rongiu
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martedì 9 febbraio 2016
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"dovrebbero regalarci un viaggio in america."
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Si può essere costretti a guardare ciò che ti farà star male dentro? Ciò che distruggerà le tue viscere? Verrebbe da dire no. Ma, non è così. Si deve guardare per dovere, per sapere, per cercare di capire qualche cosa che magari contiene una od una infinita quantità di briciole di verità. Eh già, “La Verità.” Quale verità, che cos'è la verità storica. La vera verità storica è quella che gli artefici della stessa dovrebbero, a distanza di tanti anni “sputare fuori, vomitare, magari guardandosi in faccia gli uni con gli altri”.
Un'altra Shoah? E perché non dovrebbe esserlo? Perché non sono milioni e milioni? Perché sono lontani dalla nostra quotidianità migliaia e migliaia di chilometri? Ed allora è giusto guardare e sarebbe ancor più giusto guardare con gli artefici uterini “dell'idea politica” di questo ennesimo olocausto.
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Si può essere costretti a guardare ciò che ti farà star male dentro? Ciò che distruggerà le tue viscere? Verrebbe da dire no. Ma, non è così. Si deve guardare per dovere, per sapere, per cercare di capire qualche cosa che magari contiene una od una infinita quantità di briciole di verità. Eh già, “La Verità.” Quale verità, che cos'è la verità storica. La vera verità storica è quella che gli artefici della stessa dovrebbero, a distanza di tanti anni “sputare fuori, vomitare, magari guardandosi in faccia gli uni con gli altri”.
Un'altra Shoah? E perché non dovrebbe esserlo? Perché non sono milioni e milioni? Perché sono lontani dalla nostra quotidianità migliaia e migliaia di chilometri? Ed allora è giusto guardare e sarebbe ancor più giusto guardare con gli artefici uterini “dell'idea politica” di questo ennesimo olocausto.
I documentari sono, in genere bellissimi, questo ha qualcosa in più. Non so' cosa in questo momento, dovrei rivederlo diverse volte, approfondire alcuni aspetti storici della vicenda raccontata. Una cosa è certa, per quanto mi riguarda “l'UOMO INTELLIGENTE – L'UOMO DEL POTERE – LA DEMOCRAZIA” partorisce azioni che sono difficili da qualificare.
Joshua Oppenheimer ritorna con la macchina da presa nei luoghi dove angoscia, inquietudine, panico, spavento, sgomento, terrore e chi più ne ha più ne metta prendono forma umana. Massacrati e massacratori; violenti e violentati; stuprati e stupratori, si trovano l'uno di fronte all'altro. I sopravvissuti dell'una e dell'altra parte raccontano la propria storia, una storia tutta da ascoltare e divulgare.
Ce n'è di loro, ancora al potere? Si sono, almeno un po', pentiti? Quanti hanno voglia di non aprire ferite mai chiuse? Quante madri giorno e notte rivivono gli ultimi momenti dei loro amati figli? Lacrime da versare non ce ne sono più. Il tempo è passato ma con esso non è passato il rancore, l'odio.
Oppenheimer “approfitta” del lavoro di un oftalmologo \ Adi Rukun / che ritornando presso lo Snake River, fa' domande imbarazzanti, scomode per alcuni, dando loro in cambio visite agli occhi gratuite.
Cosa ne vien fuori? Un territorio ubertoso, ma non privo di ricordi “rosso sangue” ed un Snake River che ha accolto nel proprio “grembo” le vittime di “strateghi e strategie politiche” partorite in latitudini e longitudini facilmente localizzabili.
Mi domando e vi domando: - E se agli strateghi della vera democrazia, sparsi in tutto il mondo, prima di prendere decisioni, venissero mostrate le immagini conseguenti le loro scelte, ovvero: “testicoli tagliati, teste mozzate, seni recisi, mogli e figli stuprati e mi fermo qui” - ma, a ruoli invertiti, avrebbero ancora voglia di dare il via alle operazioni? Io ho provato a chiederlo allo Snake River. La risposta? Mi è bastato guardare il lento fluire delle sue acque.
A te che hai voglia di amare
A te che non smetti mai di sognare
A te che fai di tutto per continuare a pensare
Buona visione.
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iscarioth
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lunedì 1 settembre 2014
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stupendo.
