American Sniper- Clint Eastwood- Questo war movie, del 2014, fu un enorme successo commerciale per Clint (forse il maggiore), ma fu anche osteggiato dalla critica di tendenza democratica, che lo "censuro'", come un'opera "fascista", un'esaltazione di un uomo diventato leggenda, dato che il protagonista (Chris Kyle-interpretato da Bradley Cooper) è realmente vissuto, diventato famoso per aver ucciso più di 160 nemici, col suo fucile di precisione, del quale esiste anche una biografia di De Felice-Mc Ewen. Ma Eastwood non aveva alcuna intenzione di esaltare quel personaggio, come avvenne nella realtà, solo per questo motivo, limitandosi a girare un biopic, il più fedele possibile, di una storia umana, non solo di soldato, ma anche di marito e padre, e, semmai, della fragilità psichica dei reduci di guerra, già raccontata da molti altri registi. Ma, a parte tutto, il pubblico può interpretare il film come una storia bellica "negativa", com'è ogni guerra, oppure riferirsi, come sostiene qualcuno più bravo di me, all'immagine Eastwoodiana, come una delle "più limpide, pulite e precise che ci si possa ritrovare davanti agli occhi". Certo è che lo stile "asciutto", tipico di Clint, non indugia troppo sui dialoghi, ma racconta semplicemente i fatti, lasciando allo spettatore, che ne avesse voglia, il compito di analizzare gli aspetti psicologici di "enorme disagio mentale", dei reduci, come Kyle, a riprendere una vita semplice, normale, priva dei flussi adrenalinici dell'azione, dei combattimenti, delle uccisioni. Dal ritorno dall'ultima missione al tragico evento (non narrato nel film) ci sono pochi fotogrammi, prima della fine della pellicola, che si conclude col lungo corteo delle auto, con i bordi delle strade piene di gente che rende omaggio alla salma dell'eroe.
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