brian77
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venerdì 3 gennaio 2014
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deludente
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E' proprio mediocre. Il problema non sta nel fatto che la gag sul gatto morto sia scontata, ma che quasi tutta la sceneggiatura è basata su effetti che sembrano quelli di una commedia di filodrammatici. Schematici, senza vita. Nonostante Papaleo debordante e una valida Cortellesi: il problema non sta nel farsesco, ma nel fatto che sceneggiatori e registi del cinema italiano anni '50 avevano ben altro mestiere nel partire da spunti analoghi.
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lupo67
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mercoledì 15 gennaio 2014
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simpatico, ma trascurabile
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Luca Miniero, regista di Benvenuti al Sud, mette in scena la storia di una famiglia perfetta (in apparenza) che viene travolta dall’arrivo del fratello di lei, sguaiato ladruncolo accusato di associazione mafiosa.
Su di una trama del genere è possibile costruire qualsiasi cosa, magari non originale ma sicuramente divertente. E invece Miniero sembra tira il freno e confeziona un prodotto privo di idee (a partire dal loffio titolo), dalla trama un po’ noiosetta, e con personaggi tanto stereotipati dal risultare in altrettante macchiette, prive di carica emotiva e di spessore.
Gli attori a loro volta non sembrano convinti dell’esperimento, e infatti Paola Cortellesi , pur sfoderando uno strepitoso accento veneto, non riesce ad accendere una Cristina imbalsamata nel suo stesso ruolo; Rocco Papaleo interpreta Ciro, il fratello di lei, ma a parte l’espediente di una risatina idiota e irritante Papaleo non aggiunge nulla al suo solito personaggio di sempre.
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Luca Miniero, regista di Benvenuti al Sud, mette in scena la storia di una famiglia perfetta (in apparenza) che viene travolta dall’arrivo del fratello di lei, sguaiato ladruncolo accusato di associazione mafiosa.
Su di una trama del genere è possibile costruire qualsiasi cosa, magari non originale ma sicuramente divertente. E invece Miniero sembra tira il freno e confeziona un prodotto privo di idee (a partire dal loffio titolo), dalla trama un po’ noiosetta, e con personaggi tanto stereotipati dal risultare in altrettante macchiette, prive di carica emotiva e di spessore.
Gli attori a loro volta non sembrano convinti dell’esperimento, e infatti Paola Cortellesi , pur sfoderando uno strepitoso accento veneto, non riesce ad accendere una Cristina imbalsamata nel suo stesso ruolo; Rocco Papaleo interpreta Ciro, il fratello di lei, ma a parte l’espediente di una risatina idiota e irritante Papaleo non aggiunge nulla al suo solito personaggio di sempre. Luca Argentero ha tra le mani il personaggio di Michele Coso, marito di Cristina e forse la figura più sfaccettata di tutto il cast, ma l’interpretazione è quella di un nasello bollito. Angela Finocchiaro fa come al solito un buon lavoro nell’interpretare Doriana, la cinica moglie del titolare dell’azienda dove Michele lavora, ma non appena cominciate a divertirvi con il suo personaggio Miniero vi riporta bruscamente al pesce bollito. Unica stellina del film è Lavinia De' Cocci, che interpreta la simpaticissima Fortuna, la minore dei due figli della coppia.
Non sarebbe un film da sconsigliare, in sé. Si potrebbe sorvolare su alcune volgarità gratuite, sull’uso intenso di luoghi comuni, di situazioni scontate, di comicità a buon mercato. In alcuni momenti si ride, spesso si sorride, e il film scorre via anche se alcuni passaggi sono un po’ laschi.
Poi, però, arriva il finale. Facile facile, senza grande impegno, e sommamente deludente. Un finale che da solo meriterebbe fosse istituita una categoria di Razzie apposita (Worst ending?). Un finale che vede tutti sconfitti e contenti, appagati della loro mesta mediocrità.
