennett Omalu in una camera mortuaria.
I tratti distintivi della figura del “ Dott “ Bennett Omalu, residente con permesso di soggiorno negli Stati Uniti, sono facilmente riconoscibili nella scena in cui è chiamato a testimoniare a difesa di un imputato accusato di omicidio e che rischiava la pena di morte; infatti rispondendo con orgoglio alla domanda dell'avvocato che gli chiedeva di dare conto delle sue specializzazioni, fa emergere tutta la sua fierezza e il suo candore:
“ Si, ho una laurea in medicina presso l’università della Nigeria, ho fatto la specializzazione alla facoltà di medicina della Columbia University a New York, Master in medicina preventiva ed in epidemiologia, iscritto all’albo dei medici generici con specializzazione in medicina d’urgenza, patologia forense, patologia clinica e patologia anatomica, neuropatologo.....e prima che arrivassi in America ho preso un master in teoria della musica presso la Royal School of Music di Londra “
In quella stessa causa dimostrerà l’innocenza dell’imputato grazie alla sua competenza.
Bennett Omalu definisce il suo lavoro “ studiare la morte, pensare di più al perché la gente muoia che non a fare in modo che viva “ e quando incontrerà il corpo esanime di Mike Webster, prima di effettuare l’autopsia gli parlerà come ad un amico che ha bisogno di aiuto: “ Mike, la gente dice brutte cose sul tuo conto, si vede che c’è qualcosa che non và ma non posso fare tutto da solo, mi serve il tuo aiuto per dire al mondo cosa ti è successo. “
E lo scoprirà ma sopratutto lo denuncerà pagando un prezzo veramente alto in termini di umiliazioni, offese e minacce.
Una denuncia dell’ipocrisia dello show business legato al carrozzone della National Footbal League, la potente organizzazione che muove i fili dello sport più " patriottico " del mondo.
Uno straordinario Will Smith, che riesce a rendere ancora più credibile la sua interpretazione grazie al suo inglese recitato con l'accento tipicamente Africano, alle prese con un personaggio tanto determinato e spirituale quanto ingenuo. Cattolico praticante, da bambino quando viveva ad Enugu in Nigeria sognava il paradiso ed un gradino più in giù l’America, ben presto capirà che non basta la verità per essere un buon cittadino Americano ma puoi contribuire a renderlo un posto migliore se sei motivato a sacrificarti e a lottare affinchè il principio della sacralità della vita non soccomba di fronte alle manipolazioni del potere e ai miasmi maleodoranti delle menzogne.
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ashtray_bliss
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domenica 16 ottobre 2016
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davide contro golia per il bene della verità.
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Così si potrebbe descrivere questo ben fatto film di denuncia e immancabilmente tratto da una storia vera. E tratta di un argomento di vitale importanza che è stato scoperto di recente grazie al meticoloso lavoro del dottor Omalu emigrato nigeriano a Pittsburg, la capitale del football americano. Qui dopo la morte in circostanze misteriore di uno dei campioni nazionali del suddetto sport, Mike Wester, seguita dalla morte di molti ancora ex giocatori, Omalu si incuriosisce e decide di scoprire cosa porta queste persone a soffrire di forti emicranie, crisi di violenza e panico ed infine spinte a suicidarsi. Spendendo di tasca propria per dei costosissimi esami cerebrali, Omalu scoprirà che la causa del loro malessere (non identificabile nelle Tac) è la encefalopatia traumatica cronica (CTE) provocata dai violenti colpi dati e ricevuti alla testa durante le partite, nonostante l'esistenza del casco protettivo.
