Hungry Hearts

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Un film di Saverio Costanzo. Con Adam Driver, Alba Rohrwacher, Roberta Maxwell, Al Roffe, Geisha Otero.
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Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 109 min. - Italia 2014. - 01 Distribution uscita giovedì 15 gennaio 2015. MYMONETRO Hungry Hearts * * * 1/2 - valutazione media: 3,61 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   
mericol mercoledì 11 febbraio 2015
tra una storia d’amore e un thriller Valutazione 4 stelle su cinque
61%
No
39%

 Singolare e accattivante l’esordio. Mina e Jude si trovano intrappolati nella toilette di un ristorante cinese, a New York. Manifestazioni di ansia,turbamenti. Poi in pochi minuti sorge l’amicizia. Singolare ugualmente il proseguire della intensa vicenda.
Sarà amore. Un amore ardente,denso di sensualità, con rapporti intensi, infuocati. Hanno un bambino. Al bambino la mamma dedica tutte le sue attenzioni. Una maga le suggerisce un progetto di purezza e Mina esaspera questo consiglio. Lo nutre con un metodo vegetariano, privandolo della normale alimentazione, tanto da causare un clamoroso ritardo di sviluppo. Jude che all’inizio la segue affettuosamente, quando avverte i rischi incontrati dal neonato, la contrasta sempre più energicamente, sino a chiedere la collaborazione di sua madre. [+]

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amgiad lunedì 19 gennaio 2015
film sopravvalutato Valutazione 2 stelle su cinque
82%
No
18%

Film noioso. Dopo la prima scena in toilette (originale), il resto scorre prevedibile. Personaggi disegnati a spatola. Stancante uso della dissolvenza, e scolastico dell' anamorfismo. La Rohrwacher rischia di diventare prigioniera di un personaggio di maniera. Efficace l' effetto del colpo (di scena) finale. Nel complesso ho avuto l' impressione di uno svolgimento didascalisco.  Resta meritevole l' intenzione di voler presentare una storia su un caso particolare della sindrome di Munchausen. 

[+] per amgiad (di no_data)
[+] gent.le no_data grazie per il consiglio (di amgiad)
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kronos domenica 31 maggio 2015
thriller vegano Valutazione 0 stelle su cinque
63%
No
37%

Tratto da un romanzo italiano sapientemente riambientato in una fredda e apolide New York, "Hungry hearts" è non solo un bel melodramma-thriller, intriso d'ispirate atmosfere polanskiane, ma è anche un film cucito su misura sulle derive salutistiche e alimentari che ossessionano un crescente numero di cittadini occidentali.
Una sorta di thriller vegano che sul confine del paradosso (ma neanche troppo) inquieta e induce alla riflessione.
I due attori protagonisti hanno le caratteristiche fisiognomiche e interpretative giuste per comunicare agli spettatori il disagio dei personaggi, anche se Alba Rohrwacher si doppia da sè con esiti incerti.

VOTO FINALE:  Tre stelline e mezzo

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stefania portaccio martedì 20 gennaio 2015
qualunque cosa voglia essere, non ci riesce Valutazione 2 stelle su cinque
69%
No
31%

Forse è un film coraggioso, che denuncia come il pensiero religioso - la credenza, qualunque essa sia - scacciato dalla porta, torni più totalizzante che mai, dalla finestra, in forme sempre nuove. Quello che manca, non si capisce, perché non è delineato, è come il personaggio (Mina) ne cada preda. Il processo del suo impazzimento (o, più interessante, della sua adesione fanatica a una fede) è incomprensibile. Oppure si potrebbe leggerlo come tragedia, contrasto irrisolvibile tra il potere assoluto che le donne avrebbero, o si ascriverebbero, di competenza sulla vita e quindi sulla morte, e l'uomo che invano cerca di contemperare, di salvare, ragionando, mediando, capra e cavoli. Ma anche così rimane debole. [+]

