The Internet's Own Boy: The Story of Aaron Swartz

Film 2014 | Documentario, Biografico 105 min.

Anno2014
GenereDocumentario, Biografico
ProduzioneUSA
Durata105 minuti
Regia diBrian Knappenberger
TagDa vedere 2014
MYmonetro 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Brian Knappenberger. Un film Da vedere 2014 Genere Documentario, Biografico - USA, 2014, durata 105 minuti. - MYmonetro 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 13 ottobre 2014

La storia di Aaron Swartz, costretto al suicidio a soli 26 anni perché imbrigliato in un incubo legale più grande di lui. Al Box Office Usa The Internet's Own Boy: The Story of Aaron Swartz ha incassato 24,3 mila dollari .

Consigliato sì!
3,25/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
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Critica
Premi
Cinema
Documentario di notevole rilevanza giornalistica, che procede con lo stesso metodo scientifico, logico ed empirico, del proprio oggetto.
Recensione di Raffaella Giancristofaro
Recensione di Raffaella Giancristofaro

Che il loro figlio Aaron sia un genio, i suoi genitori, Mr. e Mrs. Swartz lo capiscono subito, quando fin da piccolo (è nato nell'86) lo vedono applicarsi con sorprendente successo e creatività alla programmazione informatica, come se fosse nato per sviluppare la rete. Curiosità senza fine, slancio alla condivisione del sapere, nella foto di gruppo al convegno scientifico o alla premiazione Aaron è il ragazzino più basso coi calzoni corti, spesso in mezzo ad adulti. Vuole fare del mondo un posto migliore, con la forza dell'intelligenza più brillante e pura, che non smette mai di farsi domande, di cercare soluzioni ai problemi, inventare strumenti geniali come il feeder RSS o il sito Reddit, tra gli altri. Una purezza che non conosce competitività - ecco perché Aaron non regge la pressione e si licenzia dalla rivista "Wired".
Una ricerca disinteressata al profitto. Che non concepisce l'elitarismo della cultura e il cartello delle corporation sulle pubblicazioni scientifiche. Vorrebbe l'accesso libero all'istruzione, non può farlo senza infrangere il copyright. Quando come atto dimostrativo scarica illegalmente articoli scientifici, l'FBI si mette sulle sue tracce e lo spaventa. A quel punto la rete diventa per lui la piazza su cui promuovere campagne progressiste. L'11 luglio 2011 il pretesto per arrestarlo arriva da un cavillo (la sottoscrizione di un manifesto che incita alla condivisione e quindi al download illegale). Aaron si difende ma un procuratore ha deciso di farne un caso esemplare. Nel processo che seguirà, le imputazioni a suo carico saranno molto pesanti: oltre a 1 milione di dollari di multa, il rischio di una condanna a 35 anni di prigione. L'11 gennaio 2013 Aaron si suicida nel suo appartamento di Brooklyn.
La citazione che apre il film viene da Henry David Thoreau: «Le leggi ingiuste esistono. Dovremmo accontentarci di rispettarle o cercare di correggerle? Rispettarle finché non abbiamo raggiunto il nostro scopo o trasgredirle subito?». Coglie e presenta perfettamente il punto di questa biografia di una vita breve, vissuta ad altissima velocità. Molti e preziosi gli home movies della famiglia Swartz e le testimonianze del padre e fratelli di Aaron, ma di molti esperti del campo, come il creatore del web Tim Berners-Lee. Un caso clamoroso di tradimento - da parte delle istituzioni, anche scientifiche, statunitensi - di una delle migliori menti del Paese. Una sconfitta per tutti, che si è tentato di cancellare intitolando a Swartz, a parziale risarcimento, la correzione di una legge federale contro l'hacking retrograda e vaga: il CFAA, Computer Act and Fraud Abuse (maldestramente ispirata, si dice nel film, alla storia paradossale di War Games - Giochi di guerra di John Badham, 1983).
Documentario di notevole rilevanza giornalistica, che procede con lo stesso metodo scientifico, logico ed empirico, del proprio oggetto e illumina le diverse e divergenti velocità del progresso e della norma, il crinale tra disobbedienza civile e progresso universale. Regia incalzante, inserti competenti che non oscurano ma anzi esaltano l'energia innovatrice, dialettica del protagonista. Una visione che invita lo spettatore cittadino dell'era digitale a non delegare ad altri la conoscenza dei confini tra informazione, sicurezza e libertà.

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