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Così si potrebbe descrivere questo ben fatto film di denuncia e immancabilmente tratto da una storia vera. E tratta di un argomento di vitale importanza che è stato scoperto di recente grazie al meticoloso lavoro del dottor Omalu emigrato nigeriano a Pittsburg, la capitale del football americano. Qui dopo la morte in circostanze misteriore di uno dei campioni nazionali del suddetto sport, Mike Wester, seguita dalla morte di molti ancora ex giocatori, Omalu si incuriosisce e decide di scoprire cosa porta queste persone a soffrire di forti emicranie, crisi di violenza e panico ed infine spinte a suicidarsi. Spendendo di tasca propria per dei costosissimi esami cerebrali, Omalu scoprirà che la causa del loro malessere (non identificabile nelle Tac) è la encefalopatia traumatica cronica (CTE) provocata dai violenti colpi dati e ricevuti alla testa durante le partite, nonostante l'esistenza del casco protettivo. Omalu deciderà così di iniziare una vera e propria battaglia tanto personale (per il riconoscimento del proprio valore) quanto giuridica (affinchè vengano alla luce i rischi legati alla pratica del football). Ed ecco che scende in campo la National Football League nelle vesti di un moderno Golia, che cerca in tutti i modi di screditare prima le scoperte scientifiche di Omalu e di metterlo a tacere poi, arrivando a minacciare persino lui stesso e la sua nuova famiglia. Lo stesso medico verrà aiutato soltanto da un piccolo nucleo di uomini, dottori e scienziati, che si schierano dalla sua parte e lottano affinchè la NFL si renda conto di dover accettare l'inequivocabile sentenza scientifica: I giocatori che praticano football hanno probabilità molto elevate di soffrire di CTE una volta ritirati e di andare in contro a malattie degenerative cerebrali precocemente.
Omalu però è costantemente combatutto da più fronti: da una parte perchè viene percepito come un sempice immigrato e anche il suo lavoro scientifico e il suo valore professionale vengono conseguentemente messi a dura prova. Secondo, la scomoda verità che ha portato a galla è in forte contrasto con business della NFL che non solo dà da lavorare a centinaia di migliaia di persone e fattura cifre da capogiro ma rappresenta un punto fermo nell'immaginario collettivo americano, il sogno del football tira via dalla strada centinaia di aspiranti sportivi e la stessa fondazione finanzia una vasta gamma di opere benefiche sul territorio nazionale. Ecco allora che la scomoda verità portata a galla da Omalu è in forte contrasto con il ruolo ricoperto della NFL. Il dottore alla fine deciderà di ritirarsi a Lodi (California) e di costruirsi una famiglia mentre nel finale, edificante, la NFL dopo molti anni decide di far parlare pubblicamente Omalu riguardo la sua scoperta scientifica, seppur senza mai riconoscerne apertamente il valore.
Zona D'ombra risulta così un ottimo film di denuncia su un fatto ancora molto attuale e negli USA molto sentito, essendo il football il loro sport nazionale. Attravverso il personaggio di Omalu poi, il regista, tenta di rappresentare le due faccie dell'America e del sogno americano: a volte scomparso sotto il peso di una nazione profondamente divisa e corrotta che discrimina i suoi abitanti per via delle loro origini o del loro colore ma che a volte, quello stesso sogno idealista e unitario, torna a galla, preponderante più che mai, premiando il lavoro duro lo sforzo professionale e personale di individui come Omalu che anche se osteggiati da tutti continuano impavidi la loro battaglia per la verità scientifica. Omalu viene così a rappresentare l'ideale americano nel quale inconsciamente tutti vorrebbero identificarsi: un uomo onesto, che lavora sodo e difende il proprio operato (perdipiù scientifico) e che si fa guidare da una ferrea morale e un'altrettanto solida fede religiosa (Dio ha un ruolo fondamentale nel spingere il giovane medico a non rassegnarsi e non gettare la spugna). Mentre in realtà l'America è fatta anche e sopratutto da personaggi egoisti e avidi, di potere e soldi, i quali mettono a tecere le scoperte cliniche e si dimenticano dei loro brillanti eroi dello sport, lasciandoli appassire ed impazzire, consumati dalla precoce degenerazione cognitiva.
Perfetto nella parte di Bennet Omalu troviamo un sempre più convincente e maturo Will Smith che si assume un ruolo importante e significativo, dando voce e volto ad una personalità poco conosciuta prima dell'arrivo della pellicola in questione. Il regista Landsman in questo suo secondo lungometraggio si dimostra assolutamente efficiente nel mettere in piedi una pellicola validissima che riesce a bilanciare gli elementi sociali, biografici e politici di questa scottante vicenda. Molto convincenti anche i personaggi secondari di Baldwin, Brooks e della talentuosa Mbatha-Raw anche se qui viene ingiustamente relegata ad un classico quanto stereotipato personaggio di moglie amorevole e paziente che supporta le scelte del marito a ogni costo.