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daniele frantellizzi
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lunedì 6 gennaio 2014
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benvenuti in italia
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Dopo aver ottenuto un buon successo con il doppio Benvenuto (prima al sud, poi al nord) Luca Miniero decide di unire le due realtà in un’unica pellicola, e torna a giocare con gli stereotipi caratterizzanti le (presunte) differenze nord/sud tipicamente italiche in questa commedia dal sapore agrodolce. Il sipario si alza su una giovane e modernissima “smoking free family”, come ama definirla la sua capofamiglia Cristina, donna dal fisico perentorio, dalla cadenza decisamente settentrionale e dalla sfrenata ricerca del successo economico e sociale. Cristina, interpretata da una brillante Paola Cortellesi, ha la prioritaria ambizione di raggiungere uno status sociale elevato, e lo fa imponendo a marito e figli un ritmo serrato, dalla costante sveglia mattutina (“anche la domenica non si hanno scuse per rimanere a poltrire.
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Dopo aver ottenuto un buon successo con il doppio Benvenuto (prima al sud, poi al nord) Luca Miniero decide di unire le due realtà in un’unica pellicola, e torna a giocare con gli stereotipi caratterizzanti le (presunte) differenze nord/sud tipicamente italiche in questa commedia dal sapore agrodolce. Il sipario si alza su una giovane e modernissima “smoking free family”, come ama definirla la sua capofamiglia Cristina, donna dal fisico perentorio, dalla cadenza decisamente settentrionale e dalla sfrenata ricerca del successo economico e sociale. Cristina, interpretata da una brillante Paola Cortellesi, ha la prioritaria ambizione di raggiungere uno status sociale elevato, e lo fa imponendo a marito e figli un ritmo serrato, dalla costante sveglia mattutina (“anche la domenica non si hanno scuse per rimanere a poltrire...”) alla rigida dieta alimentare da seguire, scandita da pietanze a base di pinzimonio. Estremamente salutista, sempre elegante, in prima fila in chiesa, esigente, incorruttibile nei suoi personali dogmi... Cristina nasconde però un gran segreto: il suo vero nome è Carmela (troppo meridionale per essere conservato), ed è originaria di Napoli. Il suo passato torna improvvisamente a farsi vivo nei panni di uno scalcinato fratello (Rocco Papaleo), presunto camorrista in attesa di processo, che viene destinato ai domiciliari presso la nordica abitazione della sorella. Da qui, ha inizio una serie di gag più o meno divertenti, basate sul contrasto tra la maniacale precisione nordica e lo sgangherato - ma decisamente accorato - modus vivendi meridionale, incarnato dal nuovo ospite di casa che in pochissimo tempo riesce a catalizzare su di sé tutte le attenzioni. La parte divertente è rappresentata dal capovolgimento dei ruoli: i precisi settentrionali, venuti a sapere della presenza di “Don Ciro” (come lo chiamano), iniziano ad elargire favori, omaggi, promozioni e servigi vari alla sbigottita famiglia, svelando quindi un lato truffaldino a dispetto della facciata di ipocrita perbenismo. Di contro, il lato negativo del film è rappresentato in primis da alcune squallide scenette che ricordano una comicità di dieci anni fa, come quella del gatto nel congelatore), e poi dall’esagerazione mostrata in fase di sceneggiatura: il prode zio Ciro giunge in pochissimo tempo a mitigare tutte le pressioni familiari a suon di abbondanti piatti di pastasciutta, balli sfrenati e pastiere napoletane. Infine, quando si viene a sapere che don Ciro non è affatto un camorrista ma “solo” un delinquentello da due soldi, tutta l’élite sociale della cittadina scarica improvvisamente la famiglia Coso (si, Coso è il cognome dei personaggi) ritirando tutta l’amicizia elargita in precedenza, tornando improvvisamente ad indossare gli ipocriti abiti dell’inappuntabile nordista: va bene giocare con gli stereotipi, ma così è un po’ troppo elementare. Da sottolineare le solide prove dei due attori principali: Paola Cortellesi, a suo agio con le più svariate cadenze linguistiche, e Rocco Papaleo riescono a dare corpo e spessore ai loro personaggi: quest’ultimo appare decisamente più a suo agio nei panni dell’attore piuttosto che nel doppio ruolo di attore e regista. Di contro, la regia appare abbastanza scialacquata: la maggior preoccupazione nella scelta delle inquadrature pare essere quella di evidenziare al meglio alcuni probabili sponsor (le varie automobili in primis). Nota di merito finale per Angela Finocchiaro: nonostante il suo personaggio abbia un minutaggio ridotto, con il suo notevole spessore riesce ad innalzare il livello generale della pellicola.