[+] veramente non ci riesce lei! (di marezia)
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michele mercoledì 14 gennaio 2015
mina's baby Valutazione 4 stelle su cinque
54%
No
46%

 

La 71a Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia lo scorso anno ha presentato tre titoli italiani in gara. Per la prima volta dopo un lungo periodo in cui il cinema nostrano è stato spesso pesantemente fischiato e criticato per le opere presentate, l’ultima edizione del Festival ha rivelato davvero degli ottimi lavori, sia Martone con ‘Il giovane favoloso’ che Munzi con il suo ‘Anime nere’ hanno emozionato il pubblico. Saverio Costanzo con ‘Hungry Hearts’ lo ha letteralmente conquistato. In lizza fino all’ultimo tra i papabili vincitori del Leone d’Oro si è dovuto accontentare (si fa per dire) dei premi sia maschile che femminile per le migliori interpretazioni, andati rispettivamente ad Adam Driver e all’italiana Alba Rohrwacher. Ambientato interamente a New York, la forza del film sta sicuramente nell’utilizzo di un artificio narrativo bello e delicato allo stesso tempo come quello della commistione dei generi cinematografici. Il film inizia in maniera comica con i due protagonisti che si conoscono in un bagno pubblico e da cui non riescono ad uscire perché la porta si è bloccata e l’aria non è molto… respirabile. Subentra la commedia che ci descrive il legame sentimentale dei due personaggi Jude e Mina che si uniscono in matrimonio e vanno a vivere in un appartamento a Manhattan. Ma la vita coniugale si sa che non è tutta rosa e fiori e quando arriva un figlio il rapporto della coppia peggiora improvvisamente.  E’ il momento del dramma. Mina si rivela una madre possessiva verso il bambino. Lo costringe a seguire una dieta vegana che gli impedisce di crescere, non lo sottopone alle cure mediche di routine perché non si fida della medicina tradizionale, non escono mai di casa perché l’aria esterna potrebbe essere nociva per il piccolo. Al dramma si sostituiscono scene al limite dell’horror, scene che Costanzo riesce ad ottenere tramite una sapiente regia che sa come impostare il cambio di ritmo e di stile, uno stile che non esitiamo a definire dagli echi polanskiani (riferimenti soprattutto a ‘L’inquilino del terzo piano’ e ‘Rosemary’s baby’). La parte conclusiva è invece un thriller puro che tiene alta la suspence e la dinamica della storia, nonostante qualche sbavatura ad onor del vero in questa fase ci sia (la scena della madre che cerca di bloccare la nuora che è andata a riprendersi il figlio è profondamente sbagliata, involontariamente comica), fino ad arrivare ad un finale di struggente bellezza e malinconia. Operazione davvero interessante quella di Costanzo che ci regala un film inusuale (almeno per la cinematografia italiana) e soprattutto spiazzante per la capacità con cui, in maniera ben calibrata e precisa sa far cambiare pelle al film, spaziando attraverso una gamma di generi davvero eterogenei tra loro che non disgregano affatto la storia, ma anzi la rinsaldano e la rendono, per quanto angosciante, solida e intensa.

[-]

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antonietta dambrosio martedì 27 gennaio 2015
un amore malato frutto di fame d'amore Valutazione 3 stelle su cinque
59%
No
41%

Hungry hearts - recensione Un amore malato frutto di fame d'amore, che scava il corpo fino ad unire le deboli ossa con un sottile strato di pelle, unica superficie che rimane in contatto col mondo. Mina (Alba Rohrwacher) è una giovane donna che vive a New York per lavoro, incontra Jude (Adam Driver) nello stretto spazio della toilette di un ristorante ed il suo unico sorriso è l'inizio della loro storia d'amore. Lo spazio che li accoglie si allarga di poco, nella misura di un monolocale dove un amore già in odore di minaccia per la notizia del trasferimento di Mina, prende forma e si salda attraverso un test di gravidanza. Della loro festa di matrimonio rimangono le note di "Tu si na cosa grande" che Jude dedica a Mina, il suo vago sorriso, pochi passi di una danza che emana amore e dolore, e parole che confermano la solitudine di Mina gridate oltre la musica alla mamma di Jude. [+]