In definitiva, si tratta di un ottimo prodotto 'crossover' tra il sociale, il biopic e il drammatico che evidenzia la lotta per il riconoscimento della scoperta scientifica di un medico di periferia (Pittsburgh) e il suo successivo scontro con gli interessi e i poteri della NFL determinata a lasciare lo status delle cose invariato. Ma sopratutto è un film che osa parlare ed evidenziare i rischi e pericoli derivati dallo sport e lo raccontando la storia di un uomo che si è dedicato anima e corpo allo studio di questi rischi. Ma altresì rappresenta un inno al coraggio di dire sempre la verità, di difendere la verità ad ogni costo e di non seppellire la testa sotto la sabbia soccombendo alle minaccie dei poteri forti. Omalu è un vero eroe della porta accanto, un uomo di quelli che effettivamente rappresentano il meglio dell'America, e di coloro che continuano a tenere alta la bandiera del sogno a stelle e strisce.
Assolutamente da vedere, 3/5.
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samanta
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sabato 18 novembre 2017
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il dio sport
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Ho visto il film (nell'originale intitolato Concussion) recentemente in DVD e complessivamente lo ritengo un buon film. Il film è tratto da una vicenda vera che scosse gli U.S.A. dal momento che concerne le conseguenze sulla salute di uno sport violento com'é il football americano. La regia del film è di Peter Landesman, scrittore e sceneggiatore con un modesto curriculum di regista. La trama riguarda un medico nigeriano Bennet Omalu (interpretato da Will Smith, dotato di notevoli titoli professionali che lavora a Pittsburgh. come medico legale. Effettuando l'autopsia di un campione del football che aveva dati segni di squilibrio mentale scopre, con esami ultra sofisticati in gran parte pagati di tasca sua, che in realtà il suo cervello nel corso della sua pluriennale carriera sportiva aveva subito innumerevoli colpi che l'avevano lesionato irremediabilmente.
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Ho visto il film (nell'originale intitolato Concussion) recentemente in DVD e complessivamente lo ritengo un buon film. Il film è tratto da una vicenda vera che scosse gli U.S.A. dal momento che concerne le conseguenze sulla salute di uno sport violento com'é il football americano. La regia del film è di Peter Landesman, scrittore e sceneggiatore con un modesto curriculum di regista. La trama riguarda un medico nigeriano Bennet Omalu (interpretato da Will Smith, dotato di notevoli titoli professionali che lavora a Pittsburgh. come medico legale. Effettuando l'autopsia di un campione del football che aveva dati segni di squilibrio mentale scopre, con esami ultra sofisticati in gran parte pagati di tasca sua, che in realtà il suo cervello nel corso della sua pluriennale carriera sportiva aveva subito innumerevoli colpi che l'avevano lesionato irremediabilmente. Tale ipotesi viene confermato da una seconda autopsia su un campione sportivo. Con l'appoggio del suo superiore nell'istituto di patologia, pubblica un articolo su una prestigiosa rivista scientifica in cui individua la nuova patologia (encefalopatia cronica traumatica) che sfugge anche alla TAC e si scopre solo dopo la morte in sede di autopsia. Si scatena il putiferio contro il medico che viene considerato un ciarlatano, la potente lega del football gli fa la guerra, infatti sono coinvolti interessi di milardi di dollari di uno sport che è seguito da decine di milioni di tifosi. Bennet per fuggire alla pressione che ha anche causato danni alla moglie che perde un figlio, si rifugia in California dove continua a svolgere l'attività di medico legale. Però avviene la svolta: un atleta si suicida con una rivoltellata al cuore e chiede che venga fatto un esame al suo cervello, l'autopsia conferma ancora una volta l'esistenza di quella patologia traumatica. Il finale è agrodolce la Lega del Football riconosce che praticare lo sport può determinare il 28% di probabilità di subire dei disturbi cognitivi al cervello e patteggerà con gli atleti che avevano fatto causa alla Lega perchè non li aveva avvertiti dei danni. Ovviamente lo sport continua ad essere praticato, e Bennet continuerà a fare il medico legale in California non accettando un posto di rilievo nell'amministrazione sanitaria federale.