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melvin ii
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domenica 26 gennaio 2014
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cortellesi e papaleo star
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Un boss in salotto è un film commedia del 2014 scritto e diretto da Luca Miniero, con protagonisti Paola Cortellesi, Rocco Papaleo e Luca Argentero.
Il box office di Capodanno ha premiato il cinema italiano.
Un Boss in salotto ha sconfitto Frozen e Capitan Harlock, guadagnando il primato degli incassi
Miniero dopo i successi di Benvenuti al Sud e al Nord, ci riprova .
Cristina alias Carmela (Paola Cortellesi) è una donna del Sud che si è rifatta una vita ed una famiglia al Nord.
Ha rinnegato le sue origini ed è molto ambiziosa.
Spinge il marito(Luca Argentero) a fare carriera in azienda.
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Un boss in salotto è un film commedia del 2014 scritto e diretto da Luca Miniero, con protagonisti Paola Cortellesi, Rocco Papaleo e Luca Argentero.
Il box office di Capodanno ha premiato il cinema italiano.
Un Boss in salotto ha sconfitto Frozen e Capitan Harlock, guadagnando il primato degli incassi
Miniero dopo i successi di Benvenuti al Sud e al Nord, ci riprova .
Cristina alias Carmela (Paola Cortellesi) è una donna del Sud che si è rifatta una vita ed una famiglia al Nord.
Ha rinnegato le sue origini ed è molto ambiziosa.
Spinge il marito(Luca Argentero) a fare carriera in azienda.
Gli stessi figli, Vittorio e Fortuna sono “spinti” a primeggiare a scuola e nella danza.
L’improvviso “arrivo” del fratello Ciro(Rocco Papaleo) sconvolge l’equilibrio e la pace di Cristina.
Il passato torna ed Cristina è costretta a farci i conti.
Ciro è un “piccolo” delinquente, ma che per una serie d’equivoci, viene scambiato dagli abitanti del paese per un “potente” Boss della camorra e quindi molto “riverito”
Papaleo e Cortellesi confermano d’essere anche due brillanti attori” comici.”
Reggono la scena e dettano i tempi del film in una storia abbastanza banale.
Divertente e graffiante come sempre la presenza di Angela Finocchiaro.
Scialbo ed inutile la presenza di Argentero, giustamente nel film interpreta il ruolo del”Dott Coso”.
Miniero ci racconta, come spesso, l’apparenza sia più importante della sostanza.
Un Boss in salotto regala qualche sorriso e con il finale ci fa capire che la vera ricchezza è nella famiglia.
Un film leggero e semplice e senza pretese, un merito per il nostro”complicato” cinema.
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molok
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sabato 4 gennaio 2014
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simpatico e leggero, senza rischi.
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Il gustoso ritorno della Cortellesi con un cast potenzialmente "forte" ma tenuto a bassi giri per non osare.
L'idea della famiglia dell'estremo nord che si trova a scontrarsi col motivo che l'ha portata a rinnegare le proprie origini tra gag morbide e non forzate. Forse troppo leggero, si poteva spingere di più avendo temi caldi quali "camorra", "razzismo", "giustizia", e in effetti ci si aspetta sino alla fine un qualcosa che completi la storia ma la sceneggiatura si rivela molto più realistica con poca surrealità o colpi di scena.
Peccato, poteva essere qualcosa di più corposo.
