clar�n sneg
|
martedì 28 aprile 2015
|
l'amore nell'odio.
|
|
|
|
Il leitmotiv è l'odio e la decadenza. In un vecchio istituto per sordomuti dell'epoca sovietica, osserviamo la vita "di branco" dei ragazzi più grandi, di quelli che dettano legge a forza di pugni e minacce addestrando così anche l'ultimo arrivato non dopo prima averlo deriso e messo alla prova. Tutto è freddo e ghiacciato, dopo aver aggredito un passante ci si suddivide il bottino e ci si ubriaca di notte in un parco giochi. Si sentono i padroni del mondo, del loro piccolo e sporco mondo. Ma altro non sono che i lacchè di un pappone che si presenta ogni tanto con una bottiglia di vodka e dei cadeaux portati dal bel paese per le sue due ragazze, che vengono fatte prostutire regolarmente in un parcheggio di camionisti.
[+]
Il leitmotiv è l'odio e la decadenza. In un vecchio istituto per sordomuti dell'epoca sovietica, osserviamo la vita "di branco" dei ragazzi più grandi, di quelli che dettano legge a forza di pugni e minacce addestrando così anche l'ultimo arrivato non dopo prima averlo deriso e messo alla prova. Tutto è freddo e ghiacciato, dopo aver aggredito un passante ci si suddivide il bottino e ci si ubriaca di notte in un parco giochi. Si sentono i padroni del mondo, del loro piccolo e sporco mondo. Ma altro non sono che i lacchè di un pappone che si presenta ogni tanto con una bottiglia di vodka e dei cadeaux portati dal bel paese per le sue due ragazze, che vengono fatte prostutire regolarmente in un parcheggio di camionisti.
L'amore che nasce tra il novellino e una delle due prostitute, così tenero pur se consumato su un lercio pavimento della camera delle tubature non poteva che finire con un'embriotomia senza anestesia. Questo sarà l'origine del male del nostro protagonista, che si vendicherà uno ad uno sui componenti del branco.
Le scene catturano e avvolgono, nessuna parola più dei segni e dei gesti riesce a contenere il vero significato di amore e di odio.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a clar�n sneg »
[ - ] lascia un commento a clar�n sneg »
|
|
d'accordo? |
|
flyanto
|
giovedì 4 giugno 2015
|
un mondo giovanile dove dilaga tutto il marcio pos
|
|
|
|
Un film muto, girato totalmente nella lingua dei segni e senza alcun sottotitolo costituisce già di per sè un'innovazione inserendosi direttamente tra una delle opere più originali nel contesto della cinematografia contemporanea.
La vicenda si svolge interamente in un istituto russo per studenti sordo-muti appartenenti a varie fasce di età: da quella infantile a quella degli adolescenti, e presenta la vita e le giornate che soprattutto gli individui più grandi trascorrono tra desideri, ideali o, meglio, mancanza degli stessi, tra atti di violenza di vario genere mirati soprattutto a definire la detenzione del "potere" all'interno dell'istituto stesso ed a procacciarsi svariate somme di denaro, contemplando anche, da parte ovviamente del genere femminile, anche la vendita del proprio corpo a chiunque.
[+]
Un film muto, girato totalmente nella lingua dei segni e senza alcun sottotitolo costituisce già di per sè un'innovazione inserendosi direttamente tra una delle opere più originali nel contesto della cinematografia contemporanea.
La vicenda si svolge interamente in un istituto russo per studenti sordo-muti appartenenti a varie fasce di età: da quella infantile a quella degli adolescenti, e presenta la vita e le giornate che soprattutto gli individui più grandi trascorrono tra desideri, ideali o, meglio, mancanza degli stessi, tra atti di violenza di vario genere mirati soprattutto a definire la detenzione del "potere" all'interno dell'istituto stesso ed a procacciarsi svariate somme di denaro, contemplando anche, da parte ovviamente del genere femminile, anche la vendita del proprio corpo a chiunque. In tutto ciò si aggiunge la deplorevole complicità da parte di alcuni insegnanti dell'istituto che risultano in pratica essere quelli che più spingono gli studenti a questo tipo di comportamento. E in un sempre più acuirsi dello stato di tensione, di rabbia e di violenza sofferto dai giovani protagonisti, si giungerà ad un epilogo estremo, tragico e di violenza inaudita che annienterà tutto.
