laurence316
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lunedì 23 gennaio 2017
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filmetto horror scambiato per un capolavoro
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Il secondo film di Mitchell, dopo la commediola The Myth of the American Sleepover (lett. Il mito del pigiama party americano), inedito in Italia, non è assolutamente all’altezza dell’esagerata acclamazione critica a cui è andato incontro. Non è un grande horror e men che meno uno dei miglior horror del decennio. Il prologo è alquanto ridicolo (con una ragazza che fugge in biancheria intima ma provvista di tacchi a spillo), ma si conclude con un genuino pugno nello stomaco. Da lì in poi il film si fa progressivamente sempre più interessante, almeno fino al momento della rivelazione dei meccanismi e della natura della maledizione, perché qui già la struttura narrativa comincia a scricchiolare, ma il lungometraggio rimane comunque di qualche vago interesse, seppur tra vari spazi lasciati a qualche sbadiglio, ma è nel finale che si perde definitivamente: non viene offerta alcuna spiegazione in merito agli eventi narrati (e quindi al senso del tutto) e allo spettatore non è neanche concessa la grazia di una reale conclusione, in un’irritante stratagemma per lasciare le porte spalancate ad eventuali seguiti.
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Il secondo film di Mitchell, dopo la commediola The Myth of the American Sleepover (lett. Il mito del pigiama party americano), inedito in Italia, non è assolutamente all’altezza dell’esagerata acclamazione critica a cui è andato incontro. Non è un grande horror e men che meno uno dei miglior horror del decennio. Il prologo è alquanto ridicolo (con una ragazza che fugge in biancheria intima ma provvista di tacchi a spillo), ma si conclude con un genuino pugno nello stomaco. Da lì in poi il film si fa progressivamente sempre più interessante, almeno fino al momento della rivelazione dei meccanismi e della natura della maledizione, perché qui già la struttura narrativa comincia a scricchiolare, ma il lungometraggio rimane comunque di qualche vago interesse, seppur tra vari spazi lasciati a qualche sbadiglio, ma è nel finale che si perde definitivamente: non viene offerta alcuna spiegazione in merito agli eventi narrati (e quindi al senso del tutto) e allo spettatore non è neanche concessa la grazia di una reale conclusione, in un’irritante stratagemma per lasciare le porte spalancate ad eventuali seguiti. Certo, la regia è capace di alcune trovate fulminanti (come nel caso delle riprese a 360°) e il film regala uno spaccato abbastanza desolante della provincia americana e delle insicurezze e delle fobie delle giovani generazioni in un mondo in cui gli adulti non esistono, ma il sottotesto sessuofobico rimanda a un puritanesimo di base che si sarebbe voluto superato nel bel mezzo del XXI secolo. E’ interessante, comunque, la trovata di ambientare il tutto in un contesto indefinibile e quasi “fuori dal tempo”, sospeso tra gli anni ‘80 e i giorni nostri (con le rappresentazioni, allo stesso tempo, di TV e auto d’epoca e di ebook reader a forma di conchiglia). Ma le interpretazioni del cast non sono particolarmente entusiasmanti, e i momenti di reale suspense si alternano ad estenuanti momenti di tedio, andando a comporre un quadro disomogeneo e, fondamentalmente, deludente. In ogni caso, bella musica di Disasterpeace (Rich Vreeland), che contribuisce e molto alla riuscita dei segmenti più movimentati. Eccessivo invece, come detto, il plauso della critica, fin dalla presentazione alla Settimana Internazionale della Critica a Cannes.
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vzx83
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giovedì 4 giugno 2015
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la paura fa nuovamente paura
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Finalmente si torna ad aver paura al cinema. Quando si cerca un buon horror lo scopo è farsi impaurire, sentire il colpo alla gola, il cuore che batte, e poi aver paura di affrontare il vicoletto scuro dove avete parcheggiato la macchina all'uscita del cinema. Questo film vi regalerà tutto ciò. La trama non è complessa: un'entità, di cui non è spiegata l'origine perseguita la vittima, vittima che è "contagiata" dalla maledizione dopo un rapporto sessuale con una vittima precedente, la perseguita apparendo all'improvviso e seguendola, piano ma in maniera costante, se la vittima si farà toccare morirà in modo violento. Per liberarsi della maledizione occorre "trasmetterla" ad un altra vittima, sempre attraverso un rapporto sessuale.
