veritasxxx
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giovedì 5 giugno 2014
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sai cos'è la sindrome di stoccolma?
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La vita di Stellan Skarsgård, fresco di pensione in quel di Norvegia, è colpita da un lutto improvviso. Il suo unico figlio viene ritrovato morto per overdose ma lui è certo che la verità si trovi altrove. Con questa premessa, comincia una lunga serie di morti accidentali, morti per vendetta, morti per regolamento di conti, morti per scontri da arma da fuoco e chi più ne ha più ne metta. Ma ognuno dei caduti avrà la sua bella iscrizione sullo schermo e il suo momento di commemorazione, con tanto di simbolo religioso adeguato alla religione del defunto. Pur nei suoi toni cupi, il film ha tocchi di humor nero che non mancheranno di farvi sorridere, ben di più dell'umorismo telefonato di tanto cinemino di italica produzione.
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La vita di Stellan Skarsgård, fresco di pensione in quel di Norvegia, è colpita da un lutto improvviso. Il suo unico figlio viene ritrovato morto per overdose ma lui è certo che la verità si trovi altrove. Con questa premessa, comincia una lunga serie di morti accidentali, morti per vendetta, morti per regolamento di conti, morti per scontri da arma da fuoco e chi più ne ha più ne metta. Ma ognuno dei caduti avrà la sua bella iscrizione sullo schermo e il suo momento di commemorazione, con tanto di simbolo religioso adeguato alla religione del defunto. Pur nei suoi toni cupi, il film ha tocchi di humor nero che non mancheranno di farvi sorridere, ben di più dell'umorismo telefonato di tanto cinemino di italica produzione. Dal bambino rapito che ritrova nel suo carnecife una persona ben più amabile del padre trafficante di droga ("Sai cos'è la sindrome di Stoccolma?") alla banda di spietati spacciatori che bevono frullati vegetariani dopo aver mozzato teste come niente fosse, alle riflessioni pseudo-tarantiniane tra gangsters ("Al sud raccolgono una banana per terra e stanno bene così perchè hanno il sole, non hanno bisogno del welfare!"), passando per i luoghi comuni sui razzismi di turno ("Fottuti albanesi...veramente sono serbi!") e le difficili relazioni sentimentali tra bodyguards omosessuali (lì però almeno possono sposarsi). Il film è ben scritto, ben recitato e Bruno Ganz sembra Marlon Brando nella sua versione del padrino serbo. Se mai vi capita di visitare la terra dei fiordi e incrociate uno spazzaneve di quelli giganteschi, fate inversione a U e correte dritti a casa, che i cattivi ragazzi esistono anche in Scandinavia. Nonostante il welfare.
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(di vanessa zarastro)
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alessandro pascolini
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mercoledì 4 giugno 2014
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una piccola perla nordica
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La pellicola si sviluppa sulla storia di Nils,spazzaneve di professione,che perde il figlio per una sospetta overdose.Da questo tragico evento si genera un enorme vortice di eventi concatenati,che hanno come motore la furia vendicativa di un padre ferito nel profondo.Andrà avanti contro tutto e tutti,contro qualcosa molto più forte e pericoloso di lui,contro ogni logica.Tra sicari,boss della malavita vegani e ecologisti e mafia serba,Nils cercherà di sopire la sua fame di vendetta in un classico incedere da revenge-movie.Attraverso una frenetica escalation di omicidi si scatena una reazione a catena che è impossibile da fermare.
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La pellicola si sviluppa sulla storia di Nils,spazzaneve di professione,che perde il figlio per una sospetta overdose.Da questo tragico evento si genera un enorme vortice di eventi concatenati,che hanno come motore la furia vendicativa di un padre ferito nel profondo.Andrà avanti contro tutto e tutti,contro qualcosa molto più forte e pericoloso di lui,contro ogni logica.Tra sicari,boss della malavita vegani e ecologisti e mafia serba,Nils cercherà di sopire la sua fame di vendetta in un classico incedere da revenge-movie.Attraverso una frenetica escalation di omicidi si scatena una reazione a catena che è impossibile da fermare.Interessante e originale l'utilizzo delle croci per denotare ogni morte all'interno della pellicola,donando un senso di comicità e,verso la fine della visione,portando anche ad un senso della banalizzazione degli omicidi e della morte,facendo comprendere la pochezza e la stupidità delle guerre all'interno della malavita,che finiscono sempre senza sconfitti e senza vincitori.
