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Si sa, l’ospite è come il pesce: dopo tre giorni puzza. L’avranno probabilmente pensato anche i Peterson, una famiglia come tante della provincia americana, quando ha suonato alla loro porta David Collins, ex commilitone e amico di Caleb, il loro figlio maggiore morto in guerra in Medio Oriente. Caleb, in punto di morte, ha chiesto a David di prendersi cura della sua famiglia. Al giovane, educato e amichevole, è subito offerta ospitalità fin quando ne avrà bisogno. Ma chi è davvero questo ragazzo bello e misterioso? David farà di tutto per mantenere segreta la sua identità e il suo passato e a farne le spese saranno in molti.
Presentato al Sundance Film Festival e passato al 32° Torino Film Festival nella sezione After Hours, The Guest è un thriller teso e seducente che vi incollerà allo schermo. Merito di una sceneggiatura dal ritmo serrato che, nonostante qualche questione irrisolta, procede in un crescendo di suspense fino all’esplosione finale, imprevedibile.
A dare volto e carisma al protagonista è Dan Stevens, l’amato Matthew di Downton Abbey, che dopo aver perso qualche chilo di troppo in favore di un fisico atletico, si trasforma da bravo ragazzo di inizio ‘900 a ex militare badass e senza scrupoli. Interpretazione, quella di Stevens quasi inedita e davvero ottima: è magnetico e accattivante, capace di incutere timore con un solo sguardo, ansia con un solo sorriso. Noi spettatori siamo sedotti e affascinati da lui, ma sospettosi e diffidenti al contempo, proprio come lo è Anna, la figlia dei Peterson, la prima a rendersi conto che David non è in realtà ciò che vuole far credere.
Adam Wingard, già autore di You’re Next, dirige un thriller d’azione e di potente tensione psicologica dal sapore anni ’80/’90, con un protagonista che per certi aspetti quasi strizza l’occhio all’autista senza nome del Drive di Winding Refn. Ottima la colonna sonora, totalmente compenetrata al film e ai personaggi.
Pregno di humor nero, ironico, attraente e inquietante, The Guest è un film da non perdere.
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