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Finalmente si torna ad aver paura al cinema. Quando si cerca un buon horror lo scopo è farsi impaurire, sentire il colpo alla gola, il cuore che batte, e poi aver paura di affrontare il vicoletto scuro dove avete parcheggiato la macchina all'uscita del cinema. Questo film vi regalerà tutto ciò. La trama non è complessa: un'entità, di cui non è spiegata l'origine perseguita la vittima, vittima che è "contagiata" dalla maledizione dopo un rapporto sessuale con una vittima precedente, la perseguita apparendo all'improvviso e seguendola, piano ma in maniera costante, se la vittima si farà toccare morirà in modo violento. Per liberarsi della maledizione occorre "trasmetterla" ad un altra vittima, sempre attraverso un rapporto sessuale. Non è complessa l'idea, ma la sua presentazione, il contorno di una disagiata periferia americana in un'afosa e abbandonata estate, e sopratutto le apparizioni improvvise e terribili dell'entità, fanno star male. Il film, con la sua fantastica colonna sonora, crea angoscia, dall'inizio alla fine. La scelta che sia un gruppo di ragazzi alla fine dell'adolescenza a vivere tutta la vicenda (la presenza di adulti si conta sulle dita di una mano, non rende il film scontato, ma aumenta il senso di disagio, facendo capire come non via via di scampo anche a chiedere aiuto, perchè gli adulti non comprenderebbero. E non vi è salvezza da chi insegue, e non vi sono spiegazioni a confortare, a creare un poco di luce: tutto diventa sempre più tragico e mai banale, si vede ben poco sangue in questo film, ma resterà a lungo impresso nella memoria. Raramente un horror riesce a creare tanto sgomento con così poco: l'abilità del regista, già bravo con il suo precendente "The Myth of the American Sleepover", sta nel prendere una paura semplice, uno ti insegue e ti vuole uccidere, e la fa diventare ancestrale, condivisa ma singolare e impossibile da combattare. Il sesso è lo strumento di contagio che serve anche come generatore di paure nel delicato passaggio da adolescenza ad età adulta, e si connota qui di senso di sopranaturale.
It follows, è una rara perla nel panorama del cinema horror recente.
FILM: 8/10
ATTORI: 7.5/10
REGIA: 9/10
Perchè VEDERE QUESTO FILM: è un film horror come pochi negli ultimi anni
Perche NON VEDERE QUESTO FILM: siete sensibili alla paura - anzi se siete facilmente impressionabili ve lo sconsiglio
QUANDO VEDERE QUESTO FILM: organizzate una serata cinema con i vostri amici appassionati del genere. Non ve ne pentirete
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[+] l’irruzione dell’ignoto tra horror e coming of age
(di antonio montefalcone)
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parieaa
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mercoledì 27 luglio 2016
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finalmente un nuovo tipo di "horror"
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Sicuramente un film di difficile collocazione, che piacerà a molti che detestano gli horror e che non piacerà a molti che ,invece, amano gli horror (un pubblico che molto difficilmente accetta anche minime variazioni nel plot molto standardizzato di questo genere...figuriamoci un netto stravolgimento). L'idea di base è talmente semplice a al contempo geniale che mi domando come qualcuno non ci avesse pensato prima. Un film interamente incentrato sulla paranoia elevata a terrore, tutto rende insicuri e tutto è sospettabile, il che ottenuto semplicemente con delle semplici persone che ti camminano incontro, la quotidianità che diventa inferno.