Il film si regge su un'abile equilibrio tra dramma e commedia,creando una perfetta dark comedy dai chiarissimi riferimenti a Tarantino e ai fratelli Coen;nella pellicola si perde il conto delle citazioni a questi due artisti della commedia grottesca hollywoodiana:dalla costruzione dei personaggi,principalmente i componenti delle varie bande,e dei dialoghi alla Tarantino (Le Iene e Pulp Fiction su tutti),alla desolazione e al grottesco delle situazioni e della vita quotidiana dei fratelli Coen,con chiari rimandi alle desolate lande nevose del bellissimo "Fargo".Ma il film va oltre la citazione,creando un prodotto valido e perfettamente curato;la fotografia è pressochè perfetta,aiutata anche dalla magnifica location norvegese,fatta di lande innevate e a tratti quasi accecanti,dove il rosso del sangue che si sparge pe tutta la durata del film risalta come estraneo al luogo.La prova degli attori è degna di nota,con Stellan Skarsgård (Nils) e Bruno Ganz sugli scudi,aiutati anche da personaggi creati e pennellati ottimamente.
Lampante esempio di come si può fare della cinematografia valida senza inventare nulla,dosando gli stili già collaudati:una piccola perla norvegese tutta da assaporare.
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flyanto
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mercoledì 4 giugno 2014
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quando giustizia è stata fatta
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Dark comedy ambientata in Norvegia in cui si narra di un tranquillo spalaneve, eletto anche cittadino dell'anno nel piccolo paese dove vive, che di colpo, dopo la morte del figlio avvenuta per un regolamento di conti (di cui peraltro il figlio stesso era ignaro) cambia la sua esistenza indirizzandola tutta verso il compimento di azioni di vendetta contro tutti coloro che egli ritiene responsabili del decesso del proprio figliolo. Da qui egli partirà alla ricerca dei colpevoli e via via riuscirà ad eliminarli tutti, raggiungendo persino il grande boss che regola il traffico della droga e che in definitiva ha ordinato la morte del giovane figlio.
Questo film del regista Hans Petter Moland si presenta sicuramente come una storia altamente originale la cui appunto particolarità non sta soltanto nella trama in sè ma anche e soprattutto nel modo in cui essa viene raccontata.
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Dark comedy ambientata in Norvegia in cui si narra di un tranquillo spalaneve, eletto anche cittadino dell'anno nel piccolo paese dove vive, che di colpo, dopo la morte del figlio avvenuta per un regolamento di conti (di cui peraltro il figlio stesso era ignaro) cambia la sua esistenza indirizzandola tutta verso il compimento di azioni di vendetta contro tutti coloro che egli ritiene responsabili del decesso del proprio figliolo. Da qui egli partirà alla ricerca dei colpevoli e via via riuscirà ad eliminarli tutti, raggiungendo persino il grande boss che regola il traffico della droga e che in definitiva ha ordinato la morte del giovane figlio.
Questo film del regista Hans Petter Moland si presenta sicuramente come una storia altamente originale la cui appunto particolarità non sta soltanto nella trama in sè ma anche e soprattutto nel modo in cui essa viene raccontata. Il titolo stesso annuncia già che la vicenda si dipana in un continuo susseguirsi e crescente numero di decessi, a tal punto addirittura da perdersene il conto nel corso della narrazione. Lo spirito poi con cui la vicenda è presentata risulta assai cinico ed a volte un pò macabro ed il tutto all'insegna di un umorismo nero e sottile che investe non solo le situazioni in sè ma anche, ed in maniera determinante, i dialoghi. Ma bisogna anche sottolineare che tutta la materia viene da Moland maneggiata con un perfetto equilibrio per cui non vi sono assolutamente sbavature od eccessi, per lo meno stonanti. Insomma, un'opera che giustamente è stata paragonata per crudezza ed ironia alle pellicole di Quentin Tarantino o direttamente a "Fargo" dei fratelli Cohen. Personalmente trovo più azzeccato il paragone con la seconda pellicola e non solo per l'ambientazione composta di distese sconfinate ricoperte di neve e ghiaccio, quanto proprio per l' ironia assai graffiante e nera che vi campeggia. In ogni caso il paragone riguarda tutto l'insieme generale del film ma non lo specifico che invece lo contraddistingue per originalità ed arguzia, determinandone un'opera totalmente a sè stante che non può che non stupire e non avvincere lo spettatore sempre di più.