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enzo70
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mercoledì 15 gennaio 2014
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miniero continua sulla sua strada tra nord e sud
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Miniero è uno di mestiere, che ha imbroccato il filone, differenza nord e sud, e su questo ci sa lavorare. Un boss in salotto è un film gradevole, si sorride per tutto il film, a volte si ride, primo tempo meglio del secondo, quando si cerca una profondità impossibile per un film di questo tipo. La trama è semplice, la Cortellesi, bravissima, vive in Alto Adige una vita tranquilla basata su un matrimonio con un uomo ubbidiente e sul principio della totale negazione delle proprie origini meridionali. Finché la polizia non le comunica che il fratello, Papaleo, presunto camorrista, deve scontare gli arresti domiciliari a casa sua. Ed inizia il film, in una scontata antitesi tra costumi e malcostumi del nord e del sud Italia.
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Miniero è uno di mestiere, che ha imbroccato il filone, differenza nord e sud, e su questo ci sa lavorare. Un boss in salotto è un film gradevole, si sorride per tutto il film, a volte si ride, primo tempo meglio del secondo, quando si cerca una profondità impossibile per un film di questo tipo. La trama è semplice, la Cortellesi, bravissima, vive in Alto Adige una vita tranquilla basata su un matrimonio con un uomo ubbidiente e sul principio della totale negazione delle proprie origini meridionali. Finché la polizia non le comunica che il fratello, Papaleo, presunto camorrista, deve scontare gli arresti domiciliari a casa sua. Ed inizia il film, in una scontata antitesi tra costumi e malcostumi del nord e del sud Italia. Fare una recensione di un film simile non è semplice, perché l’unica cosa che vale è dire se al cinema ci si è divertiti per la durata del film o no. Io si, niente di clamoroso,per carità, ma credo sia il miglior cinepanettone dell’anno.
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eleonora panzeri
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domenica 16 febbraio 2014
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un mondo che gira al contrario
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Il film racconta la storia di una donna che ha speso la sua vita ad ottenere ciò che non ha avuto da bambina, una famiglia perfetta. Per realizzare il suo obbiettivo è disposta a rinnegare le sue origini meridionali, cambiando persino il suo nome e a forzare i suoi familiari a dare il massimo per essere vincenti. La vita che fino ad all’ora scorreva apparentemente su binari sicuri deraglia bruscamente con l’arrivo del fratello di Carmela/Cristina, indagato per fatti di camorra e condannato agli arresti domiciliari. Se in principio le cose sembrano precipitare vi è un'imprevista svolta verso il successo. Ancora una volta viene rimarcata l’amara comicità dei film che toccano la mafia, con una trama semplice che però porta con se dei messaggi interessanti.
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Il film racconta la storia di una donna che ha speso la sua vita ad ottenere ciò che non ha avuto da bambina, una famiglia perfetta. Per realizzare il suo obbiettivo è disposta a rinnegare le sue origini meridionali, cambiando persino il suo nome e a forzare i suoi familiari a dare il massimo per essere vincenti. La vita che fino ad all’ora scorreva apparentemente su binari sicuri deraglia bruscamente con l’arrivo del fratello di Carmela/Cristina, indagato per fatti di camorra e condannato agli arresti domiciliari. Se in principio le cose sembrano precipitare vi è un'imprevista svolta verso il successo. Ancora una volta viene rimarcata l’amara comicità dei film che toccano la mafia, con una trama semplice che però porta con se dei messaggi interessanti. La famiglia perfetta evidentemente non esiste, si nota difatti che anche prima dell’arrivo del fratello malvivente, le cose andavano bene solo in apparenza: il marito di Carmela era un pessimo pubblicitario con idee banali impiegato in un azienda già sull’orlo del fallimento, il figlio Vittorio non aveva nulla in comune con i compagni della scuola privata che frequentava e anche la figlia Fortuna era costretta a fare attività che non la gratificavano fino in fondo. Fugace ma significativo è il quadro della cosi detta gente “bene” (impersonata in maniera molto convincente da Angela Finocchiaro), con le loro feste e eventi blindati che dietro a tanta esclusività nascondono solo tanta amarezza e giudizi su tutto e tutti. Pare evidente di come il mondo giri al contrario e che la favola che ci raccontiamo “che tanti sacrifici devono portare a grandi successi” è talmente fasulla da non essere credibile neanche ai bambini, per contro non importa essere vincenti se non si hanno accanto persone che ti amano così come sei. Bella l'interpretazione di Paola Cortellesi, ottima attrice e non solo comica.