Rappresentando un tale quadro del mondo dei giovani "The Tribe" senza alcun dubbio risulta essere un film crudo, senza alcuna edulcorazione od attenuazione di uno stato generale ed imperante di malessere e di corruzione sempre più dilagante: le scene di qualsiasi genere presentate, da quelle cioè delle lotte e dai soprusi tra i vari studenti maschi, a quelle di sesso con e delle loro compagne, alle azioni propriamente vandaliche commesse da tutti, sono esplicite al cento per cento e, proprio grazie alla mancanza della parola da parte dei personaggi esse acquistano un valore determinante e preponderante come a dimostrare e testimoniare direttamente quanto le azioni diventino alla fin fine gli unici strumenti efficaci e soprattutto denunciatori di ogni comportamento umano. E, forse, proprio in ciò sta il significato di questa pellicola girata come opera prima dal russo Myroslav Slaboshpytskkiy che si è così dimostrato essere un autore attento e ben informato sugli svariati disagi giovanili, nonchè regista dotato di un originale e pure coraggioso talento.
Molto bravi si sono poi anche rivelati tutti i giovani protagonisti della vicenda, sembra, realmente sordo-muti, ed intensi all'estremo nelle proprie espressioni ed azioni.
Caldamente consigliabile ma non ai benpensanti o alle persone facilmente impressionabili.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a flyanto »
[ - ] lascia un commento a flyanto »
|
|
d'accordo? |
|
miguel angel tarditti
|
giovedì 4 giugno 2015
|
absolutamente original.
|
|
|
|
Realizada en la lengua de señas, o signos, que es el lenguaje
de la gente sordomuta. Absolutamente original.
“The tribe” di Myroslav Slaboshpytskkiy (Ucrania)
Es un film muy dificil (y no porque no tiene palabras), hecho con un realismo enervante y con escenas de una crueldad angustiante.
Si bien todos los personajes del film hablan con signos, señas, y no con palabras, esto no impide comprender la trama de este trabajo cinematogràfico proveniente de Ucrania.
La falta de un diàlogo construido con palabras, nos recuerda los primeros pasos de la cinematografia de Lumière.
Se hace en cambio duro, por la estetica elegia por Slaboshpytskkiy.
[+]
Realizada en la lengua de señas, o signos, que es el lenguaje
de la gente sordomuta. Absolutamente original.
“The tribe” di Myroslav Slaboshpytskkiy (Ucrania)
Es un film muy dificil (y no porque no tiene palabras), hecho con un realismo enervante y con escenas de una crueldad angustiante.
Si bien todos los personajes del film hablan con signos, señas, y no con palabras, esto no impide comprender la trama de este trabajo cinematogràfico proveniente de Ucrania.
La falta de un diàlogo construido con palabras, nos recuerda los primeros pasos de la cinematografia de Lumière.
Se hace en cambio duro, por la estetica elegia por Slaboshpytskkiy.
Filma con planos secuencias interminables, con una camara que acompaña en tiempo real, largas caminatas, o subidas de escalera, u otras acciones que a veces parecen ser vacias, ser tiempo muerto.
En realidad no lo son, lo hace el director, para crear esa sensaciòn de pesadumbre, de aislamiento, de ausencia de sentimientos en los que viven esos internos de un istituto de enseñanza. Clima deshumanizado, diria.
Ciertas escenas, como la de un aborto, o las de diversas actitudes que sufre un recièn llegado, que viene sometido a violentos rituales de iniciaciòn de parte de los jefes de una banda interna que dicta las leyes de convivencia, pueden resultar terrorificas.
Pero el film no es un film de terror, ni tampoco es un film que hable della problematica de un tipo de handicap de comunicaciòn.