Il cast, popolato tutto da attori per lo più del cinema scandinavo e da noi poco conosciuti, eccezion fatta ovviamente per Stellan Skarsgard e Bruno Ganz che confermano di essere degli interpreti straordinari, costituisce un ulteriore elemento per il successo del film: tutti quanti, infatti, recitano ottimamente la propria parte incarnandola anche molto efficacemente dal punto di vista della tipologia estetica.
Stupenda, inoltre, la fotografia in altrettanti luoghi affascinanti.
In definitiva, un film altamente da consigliare sia come esempio di ottimo cinema sia come puro divertissement.
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(di tom87)
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vanessa zarastro
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lunedì 9 giugno 2014
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croci e paradossi
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Se riuscite a superare qualche scena un po’ troppo cruenta questo film vi piacerà molto per il suo humour - come la coppia dei killers gay norvegesi che hanno paura di essere scoperti, ad esempio - per il piacere del paradosso - uno dei killer serbi affascinato dagli sport invernali si lancia in parapendio - per le splendide immagini di una Norvegia cupa e nevosa dove anche le città sono rappresentate come fossero caricature. Chissà che in che città norvergese si svolge la vicenda? Il tozzo skyline del Central Business District ritma le sequenza alternandosi agli schizzi dello spazzaneve. Stellan Skarsgård è l’ottimo protagonista – non a caso viene dal teatro svedese - con i suoi occhi di ghiaccio.
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Se riuscite a superare qualche scena un po’ troppo cruenta questo film vi piacerà molto per il suo humour - come la coppia dei killers gay norvegesi che hanno paura di essere scoperti, ad esempio - per il piacere del paradosso - uno dei killer serbi affascinato dagli sport invernali si lancia in parapendio - per le splendide immagini di una Norvegia cupa e nevosa dove anche le città sono rappresentate come fossero caricature. Chissà che in che città norvergese si svolge la vicenda? Il tozzo skyline del Central Business District ritma le sequenza alternandosi agli schizzi dello spazzaneve. Stellan Skarsgård è l’ottimo protagonista – non a caso viene dal teatro svedese - con i suoi occhi di ghiaccio.
In Norvegia c’è ilwelfare, certo lì funziona proprio tutto e ai detenuti in carcere vengono anche risistemate le dentature – così come racconta uno dei gangsters. Pensate che a Oslo tutti i semafori rossi sono doppi; mi sono chiesta perché poi ho chiesto….per i daltonici!!! E quanti saranno i daltonici in una città di 500.000 abitanti? C’è un’incredibile attenzione per il “diverso” in Norvegia, così perfino una popolazione mediterranea emigrata – compresi i depressi gangsters serbi - preferisce rinunciare al sole per il welfare.I mondi descritti da Hans Peter Molland, come quelli di Tarantino, sono mondi dove i criminali hanno ancora nomi in codice, e non possono sfuggire le ambientazioni interne curate nei dettagli: nordic design minimalista e contemporaneo per la casa di Päl Sverre Hagen lumi a candelabro e mobili dozzinali tradizionali per l’interno usato dal padrino serbo-Bruno Ganz.
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storie di cinema
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venerdì 20 marzo 2015
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o il sole o il welfare!
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Il cinema scandinavo negli ultimi anni ha conquistato una visibilità mondiale, facilmente spiegabile con l'ottima qualità dei loro prodotti. Basti pensare ai film di Nicolas Winding Refn (Bronson, la trilogia di Pusher) che lo hanno portato dritto ad Hollywood, o alle serie tv come “Loro Uccidono” e “The Bridge”. Per non parlare della trilogia di Stieg Larsson, diventata prima grande successo letterario, e successivamente evento cinematografico con Uomini che odiano le donne. Il fatto poi che l'industria hollywoodiana abbia attinto a piene mani sui prodotti della penisola scandinava trasformandoli in remake e adattamenti (fino a scomodare David Fincher), non fa che sottolinearne ulteriormente la qualità delle idee.