Il film è interessante perché mette in luce come lo sport specie quello professionista sia diventato un moloch che tutto assorbe e distrugge e che il dio denaro è il suo unico scopo, anche a costo di distruggere la salute degli atleti e questo anche in tuttigli sport, basti pensare all'utilizzo di droghe e medicinali proibiti e le conseguenzae irreversibili nella salute di tanti atleti. Una riflessione ogni tanto è necessaria e la storia di questo umile ma sapiente medico nigeriano può insegnare molto. Il film è purtroppo sorretto da una regia un pò debole, che spesso non riesce a coinvolgere lo spettatore malgrado il tema sia assai avvincente, rimedia a tale difetto un'ottima interpretazione di Will Smith e anche degli altri interpreti come Alec Baldwin nella parte di Julian Bailes un medico della Lega che passa, dopo un'iniziale ostilità, dalla parte del medico nigeriano sostenendo la sua tesi scientifica..
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enzo70
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martedì 28 marzo 2017
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una buona storia ma scontata la narrazione
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La storia è di quelle che appassionano la gente, un anatomopatologo nigeriano contro una delle maggiori lobbies degli Stati Uniti d’America, quella del football americano. Sulla base di una serie di autopsie, infatti, Bennet Omalu scopre un nesso di causalità tra gli impatti fisici del football e una serie di danni cerebrali. La relazione del medico viene, chiaramente, screditata dall’equipe di neurologi al soldo della lega di football ed inizia la consueta guerra santa tra i ricchi e i poveri, in questo caso gli atleti.
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La storia è di quelle che appassionano la gente, un anatomopatologo nigeriano contro una delle maggiori lobbies degli Stati Uniti d’America, quella del football americano. Sulla base di una serie di autopsie, infatti, Bennet Omalu scopre un nesso di causalità tra gli impatti fisici del football e una serie di danni cerebrali. La relazione del medico viene, chiaramente, screditata dall’equipe di neurologi al soldo della lega di football ed inizia la consueta guerra santa tra i ricchi e i poveri, in questo caso gli atleti. La storia ci sta tutta ed è anche ben scritta, discreto Will Smith, anche se personalmente lo prediligo in altri ruoli; ma il film nel complesso non va oltre una dignitosa sufficienza, perché la narrazione è piatta, scontata. Il regista Peter Landesman, da sempre impegnato in un cinema d’inchiesta, avrebbe potuto, e dovuto, avere maggior coraggio. Perché una zona d’ombra c’è anche in questo film.
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filippo catani
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lunedì 5 settembre 2016
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polvere pirica bagnata
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Pittsburgh 2002. Un medico legale di origine nigeriana si mette ad indagare sulla sospetta morte di un ex campione di football. Farà delle scoperte sconvolgenti in merito ai danni riportati dal cervello a causa degli impatti violenti.
Ci si aspettava un filmone di denuncia vista la grande polemica negli USA con la Nfl sugli scudi per l'uscita di questa pellicola. Alla fine la montagna ha partorito il più classico dei topolini. Ritmo compassato e quasi lento si concentra molto sul personaggio del dottor Omalu partito dal nulla e arrivato a prendere la cittadinanza americana a suon di incarichi e master. Della lotta contro la Nfl c'è veramente poco se non il classico scontro Davide contro Golia.
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Pittsburgh 2002. Un medico legale di origine nigeriana si mette ad indagare sulla sospetta morte di un ex campione di football. Farà delle scoperte sconvolgenti in merito ai danni riportati dal cervello a causa degli impatti violenti.
Ci si aspettava un filmone di denuncia vista la grande polemica negli USA con la Nfl sugli scudi per l'uscita di questa pellicola. Alla fine la montagna ha partorito il più classico dei topolini. Ritmo compassato e quasi lento si concentra molto sul personaggio del dottor Omalu partito dal nulla e arrivato a prendere la cittadinanza americana a suon di incarichi e master. Della lotta contro la Nfl c'è veramente poco se non il classico scontro Davide contro Golia. Per il resto qualche frase retorica e qualche dialogo cerchiobottista sul fatto che il football nonostante tutto viene subito dopo alla religione. Will Smith si impegna ma non riesce a sollevare le sorti di un film da cui era lecito aspettarsi ben altro. Ora non si chiedeva un cinema d'inchiesta genere Spotlight ma nemmeno questo ibrido di cinema investigativo e intrattenimento. Piuttosto deludente.
