L'amore bugiardo - Gone Girl |
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Un film di David Fincher.
Con Ben Affleck, Rosamund Pike, Neil Patrick Harris, Tyler Perry, Kim Dickens.
continua»
Titolo originale Gone Girl.
Drammatico,
durata 145 min.
- USA 2014.
- 20th Century Fox Italia
uscita giovedì 18 dicembre 2014.
- VM 14 -
MYMONETRO
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Suspense psicologica: ingrediente fondamentale!
di Great StevenFeedback: 70018 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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sabato 30 gennaio 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L'AMORE BUGIARDO – GONE GIRL (USA, 2015) diretto da DAVID FINCHER. Interpretato da BEN AFFLECK, ROSAMUND PIKE, NEIL PATRICK HARRIS, TYLER PERRY, CARRIE COON, KIM DICKENS, PATRICK FUGIT, EMILY RATAJKOWSKI, MISSI PYLE
Lo scrittore per riviste maschili Nick Dunn conosce ad una festa l’affascinante e suadente Amy Elliott, scrittrice anche lei, e fra loro scatta immediatamente un’attrazione positiva. Si sposano. I primi anni del matrimonio trascorrono felici, nonostante la coppia non voglia, soprattutto per volere di Nick, mettere al mondo dei figli. Ma quando Amy scopre che Nick ha una relazione extraconiugale neanche tanto seria, e specialmente che sta diventando troppo interessato al suo patrimonio economico e troppo distante a livello affettivo, la sua paranoia esplode: la donna si ingegna perfidamente per mettere in scena un finto omicidio, raccogliendo indizi a tutto spiano e facendo in modo che la colpa ricada sul marito quando lei improvvisamente scompare senza lasciare traccia. La vicenda della sparizione di Amy arriva alle orecchie dei giornali e della televisione, e già tre giorni dopo l’accaduto Nick è assediato dai fotoreporter e viene sbattuto al centro di una polemica condivisa che vuole a tutti i costi dipingerlo come l’assassino della moglie. Da parte sua, l’uomo può contare sull’aiuto della sorella gemella Margot, molto impicciona ma in fondo affezionata tantissimo al fratello, e in seguito anche sull’appoggio dell’avvocato Tanner Bolt, autentico maestro nel disincastrare matasse giudiziarie ingarbugliate. Ma Amy non è morta: fuggendo dopo aver rubato al consorte le carte di credito e beandosi delle traversie che egli passa per colpa sua, la donna si trasferisce nel Nebraska, dove però il denaro le viene rubato e lei rimane vittima del suo stesso gioco al massacro. Quando rientra in scena Daisy, il primo amante di Amy, lei gli taglia la gola, e dopo è costretta ad arrendersi all’effettiva realtà delle cose e dunque ritorna, confusa e sanguinante, fra le braccia di Nick, il quale ha tuttavia compreso la sottile ma irrefrenabile tortura psicologica a cui la moglie lo ha sottoposto e pertanto non è più disposto a trattarla con benevolenza, ora che sa di aver sposato una vera e propria psicopatica. Thriller ad alto funzionamento che sa emozionare e tenere sul filo del rasoio, svantaggiato soltanto da due difetti: una durata troppo dilungata (centoquarantatre minuti, a conti fatti, pesano più del dovuto) e una sovrabbondanza di personaggi, almeno uno o due, nel senso che si poteva limare il cast togliendo qualche carattere che, ai fini della storia, la complica inutilmente o non compie azioni narrativamente rilevanti. Ma per il resto questo film d’autore dice la verità sull’amore e sul matrimonio, se intesi entrambi nella loro accezione più devastatrice ed egoistica: fanno male, e l’uno danneggia l’altro, quando subentra la sofferenza e gli obiettivi proposti sull’altare non vengono poi raggiunti nel corso della vita condivisa. La trama è molto avvincente e non perde di vista nessun particolare, per quanto risulti a tratti astrusa e difficile da seguire; eppure questo gioco ad incastri fa aumentare la suspense sequenza dopo sequenza, e rende la pellicola quasi un film d’amore hitchcockiano. In un primo momento, i sentimenti sono analizzati nella cifra quotidiana, e poi vengono messi sotto esame anche dal punto di vista dei mass media, dipinti fedelmente e veridicamente come infiltrati indesiderati e ficcanaso imperdonabili. È anche un’opera capace di raccontare non solo i rapporti amorosi, ma anche quelli professionali e di reciproca dipendenza: a questo proposito, appaiono molto esemplificativi il giureconsulto occhialuto di carnagione scura che utilizza la propria micidiale eloquenza per trarre d’impaccio il protagonista e l’irriducibile ed efficiente detective che sembra non credere alla versione dei fatti fornita da Nick Dunn, almeno fin quando le prove non dimostrano la sua innocenza per quanto concerne il presunto omicidio. Bel cast di attori affiatati e ben preparati, fra cui primeggia un B. Affleck molto in forma e più controllato del solito, tenuto a briglia stretta e costantemente sotto le righe. Accanto a lui, R. Pike (candidata all’Oscar 2015 come miglior attrice) è una furiosa, feroce e cinica donna affetta da psicosi cronica che vuole vendicarsi, più che nei confronti del marito, di tutto il genere maschile che sembra averla fatta a pezzi e verso il quale nutre un rancore che va ben al di là della semplice antipatia o dell’odio primordiale. Il regista dirige il traffico abbinando i contributi tecnici a quelli artistici con la perizia che gli si attribuisce ormai come rodata e allenata, visto che Fincher ha ormai alle spalle un allegro e positivo ventennio di carriera. Il suo lavoro di limatura, la sua attenzione alla verosimiglianza dell’intreccio e il suo memorabile interesse per l’occulto del cervello umano sono ammirevoli e in questo prodotto fanno la differenza, decretando un successo strutturale di tutto rispetto.
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