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Il cinema scandinavo negli ultimi anni ha conquistato una visibilità mondiale, facilmente spiegabile con l'ottima qualità dei loro prodotti. Basti pensare ai film di Nicolas Winding Refn (Bronson, la trilogia di Pusher) che lo hanno portato dritto ad Hollywood, o alle serie tv come “Loro Uccidono” e “The Bridge”. Per non parlare della trilogia di Stieg Larsson, diventata prima grande successo letterario, e successivamente evento cinematografico con Uomini che odiano le donne. Il fatto poi che l'industria hollywoodiana abbia attinto a piene mani sui prodotti della penisola scandinava trasformandoli in remake e adattamenti (fino a scomodare David Fincher), non fa che sottolinearne ulteriormente la qualità delle idee. Successo meritato quindi, non c'è dubbio. Tra i registi che si sono maggiormente messi in mostra c'è Hans Petter Moland. il suo stile è ispirato alla commedia nera dei fratelli Coen, i suoi personaggi sono di tarantiniana memoria. E "In ordine di Sparizione" un Lock&Stock in terra Nordica, è l'ottimo completamento della personale strada intrapresa dal regista con A Somewhat Gentle Man.
Nils Dickman (In inglese letteralmente “testa di cazzo”, come ci viene più volte ricordato) si da dà fare per la sua gente. Combatte la neve, rendendo percorribili le strade del paese. Il suo lavoro è stato anche umanamente ricompensato dai suoi cittadini che lo hanno eletto uomo dell'anno. A volte però capita che i caratteri più buoni nascondano un impensabile lato oscuro. Una parte buia della personalità che una molla può scatenare. In questo caso arriva la triste notizia della morte del figlio, per overdose secondo le autorità, ipotesi che non convince Nils. Il cittadino modello si trasforma così in una lucidissima macchina assetata di vendetta e verità, che non avrà pietà di chiunque proverà ad ostacolare la sua prepotente rivalsa. La sua battaglia scatenerà un susseguirsi di grottesche situazioni, fino a coinvolgere le due bande di narcotrafficanti della città.
Commedia nera ed improbabili scazzottate nascondono (non troppo) l'ironia e le riflessioni di Moland sul genere umano e sulla società attuale. Si medita sugli usi e i costumi dei diversi paesi, si sbeffeggiano le facili etichette affibbiate ad intere popolazioni per mezzo di stereotipi e luoghi comuni. Si gioca col bigottismo. E c'è pure spazio per una divertente considerazione sulle politiche sociali "In un posto dove c’è sempre il sole non hai bisogno del Welfare. Raccogli una banana e sei apposto. Le persone si arrangiano. In Spagna sono nei guai, in portogallo sono nei guai, non parliamo poi della Grecia e dell'Italia, Tutti paesi caldi. il Sudamerica fa schifo, l'Africa anche, la California è quasi in bancarotta. O il sole o il Welfare". Personaggi molto caricati, dialoghi assurdi, divisione della storia in capitoli (in ordine di sparizione come suggerisce il titolo in Italiano, non tradotto letteralmente). Molto riporta al genere pulp di Tarantino. La bravura degli attori completa la pregevole opera, tutti bravi ad interpretare al meglio stati d'animo e indole dei propri ruoli (su tutti Stellan Skarsgård nei panni dell’impassibile Nils e Pål Sverre Hagen in quelli del l’egocentrico Conte).
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pepito1948
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giovedì 5 giugno 2014
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all'ombra di tarantino
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La vendetta è un piatto che va servito freddo….e qui in Norvegia di freddo ce n’è da morire; infatti si muore parecchio nel film di Moland, che dei morti mostra in susseguenza cronologica una meticolosa contabilità con nome e cognome, in linea con il progredire del racconto. La storia fa perno su un attempato “oriundo” (Niels) trasferitosi in una Norvegia costantemente innevata (sembra quasi che il film sia proiettato in negativo), che si guadagna da vivere usando un enorme e supertecnologico spazzaneve, mostro meccanico che richiama il camion-panzern di Duel, ma un tantino più moderno.