Segun mi parecer, muestra un sistema que no cuida ni protege a sus “huespedes”, poque los descuida, porque crea un àmbito donde no existe el afecto, la contenciòn, y es entonces que surge la violencia, la prostituciòn, la delincuencia. Esos personajes son marginales, pero marginales por distracciòn de un sistema donde los afectos, el amor, no tienen cabida.
Se les niega el derecho legittimo y primordial de ser felices.
La felicidad que no es esa burbuja en la que todo es placer, felicidad es, poder proyectarnos en una sociedad que nos permita SER.
Que nos ayude a Ser, a todos por igual, a cada uno con su identidad, potenciarnos proyectarnos realizarnos, donde cada uno pueda ser autentico. Ser. Sin masificaciòn, sin perder su proprio color, (hoy diriamos sin globalizarlo).
Ya 250 años atràs Rousseau habia postulado ese modo de educaciòn en su “Emilio”. Y señores…no es una utopia, e solo respetar y respetarse.
Sè que no es facil. Pero quien dijo que gobernar es facil? Los politicos!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a miguel angel tarditti »
[ - ] lascia un commento a miguel angel tarditti »
|
|
d'accordo? |
|
aumper
|
giovedì 11 giugno 2015
|
un' utile cicatrice
|
|
|
|
In questo film originale, contemporaneo ed interessante, la durezza più della violenza è la ragion d' essere, e la comunicazione tra i personaggi è ciò che più ci costringe, più delle scene o delle azioni. Ci costringe ad uscire dalle nostre buone e mollicce abitudini alla comoda parola, al perbenismo, all' ipocrisia del "corretto" che ci fa dire che siamo tutti uguali (senza sperimentare cosa voglia sia veramente), o che non ci sono differenze di condizione (salvo considerare l' equazione handycap=qualcosa in meno, pronti ad attribuire agli altri questa "sfortuna").
Il bello di The Tribe è proprio lo sbatterci in faccia una realtà cruda e finita, una delle infinite possibili, vissuta a fondo e fino in fondo dai suoi abitanti, al di là di concetti fragili che regolano le vite del NOSTRO COMODO MONDO.
[+]
In questo film originale, contemporaneo ed interessante, la durezza più della violenza è la ragion d' essere, e la comunicazione tra i personaggi è ciò che più ci costringe, più delle scene o delle azioni. Ci costringe ad uscire dalle nostre buone e mollicce abitudini alla comoda parola, al perbenismo, all' ipocrisia del "corretto" che ci fa dire che siamo tutti uguali (senza sperimentare cosa voglia sia veramente), o che non ci sono differenze di condizione (salvo considerare l' equazione handycap=qualcosa in meno, pronti ad attribuire agli altri questa "sfortuna").
Il bello di The Tribe è proprio lo sbatterci in faccia una realtà cruda e finita, una delle infinite possibili, vissuta a fondo e fino in fondo dai suoi abitanti, al di là di concetti fragili che regolano le vite del NOSTRO COMODO MONDO.
I titoli di coda scorrono e finiscono, ma sotto ci sono i passi e la porta che si chiude come una martellata, come a dire che qualcosa è stato piantato nella pietra della nostra coscienza, e starà lì a lungo. Non è finito.
Splendido e stimolante
[-]
|
|
[+] lascia un commento a aumper »
[ - ] lascia un commento a aumper »
|
|
d'accordo? |
|
gianleo67
|
venerdì 31 luglio 2015
|
programmatica semiologia della sopraffazione
|
|
|
|
Appena arrivato nel collegio per sordomuti in cui deve alloggiare, un giovane studente si trova coinvolto suo malgrado in una serie di traffici illeciti gestiti da alcuni allievi e da un maturo insegnate di meccanica. Innamoratosi di una delle due studentesse sfruttate come prostitute dal gruppo, decide di ribellarsi ed affrancare la ragazza dalla vita che conduce. La ritorsione degli altri componenti sarà violentissima, come pure la sua vendetta.