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melvin ii
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lunedì 24 marzo 2014
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cortellesi trascina il film
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Un boss in salotto è un film commedia del 2014 scritto e diretto da Luca Miniero, con protagonisti Paola Cortellesi, Rocco Papaleo e Luca Argentero.
Il box office di Capodanno ha premiato il cinema italiano.
Un Boss in salotto ha sconfitto Frozen e Capitan Harlock, guadagnando il primato degli incassi
Miniero dopo i successi di Benvenuti al Sud e al Nord, ci riprova .
Cristina alias Carmela (Paola Cortellesi) è una donna del Sud che si è rifatta una vita ed una famiglia al Nord.
Ha rinnegato le sue origini ed è molto ambiziosa.
Spinge il marito(Luca Argentero) a fare carriera in azienda.
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Un boss in salotto è un film commedia del 2014 scritto e diretto da Luca Miniero, con protagonisti Paola Cortellesi, Rocco Papaleo e Luca Argentero.
Il box office di Capodanno ha premiato il cinema italiano.
Un Boss in salotto ha sconfitto Frozen e Capitan Harlock, guadagnando il primato degli incassi
Miniero dopo i successi di Benvenuti al Sud e al Nord, ci riprova .
Cristina alias Carmela (Paola Cortellesi) è una donna del Sud che si è rifatta una vita ed una famiglia al Nord.
Ha rinnegato le sue origini ed è molto ambiziosa.
Spinge il marito(Luca Argentero) a fare carriera in azienda.
Gli stessi figli, Vittorio e Fortuna sono “spinti” a primeggiare a scuola e nella danza.
L’improvviso “arrivo” del fratello Ciro(Rocco Papaleo) sconvolge l’equilibrio e la pace di Cristina.
Il passato torna ed Cristina è costretta a farci i conti.
Ciro è un “piccolo” delinquente, ma che per una serie d’equivoci, viene scambiato dagli abitanti del paese per un “potente” Boss della camorra e quindi molto “riverito”
Papaleo e Cortellesi confermano d’essere anche due brillanti attori” comici.”
Reggono la scena e dettano i tempi del film in una storia abbastanza banale.
Divertente e graffiante come sempre la presenza di Angela Finocchiaro.
Scialbo ed inutile la presenza di Argentero, giustamente nel film interpreta il ruolo del”Dott Coso”.
Miniero ci racconta, come spesso, l’apparenza sia più importante della sostanza.
Un Boss in salotto regala qualche sorriso e con il finale ci fa capire che la vera ricchezza è nella famiglia.
Un film leggero e semplice e senza pretese, un merito per il nostro”complicato” cinema.
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fabio57
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mercoledì 4 maggio 2016
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mediocre
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Ancora una volta, di troppo, a parer mio, Luca Minieri sforna un film sulla macchiettistica e folcloristica contrapposizione nord-sud, con tanto di stereotipi ormai abituali.La fortuna di "Benvenuti al sud" bissata dal successo di "Benvenuti al Nord" hanno evidentemente indotto il regista a giocare sempre su questa dicotomia pittoresca e grottesca,che però oggi ha perso la sua originale freschezza, non regalando più grandi spunti di divertimento.La commedia che si avvale di un cast prestigioso è poco frizzante e l'idea di partenza, tutto sommato carina, non viene sviluppata adeguatamente.Papaleo è ottimo attore, ma pugliese non napoletano.
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Ancora una volta, di troppo, a parer mio, Luca Minieri sforna un film sulla macchiettistica e folcloristica contrapposizione nord-sud, con tanto di stereotipi ormai abituali.La fortuna di "Benvenuti al sud" bissata dal successo di "Benvenuti al Nord" hanno evidentemente indotto il regista a giocare sempre su questa dicotomia pittoresca e grottesca,che però oggi ha perso la sua originale freschezza, non regalando più grandi spunti di divertimento.La commedia che si avvale di un cast prestigioso è poco frizzante e l'idea di partenza, tutto sommato carina, non viene sviluppata adeguatamente.Papaleo è ottimo attore, ma pugliese non napoletano.