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Sicuramente un film di difficile collocazione, che piacerà a molti che detestano gli horror e che non piacerà a molti che ,invece, amano gli horror (un pubblico che molto difficilmente accetta anche minime variazioni nel plot molto standardizzato di questo genere...figuriamoci un netto stravolgimento). L'idea di base è talmente semplice a al contempo geniale che mi domando come qualcuno non ci avesse pensato prima. Un film interamente incentrato sulla paranoia elevata a terrore, tutto rende insicuri e tutto è sospettabile, il che ottenuto semplicemente con delle semplici persone che ti camminano incontro, la quotidianità che diventa inferno. A questo poi se si aggiunge il senso di impotenza, di ineluttabilità e di inarrestabilità della presenza ostile, rende ancora di più l'atmosfera claustrofobica. Un nuovo modo di fare horror: pochissimo sangue, pochissima violenza, pochi spaventi, ma tanta ansia e più umanità. Il che mi suona persino strana come cosa, visto che di solito detesto tutto ciò che sa anche solo vagamente di teen-drama, ma stavolta questo lato non guasta assolutamente ed anzi aiuta il film a differenziarsi dalla massa di insulsi horror di serie C. Da non dimenticare poi anche l'elogio-condanna alla voglia di vivere e all'amicizia, che ti possono o salvare o condannare, e costringerti a fare cose davvero orribili (cosa che la protagonista sa bene). Ottima inoltre, secondo me, la scelta di dare solo il minimo indispensabile di informazioni sul mostro (cosa che aumenta ancora l'aura di mistero), praticamente si sa solo che ti perseguiterà in eterno e che nulla lo fermerà o lo distrarrà fino a quando non ti avrà ucciso, e pochissimo altro. Una maledizione implacabile alla quale puoi solo cedere o dalla quale farti corrompere. Il cast non è malvagio e la fotografia ben usata. Altro punto di forza l'uso della colonna sonora e degli effetti sonori, entrambi al servizio del taglio voluto dal regista (ottimo direi). Alcuni punti a sfavore invece il finale decisamente troppo aperto, la scena del combattimento anch'essa troppo aperta e non esattamente entusiasmante con parecchi illogicità , la totale mancanza degli adulti-genitori e comunque alcuni punti un po' troppo prolissi o lacrimevoli. Comunque resta un buon film, oserei dire quasi sperimentale, che insieme a James Wan (e a pochi altri) rappresentano il futuro per un genere in forte debito d'ossigeno e di originalità. Penso che i seguaci dei vecchi Horror\Splatter fatti con lo stampino o si adegueranno e scenderanno a compromessi (e smetteranno di fare i dinosauri) o si dovranno fare una ragione se questo genere a loro tanto caro, morirà e scomparirà nell'ombra (e ce ne sono parecchi anche solo in questo forum). Tre stelle e mezzo.
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noia1
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lunedì 18 luglio 2016
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l'horror ha ancora qualcosa da dire.
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Un’entità si presenta agli occhi delle sole persone che deve uccidere, una ragazza sarà costretta ad averci a che fare appena dopo il primo rapporto sessuale con il suo fidanzato.
Su questo film ne ho sentite di tutti i colori e ciò poteva significare solo due cose: o doveva essere una gran fregatura, oppure qualcosa di straordinario perché solo le cose veramente interessanti creano tante chiavi di lettura e discussioni. Dopo averlo visto sono più che convinto che quest’ultima opzione sia quella giusta.
La cosa assurda è che fin da subito si è immersi nelle atmosfere della vicenda, non parlo solo dell’incipit che già nei primi minuti ti fa arrivare al cervello mille domande con una semplice sequenza; parlo delle atmosfere allucinate che permeano ogni minuto.
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Un’entità si presenta agli occhi delle sole persone che deve uccidere, una ragazza sarà costretta ad averci a che fare appena dopo il primo rapporto sessuale con il suo fidanzato.
Su questo film ne ho sentite di tutti i colori e ciò poteva significare solo due cose: o doveva essere una gran fregatura, oppure qualcosa di straordinario perché solo le cose veramente interessanti creano tante chiavi di lettura e discussioni. Dopo averlo visto sono più che convinto che quest’ultima opzione sia quella giusta.
La cosa assurda è che fin da subito si è immersi nelle atmosfere della vicenda, non parlo solo dell’incipit che già nei primi minuti ti fa arrivare al cervello mille domande con una semplice sequenza; parlo delle atmosfere allucinate che permeano ogni minuto. Quel mondo dai colori quasi a pastello t’incuriosisce prima ancora di qualsiasi mostro, un mondo contemplato dalla telecamera che si prende i suoi giusti tempi, si può pensare sia la lentezza a dominare tra le immagini e invece no perché ciò che fa il regista è proprio prendersi i tempi esatti come vanno presi. I personaggi sembrano fantasmi e non sto scherzando, tutto è estremamente allucinato tanto che vien voglia d’immergersi subito nel clima e negli atti che avvengono.
