alex2044
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giovedì 17 dicembre 2015
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il populismo mite di francesco non disturba
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Daniele Luchetti ha fatto un film discreto, la vita di Papa Francesco propone momenti interessanti che possono essere sviluppati in un film che non sia la solita favoletta agiografica sul personaggio di turno e lui l'ha fatto . Il film ci mostra tre momenti cruciali nella vita del Papa , la sua gioventù laica , vicina al movimento Peronista , la sua elezione a Papa e i terribili anni sotto al dittatura sanguinaria dei generali argentini che occupano il tempo per la quasi totalità del film . Come se il fine primo di questa opera fosse quello di smontare presunte leggerezze ed acquiescenze di Papa Francesco verso questo brutale regime . Luchetti svolge il suo compito nel modo più serio possibile .
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Daniele Luchetti ha fatto un film discreto, la vita di Papa Francesco propone momenti interessanti che possono essere sviluppati in un film che non sia la solita favoletta agiografica sul personaggio di turno e lui l'ha fatto . Il film ci mostra tre momenti cruciali nella vita del Papa , la sua gioventù laica , vicina al movimento Peronista , la sua elezione a Papa e i terribili anni sotto al dittatura sanguinaria dei generali argentini che occupano il tempo per la quasi totalità del film . Come se il fine primo di questa opera fosse quello di smontare presunte leggerezze ed acquiescenze di Papa Francesco verso questo brutale regime . Luchetti svolge il suo compito nel modo più serio possibile .Rivelando alcune titubanze di Papa Francesco indotte però da una certa superficialità al limite della connivenza da parte di una gerarchia cattolica che non aiutata neanche dal suo supremo Dominus , Giovanno Paolo II , lo obbligò a compiere atti che gli costarono una fatica immane . Ciononostante il film ci mostra come quando Bergoglio agì in modo autonomo seppe dimostrarsi avversario indomabile verso la belva assassina della dittatura . Portando come delle stigmate i segni di una sofferenza sincera sul suo volto e non solo . Insomma il film non è un capolavoro , gli attori sono bravi ma non fenomenali ma il compito che Luchetti si era prefisso è raggiunto . Papa Francesco fa un'ottima figura , il suo populismo mite è evidente ma bisogna sempre ricordarsi che l'Argentina è un paese complicato e che atteggiamenti che qui darebbero fastidio , sono per un Argentino segni di profonda e sincera vicinanza alla parte più povera della popolazione . Per concludere anche il laico più incallito non può non apprezzare questo Papa un po' naif ma profodamente sincero e quindi la tesi che Luchetti ci propone è assolutamente convincente .
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giampituo
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giovedì 10 dicembre 2015
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film dallo sguardo politico non spirituale
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Chiamatemi Francesco.
Film di Lucchetti. Film su un papa vivente. E solo all'inizio di un pontificato, si spera lungo. Un film che poco concede alla spiritualità che magari qualcuno poteva attendersi. Un film più visto con l'occhio della politica. Schierandosi dalla parte dei deboli. Contro il fascismo delle dittature militari dell'Argentina e del sud America. Torture. Passaggi di corrente. Bruti pestaggi. Fino ad esecuzioni a colpi di mitra e annientamento degli oppositori lanciati dagli aerei. Ma anche il film del coraggio di un uomo. Un normale studente con il coraggio dei suoi vent'anni che risponde alla chiamata del Signore scegliendo da subito la via più difficile. Missionario in Giappone.
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Chiamatemi Francesco.
Film di Lucchetti. Film su un papa vivente. E solo all'inizio di un pontificato, si spera lungo. Un film che poco concede alla spiritualità che magari qualcuno poteva attendersi. Un film più visto con l'occhio della politica. Schierandosi dalla parte dei deboli. Contro il fascismo delle dittature militari dell'Argentina e del sud America. Torture. Passaggi di corrente. Bruti pestaggi. Fino ad esecuzioni a colpi di mitra e annientamento degli oppositori lanciati dagli aerei. Ma anche il film del coraggio di un uomo. Un normale studente con il coraggio dei suoi vent'anni che risponde alla chiamata del Signore scegliendo da subito la via più difficile. Missionario in Giappone. Ma l'entusiasmo gli viene spento sul nascere da parte dei suoi superiori gesuiti e accetta di portare avanti, non senza effettuare scelte coraggiose e innovative, il collegio di Seminaristi gesuiti in Buenos Aires. Poi ancora coraggio nel nascondere oppositori del regime salvandoli dalla sicura morte. Quindi ancora coraggio su coraggio. Operazioni sempre volte a proteggere i più deboli. Poi la fine della dittatura. La lotta al fianco dei disperati nelle baraccopoli con la sconfitta degli speculatori vicini al potere economico della novella democrazia Argentina.