Constatato che l’improvvisa morte del figlio per overdose suscita non pochi sospetti, Niels si trasforma in gelido giustiziere, cercando attraverso una catena di anelli informativi che grondano sangue, di arrivare fino al manovratore, un narcotrafficante giovane e bello quanto spietato che si è spartito la piazza cittadina a metà con una gang di serbi.
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La vendetta è un piatto che va servito freddo….e qui in Norvegia di freddo ce n’è da morire; infatti si muore parecchio nel film di Moland, che dei morti mostra in susseguenza cronologica una meticolosa contabilità con nome e cognome, in linea con il progredire del racconto. La storia fa perno su un attempato “oriundo” (Niels) trasferitosi in una Norvegia costantemente innevata (sembra quasi che il film sia proiettato in negativo), che si guadagna da vivere usando un enorme e supertecnologico spazzaneve, mostro meccanico che richiama il camion-panzern di Duel, ma un tantino più moderno.
Constatato che l’improvvisa morte del figlio per overdose suscita non pochi sospetti, Niels si trasforma in gelido giustiziere, cercando attraverso una catena di anelli informativi che grondano sangue, di arrivare fino al manovratore, un narcotrafficante giovane e bello quanto spietato che si è spartito la piazza cittadina a metà con una gang di serbi. A causa delle sparizioni dovute alla implacabile azione del vendicatore, gli equilibri si rompono, inizia una guerra di tutti contro tutti, fino alla resa dei conti finale con tanto di strage generale. Tuttavia non tutti i vertici del triangolo dei burattinai avranno la stessa sorte…..
Petter Moland mette in scena un racconto coniugato al maschile (la presenza delle due donne è marginale) attraversando con sapiente disinvoltura diversi generi, dal noir al pulp, dalla gangster’s story al poliziesco, con abbondante condimento di humor, confezionando un prodotto tra La signora omicidi e uno qualsiasi dei film di Tarantino, la cui influenza è in ogni momento palpabile. Il sangue scorre a iosa, assumendo maggiore risalto sul bianco della neve, ma non impressiona più di tanto; il tono ironico generale e alcune trovate al limite del grottesco annullano ogni sussulto emotivo e prevale il sorriso che scaccia tensioni o orrore. Il regista non si prende troppo sul serio e sembra chiedere lo stesso allo spettatore; per questo inframmezza la caccia, destinata a diventare multi-direzionale, con battute che ridicolizzano i più triti luoghi comuni (“il welfare è una conquista dei Paesi nordici, è assente dove fa caldo”), con distaccato sarcasmo verso le istituzioni (i poliziotti sono sempre gli ultimi ad arrivare sui luoghi dei crimini), con siparietti che vedono gli sgherri serbi giocare a palle di neve in attesa dello scontro decisivo o la casa del grande capo serbo ricavata in un garage oscuro ed arredato con mobilio antico in antitesi con il paesaggio esterno ultramoderno e abbacinante. Insomma un film con un taglio che per ambientazione e variabilità di registro esce dal coro dei soliti racconti d’azione, sostenuto da un cast di tutto rispetto, tra cui emergono Stellan Skarsgard e Bruno Ganz, ma anche l’ottimo Pal Sverre Hagen, il giovane boss senza pietà, che non esita a far fuori il sicario che ha tradito il mandante per motivi etici e, pur vivendo in mezzo alla carne da macello, si rivela un vegano. Insomma un film tarantiniano pieno di simpatiche contraddizioni, che mostra una chiave stilistica personale ed apprezzabile.
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zarar
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venerdì 10 marzo 2017
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bianco e nero
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“In ordine di sparizione” è la felice (vedremo poi perché) alternativa italiana al titolo che nell’originale suona più o meno come “Fottuti idioti”. In un villaggio della Norvegia perso in mezzo alla neve Nils conduce una vita da cittadino esemplare. Il suo lavoro, di cui è fiero, è quello di tenere costantemente aperta la strada per la città alla guida di un potente spazzaneve; la sua esistenza è impeccabilmente regolata, gesto per gesto, minuto per minuto, con la fedele collaborazione di una moglie devota. Il mondo gli crolla addosso quando l’unico figlio viene ritrovato morto, apparentemente per una overdose.