Film che non lascia un attimo di respiro, sembra assurdo dato il mio monito precedente dove ho alluso ad una certa lentezza, beh se per caso a qualcuno può sembrare realmente lento di certo non può dire che questo sia un film al quale si resta indifferenti, la presenza non se ne va mai, è sempre lì e ammetto che dopo aver visto il film negli ultimi tempi mi fa un certo effetto restare solo. Forse se i protagonisti fossero stati i soliti quattro folli sopra le righe nella solita trama da soap opera come si fa ormai in quasi tutti i film del genere, se il mostro fosse stato il solito spacca tutto, se il ritmo fosse stato al cardiopalma, se tutto ciò fosse stato diretto dal miglior regista del mondo, ecco nemmeno in quel caso quel film avrebbe reso l’angoscia tremenda ed inesorabile di It Follows.
La prima cosa che ho fatto dopo aver visto il film però non è stato tanto ripensare a quanto mi abbia fatto paura, al fatto che finalmente non ci sono Jumpscare a rompere le scatole, no la prima cosa a cui ho pensato sono stati i ragazzi e la loro amicizia. Questo non è solo un film di paura ma molto di più, parlo dei brevi momenti dove la protagonista resta sola, del rapporto tra i protagonisti, a come tutto attorno a loro sembri decadere pian piano, al loro atteggiamento di fronte a tutto, all’infinità di cenni qua e là riguardo la loro tristezza e al loro malessere.
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filippo catani
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giovedì 28 luglio 2016
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estate tempo di ottimi horror
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Una giovane ragazza, dopo una notte di sesso con un coetaneo, scopre di essere perseguitata da una misteriosa presenza. Inizierà per lei un incubo senza fine.
L'estae evidentemente si conferma come un terreno fertile per gli ottimi horror. Infatti dopo la valida esperienza della stagione scorsa con Babadook ecco questo nuovo horror. Alla fine la pellicola è costruita con pochi elementi ma essenziali e di qualità. Un cast giovane ed efficente, una bella messa in scena, una colonna sonora inquietante e incalzante, nessuna perdita di tempo con spiegazioni ed inutili elucubrazioni ma soprattutto un horror che non ha bisogno di ricorrere a motoseghe o porte scricchiolanti.
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Una giovane ragazza, dopo una notte di sesso con un coetaneo, scopre di essere perseguitata da una misteriosa presenza. Inizierà per lei un incubo senza fine.
L'estae evidentemente si conferma come un terreno fertile per gli ottimi horror. Infatti dopo la valida esperienza della stagione scorsa con Babadook ecco questo nuovo horror. Alla fine la pellicola è costruita con pochi elementi ma essenziali e di qualità. Un cast giovane ed efficente, una bella messa in scena, una colonna sonora inquietante e incalzante, nessuna perdita di tempo con spiegazioni ed inutili elucubrazioni ma soprattutto un horror che non ha bisogno di ricorrere a motoseghe o porte scricchiolanti. L'attenzione dello spettatore è catturata attraverso delle validissime inquadrature. Insomma gli horror estivi si confermano tra i prodotti migliori del genere.
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gianleo67
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sabato 27 giugno 2015
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it follows...a certain film sequel
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Giovane studentessa che vive insieme alla sorella più piccola ed alla madre, viene contagiata da una strana ossessione persecutoria dopo un rapporto sessuale con un ragazzo. Perseguitata da una misteriosa creatura che assume le sembianze di persone sconosciute o familiari e che cerca di ucciderla, se ne potrà liberare solo contagiando il prossimo ragazzo con cui andrà a letto. Non ostante il supporto di un gruppo di amici che ripongono fiducia in lei e che le consente di non impazzire, qualcosa sembra non andare per il verso giusto.
Se le idee che frullano per la testa del giovane David Robert Mitchell (qui al suo secondo lungometraggio) e che egli attribuisce ad un ricorrente e giovanile 'pavor notturno', non sono poi così originali ed inedite per un horror che precipita la quotidianità adolescenziale nel dominio dell'irrazionale e delle paure escatologiche ('Nightmare - Dal profondo della notte' - 1984 - Wes Craven ; 'Nomad' - 1896 - John McTiernan) piuttosto che delle contaminazioni fanta-horror di John Carpenter ('Halloween - La notte delle streghe' - 1978; 'Essi vivono' - 1988) ed a quelle meta-cinematografiche e sessuofobiche di David Cronenberg ('Il demone sotto la pelle' - 1975 ; 'Rabid - Sete di sangue' 1977 ; 'Brood - La covata malefica' 1979), questo exploit cinefilo appare quanto mai significativo di un corso non banale di uno dei generi più inflazionati della storia del cinema e che si rivela per l'ennesima volta quale fertile substrato per l'innesto di una teoria dell'immagine capace di solleticare le nostre più profonde paure (la morte, la contaminazione, la trasformazione, l'inconscio) oltre qualunque capacità di controllo e di certezza della percezione.