Solo poche le scene dedicate al Bergoglio dei giorni nostri. Ma non era quello che interessava all'autore.
È il Bergoglio giovane che interessa e piace.
E l'attore che lo interpreta é altrettanto bravo.
Film da vedere. A condizione di accettare di andare a vedere la storia di un uomo autentico più che la vita di un papa.
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nino pell.
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sabato 5 dicembre 2015
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le origini di papa francesco
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Questa pellicola si concentra nel descriverci la vita da giovane del sommo Pontefice Papa Francesco, facendoci comprendere il difficile periodo della dittatura argentina negli anni '70 che causò la persecuzione e l'uccisione di molti prelati e cattolici attivisti. Una sorta di colpo allo stomaco che fa riflettere e che ci riempie di amarezza e di rancore nei riguardi di questo difficile periodo storico. Tutto sommato la trama di questo film mi sembra, come dire, tagliata ad un certo punto e, dunque, incompleta. Infatti dopo gli anni giovanili di Bergoglio, si giunge in pratica subito alle sequenze finali con il discorso iniziale in Piazza San Pietro del Papa nel corso del giorno della sua elezione.
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Questa pellicola si concentra nel descriverci la vita da giovane del sommo Pontefice Papa Francesco, facendoci comprendere il difficile periodo della dittatura argentina negli anni '70 che causò la persecuzione e l'uccisione di molti prelati e cattolici attivisti. Una sorta di colpo allo stomaco che fa riflettere e che ci riempie di amarezza e di rancore nei riguardi di questo difficile periodo storico. Tutto sommato la trama di questo film mi sembra, come dire, tagliata ad un certo punto e, dunque, incompleta. Infatti dopo gli anni giovanili di Bergoglio, si giunge in pratica subito alle sequenze finali con il discorso iniziale in Piazza San Pietro del Papa nel corso del giorno della sua elezione. Un film comunque ben intepretato e girato in maniera essenziale ma precisa. Risultato: più che discreto.
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aristoteles
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martedì 21 giugno 2016
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chiamatela dittatura,chiamatela politica corrotta
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Sono rimasto molto sorpreso, mi aspettavo tutto un altro film,anche perché non avevo letto commenti ed opinioni,cosa che spesso faccio.
Non c'è delusione nel cammino spirituale appena accennato ,piuttosto c'è consapevolezza di aver assistito in buona parte alla storia della dittatura argentina e a personali interessi dei potenti.
La scena di gente gettata letteralmente in mare è un pugno nello stomaco,tuttavia al di là della profonda tristezza, ho percepito proprio in quell'attimo la denuncia del regista verso un regime.
Non discuto l'onestà e la combattiva morale rappresentata, che siede accanto alla spiritualità di questo Papa onesto e vicino al popolo,tuttavia mi sarebbe piaciuto sapere di più sull'uomo e meno sulla storia di una nazione.
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Sono rimasto molto sorpreso, mi aspettavo tutto un altro film,anche perché non avevo letto commenti ed opinioni,cosa che spesso faccio.
Non c'è delusione nel cammino spirituale appena accennato ,piuttosto c'è consapevolezza di aver assistito in buona parte alla storia della dittatura argentina e a personali interessi dei potenti.
La scena di gente gettata letteralmente in mare è un pugno nello stomaco,tuttavia al di là della profonda tristezza, ho percepito proprio in quell'attimo la denuncia del regista verso un regime.
Non discuto l'onestà e la combattiva morale rappresentata, che siede accanto alla spiritualità di questo Papa onesto e vicino al popolo,tuttavia mi sarebbe piaciuto sapere di più sull'uomo e meno sulla storia di una nazione.
Luchetti ha scelto la strada della denuncia politica e poco della religione,forse su un film sul Papa avrebbe dovuto ampliare la sfera religiosa.