Decidere di girare un film utilizzando il linguaggio dei segni e privando al contempo lo spettatore tanto del parlato che dei sottotitoli, ha in sè qualcosa di programmatico e strutturale che finisce per ridefinire a suo modo il concetto stesso di opera cinematografica come messa in scena di una rappresentazione visiva e narrativa in cui la comunicazione non verbale e la gestualità sopperiscono all'incessante flusso di informazioni e caratterizzazioni che normalmente sono affidate alla trama stabilita dai dialoghi o dalla voce narrante, in un circolo virtuoso (vizioso?) che vorrebbe dimostrare come il cinema sia (nato) più come linguaggio dell'immagine in movimento che della parola e come la definizione di un contesto di diversamente abili soggiaccia alle stesse regole (meccaniche) che riguarderebbe un omologo altrove di caratteri parlanti.
[+]
Appena arrivato nel collegio per sordomuti in cui deve alloggiare, un giovane studente si trova coinvolto suo malgrado in una serie di traffici illeciti gestiti da alcuni allievi e da un maturo insegnate di meccanica. Innamoratosi di una delle due studentesse sfruttate come prostitute dal gruppo, decide di ribellarsi ed affrancare la ragazza dalla vita che conduce. La ritorsione degli altri componenti sarà violentissima, come pure la sua vendetta.
Decidere di girare un film utilizzando il linguaggio dei segni e privando al contempo lo spettatore tanto del parlato che dei sottotitoli, ha in sè qualcosa di programmatico e strutturale che finisce per ridefinire a suo modo il concetto stesso di opera cinematografica come messa in scena di una rappresentazione visiva e narrativa in cui la comunicazione non verbale e la gestualità sopperiscono all'incessante flusso di informazioni e caratterizzazioni che normalmente sono affidate alla trama stabilita dai dialoghi o dalla voce narrante, in un circolo virtuoso (vizioso?) che vorrebbe dimostrare come il cinema sia (nato) più come linguaggio dell'immagine in movimento che della parola e come la definizione di un contesto di diversamente abili soggiaccia alle stesse regole (meccaniche) che riguarderebbe un omologo altrove di caratteri parlanti. Stabilito questo assunto che serve subito a disinnescare i facili pregiudizi di una critica cinematografica più che legittima, resta un film che ripercorre le solite dinamiche di un lombrosiano dramma sociale in cui una normale storia di formazione culturale e sentimentale viene sin da subito precipitata nell'abisso di un apprendistato ciminale di violenza e degrado che sembra contaminare 'I Turbamenti di un giovane Torless' non udente con 'I ragazzi della via Pal' in trasferta ucraina e decontestualizzare da un incipit prettamente accademico (la cerimonia di inaugurazione dell'anno scolastico, la routine di rigorose lezioni nella lingua dei segni, la vita da refettorio, etc.) a favore di uno spaccato di marginalità e sfruttamento che sembra togliere realismo e credibilità a tutta la vicenda, facendone un vero e proprio pretesto per la messa in scena di efferatezze e crudeltà che dopo un pò non producono più l'effetto di straniamento e di sconcerto che vorrebbero suscitare (anche scoprire il ruolo del 'referente' della preside e del 'cattivo' maestro a capo della banda non basta a colmare l'evidente gap narrativo). Ne risulta un film che non ostante le buone intenzioni ed il realismo delle descrizioni sociali (suscita particolare scalpore la scena di una interruzione clandestina di gravidanza con tanto di ferri del mestiere sterilizzati alla bell'è meglio) è fortemente viziato da uno squilibrio tra le sue ragioni politiche (la tratta delle bianche? una teoria di discriminazioni tra discriminati? una enclave di diversamente malvagi?) e la messa in scena di un plot che soffre a più riprese per coerenza e completezza di uno script che finisce per fornire un quadro frammentario, se non episodico, di scorribande criminali ed amplessi tribadisti, di dopolavoro malavitoso e geranchia del potere, cruente ritorsioni e ferale vendetta. Tutto già visto altrove e meglio senza che l'assenza dei dialoghi e l'assordante silenzio della comunicazione non verbale sia un valido pretesto per una dichiarazione di stile che non siamo riusciti a 'sentire' bene, piuttosto che lo pseudo-rigore di estenuanti piani fissi in campo medio quale dichiarazione d'intenti di un naturalismo che accolga nel perimetro di un orizzonte bastevole la semiologia di un universo di esseri gesticolanti. Attori giovani e bene in parte ed un regista quarantenne al suo esordio nel lungo che gira i festival di mezzo mondo facendo incetta di premi tra cui ben tre a Cannes 2014 ('cannando' la Camera d'Or per l'opera prima!) e miglior film sperimentale al Sitges - Catalonian International Film Festival 2014.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gianleo67 »
[ - ] lascia un commento a gianleo67 »
|
|
d'accordo? |
|
stefano capasso
|
venerdì 28 agosto 2015
|
uscire dal branco ha un costo
|
|
|
|
Sergey è un giovane ucraino sordomuto che fa il suo ingresso in un istituto dove vivono altri ragazzi di diverse età nella sua stessa condizione. Deve sottostare ad una serie di riti di iniziazione prima di entrare a far parte del gruppo alla pari che è formato essenzialmente da un clan che controlla tutto l’andamento dell’istituto, e che trova sostentamento con rapine e facendo prostituire le giovani ragazze ospiti della comunità. L’equilibrio viene sconvolto quando Sergey si innamora di una di queste ragazze, e la scoperta che è in procinto di emigrare in Italia porta una svolta drammatica alla vicenda.