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“In ordine di sparizione” è la felice (vedremo poi perché) alternativa italiana al titolo che nell’originale suona più o meno come “Fottuti idioti”. In un villaggio della Norvegia perso in mezzo alla neve Nils conduce una vita da cittadino esemplare. Il suo lavoro, di cui è fiero, è quello di tenere costantemente aperta la strada per la città alla guida di un potente spazzaneve; la sua esistenza è impeccabilmente regolata, gesto per gesto, minuto per minuto, con la fedele collaborazione di una moglie devota. Il mondo gli crolla addosso quando l’unico figlio viene ritrovato morto, apparentemente per una overdose. Lui sa che la cosa è assolutamente impossibile, che suo figlio non è mai stato né mai sarebbe potuto diventare un drogato, e dunque rifiuta con tutto se stesso la colpevole rapidità con cui la polizia archivia il caso. La moglie, sopraffatta dal dolore e sconvolta dalla sua apparente freddezza di fronte a questo colpo, lo abbandona. Ma lui non è indifferente: sta soltanto maturando e poi eseguendo silenziosamente, con fredda determinazione e in assoluta solitudine, un percorso di indagine e di vendetta personale che coinvolgerà, uno per uno, tutta la catena dei responsabili della morte del suo innocente figlio, dagli esecutori, ai mandanti a diversi livelli, sino al principale responsabile, un ricco, spietato e squinternato trafficante di droga. Uno per uno saranno uccisi senza pietà, secondo una precisa contabilità che li allineerà ‘in ordine di sparizione’. Un pulp noir che assomiglia a molti film o romanzi del genere e non assomiglia a nessuno di loro. C’è qualcosa dell’orgia sanguinolenta non priva di ironia di un Tarantino, qualcosa della violenza feroce e asettica di Stieg Larson e della peculiare giallistica nordica in generale, qualcosa della solitudine profonda de ‘Il senso di Smilla per la neve’, ma c’è anche una speciale originalità che sorprende gradevolmente (compatibilmente con gli sgradevoli contenuti J). Sarà la perfetta regia con cui si gestiscono affinità e contrasti tra atmosfere, toni, simboli con un particolarissimo effetto tra ironico e drammatico: il gigantesco spazzaneve che si apre la strada in mezzo a una neve che seppellisce tutto e la determinazione di Nils nel disseppellire la verità e punire i colpevoli; la precisa, sistematica violenza di Nils vendicatore come perfetto risvolto della sistematica precisa attitudine del lavoratore e cittadino modello, il contrasto spiazzante tra il flusso caotico di violenza e sangue e l’assoluta purezza degli sfondi, siano questi un bianchissimo paesaggio innevato, o l’elegante impeccabile minimalismo del design nordico di interni di lusso; la convergenza di ricerca di naturalità e purezza del boss fanatico vegano e la tranquilla ferocia con cui gestisce il suo mestiere di spacciatore e assassino. Nella doccia scozzese estremamente energetica e paradossale di queste convergenze/opposizioni il film non lascia tregua, comunicando allo spettatore, al di là egli effetti più immediati, la sensazione sotterranea che il massimo della perfezione formale e del controllo non faccia altro che esaltare un inevitabile ‘disordine’ del reale: assurdità che possono svariare dal tragico al comico, forze oscure, pulsioni violente e distruttive, un tema – a ben vedere - quasi Bergmaniano. E’ questo che, nell’orgia sanguinolenta di questo noir, consente ad un bravissimo Skarsgård di dare al protagonista principale, nonostante tutto, una dolente, riconoscibile umanità. Un risultato notevole ed originale. Tre stelle e mezzo.
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francesca50
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lunedì 2 giugno 2014
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una violenza "comica"!