Insomma il regista dovrebbe inventarsi qualcosa di nuovo.
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elgatoloco
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giovedì 28 ottobre 2021
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in complesso si poteva far di meglio
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"UN Boss in salottto"(Luca MIniero, anche autore della sceneggiatura, da un soggetto di Federica Potremoli, 2014)è un film che gioca sul dualismo manihceo NOrd Est e Sud Italia, dato che la famiiglia, che vive tra Bolzano e Merano(ALto Adige) dove la sposa e madre è di origini napoletane, deve accogliere in casa, agli"arrest domiciliari", il fratello di lei, piccolo boss della camorra, che si spaccia per boss vero e proprio. Farà "saltare le contraddizioni", con il cognato, piccolo funizionario nell'azeninda leader che diventa un leader o quasi nell'azienda stessa, in quanto il capo intravede la possibilità di una fattiva collaborazione con la camorra, il figlio adolescente viene minacciato di bullismo ma , con lo zio"della camorra"impara a reagire con pugni etc,al figlio bullo del capo del papà e altro acnora.
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"UN Boss in salottto"(Luca MIniero, anche autore della sceneggiatura, da un soggetto di Federica Potremoli, 2014)è un film che gioca sul dualismo manihceo NOrd Est e Sud Italia, dato che la famiiglia, che vive tra Bolzano e Merano(ALto Adige) dove la sposa e madre è di origini napoletane, deve accogliere in casa, agli"arrest domiciliari", il fratello di lei, piccolo boss della camorra, che si spaccia per boss vero e proprio. Farà "saltare le contraddizioni", con il cognato, piccolo funizionario nell'azeninda leader che diventa un leader o quasi nell'azienda stessa, in quanto il capo intravede la possibilità di una fattiva collaborazione con la camorra, il figlio adolescente viene minacciato di bullismo ma , con lo zio"della camorra"impara a reagire con pugni etc,al figlio bullo del capo del papà e altro acnora... Solo che, come si vede in occasione di un invito a Verona per la prima della"Tosca", il"piccolo boss"viene prosciolto da ogni accusa e allora tutto orecipita, tatno che il funzionario viene licenziato e di seguito... Scarso l'approfondimento(con l'abmientazione in Alto Adige ci sarebbe s tato da"gocare"molto id più, trattaamdosi di proivincia autonoma a maggioranza tedesca e comunque di una realtà particolare nel contesto del NOrd Italia)a livello di sceneggiatura, dove è la bravura degli/delle interpreti a salvare comunque il film, che almeno riesce "divertente", anche se non certo"entusiasmante":...con Paola Cortellesi, moglie e madre di famiglia, sollecita ma soprattutto sempre impeganta a mascherare la propria"napoletaneità", Rocco Papaleo quasi "finto boss"che però si comporta da boss vero, con tutte le credenziali del caso, un ottimo ALessandro Besentini, il"padrone", ANgela Finocchiaro, sua moglie, dove la scarsa virtà dei parvenus indiustriali viene sbugiardata non poco, ma certo, in complesso siamo "sotto il livello minimo", dato che tutto avrebbe poruto trovare uno svolgimentto, anche con scene inframmezzate più efficace. Ciò che si ricorda maggiormente è il contrasto tra l'accoglienza del dott.Coso(marito e padre esemplare)in azienda con segretaria sexy e ufficio super bello con tanto di musica dei"Goblin", letimotiv di"Profondo Rosso"(il top musicale dei Goblin e forse di Dario Argento a livello filmico)e quella dello stesso, declassato dopo la"scoperta", in un ufficetto squallido , stessa music,a segretaria nana etc.Ma è"farina del sacco"fantozziano, non del regista-sceneggiatore. El Gato
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