E’ un film girato con uno stile narrativo crudo, l’assenza dell’audio esalta la cronaca che se per una buona parte vede un gruppo di giovani muoversi compatto come un branco compiendo e reiterando soprusi di vario genere, nel finale assume toni altamente drammatici, quando il protagonista, coinvolto sentimentalmente, si trova a non condividere più le azioni del gruppo e quindi in qualche modo ad esserne emarginato.
[+]
Sergey è un giovane ucraino sordomuto che fa il suo ingresso in un istituto dove vivono altri ragazzi di diverse età nella sua stessa condizione. Deve sottostare ad una serie di riti di iniziazione prima di entrare a far parte del gruppo alla pari che è formato essenzialmente da un clan che controlla tutto l’andamento dell’istituto, e che trova sostentamento con rapine e facendo prostituire le giovani ragazze ospiti della comunità. L’equilibrio viene sconvolto quando Sergey si innamora di una di queste ragazze, e la scoperta che è in procinto di emigrare in Italia porta una svolta drammatica alla vicenda.
E’ un film girato con uno stile narrativo crudo, l’assenza dell’audio esalta la cronaca che se per una buona parte vede un gruppo di giovani muoversi compatto come un branco compiendo e reiterando soprusi di vario genere, nel finale assume toni altamente drammatici, quando il protagonista, coinvolto sentimentalmente, si trova a non condividere più le azioni del gruppo e quindi in qualche modo ad esserne emarginato.
Quello che è importante del film è che dimostra che è possibile raccontare e far capire una storia complessa senza bisogno di dialoghi, la potenza espressiva dei gesti è sufficiente a raccontare fatti e sentimenti. Nel contenuto della storia quello che emerge è che seguire la propria strada, in questo caso i propri sentimenti, è qualcosa che può avere un costo che bisogna essere disposti a pagare.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a stefano capasso »
[ - ] lascia un commento a stefano capasso »
|
|
d'accordo? |
|
flyanto
|
giovedì 4 giugno 2015
|
un mondo giovanile dove dilaga tutto il marcio pos
|
|
|
|
Un film muto, girato totalmente nella lingua dei segni e senza alcun sottotitolo costituisce già di per sè un'innovazione inserendosi direttamente tra una delle opere più originali nel contesto della cinematografia contemporanea.
La vicenda si svolge interamente in un istituto russo per studenti sordo-muti appartenenti a varie fasce di età: da quella infantile a quella degli adolescenti, e presenta la vita e le giornate che soprattutto gli individui più grandi trascorrono tra desideri, ideali o, meglio, mancanza degli stessi, tra atti di violenza di vario genere mirati soprattutto a definire la detenzione del "potere" all'interno dell'istituto stesso ed a procacciarsi svariate somme di denaro, contemplando anche, da parte ovviamente del genere femminile, anche la vendita del proprio corpo a chiunque.