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Giovane studentessa che vive insieme alla sorella più piccola ed alla madre, viene contagiata da una strana ossessione persecutoria dopo un rapporto sessuale con un ragazzo. Perseguitata da una misteriosa creatura che assume le sembianze di persone sconosciute o familiari e che cerca di ucciderla, se ne potrà liberare solo contagiando il prossimo ragazzo con cui andrà a letto. Non ostante il supporto di un gruppo di amici che ripongono fiducia in lei e che le consente di non impazzire, qualcosa sembra non andare per il verso giusto.
Se le idee che frullano per la testa del giovane David Robert Mitchell (qui al suo secondo lungometraggio) e che egli attribuisce ad un ricorrente e giovanile 'pavor notturno', non sono poi così originali ed inedite per un horror che precipita la quotidianità adolescenziale nel dominio dell'irrazionale e delle paure escatologiche ('Nightmare - Dal profondo della notte' - 1984 - Wes Craven ; 'Nomad' - 1896 - John McTiernan) piuttosto che delle contaminazioni fanta-horror di John Carpenter ('Halloween - La notte delle streghe' - 1978; 'Essi vivono' - 1988) ed a quelle meta-cinematografiche e sessuofobiche di David Cronenberg ('Il demone sotto la pelle' - 1975 ; 'Rabid - Sete di sangue' 1977 ; 'Brood - La covata malefica' 1979), questo exploit cinefilo appare quanto mai significativo di un corso non banale di uno dei generi più inflazionati della storia del cinema e che si rivela per l'ennesima volta quale fertile substrato per l'innesto di una teoria dell'immagine capace di solleticare le nostre più profonde paure (la morte, la contaminazione, la trasformazione, l'inconscio) oltre qualunque capacità di controllo e di certezza della percezione.
Certo furbetto nella messa a dimora di una tematica che mantiene un riserbo sospetto sulle cause che l'hanno generata e votata all'accumulo di tutti quegli elementi che hanno fatto delle dinamiche teen-horror la fortuna di un filone che chiede il giusto riconoscimento al box office, il film di David Robert Mitchell riesce a creare il suo bravo climax di tensione e di sussulti grazie all'uso straniante di grandangoli che allarghino il campo d'azione oltre la visione periferica della visione, suggerendo da un lato una identificazione tra lo spettatore ed il soggetto persecutore e dall'altro spostando l'origine della minaccia al di fuori dei limiti sensibili dell'inquadratura, donde la creatura può materializzarsi quale Golem inanimato di una paura che sortisce dai più profondi recessi dell'inconscio.
Se il rigore di queste soluzioni formali non viene mantenuto fino in fondo ed i piani della visione finiscono per sovrapporsi nella più banale manifestazione del solito Yūrei nipponico in trasferta americana (con tanto di ragazzino brufoloso pronto a prenderlo a colpi di sedia), quello che contribuisce a salvare il film dal più marchiano dejavù stile 'The Grudge', 'The Ring', 'The Call' e conpagnia cantando, è proprio il sottotesto non banale legato al prolifico immaginario del racconto di formazione, laddove la transizione dall'adolescenza all'età adulta porta con sè le incognite di una trasformazione fisica e psichica attraversata da angoscianti pulsioni tanato-erotiche, con tanto di citazione (?) di una scena della piscina che rimanda a Skolimoswski ed al suo 'La ragazza del bagno pubblico' (1970). Troppa carne al fuoco forse e non cucinata a dovere, ma almeno il tentativo di portare una visione personale e non banale al di là delle solite logiche di un film 'de paura' che sembrava aver fatto il suo tempo. Attori giovani e carini tra cui la fotogenica Maika Monroe e l'imberbe e riflessivo Keir Gilchrist. Musiche 'contaminate' e carpenteriane di Disasterpeace alias Rich Vreeland. Presentato al Toronto Film Festival 2014 ed alla Settimana della Critica al Festival di Cannes 2014. It follows...a certain film sequel.