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alessandro vanin
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lunedì 14 dicembre 2015
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pensavo meglio
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Vista la storia e il materiale a disposizione (l'avventurosa vita di Jorge Bergoglio) e il regista Daniele Lucchetti, dispiace dirlo, ma francamente pensavo meglio. La storia si concentra solo su 4 punti della vita di Bergoglio la sua vocazione con conseguente rinuncia alla fidanzata, il diventare gesutia, la diffcoltà di amministrare un collegio universitario durante i terribili anni della dittatura, il suo ritirasi, il tornare nella capitale e la sua elezione. Ovvio che una vita così avventurosa non poteva essere raccontata completamente. Ma in un film biografico devi raccontare di più. Attemborrough riuscì a raccontare quasi interamente l'avventurosa vita di Gandhi, Luchetti non è riuscito con Bergolio.
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Vista la storia e il materiale a disposizione (l'avventurosa vita di Jorge Bergoglio) e il regista Daniele Lucchetti, dispiace dirlo, ma francamente pensavo meglio. La storia si concentra solo su 4 punti della vita di Bergoglio la sua vocazione con conseguente rinuncia alla fidanzata, il diventare gesutia, la diffcoltà di amministrare un collegio universitario durante i terribili anni della dittatura, il suo ritirasi, il tornare nella capitale e la sua elezione. Ovvio che una vita così avventurosa non poteva essere raccontata completamente. Ma in un film biografico devi raccontare di più. Attemborrough riuscì a raccontare quasi interamente l'avventurosa vita di Gandhi, Luchetti non è riuscito con Bergolio. Inoltre il cinema sarà anche finzione, ma un Bergoglio che rimane uguale esteticamente dai 23 ai 55 anni è assurdo. L'attore che interpreta (Bergoglio Rodrigo de la Serna 39 anni) è troppo vecchio per interpretare Bergoglio a 22 anni e troppo giovane per interpretare bergoglio a 55 anni. Sarebbe bastato un po' di trucco.
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greatsteven
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mercoledì 12 luglio 2017
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luchetti racconta il lungo flashback di francesco.
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CHIAMATEMI FRANCESCO – IL PAPA DELLA GENTE (IT/GERM/ARG, 2015) diretto da DANIELE LUCHETTI. Interpretato daRODRIGO DE LA SERNA, SERGIO HERNàNDEZ, MURIEL SANTA ANA, JOSé ÀNGEL EGIDO, ÀLEX BRENDEMüHL, CLAUDIO DE DAVIDE, MERCEDES MORàN, POMPEYO AUDIVERT
Storia del 266° pontefice della Chiesa Cattolica, nato Jorge Mario Bergoglio a Buenos Aires il 17 dicembre 1936, dalla gioventù in Argentina fino all’elezione al Soglio Pontificio il 13 marzo 2013, a Roma. L’arcivescovo ripensa al suo passato, di quando, nel 1960, a ventiquattro anni volle diventare missionario laico in Giappone, per poi abbracciare la carriera ecclesiastica ed entrare nella Compagnia di Gesù locale.
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CHIAMATEMI FRANCESCO – IL PAPA DELLA GENTE (IT/GERM/ARG, 2015) diretto da DANIELE LUCHETTI. Interpretato daRODRIGO DE LA SERNA, SERGIO HERNàNDEZ, MURIEL SANTA ANA, JOSé ÀNGEL EGIDO, ÀLEX BRENDEMüHL, CLAUDIO DE DAVIDE, MERCEDES MORàN, POMPEYO AUDIVERT
Storia del 266° pontefice della Chiesa Cattolica, nato Jorge Mario Bergoglio a Buenos Aires il 17 dicembre 1936, dalla gioventù in Argentina fino all’elezione al Soglio Pontificio il 13 marzo 2013, a Roma. L’arcivescovo ripensa al suo passato, di quando, nel 1960, a ventiquattro anni volle diventare missionario laico in Giappone, per poi abbracciare la carriera ecclesiastica ed entrare nella Compagnia di Gesù locale. Per Jorge, tuttavia, gli anni di apprendistato e ancor più il periodo trascorso come Padre Provinciale dei Gesuiti sono durissimi e impegnativi per via della dittatura militare che infuriò nel suo paese natio dal 1976 al 1983, dopo la cacciata di Peròn e l’instaurarsi di un regime totalitario che diede con costanza la caccia ai peronisti ed entrò spesso e volentieri nelle maglie del clero per sottrarre ad esso il legittimo potere. Bergoglio si ritrova a dover fare da mediatore fra le alte sfere gesuitiche e le