[+]
Un film muto, girato totalmente nella lingua dei segni e senza alcun sottotitolo costituisce già di per sè un'innovazione inserendosi direttamente tra una delle opere più originali nel contesto della cinematografia contemporanea.
La vicenda si svolge interamente in un istituto russo per studenti sordo-muti appartenenti a varie fasce di età: da quella infantile a quella degli adolescenti, e presenta la vita e le giornate che soprattutto gli individui più grandi trascorrono tra desideri, ideali o, meglio, mancanza degli stessi, tra atti di violenza di vario genere mirati soprattutto a definire la detenzione del "potere" all'interno dell'istituto stesso ed a procacciarsi svariate somme di denaro, contemplando anche, da parte ovviamente del genere femminile, anche la vendita del proprio corpo a chiunque. In tutto ciò si aggiunge la deplorevole complicità da parte di alcuni insegnanti dell'istituto che risultano in pratica essere quelli che più spingono gli studenti a questo tipo di comportamento. E in un sempre più acuirsi dello stato di tensione, di rabbia e di violenza sofferto dai giovani protagonisti, si giungerà ad un epilogo estremo, tragico e di violenza inaudita che annienterà tutto.
Rappresentando un tale quadro del mondo dei giovani "The Tribe" senza alcun dubbio risulta essere un film crudo, senza alcuna edulcorazione od attenuazione di uno stato generale ed imperante di malessere e di corruzione sempre più dilagante: le scene di qualsiasi genere presentate, da quelle cioè delle lotte e dai soprusi tra i vari studenti maschi, a quelle di sesso con e delle loro compagne, alle azioni propriamente vandaliche commesse da tutti, sono esplicite al cento per cento e, proprio grazie alla mancanza della parola da parte dei personaggi esse acquistano un valore determinante e preponderante come a dimostrare e testimoniare direttamente quanto le azioni diventino alla fin fine gli unici strumenti efficaci e soprattutto denunciatori di ogni comportamento umano. E, forse, proprio in ciò sta il significato di questa pellicola girata come opera prima dal russo Myroslav Slaboshpytskkiy che si è così dimostrato essere un autore attento e ben informato sugli svariati disagi giovanili, nonchè regista dotato di un originale e pure coraggioso talento.
Molto bravi si sono poi anche rivelati tutti i giovani protagonisti della vicenda, sembra, realmente sordo-muti, ed intensi all'estremo nelle proprie espressioni ed azioni.
Caldamente consigliabile ma non ai benpensanti o alle persone facilmente impressionabili.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a flyanto »
[ - ] lascia un commento a flyanto »
|
|
d'accordo? |
|
no_data
|
sabato 25 luglio 2015
|
un rivoluzionario "muto postmoderno"
|
|
|
|
“The Tribe” è un film di alta genialità registica, che unisce un crudo realismo ad intensi sentimenti.
Il regista Myroslav Slaboshpytskkiy, ha deciso per il suo primo lungometraggio di tentare una rivoluzione cinematografica. Tenderei a definire “The tribe” come un muto postmoderno. Il regista infatti ha deciso di rinunciare a qualsiasi forma di comunicazione verbale per udenti, usando la comunicazione muta dei gesti ucraina, diversa dagli altri innumerevoli linguaggi dei gesti, come per esempio quello italiano. Il suo obiettivo è quello di indurre lo spettatore a prendere parte nella storia abolendo cosi anche l’idea dei sottotitoli, cercando di farci sentire il suono del corpo.
[+]
“The Tribe” è un film di alta genialità registica, che unisce un crudo realismo ad intensi sentimenti.
Il regista Myroslav Slaboshpytskkiy, ha deciso per il suo primo lungometraggio di tentare una rivoluzione cinematografica. Tenderei a definire “The tribe” come un muto postmoderno. Il regista infatti ha deciso di rinunciare a qualsiasi forma di comunicazione verbale per udenti, usando la comunicazione muta dei gesti ucraina, diversa dagli altri innumerevoli linguaggi dei gesti, come per esempio quello italiano. Il suo obiettivo è quello di indurre lo spettatore a prendere parte nella storia abolendo cosi anche l’idea dei sottotitoli, cercando di farci sentire il suono del corpo.