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Il film nel complesso mi è piaciuto poiché, anche se paragonarlo alle pellicole di Tarantino è fuorviante, non è uno dei soliti film violenti punto e basta. Caso mai, per il fatto di essere un film sulla malavita che ruota intorno alla droga e che non perdona, ricorda The counselor, ma in fondo è altra cosa anche da questo, non solo perché ambientato in Norvegia e per il fatto che qui tutti i cattivi vengono sconfitti, ma perché vi è una sottile ma costante comicità(che è la ragione per cui viene paragonato a Tarantino, anche se questo ha un suo stile narrativo diverso).
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Il film nel complesso mi è piaciuto poiché, anche se paragonarlo alle pellicole di Tarantino è fuorviante, non è uno dei soliti film violenti punto e basta. Caso mai, per il fatto di essere un film sulla malavita che ruota intorno alla droga e che non perdona, ricorda The counselor, ma in fondo è altra cosa anche da questo, non solo perché ambientato in Norvegia e per il fatto che qui tutti i cattivi vengono sconfitti, ma perché vi è una sottile ma costante comicità(che è la ragione per cui viene paragonato a Tarantino, anche se questo ha un suo stile narrativo diverso). Questo elemento ne diminuisce alla fine la violenza anche se a mio parere non la annulla.
Comunque tutte quelle croci, che sottolineano le sparizioni, sono una trovata che dà una vena grottesca al film e fan sorridere.
Anche la figura del ragazzino, figlio del cattivo boss, che si affeziona a quello che vuole ammazzargli il padre (ma lui non lo sa ) e viceversa, è una novità. Questo ragazzino, che non si dà arie e che non ama la violenza, apparentemente iindifferente a quanto gli capita, così come la battagliera madre, sono figure umane nuove rispetto a quelle di altri film del genere. Così come lo è anche la figura del padre vendicatore, che dall'alto degli strumenti del suo lavoro di spazzaneve sfida le truppe del malavitoso, pur avvertito di quel che potrebbe capitargli e che gli capiterebbe se non ci fosse un altro boss slavo, interessato alla sfida e stranamente ammirato da quest'uomo comune, che appartiene a una società a lui estranea e che prima di incontrarlo egli disprezzava. anche questo è un altro aspetto comico del film.
Insomma questo film ha dei tratti originali e perciò se interessati al genere andate a vederlo. Non vi annoierete!
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kondor17
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lunedì 17 agosto 2015
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un western pulp nordico
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Gradita sorpresa questo film svedese di Moland, con ottimi attori e un ritmo lento e suadente, scandito dagli epitaffi bianco su nero, capitoli di una faida tanto grottesca quanto efferata. Nils, il nostro Stellar Skargard, si vede morire il figlio per una tragica fatalità. Al riconoscimento del cadavere il poliziotto dice che la causa è overdose ma lui sa che non è così, anche se è difficile dimostrarlo. La moglie Gudrun sbrocca, svalvola e non gli rivolge più la parola guardandolo fisso negli occhi con quel tono accusatorio che spesso avviene tra partner quando la famiglia è scossa da drammi continui e inspiegabili. Disperato, Nils si reca quindi all'hangar, tira fuori il fucile e sta per spararsi in bocca, quando da dietro un tavolo spunta fuori la sagoma tumefatta di un collega del figlio, che aveva rubato una borsa di coca al conte, chiedendo al ragazzo, responsabile dei bagagli dell'aeroporto, di tenerla un paio di giorni.