periferie, ospitando spesso seminaristi fuggiaschi e dovendo rendere conto dei desaparecidos, compiti ingrati ma che il battagliero sacerdote porta avanti con l’umiltà, la profondità e l’altruismo che già da allora caratterizzavano il suo sacrosanto operato. Finché nel 1992, dimesso dall’onorevole carica al termine della dittatura e trasferito a fungere da confessore in un pollaio fra maiali e galline, un giorno riceve la visita di un importante arcivescovo che lo nomina suo ausiliario a Buenos Aires, dietro mandato dello stesso Papa di allora Giovanni Paolo II. Da allora l’ascesa di Jorge non incontrerà più limiti: nella rosa dei cardinali papabili, assurgerà alla più ambita e significativa delle cariche clericali. Bio-pic di produzione italo-germano-argentina, curiosamente diretto da un regista che non è nuovo alle tematiche sociali, ma qui arrischia la sua nomea e le sue abitudini addentrandosi in un tema per molti versi complicato da trattare: la biografia dell’attuale pontefice, indubbiamente uno dei più amati e riconosciuti con felicità ricambiata da parte della comunità religiosa italiana e mondiale, non è roba che possa raccontare chiunque, ma Luchetti, avvalendosi dell’aiuto in sceneggiatura di Martin Salinas e del produttore Pietro Valsecchi (suo, infatti, il denaro investito per la realizzazione della pellicola), ritrae un quadro veritiero ed educativo con i colori un po’ opachi, ma pur sempre tangibili alla realtà degli eventi, di chi altro non desidera che dipingere il cuore, l’animo di un uomo umile, animato da nobili sentimenti, che dedicò l’intera sua vita agli altri. Ai bisognosi, ai senzatetto, ai fuggitivi, alle ragazze-madri, senza distinzioni di sorta, correndo sempre in soccorso del debole sopraffatto dal forte, la cui forza risiedeva però nell’uso della violenza organizzata e legalizzata, mentre Bergoglio aveva dalla sua la potenza della fede e il crisma della benevolenza e fratellanza fra i popoli. Incontra i suoi limiti nella mancata descrizione dei moti interiori dell’anima del suo protagonista, giacché non si riescono a cogliere appieno i suoi dubbi, i suoi limiti e le sue sensazioni che remarono in senso contrario, in quanto sicuramente ci furono, e ha il torto di farne quasi un martire, nella rappresentazione ossessiva di un individuo solo contro tutti, in cui tutti sta per la forma di governo totalitaria, i soldati armati fino ai denti inviati dall’Esercito, le suore qualunque e spocchiose, gli assassini a pagamento che fecero fuori gli ecclesiastici indesiderabili, le scomode storture e magagne della lenta burocrazia asservita al potere dispotico. Trova, invece, un merito innegabile nella messa a fuoco dei personaggi secondari, in cui spiccano Esther Ballestrino, la ragazza-madre poi opportunamente invecchiata che fece battezzare da Bergoglio il proprio figlioletto, ed Enrique Angelelli, il prete poi trovato morto in un’imboscata nel deserto dell’Argentina meridionale perché ritenuto un obiettivo sensibile. Funzionale la scelta di riproporre il vero Papa Francesco al momento della sua apparizione inaugurale al pubblico di Roma e del pianeta intero dalla finestra della Basilica di San Pietro, in un finale che sottolinea come poi il Santo Padre volle riaprire i fascicoli sui casi ancora irrisolti della dittatura argentina novecentesca, insieme al desiderio mai assopito di visitare il Giappone. Forse, a tal proposito, una maggiore attenzione da dedicare alla gioventù di Jorge e alle sue aspirazioni di quel tempo, avrebbe permesso di inquadrare meglio la storia, che comunque sa distinguersi per una recitazione nobile di tutti gli interpreti, fra cui, nella parte principale, si fanno valere De La Serna nell’impersonarlo da giovane e Hernàndez nella versione anziana. Qualche pezzo di bravura niente male – vale soprattutto la cacciata degli studenti dal seminario adibito a rifugio politico, con vestizione al contrario delle vittime per mezzo dei militari invasori –, alcuni toccanti momenti di poesia e una morale conclusiva che si torce a favore della carità benigna e del buon cinema che ha ancora da narrare le storie eccezionali ed emozionanti dei grandi protagonisti della Storia del tempo corrente. Come tutte le donne e gli uomini di tempra notevole, intramontabili e indimenticabili.