Lo spettatore è messo in un certo senso “in difficoltà” in quanto essendo un film muto il nome dei personaggi sono taciuti e i primi piani sono pressoché assenti, quindi richiede una grande attenzione. I personaggi sono seguiti nei loro movimenti spesso con inquadrature da dietro il soggetto, quasi si trattasse di un pedinamento; i rumori sono la colonna sonora del film.
È la storia di Sergey, giovane sordomuto arrivato in un Istituto, dove la sua esistenza sarà messa in difficoltà. Dopo aver subito numerose violenze dai ragazzi presenti nel collegio si innamorerà di Anna, anch’essa sordomuta obbligata assieme ad una compagna a vendere il proprio corpo. L’amore di Sergey è corrisposto, ma incontrerà innumerevoli ostacoli che porteranno ad un tragico epilogo.
Con questo film il regista è riuscito perfettamente, a mio parere, ad esprimere un cancro sociale spesso ignorato, con scene talvolta molto crude e dure, ma necessarie.
In quest’opera il dolore non conosce linguaggi, ma scaturisce tramite una intuitiva regia.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a no_data »
[ - ] lascia un commento a no_data »
|
|
d'accordo? |
|
eleonoragelio
|
lunedì 27 luglio 2015
|
un rivoluzionario "muto postmoderno"
|
|
|
|
“The Tribe” è un film di alta genialità registica, che unisce un crudo realismo ad intensi sentimenti.
Il regista Myroslav Slaboshpytskkiy , ha deciso per il suo primo lungometraggio di tentare una rivoluzione cinematografica. Tenderei a definire “The tribe” come un muto postmoderno. Il regista infatti ha deciso di rinunciare a qualsiasi forma di comunicazione verbale per udenti, usando la comunicazione muta dei gesti ucraina, diversa dagli altri innumerevoli linguaggi dei gesti, come per esempio quello italiano. Il suo obiettivo è quello di indurre lo spettatore a prendere parte attiva nella storia abolendo cosi anche l’idea dei sottotitoli, cercando di farci capire il suono del corpo.
[+]
“The Tribe” è un film di alta genialità registica, che unisce un crudo realismo ad intensi sentimenti.
Il regista Myroslav Slaboshpytskkiy , ha deciso per il suo primo lungometraggio di tentare una rivoluzione cinematografica. Tenderei a definire “The tribe” come un muto postmoderno. Il regista infatti ha deciso di rinunciare a qualsiasi forma di comunicazione verbale per udenti, usando la comunicazione muta dei gesti ucraina, diversa dagli altri innumerevoli linguaggi dei gesti, come per esempio quello italiano. Il suo obiettivo è quello di indurre lo spettatore a prendere parte attiva nella storia abolendo cosi anche l’idea dei sottotitoli, cercando di farci capire il suono del corpo.
Lo spettatore è messo in un certo senso “in difficoltà” in quanto essendo un film muto il nome dei personaggi è taciuto e i primi piani sono pressoché assenti, quindi richiede una grande attenzione. I personaggi sono seguiti nei loro movimenti spesso con inquadrature da dietro il soggetto, quasi si trattasse di un pedinamento; i rumori sono la colonna sonora del film.
È la storia di Sergey, giovane sordomuto arrivato in un Istituto, dove la sua esistenza sarà messa in difficoltà. Dopo aver subito numerose violenze dai ragazzi presenti nel collegio si innamorerà di Anna, anch’essa sordomuta obbligata assieme ad una compagna a vendere il proprio corpo. L’amore di Sergey è corrisposto, ma incontrerà innumerevoli ostacoli che porteranno ad un tragico epilogo.
Con questo film il regista è riuscito perfettamente, a mio parere, ad esprimere un cancro sociale spesso ignorato, con scene talvolta molto crude e dure, ma necessarie.
In quest’opera il dolore non conosce linguaggi, ma scaturisce tramite un’intuitiva regia.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a eleonoragelio »
[ - ] lascia un commento a eleonoragelio »
|
|
d'accordo? |
|
|