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Film a taglio documentaristico che racconta una delle innumerevoli carneficine del '900 con una poesia struggente.
Alla fine del film vorresti avere al tuo fianco il protagonista ed abbracciarlo per un'ora di fila.
Il film tratta di un tema durissimo e davvero poco noto. Nell'arco di pochi mesi un milione di persone (comunisti o presunti tali) sono state trucidate in Indonesia da un despota pazzo che, sostenuto dagli Stati Uniti, rovesciò il governo nel 1965. Oltre alle riflessioni che il film ti porta invitabilmente ad affrontare, si aggiunge il pensiero di quanto la storia sia raccontata dai vincitori. In occidente, il Nemico è sempre e solo Hitler, poi viene Stalin.
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Film a taglio documentaristico che racconta una delle innumerevoli carneficine del '900 con una poesia struggente.
Alla fine del film vorresti avere al tuo fianco il protagonista ed abbracciarlo per un'ora di fila.
Il film tratta di un tema durissimo e davvero poco noto. Nell'arco di pochi mesi un milione di persone (comunisti o presunti tali) sono state trucidate in Indonesia da un despota pazzo che, sostenuto dagli Stati Uniti, rovesciò il governo nel 1965. Oltre alle riflessioni che il film ti porta invitabilmente ad affrontare, si aggiunge il pensiero di quanto la storia sia raccontata dai vincitori. In occidente, il Nemico è sempre e solo Hitler, poi viene Stalin.
Oppenheimer riesce a strappare ai carnefici dei silenzi e delle espressioni che lasciano semplicemente impietriti.
A due anni dal bellissimo Act of Killing il regista supera se stesso.
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filippo catani
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giovedì 2 luglio 2015
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il passato è passato
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Secondo capitolo dell'indagine condotta da Oppenheimer sulla dittatura in Indonesia negli anni '60 e degli efferati omicidi che ne sono seguiti. In questo caso il fratello di una delle vittime cerca risposte e giustizia.
Dopo lo straordinario Act Of Killing ecco questo secondo capitolo che chiude un binomio da brividi. Lo spettatore, pur ancora con le immagini ben nitide del primo episodio, rimane letteralmente attonito davanti alla tranquillità con cui i personaggi intervistati descrivono senza un tremolio di voce l'uccisione di migliaia di sospetti comunisti o peggio ancora intellettuali. Certo buona parte di questi uomini sono perlopiù povera gente vittime del feroce indottrinamento subito ma questo non può affatto valere come alibi specialmente a distanza di anni.
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Secondo capitolo dell'indagine condotta da Oppenheimer sulla dittatura in Indonesia negli anni '60 e degli efferati omicidi che ne sono seguiti. In questo caso il fratello di una delle vittime cerca risposte e giustizia.
Dopo lo straordinario Act Of Killing ecco questo secondo capitolo che chiude un binomio da brividi. Lo spettatore, pur ancora con le immagini ben nitide del primo episodio, rimane letteralmente attonito davanti alla tranquillità con cui i personaggi intervistati descrivono senza un tremolio di voce l'uccisione di migliaia di sospetti comunisti o peggio ancora intellettuali. Certo buona parte di questi uomini sono perlopiù povera gente vittime del feroce indottrinamento subito ma questo non può affatto valere come alibi specialmente a distanza di anni. Così come a distanza di anni rimane ancora intatta la paura verso certi personaggi tanto che l'intervistatore stesso si rifiuta di confidare a uno di loro il proprio villaggio di origine per il timore che possa ancora succedere qualcosa di male ai propri familiari. E per tutti dal primo all'ultimo e perfino per lo zio del protagonista vale lo stesso mantra assolutorio: il passato è passato e ora di politica non possiamo e non vogliamo parlare più. Davvero incredibile pensare al massacro che si è compiuto sotto gli occhi della comunità internazionale e l'impunità e l'omertà che circonda questi personaggi. Davvero un grande e coraggioso lavoro quello portato avanti da Oppenheimer, il suo protagonista e la troupe.