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Gradita sorpresa questo film svedese di Moland, con ottimi attori e un ritmo lento e suadente, scandito dagli epitaffi bianco su nero, capitoli di una faida tanto grottesca quanto efferata. Nils, il nostro Stellar Skargard, si vede morire il figlio per una tragica fatalità. Al riconoscimento del cadavere il poliziotto dice che la causa è overdose ma lui sa che non è così, anche se è difficile dimostrarlo. La moglie Gudrun sbrocca, svalvola e non gli rivolge più la parola guardandolo fisso negli occhi con quel tono accusatorio che spesso avviene tra partner quando la famiglia è scossa da drammi continui e inspiegabili. Disperato, Nils si reca quindi all'hangar, tira fuori il fucile e sta per spararsi in bocca, quando da dietro un tavolo spunta fuori la sagoma tumefatta di un collega del figlio, che aveva rubato una borsa di coca al conte, chiedendo al ragazzo, responsabile dei bagagli dell'aeroporto, di tenerla un paio di giorni. Questa scena è la chiave di volta. Nils si alza e non usa più il fucile, ne per sé né per l'amico idiota ma sinceramente pentito. Inizierà invece una lucida caccia all'uomo, priva di emozioni, atta soprattutto a dare un senso alla vita di Gudrun. Dopo la morte di Jesse, il primo della lista, Nils le chiede, curioso e soddisfatto, "sai tesoro dove sono stato, stanotte?" ma lei lo gela con un "ma tu, chi sei?" Poco dopo Gudrun se ne andrà, lasciando un biglietto bianco piegato in quattro sopra il comò della camera. Ciò nonostante Nils prosegue l'opera, includendo, oltre al conte - bravissimo Hagen, anche la banda serbo - albanese che col conte si spartisce in pace il mercato. In pace fino a quel momento. Uno accusa l'altro, ci sono le scuse, ma occhio per occhio, figlio per figlio. Inizia una faida tra le due bande, ma Nils anticipa i serbi, rapendo il figlio del conte spacciandosi per amico di mamma e dipendente del papà. Ma non per chiedere il riscatto, bensì per proteggere il ragazzino dai serbi e forse dal padre, che non stava mai con lui, facendogli la morale per ogni virgole, per poi spacciare e uccidere senza ripensamento alcuno.
Mitica la scena dei serbi, capitanata dal grande Bruno Ganz, sulla neve o quelle dolcissime tra Nils e il bambino del conte. Anche le scene pulp con lo spazzaneve a polverizzare oltre alla neve corpi auto e alberi sono qualcosa di unico. Oppure quando il pappa Ganz sale in corsa, pistola in pugno, sulla Christine di Nils. Non scambiano una parola, scambiandosi solo sguardi e nel totale silenzio seguono minuti densi di cose non dette, ma di una crescente fiducia. Complicità che diventa divertimento alla vista di Bogdan ancora in aria col parapendio sorvolare la strada innevata in un deserto bianco. Chissà mai dove e quando atterrerà.
Bellissimo film. Fotografia musiche recitazione ottime. Non mi è piaciuto l'episodio del fratello con la compagna orientale. Voto 8
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filippo catani
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giovedì 15 gennaio 2015
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un padre giustiziere
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Norvegia. Più o meno negli stessi momenti in cui un uomo viene nominato cittadino dell'anno il figlio viene ucciso da una banda di trafficanti di droga. Il padre si metterà allora sulle tracce degli assassini scatenando una serie imprevedibile di eventi.
Qual'è l'operazione portata avanti da Moland? In pratica si tratta di trasformare la classica storia del padre vendicatore in una storia venata da umorismo nero e dialoghi più o meno assurdi il tutto in salsa nordica. Ora i riferimenti a Tarantino e non solo sono evidenti. Il fatto è che il film, pur essendo assolutamente godibile, non riesce a fare il salto di qualità e si inserisce nel reparto variazioni sul tema.
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Norvegia. Più o meno negli stessi momenti in cui un uomo viene nominato cittadino dell'anno il figlio viene ucciso da una banda di trafficanti di droga. Il padre si metterà allora sulle tracce degli assassini scatenando una serie imprevedibile di eventi.
Qual'è l'operazione portata avanti da Moland? In pratica si tratta di trasformare la classica storia del padre vendicatore in una storia venata da umorismo nero e dialoghi più o meno assurdi il tutto in salsa nordica. Ora i riferimenti a Tarantino e non solo sono evidenti. Il fatto è che il film, pur essendo assolutamente godibile, non riesce a fare il salto di qualità e si inserisce nel reparto variazioni sul tema. Bellissime le ambientazioni nordiche e la fotografia invernale che insieme ai caratteri di alcuni personaggi ricorda un po' il Minnessota di Frago. Skarsgàrd e Ganz fanno un ottima figura. Il titolo in italiano si riferisce al fatto che il film segue in ordine cronologico le vicende in base all'ordine di coloro che moriranno che saranno ricordati con il loro nome e il simbolo della loro religione.
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