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Credo fermamente non ci sia letteratura per"bambini"e per"adulti"(salvo certi divieti imposti dalla psicologia dell'età evolutiva prima e più ancora che dalla morale)come non c'è"teatro per bambini"e"per adulti"e idem è per il cinema. Ne è sublime esempio questo"Paddington", con scene rocambolesche e comiche o meglio comico-grottesche, al limite dello slapstick, "surrealtà"non a buon mercato e serietà quasi"drammatica"; non manca il "dark"con una Nicole Kidman, superba dark-lady tassidermista, traditrice della nobile missione da geografa-esploratrice(geografo-esploratore-antropologo, better)che era del padre: superando recitazione da mera accademia come in "Vita da Strega"("Bewitched", anche alias Samantha). INsomma la contaminatio di generi è completa e praticamente perfetta. Ma c'è un altro gigante, qui nel ruolo di una sorta di burbero benefico, specialista di rischi e pericoli, "uomo comune"(e"troppo comune", nonostante un passato da hippy), quel Hugh Bonneville che tanti di noi identificano ormai con il suo ruolo non da protagonista(è uno dei protagonisti in un"serial"very british corale come"Downtown Abbey". Ma "Paddington"è per noi, anche "rimbambini"(non "forever young, but forever children"potrebbe essere il mio motto), soprattutto il bellissimo orso, esempio e metafora dell'"altro", del"diverso"che trova difficoltà ad essere accolto(anche 2000 anni fa, dato che siamo nel periodo"giusto"e inizio e fine di una vita e di una storia si congiungono, un"alieno"versus il potere imperiale-imperialistico romano e l'ellenismo pseudocosmopolita fece"una brutta fine"), un eroe suo malgrado(quando impedisce la fuga impunita di un super-ladro), un esempio di educazione, un"romanzo di formazione"in forma prettamente e molto efficacemente filmica. El Gato
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