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elgatoloco
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venerdì 9 dicembre 2016
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per nulla apologetico
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Vari film di argomento religioso e monografici sui pontefici, nel corso della storia del cinema e della storia complessivamente intesa, sono stati apologetici, mentre non lo è affatto questo"Chiamatemi Franesco: il Papa della gente"di Luchetti, che ci mostra un passaggio complessivamente"sofferto"alla condizione sacerdotale, l'adesione al peronismo di sinistra(non quello dei"montoneros"ma comunque quello legato all'anima popolare, incarnato forse più che da Juan Domingo Peron da Evita, ora riproposta nel musical di Lloyd Webber e Rice anche in italiano), la vicinanza ai poveri, la"scelta preferenziale"sancita a suo tempo sia a Puebla sia a Medellin, la particolare condizione di chi opere nei barrios che sono slums /bidonvilles, l'empatia e la capacità di ascolto straordinarie anche quando sembra assorto e/o distaccato, la condizione particolare di chi ha saputo entrare nel vivo dei problemi senza mai ergersi a"giudice"o a"maestro"(se ne ricorda anche l'esperienza pedagogica quale docente di letteratura spagnola in un costoso collegio gesuitico, invitando Jorge Luis Borges, genio letterario peraltro ateo, con relative reprimende da parte della direzione).
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Vari film di argomento religioso e monografici sui pontefici, nel corso della storia del cinema e della storia complessivamente intesa, sono stati apologetici, mentre non lo è affatto questo"Chiamatemi Franesco: il Papa della gente"di Luchetti, che ci mostra un passaggio complessivamente"sofferto"alla condizione sacerdotale, l'adesione al peronismo di sinistra(non quello dei"montoneros"ma comunque quello legato all'anima popolare, incarnato forse più che da Juan Domingo Peron da Evita, ora riproposta nel musical di Lloyd Webber e Rice anche in italiano), la vicinanza ai poveri, la"scelta preferenziale"sancita a suo tempo sia a Puebla sia a Medellin, la particolare condizione di chi opere nei barrios che sono slums /bidonvilles, l'empatia e la capacità di ascolto straordinarie anche quando sembra assorto e/o distaccato, la condizione particolare di chi ha saputo entrare nel vivo dei problemi senza mai ergersi a"giudice"o a"maestro"(se ne ricorda anche l'esperienza pedagogica quale docente di letteratura spagnola in un costoso collegio gesuitico, invitando Jorge Luis Borges, genio letterario peraltro ateo, con relative reprimende da parte della direzione). Bergoglio poi papa Francesco nel film luchettiano, anche per merito di Rodrigo de la Serna, attore argentino capace quasi di"millimetrare"la propria interpretazione, senza cadere nei trabocchetti di certo stanislwskismo-strasbergismo(identificazione con il personaggio spinta all'estremo, intendo). Un film toccante perché totalmente antiretorico, scevro da "sviolinate"filo-clericali o-papali, ma attento all'uomo nella sua dimensione di sacerdote e segretario dell'ordine gesuitico nel periodo terribile(anni Settanta-primi Ottanta)della dittatura militare di Videla, quando riuscì salvare moltissime persone, aqnche lontanissime dalla fede religiosa se non esplicitamente avverse alla stessa. Un film rimarchevole per tutte le interpretazioni in campo, per la sceneografia, per la capacità di LUchetti di evitare forzature, eccessi retorici e altro. Da conservare, potremmo e forse dovremmo aggiungere. El GaTO
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stefano capasso
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venerdì 9 dicembre 2016
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un religioso semplice e pragmatico
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Daniele Lucchetti racconta la biografia di Jorge Bergoglio, dai suoi anni giovanili fino al momento in cui viene eletto Papa.