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iuriv
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lunedì 8 agosto 2016
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un lavoro fatto bene.
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It Follows si presenta come un horror piuttosto originale per questi tempi, anche se Mitchell dimostra di aver studiato bene la materia e di saper affondare le mani nei classici.
La cinepresa trattenuta, tranne quando si sale in automobile o si viene catturati dalle panoramiche inquietanti, il montaggio aggraziato e l'atmosfera opprimente portano in dotazione alla pellicola un ritmo blando e lo scarso utilizzo dello spavento va a premiare un'impostazione costruita sulla tensione.
Il regista, inoltre, rinuncia alla convenzione secondo cui fa più paura ciò che non si vede e rende manifesto il suo mostro ogni volta che può, incastonandolo perfettamente in una narrazione che si prende molta cura dei propri personaggi, evitando l'effetto stilizzato molto comune nel genere.
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It Follows si presenta come un horror piuttosto originale per questi tempi, anche se Mitchell dimostra di aver studiato bene la materia e di saper affondare le mani nei classici.
La cinepresa trattenuta, tranne quando si sale in automobile o si viene catturati dalle panoramiche inquietanti, il montaggio aggraziato e l'atmosfera opprimente portano in dotazione alla pellicola un ritmo blando e lo scarso utilizzo dello spavento va a premiare un'impostazione costruita sulla tensione.
Il regista, inoltre, rinuncia alla convenzione secondo cui fa più paura ciò che non si vede e rende manifesto il suo mostro ogni volta che può, incastonandolo perfettamente in una narrazione che si prende molta cura dei propri personaggi, evitando l'effetto stilizzato molto comune nel genere.
Poi avvolge tutto in una colonna sonora tra le più indovinate mai ascoltate, priva di un tema portante, ma in grado di affondare il colpo scena per scena con suoni disturbanti utili a ingigantire il senso di oppressione.
La pellicola non può evitare di cadere in un problema che, probabilmente, è insito nelle scelte stilistiche effettuate da Mitchell: in alcune fasi della visione si nota una certa ridondanza, cosa che mi ha spinto a pensare che una durata inferiore non avrebbe guastato al bilanciamento generale.
Certo è che It Follows, come le migliori opere di genere, ci mostra una cosa raccontandocene un'altra. La desolante suburbia dell'ambientazione, la quasi totale assenza di adulti, il sesso senza passione e certi dialoghi nostalgici dei protagonisti, spiegano abbastanza chiaramente l'implacabilità del mostro che bracca gli adolescenti di questa storia.
Senza dubbio un film che merita di essere visto, anche se, date le sue caratteristiche quasi spiazzanti, potrebbe essere incompatibile con i gusti di molti. In qualsiasi caso va affrontato con la giusta predisposizione mentale.
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federico fringuelli
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domenica 17 luglio 2016
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una piccola metafora
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Il film non è certamente un capolavoro, ma è sicuramente un prodotto godibile e di livello discreto, soprattutto se paragonato allo standard del genere a cui siamo stati abituati negli ultimi anni.
Non mi è ben chiaro perché in alcune panoramiche (quelle a 360°) la mdp perda la messa a fuoco... Se è intesa come scelta stilistica e/o simbolica non ne ho colto il significato; se è un semplice errore tecnico la grossolanità dello sbaglio mi fa sorridere. Ma, a parte questo, l'idea di fondo è interessante (anche se prende molto spunto da It, di King). La tensione è buona, gli attori non sono male, e, cosa più importante di tutte, non si ricorre allo splatter per impressionare ma si riesce a tenere lo spettatore sulle spine grazie a una buona (non incredibile, ma buona) sceneggiatura, nonostante l'amore quasi "comico" che Paul nutre per la protagonista, unica pecca grossa.
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Il film non è certamente un capolavoro, ma è sicuramente un prodotto godibile e di livello discreto, soprattutto se paragonato allo standard del genere a cui siamo stati abituati negli ultimi anni.