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aristoteles martedì 28 luglio 2015
hungry hearts Valutazione 2 stelle su cinque
52%
No
48%

Grandiosa l'interpretazione di Alba Rohwacher che sembra una donna veramente disturbata.
Per il resto il film non mi è piaciuto.
E' proprio la trama che non mi ha convinto.
Se una madre non nutre il proprio bambino fino al punto di rischiarne la morte o farlo crescere ,nella migliore delle ipotesi, rachitico, ovviamente un padre "normale" cercherà di porvi rimedio.
Naturalmente , se ognuno mantiene le proprie posizioni,si finirà in tragedia.
Tutto troppo scontato, se poi aggiungiamo inquadrature claustrofobiche ,giusto per aumentare il senso di angoscia, e dialoghi lentissimi , complessivamente il risultato mi sembra appena sufficiente. [+]

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sabato 16 luglio 2016
di solito costanzo mi piace ma... Valutazione 2 stelle su cinque
75%
No
25%

Mi sono piaciuti altri film di Costanzo e mi è piaciuto anche In treatment, ma questo film ho fatto fatica a guardarlo tutto. Non che lui non sia bravo come regista anche se qui usa un po' troppo lenti deformanti,, non che gli attori non siano bravi (Alba Rohrwacher è sempre brava ma io l'ho preferita in altri ruoli) ma 108 minuti per raccontare una storia che comincia a girare a vuoto dopo la prima visita del bambino dal dottore non sono troppi?! Il messaggio sull'errore di estremizzare le ideologie è ovviamente condivisibile, finale "a sorpresa" ma in realtà facilmente indovinabile - soprattutto chi è stato a sparare - con inutile sottolineatura del sogno premonitore. In compenso, ritengo che una scena di un colpo di fulmine cosi assurda e per questo forse più realistica al cinema non si era mai vista! Quella è la vera perla attorial-registica del film. [+]

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zarar domenica 18 gennaio 2015
prova d'attrice Valutazione 4 stelle su cinque
50%
No
50%

All’inizio del film li vediamo intrappolati nel gabinetto di un ristorante cinese a causa di una porta bloccata: lui Jude, ingegnere newyorkese, lei Mina, italiana impiegata all’ambasciata. Lui cerca disperatamente di comunicare con l’esterno, lei si tappa il naso per la puzza. Un piano sequenza di qualche minuto, che, pur presentando elementi di sorridente comicità per la totale antiromanticità dell’incontro,  comunica un senso sotterraneo di disagio. E non per caso. E’ infatti il prologo acido-ironico di una storia che gradualmente chiuderà i due in una trappola ben diversamente pericolosa e asfissiante. Jude e Mina si piaceranno, concepiranno un bambino, si sposeranno. [+]

[+] costanzo da tenere sott'occhio (di no_data)
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fabal domenica 29 ottobre 2017
l'esterno contamina, l'interno è saturo Valutazione 3 stelle su cinque
50%
No
50%

New York. Mina e Jude restano chiusi nella toilette di un ristorante e fanno conoscenza, si innamorano e lei resta incinta. Inizialmente dubbiosa sulla maternità, Mina consulta una chiromante che prevede la nascita di un figlio color “indaco”, una creatura speciale che la madre si convince di dover proteggere dalle impurità. Inizia allora a manifestare una serie di comportamenti di tipo paranoide – ossessivo: rifiuta il cesareo, teme che il bimbo venga contagiato dall’esterno, impone una dieta vegana rigida che causa molto presto una malnutrizione per il piccolo. Rifiuta, inoltre, le cure della medicina tradizionale: niente pediatra né antibiotici per il bambino che accusa una febbre perenne. [+]

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