Gran parte del racconto verte sulla lotta politica che impegna il popolo argentino prima contro il regime di Videla e poi contro i nuovi capitalisti che senza scrupoli tentano di appropriarsi di terreno occupati dalle favelas. In questo percorso di 30 anni di storia padre Bergoglio lavora sul campo, dalla parte della gente usando con grande capacità l’arte della mediazione. Con prudenza si muove tra i poteri forti e il popolo tenendo sempre a mente i bisogni di questi ultimi. Una biografia che cerca di rimanere fedele ai fatti, evidenziando il carattere semplice e pragmatico dell’uomo che poi è divenuto Papa Francesco.
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Daniele Lucchetti racconta la biografia di Jorge Bergoglio, dai suoi anni giovanili fino al momento in cui viene eletto Papa.
Gran parte del racconto verte sulla lotta politica che impegna il popolo argentino prima contro il regime di Videla e poi contro i nuovi capitalisti che senza scrupoli tentano di appropriarsi di terreno occupati dalle favelas. In questo percorso di 30 anni di storia padre Bergoglio lavora sul campo, dalla parte della gente usando con grande capacità l’arte della mediazione. Con prudenza si muove tra i poteri forti e il popolo tenendo sempre a mente i bisogni di questi ultimi. Una biografia che cerca di rimanere fedele ai fatti, evidenziando il carattere semplice e pragmatico dell’uomo che poi è divenuto Papa Francesco.
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pedu72
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venerdì 25 dicembre 2015
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il papa che piace... a noi!
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La domanda che dovrebbe sorgere dalla visione è: perché questo film, quale obiettivo, quale 'messaggio'? Tenendo conto che il biopic è su un personaggio anziano (quasi 80enne) ed è strutturato più o meno in tal modo: 5% cornice con Bergoglio cardinale a Roma in procinto e a ridosso dell'elezione; 5% sequenza giovanile con la comunicazione agli amici (peraltro totalmente avulsi da ogni dimensione spirituale e religiosa...) della scelta di farsi prete; 15% sequenza della maturità culminata con la Messa presso la favela a rischio distruzione pro speculazione edilizia; restante 75% incentrato sul rapporto (prudente, in parte ambiguo ma sostanzialmente oppositivo) col regime militare di Videla.
Quindi non certo una vita di Bergoglio, di cui mancherebbero gli snodi indispensabili a una seppur minimale comprensione (infanzia, genitori, ambiente di origine, scelte e stimoli vocazionali, vita spirituale, legami significativi a livello culturale e/o ecclesiale ecc.
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La domanda che dovrebbe sorgere dalla visione è: perché questo film, quale obiettivo, quale 'messaggio'? Tenendo conto che il biopic è su un personaggio anziano (quasi 80enne) ed è strutturato più o meno in tal modo: 5% cornice con Bergoglio cardinale a Roma in procinto e a ridosso dell'elezione; 5% sequenza giovanile con la comunicazione agli amici (peraltro totalmente avulsi da ogni dimensione spirituale e religiosa...) della scelta di farsi prete; 15% sequenza della maturità culminata con la Messa presso la favela a rischio distruzione pro speculazione edilizia; restante 75% incentrato sul rapporto (prudente, in parte ambiguo ma sostanzialmente oppositivo) col regime militare di Videla.
Quindi non certo una vita di Bergoglio, di cui mancherebbero gli snodi indispensabili a una seppur minimale comprensione (infanzia, genitori, ambiente di origine, scelte e stimoli vocazionali, vita spirituale, legami significativi a livello culturale e/o ecclesiale ecc.).
Che ne risulta allora? forse un film 'giustificativo'? potrebbe sembrare tale... Come a dire: cari signori, il Bergoglio/Francesco che tanto piace alla gente (e, forse, non solo a quella comune...) non deve essere sfiorato da sospetti che ne offuschino il carisma. E quale è il crimine supremo, presso certi ambienti culturali elitari? Non certo la poca fede (lì non ne hanno punta...) ma certe compromissioni, certe contiguità, certi 'silenzi'... E allora ecco il messaggio: il silenzio, se ci fu, fu atto opportuno e meritorio, intervallato da appoggi e protezioni date al momento giusto a perseguitati vari. Quindi: giù le mani da Bergoglio/Francesco, il papa che piace... a noi! Una prece...