Non mi è ben chiaro perché in alcune panoramiche (quelle a 360°) la mdp perda la messa a fuoco... Se è intesa come scelta stilistica e/o simbolica non ne ho colto il significato; se è un semplice errore tecnico la grossolanità dello sbaglio mi fa sorridere. Ma, a parte questo, l'idea di fondo è interessante (anche se prende molto spunto da It, di King). La tensione è buona, gli attori non sono male, e, cosa più importante di tutte, non si ricorre allo splatter per impressionare ma si riesce a tenere lo spettatore sulle spine grazie a una buona (non incredibile, ma buona) sceneggiatura, nonostante l'amore quasi "comico" che Paul nutre per la protagonista, unica pecca grossa.
Le terza stella è dovuta all'intenzione di originalità e al finale, che, almeno per me, ricorrendo alle parole del buon vecchio Dostoeskij (messe in bocca al personaggio meno credibile, purtroppo) dà tutto un altro senso al film, che diventa una piccola metafora di una inconscia e comune paura dall a quale quasi mai ci si riesce a liberare, e dalla quale tutti proviamo a fuggire: quella della morte. Me ne vorrà l'autore se si tratta solo di una mia fanasia, ma ne va della sua opera, altrimenti troppo... vuota. Speriamo un po' meglio per il sequel, ammesso che si faccia davvero.
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andrea diatribe
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martedì 19 luglio 2016
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it follows: horror sibilante
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In una cittadina americana una ragazza, in preda al panico, scappa di casa e raggiunge in macchina una spiaggia, da dove telefona piangendo ai genitori e confessando loro il suo affetto. Il mattino seguente la ragazza viene ritrovata morta, col corpo in una posizione scomposta. Jay, una giovane studentessa, inizia a frequentare un ragazzo che le piace. Una sera, dopo aver fatto l’amore con lui in auto, rimane contagiata da una sorta di maledizione che assume le fattezze di conoscenti o estranei, che la seguono per ucciderla. Con l’aiuto dei suoi amici liceali, Jay cerca di uscire da questa situazione sapendo, però, che l’unico modo sembrerebbe quello di andare a letto con qualcun altro.
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In una cittadina americana una ragazza, in preda al panico, scappa di casa e raggiunge in macchina una spiaggia, da dove telefona piangendo ai genitori e confessando loro il suo affetto. Il mattino seguente la ragazza viene ritrovata morta, col corpo in una posizione scomposta. Jay, una giovane studentessa, inizia a frequentare un ragazzo che le piace. Una sera, dopo aver fatto l’amore con lui in auto, rimane contagiata da una sorta di maledizione che assume le fattezze di conoscenti o estranei, che la seguono per ucciderla. Con l’aiuto dei suoi amici liceali, Jay cerca di uscire da questa situazione sapendo, però, che l’unico modo sembrerebbe quello di andare a letto con qualcun altro.
Il regista David Robert Mitchell, alla sua seconda opera, scrive e dirige It Follows, un horror che giunge anche in Italia, due anni dopo la proiezione al Festival di Cannes. Cominciando da quello che non è, non si può di certo inserirlo nella filmografia di genere più terrificante e angosciante, quella che toglie il fiato agli spettatori e terrorizza: è piuttosto un horror sibilante, che striscia sotto pelle, non lascia saltare lo spettatore sulla poltrona ma instilla un’ansia sottile che può accompagnarlo per un po’ di tempo, visto anche il finale canonico ma sicuramente efficace. Il paranormale viene filmato con un occhio di riguardo dal regista che utilizza zoom e – maggiormente – le panoramiche a trecentosessanta gradi: queste ultime sono l’artificio stilistico che caratterizza il film e creano una vertigine visiva alla lunga fine a se stessa, anzi che vorrebbe far percepire la situazione d’angoscia della protagonista, interpretata dall’ottima attrice Maika Monroe.
Nonostante alcuni difetti di ritmo e di scrittura non sempre serrata, It Follows è un horror asciutto, senza eccessive sbrodolature, stilisticamente ed esteticamente ineccepibile, che tematizza, allegorizzandole, le malattie sessualmente trasmissibili (come l’AIDS e l’HIV); in secondo piano si possono leggere in controluce la solitudine degli adolescenti incompresi dai propri genitori: gli adulti infatti sono pura cornice nel film essendo confinati sempre nel fuoricampo oppure visti come presenze minacciose per i ruoli che ricoprono.
It Follows così riesce a tenere sempre costante la tensione, sicuramente per tutta la seconda parte del film, e merita la visione, grazie alla pregevole colonna sonora firmata da Disasterpeace (nome d’arte di Rich Vreeland), che non può non passare inascoltata.