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no_data
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domenica 24 aprile 2016
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quando tu sai devi farti avanti e parlare
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“Iron” Mike Webster è il “centro” e l'anima della squadra di football di Pittsbourg. Nel prologo di ZONA D'OMBRA – UNA SCOMODA VERITA' (diretto da Peter Landesman ), lo vediamo annunciare, allo stadio gremito di tifosi, il suo addio alla attività agonistica. Finire la partita. – era il suo motto – Se la finiamo, vinciamo! Invece muore poco più che cinquantenne da overdose di farmaci per una specie di precoce demenza senile che gli ha fatto lasciare inspiegabilmente la famiglia e l'ha ridotto a vivere in una macchina. E' sul tavolo dell'obitorio che se lo ritrova Bennet Omalu (Will Smith), rigoroso anatomopatologo di origine nigeriana che parla con dolcezza ai morti durante le autopsie. Incurante dell'insofferenza dei colleghi che lo accusano di essere lento, Bennet porta semplicemente grande rispetto alle persone che sono sul suo tavolo, anche se sono morte.
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“Iron” Mike Webster è il “centro” e l'anima della squadra di football di Pittsbourg. Nel prologo di ZONA D'OMBRA – UNA SCOMODA VERITA' (diretto da Peter Landesman ), lo vediamo annunciare, allo stadio gremito di tifosi, il suo addio alla attività agonistica. Finire la partita. – era il suo motto – Se la finiamo, vinciamo! Invece muore poco più che cinquantenne da overdose di farmaci per una specie di precoce demenza senile che gli ha fatto lasciare inspiegabilmente la famiglia e l'ha ridotto a vivere in una macchina. E' sul tavolo dell'obitorio che se lo ritrova Bennet Omalu (Will Smith), rigoroso anatomopatologo di origine nigeriana che parla con dolcezza ai morti durante le autopsie. Incurante dell'insofferenza dei colleghi che lo accusano di essere lento, Bennet porta semplicemente grande rispetto alle persone che sono sul suo tavolo, anche se sono morte. “Conformati un po' di più” gli dice con affetto Cyril, il responsabile della clinica che è anche il suo mentore (grande ritorno di Albert Brooks). Ma anche per Webster, Bennet non si accontenta della causa ultima di morte, ne cerca le ragioni più profonde. E proprio grazie alla sua rigorosità, pagando perfino le analisi di tasca sua, scoprirà nel football e nelle decine di migliaia di testate, date e ricevute durante un'intera carriera, la causa di quella demenza. E approfondendo la questione scoprirà altri casi come quello di Webster. Il nome africano di Bennet significa “quando tu sai devi farti avanti e parlare” e così farà, trovandosi contro la Corporation del football americano, che tutto può, e un conflitto di interessi che vale milioni di dollari ogni anno.
Il film regge bene finché si tratta di mettere gradualmente le carte sul tavolo, ma proprio quando diventa qualcosa di più di un thriller sembra perdere di incisività, e anche di verosimiglianza. La sceneggiatura prende lo spunto da un'inchiesta giornalistica, ma dov'è il famoso giornalismo d'inchiesta americano se Bennet si trova completamente solo a combattere contro il Moloch del football. Sembra una soluzione un po' troppo semplicistica per mantenere alto il livello di tensione, che invece cade a precipizio, salvo un tentativo di recupero in extremis, col discorso finale di Bennet. Bravo comunque Will Smith. E bravo Alec Baldwin (che interpreta un ex medico sportivo), che con l'età ha acquisito una carica umana insospettabile quand'era più giovane, più bello e più magro.
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marce84
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domenica 1 maggio 2016
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will smith salva un film con zone d'ombra
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Bennet Omalu è un neuropatologo forense dai modi particolari. Parla con i suoi “pazienti” morti, è determinato e intelligente. Un giorno deve fare l’autopsia a un ex campione di football americano caduto in disgrazia. Sarà l’inizio della scoperta di una malattia che colpisce il cervello, causata dai violenti traumi subiti dai giocatori di football. Ma la verità è scomoda per la NFL, la lega professionistica del football.
Zona d’ombra ha il merito di rendere nota la storia del dottor Bennet Omalu, un dottore di origine nigeriana, che in America si è realizzato e ha diagnosticato una malattia cerebrale che colpisce gli ex giocatori di football americano.
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Bennet Omalu è un neuropatologo forense dai modi particolari. Parla con i suoi “pazienti” morti, è determinato e intelligente. Un giorno deve fare l’autopsia a un ex campione di football americano caduto in disgrazia. Sarà l’inizio della scoperta di una malattia che colpisce il cervello, causata dai violenti traumi subiti dai giocatori di football. Ma la verità è scomoda per la NFL, la lega professionistica del football.