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miguel angel tarditti
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sabato 5 dicembre 2015
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“llámenme francisco”
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“Llámenme Francisco”
(Y les confesaré sobre los “desaparecidos” de Argentina)
“CHIAMATEMI FRANCESCO”
Film del regista italiano Daniele Luchetti, 2015
Es mía la frase entre paréntesis, porque en realidad el film lleva como subtitulo “El Papa de la gente” y tiene la intención de contar la vida del joven Bergoglio en la Buenos Aires convulsionada por la nefasta dictadura Argentina de Videla y de sus secuaces militares de los años 1976/1982.
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“Llámenme Francisco”
(Y les confesaré sobre los “desaparecidos” de Argentina)
“CHIAMATEMI FRANCESCO”
Film del regista italiano Daniele Luchetti, 2015
Es mía la frase entre paréntesis, porque en realidad el film lleva como subtitulo “El Papa de la gente” y tiene la intención de contar la vida del joven Bergoglio en la Buenos Aires convulsionada por la nefasta dictadura Argentina de Videla y de sus secuaces militares de los años 1976/1982.
Es un relato que esencialmente pone en confronto dos tipos de éticas.
Una ética de la coherencia religiosa vocacional, con amplia sensibilidad social, y otra ética, que se opone rotundamente a los derechos humanos, carente de sensibilidad social, y que se basa en lo que podemos fácilmente entender como prepotencia de poder.
O sea, autoritarismo, nazismo, fascismo, estalinismo.
O sea, en definitiva: dictaduras egocéntricas, irracionales y despóticas.
Dos éticas de dos colores opuestos, el de la vida y el de la muerte.
El término ética aparece con determinación en Aristóteles, en aquella parte de la filosófica que estudia la conducta del hombre, sus comportamientos, sus costumbres y sus elecciones. No debemos asignarle solo un valor positivo al èthos, porque hay una ética de la mafia, una ética del despotismo, una ética de la guerra, una ética de la religión etc.
El ajustado film de Luchetti, (che inteligentemente no utiliza golpes bajos de escena, y en cambio demuestra la angustia que hemos vivido los argentinos en ese periodo de terror social), nos muestra como se enfrentan dos modos éticos de actuar en sociedad.
La sensibilidad y coherencia vocacional de Francesco, Francisco Bergoglio el sacerdote, con una inspiración de servicio a la comunidad, hacia el ser humano, y la contrapuesta prepotencia del militarismo argentino que se arrogó el derecho de destruir vidas humanas por una actitud mesiánica, y enferma, que solo puede engendrar la locura egocéntrica del poder dictatorial.
Daniel Luchetti contó con un magnifico Rodrigo de la Serna en el rol de Francisco, que hoy es el Papa querido por multitudes. Querido y admirado por esa sensibilidad y sencillez que lo muestra un hombre mas, un ciudadano de esta tierra, un hombre que no tiene ínfulas mesiánicas, respetuoso, humilde, que contrasta con aquellos tenebrosos militares de Videla Massera, y demás innombrables, que murieron sosteniendo que el genocidio realizado (y no reconocido por supuesto) tenía la noble intención de proteger a la sociedad. De construir destruyendo.
Solo de mentes enfermas se puede escuchar tremendas posiciones.
La historia siempre tiene y tendrá diversas lecturas. Por ejemplo, es cierto también que la iglesia Argentina no jugó un papel de oposición a los desmanes criminales del militarismo, y practicó un silencio cómplice que solo favoreció la criminalidad militar.
El tema de “Chiamatemi Francesco”, puede provocar diversas opiniones respecto a los hechos acaecidos en esos años de oscuridad, pero lo que no podrá ser discutido, es que quienes producen la muerte se llaman delincuentes embanderados con la muerte, y los que ayudan a la vida del más débil se llaman solidarios con la vida. Estos últimos, no se arrogan mesianismos, y pueden ser llamados Francisco, o mejor todavía chiamatelo Francesco.
El film es interesante, y tiene como rol fundamental, a mi parecer, el de ayudarnos a mantener vivos en la memoria, ciertos episodios que naturalmente tendemos a remover porque nos duelen, pero que como en el caso del holocausto, el genocidio argentino debe estar presente en nuestra memoria for ever.
Salí de la sala angustiado al revivir episodios trágicos de nuestra Nación, y sentí una gran pena por el destino de los pueblos que caen, como lo demuestra la historia hasta este preciso instante, en manos de la locura egocéntrica y genocida.
Breguemos por una eticidad de la vida que derrote la muerte.
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