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davidetiberga
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giovedì 21 luglio 2016
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una buona occasione non sfruttata al 100%
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"It Follows" presenta molti pro e contro.
Dal punto di vista formale è pregevole: la cupa fotografia di Mike Gioulakis è curata senza essere stucchevole, e la descrizione degli ambienti restituisce in modo efficace il senso di degrado che permea tutto il film.
Il cavallo di battaglia del film è però l'idea che ne sta alla base: la trama non ruota attorno al solito assassino senza volto di adolescenti o alla solita casa infestata; ma ad una originale visualizzazione dell'orrore (memore dei migliori film di John Carpenter) in una "cosa" che agisce senza scopo e si muove senza una forma definita, metafora di un male astratto e incomprensibile. Peccato che la trama non la sviluppi a dovere, anche perché i dialoghi e la recitazione sono sufficienti (cosa non scontata per un horror odierno) ma nulla di più.
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"It Follows" presenta molti pro e contro.
Dal punto di vista formale è pregevole: la cupa fotografia di Mike Gioulakis è curata senza essere stucchevole, e la descrizione degli ambienti restituisce in modo efficace il senso di degrado che permea tutto il film.
Il cavallo di battaglia del film è però l'idea che ne sta alla base: la trama non ruota attorno al solito assassino senza volto di adolescenti o alla solita casa infestata; ma ad una originale visualizzazione dell'orrore (memore dei migliori film di John Carpenter) in una "cosa" che agisce senza scopo e si muove senza una forma definita, metafora di un male astratto e incomprensibile. Peccato che la trama non la sviluppi a dovere, anche perché i dialoghi e la recitazione sono sufficienti (cosa non scontata per un horror odierno) ma nulla di più. Se nella prima parte la pellicola inquieta e attrae, nella seconda sfiora la banalità nella caratterizzazione dei personaggi (le poche volte in cui è presente) e il ridicolo nello sviluppo narrativo (come nella scena della lotta nella piscina tra i giovani protagonisti e la "cosa" ad esempio), in modo coerente coi cliché del genere.
Il regista-sceneggiatore David Robert Mitchell dirige il film con mestiere, regalando più scene di spavento senza sangue (quasi) ed effetti in CGI; ma alla fine ad accompagnare lo spettatore e a veicolargli davvero paura è la bellissima colonna sonora elettronica di Disasterpeace, in bilico tra melodie di sapore vintage e la potenza della musica elettronica attuale.
Questo perché, a discapito del titolo, la messa in scena non ha il ritmo frenetico di un inseguimento, ma quello lento e straniante dell'attesa che la "cosa" arrivi. Questa trovata intelligente ma non ben attuata nella pratica da un lato permette al regista di fare riflessioni non troppo banali (condite però da citazioni colte che lasciano il tempo che trovano) sulla gioventù di oggi, apatica e allo sbando; e su come l'ingresso nella vita adulta avvenga attraverso il sesso, visto come un'esperienza traumatica e descritto secondo le esigenze del classico binomio eros-thanatos. Dall'altro smorza inevitabilmente la tensione, rendendo il film a tratti poco coinvolgente, perché queste riflessioni non si inseriscono sempre bene all'interno della vicenda, e in favore di esse viene messa troppo spesso da parte la regola alla base del genere horror, ovvero spaventare il più possibile.
Il tentativo di Mitchell, talentoso ma acerbo, di reinventare e nobilitare un genere che si presta difficilmente a incursioni filosofiche si rivela quindi in gran parte fallimentare (ma comunque coraggioso e ammirevole). Il risultato è un film particolare, superiore alla media (bassa) degli altri horror, ma anche ambizioso e non del tutto riuscito, perché lacerato dalla ambivalenza tra la forma da prodotto d'intrattenimento e i sotto-testi metafisici e sociologici.
Questa ambivalenza spiega la diatriba tra la critica estasiata dalle innovazioni e dalla profondità della pellicola e il pubblico scocciato dal suo ritmo lento e dall'assenza di colpi di scena che scandiscano la trama e mantengano vivo l'interesse.
"It Follows" sta a mio parere nel giusto mezzo tra queste due tendenze: non è un capolavoro e i suoi difetti sono innegabili, ma i suoi pregi valgono il prezzo del biglietto.
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