Zona d’ombra ha il merito di rendere nota la storia del dottor Bennet Omalu, un dottore di origine nigeriana, che in America si è realizzato e ha diagnosticato una malattia cerebrale che colpisce gli ex giocatori di football americano. Il film si lascia vedere ed è ben recitato da Will Smith nel ruolo del protagonista, ma a mio avviso ha delle lacune. La prima parte ha un bel ritmo ed è avvincente. La scelta del regista è quella di rappresentare parallelamente due personaggi: da un lato il dottore, dai modi bizzarri e dai comportamenti originali, dall’altro la leggenda tramontata di Mike Webster, ex campione, povero, emarginato e disturbato psichicamente. Il ritmo è incalzante e il regista è bravo a catturare l’attenzione dello spettatore con una sceneggiatura ben organizzata e con la bravura di Will Smith nel dare corpo e voce a questo personaggio, che colpisce lo spettatore.
Molto meno riuscita la seconda parte del film e cioè quella incentrata sullo scontro tra il dottore e la Nfl, ovvero la lega del football, che cerca di ostacolare in tutti i modi tale scoperta. Le intenzioni della lega sono mal rappresentate e poco credibili. I suoi esponenti sono sempre sullo sfondo e mai interpretati appieno. Ma soprattutto manca quel pathos che ci dovrebbe essere per un uomo che viene ricattato, che rischia di perdere la propria famiglia, il proprio lavoro, il proprio status, solo per aver detto la verità. Inoltre, la lega cambia idea in modo frettoloso, così come frettolosamente il dottore cambia città e si lascia il passato alle spalle. Anche i dialoghi sono spesso troppo pieni di retorica, in particolare si sottolinea spesso il sogno americano e troppo volutamente melodrammatiche sono le battute della moglie che fanno perdere al film tutta la sua naturalezza e credibilità. Insomma un film su una storia interessante che avrebbe meritato una rappresentazione più convincente, in cui il personaggio interpretato da Will Smith, che rimane nella memoria per la sua particolarità, non basta per farlo decollare.
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nerone bianchi
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domenica 1 maggio 2016
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molto rumore per poco
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L'idea su cui poggia il film è eccellente, soprattutto se, come recitano le scritte di chiusura, derivata da una storia recentissima e vera. Un dottore nigeriano, che lavora da anni negli Stati Uniti, presso un centro governativo per autopsie, si icuriosisce al caso di un famosissimo giocatore di football deceduto in circostanze anomale. Approfondendo la questione e comparanandola ad altre morti simili, scopre che c'è un nesso tra la violenza e lo stress a cui questi giocatori vengono sottoposti e il loro crack celebrale, da lì in avanti si apre una durissima battaglia con la Federazione Nazionale Football, che gestisce un impero economico e che tenta in tutte le maniere di metterlo a tacere.
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L'idea su cui poggia il film è eccellente, soprattutto se, come recitano le scritte di chiusura, derivata da una storia recentissima e vera. Un dottore nigeriano, che lavora da anni negli Stati Uniti, presso un centro governativo per autopsie, si icuriosisce al caso di un famosissimo giocatore di football deceduto in circostanze anomale. Approfondendo la questione e comparanandola ad altre morti simili, scopre che c'è un nesso tra la violenza e lo stress a cui questi giocatori vengono sottoposti e il loro crack celebrale, da lì in avanti si apre una durissima battaglia con la Federazione Nazionale Football, che gestisce un impero economico e che tenta in tutte le maniere di metterlo a tacere. Il tema è forte, tanto quanto quello dell'alcool e del tabacco, ma nessuno aveva mai pensato e detto che darsi tante testate, nonostante i caschi di protezione, potesse portare a risultati così sconcertanti come il film mostra. Un cinema di denuncia, all'americana, con il bene che alla fine vince, e fin qui ci pùò anche stare, il lieto fine rassicura e ci mette sempre di buon umore. La successiva sceneggiatura e successivamente il film sono davvero deludenti. I ritmi si dilatano, abbondano primi e primissimi piani con dialoghi spesso sussurrati e nonostante un bravo Will Smith le palpebre impietose si chiudono.
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