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fabiofeli
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venerdì 1 maggio 2020
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i comunisti non pregano mai
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Oscure sagome di camion nella notte. La voce di uno degli assassini spiega: - Carichiamo a bordo i comunisti… -. Sono sindacalisti, agricoltori, intellettuali, semplici oppositori a Suharto, il dittatore asceso al potere in Indonesia negli anni 1965-66. Le immagini del 2014 mostrano un indonesiano ultracentenario sdentato, che canta canzoni d’amore per giovani giavanesi, mentre sua moglie lava il suo copro scarno e piccolo come quello di un adolescente; poi lui biascica: - Rauli mi manchi, sono tuo padre, ho solo le tue ossa…- . Aki, di 44 anni, l’altro figlio dell’anziano, racconta alla sua bambina la strage dello Snake River: una parte del milione di oppositori a Suharto sono stati uccisi lì con l’accusa di essere comunisti e fatti sparire nel fiume.
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Oscure sagome di camion nella notte. La voce di uno degli assassini spiega: - Carichiamo a bordo i comunisti… -. Sono sindacalisti, agricoltori, intellettuali, semplici oppositori a Suharto, il dittatore asceso al potere in Indonesia negli anni 1965-66. Le immagini del 2014 mostrano un indonesiano ultracentenario sdentato, che canta canzoni d’amore per giovani giavanesi, mentre sua moglie lava il suo copro scarno e piccolo come quello di un adolescente; poi lui biascica: - Rauli mi manchi, sono tuo padre, ho solo le tue ossa…- . Aki, di 44 anni, l’altro figlio dell’anziano, racconta alla sua bambina la strage dello Snake River: una parte del milione di oppositori a Suharto sono stati uccisi lì con l’accusa di essere comunisti e fatti sparire nel fiume. La bambina non sa che lo zio Rauli amava l’albero di tamarindo, sotto il quale lei gioca con gli occhiali. La madre dice ad Aki che lui è il figlio che ha preso il posto di Rauli, mentre suo marito perdeva un dente al giorno. Ma a quel tempo tutti dicevano che Bali era più bella senza comunisti, in una Indonesia ricca di gomma, preda della vorace Goodyear. Nelle scuole si insegnava e si insegna ancora che i comunisti sono crudeli, non credono in dio, hanno rapito 6 generali e li hanno sfregiati su guance e occhi. Per questo anche Rauli è stato catturato e portato al fiume: Inong, il capo squadra della morte vantandosi senza ritegno lo racconta ad Aki, mentre questi gli misura la vista per fabbricare gli occhiali giusti. Inong spiega come si usava l’accetta e il coltello per fare uscire le budella e poi per tagliare il pene; infine si beveva il sangue spillato dalla gola dell’assassinato. Perché? Perché si impazzisce se non si beve il sangue di chi si uccide. E che sapore ha? E’ dolce e salato. Perché li uccidevate? Non credevano in dio e si scambiavano le mogli. La madre per salvare Rauli aveva pagato inutilmente con due vacche. La visita per la vista viene ripetuta da Aki su altri assassini di crescenti responsabilità, fino a My Basrum, segretario regionale AKSI, Capo dell’Assemblea Legislativa del 1971: costui ammette le stragi, ma solo come “azioni del popolo”. E poi minaccia il regista Oppenheimer che filma e Aki che gli misura la vista e lo fissa implacabile. Il primo pentimento è dello zio 82enne di Aki. Era un carceriere e permise alle squadracce di portare via 30 reclusi, perché “erano cattivi e non pregavano mai”. Al suo fianco la figlia, cugina di Rauli e Aki, chiede perdono all’ottico. Per la prima volta vediamo lacrime di pentimento e anche Aki si commuove. L’atteggiamento tra spavaldo e minaccioso degli assassini è vanaglorioso; dicono di meritare una ricompensa dagli Stati Uniti, magari un viaggio speciale in aereo o su una nave da crociera: hanno solo eliminato i loro perfidi avversari comuni. Accusati di crudeltà, si giustificano come i nazisti a Norimberga: eseguivamo gli ordini … Anche il padre di Aki ormai non ricorda più suo figlio Rauli; Aki ha onorato la memoria di Rauli ucciso due anni prima che lui nascesse. Può riprendere a giocare con la sua vivace bambina sul materasso in terra; un cuscino, contraddittorio simbolo dell’odierna globalizzazione, porta uno stemma della Juventus. Docufilm da non mancare. Valutazione **** e ½. FabioFeli
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