Ex Machina

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Un film di Alex Garland. Con Domhnall Gleeson, Oscar Isaac, Alicia Vikander, Sonoya Mizuno, Symara A. Templeman, Elina Alminas.
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Titolo originale Ex Machina. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 108 min. - USA, Gran Bretagna 2014. - Universal Pictures uscita giovedì 30 luglio 2015. MYMONETRO Ex Machina * * * - - valutazione media: 3,13 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Se la Macchina Supera l'Uomo. Valutazione 3 stelle su cinque

di ashtray_bliss


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giovedì 21 maggio 2015

Trattare in qualsivoglia modo di Intelligenza Artificiale solleva questioni non indifferenti e interrogativi pungenti primariamente legate all'etica, alla deontologia ed infine alla religione. In tal senso anche il primo lungometraggio firmato Garland non si sottare dal portare i riflettori sulla bollente questione riescendo però a trattare in modo serio, introspettivo a tratti anche filosofico molti dei aspetti principali legati ad una questione (o meglio realtà)  tanto dibattuta quanto ammirata che già esiste e ci circonda e negli anni a venire potrebbe essere una parte integrale del nostro modo di comunicare e relaziorsi.

Ex Machina va dritto al sodo sin dai primi frame, nei quali conosciamo il protagonista Caleb, un giovane programmatore che lavora per la BlueBook (con espliciti riferimenti alla tecnologia attuale), che viene selezionato per poter trascorrere una settimana nella casa del CEO della ditta, Nathan. La prima sorpresa riservata al giovane e inespreto Caleb è rappresentata proprio dalla posizione della casa stessa del capo, situata in una zona impervia e immersa nei boschi in una zona non meglio identificata degli Sates. Un luogo isolato e paradossalmente claustrofobico che incute angoscia e irrequetezza. La seconda e più sensazionale ma anche inquetante scoperta sarà il fatto che quella dimora super-tecnologica serve da laboratorio segreto nel quale l'antipatico ma geniale Nathan crea e distrugge i suoi mostri, ovvero le sue I.A. le quali plasma, dandogli un sesso (femminile), un nome, e ovviamente una propria esistenza seppur limitata all'interno della casa. Caleb, allora, comprende il suo ruolo come 'mediatore' o meglio come componente umana in una versione altrenativa del Turing Test. Il suo compito è quello di osservare e interagire con Ava, che rappresenta il culmine del lavoro segreto svolto da Nathan, la sua creazione migliore, la più evoluta e inquietante al contempo. Ava è ovviamente una intelligenza artificiale sensazionale, che ha coscienza di sè, pare sviluppi sentimeni uguali a quelli umani senza imitarli biecamente ed in generale il suo livello di auto-consapevolezza è molto sviluppato, tanto da complicare il normale svoglimento del test e da confondere lo stesso Caleb il quale perde la lucidità necessaria per valutare la 'macchina' che ha davanti a se.

Quando Ava inzia a manifestare un certo interesse nei confronti di Caleb e pare intenta a flertare con lui, nascono nel protagonista e nello spettatore i dubbi, le perplessità legate all'identità del soggetto in questione, mentre iniziano a vacillare tutte le certezze che si danno per scontate in quel che riguarda il rapporto uomo-macchina. Ava, difatti, smette di essere percepita come una macchina seppur evoluta e tecnicamente all'avanguardia e subentra prepotentemente la componente umana.
In tal modo crolla quel muro invisibile che funge da confine tra gli uomini e gli androidi con tutte le conseguenze che ne derivano. A evidenziare questo palese ossimoro c'è infatti la componente visiva; Ava è costituita da circuiti elettrici, assemblati in un corpo semitrasparente che non lascia alcun dubbio riguardo la sua natura inumana. Lei rappresenta l'invezione che corona il sogno di molti appassionati di Information Tecnology, ed è progettata in modo talmente perfetto da raggiungere un tale grado di complessità paragonabile solo a quella umana, su tutti i livelli: linguistici, emotivi, psicologici, cognitivi, compresa una competenza formidabile in rispetto ad attività simboliche ed astratte precedentemente conducibili solo all'attività umana. Qui sorge dunque il primo cruciale quesito del film: Fino a che punto è possibile spingerci per creare delle I.A.? Fino a che livello è lecito ed etico inoltrarsi nella avventura pioneristica di creare (s)oggetti a nostra immagine e somiglianza? Quali regole etico-morali, non scritte, possiamo infrangere o rimodellare nella corsa verso la normalizzazione di tali modelli che subentrano nella interazione sociale già da oggi seppur in scala nettamente minore?

Proseguendo nella visione, ci si addentra nel vivo di un'altra questione sollevata da Garland: Perchè dotare questi androidi con una realtà-identità sessuale percepita, dalla quale possono talvolta trarne dei precisi vantaggi e conseguentemente 'sfruttare' tali tratti conoscendone l'importanza emotiva che permetterebbe loro di manipolare gli umani? A tal proposito è Nathan a ricordarci che la nostra natura e identità sessuale per metà determinata dalla società (fattore esterno) e per metà da dinamiche autodeterminanti (fattore interno) ci guidano costantemente e talvolta decidono i tipi di rapporti interpersonali che si vengono ad instaurare.
Le domande si complicano e non solo incuriosiscono ma spronano lo spettatore stesso a partecipare 'attivamente' traendo spunti di riflessione, e possibilmente anche di approfondimento su quello che tuttora rappresenta una meta irragiungibile per l'Umanità, ma che tuttavia questo traguardo è già stato raggiunto e ci circonda quotidianamente (seppur non in maniera così ostentata).

Narrativamente parlando il film non offre molta azione, colpi di scena e nemmeno una sceneggiatura particolarmente varieggiata. Anche la trama pare abbastanza prevedibile e piatta, eppure sono gli spunti di riflessione intimistici, filosofici ed introspettivi che spronano a proseguire nella visione, mantenendo comunque immutato un certo livello di suspence che permea tutto il lungometraggio. Parte del merito va sicuramente anche agli attori i quali donano interpretazioni di spessore e risultano convincenti, a partite dal misterioso e tormentato Oscar Isaac, al titubante Dom Gleeson che col passare dei giorni inizia a dubitare di tutte le cose che lo circondano, instaurando uno strano rapporto con la bionica Ava. La stessa Alicia Vikander interpreta in modo piu che convincente la sinistra, enigmatica e inquietante Ava, la rappresentazione perfetta della creazione che supera e si ribella al suo stesso Creatore; l'impersonificazione del classico tema sci-fi della 'ribellione della macchina' che de facto indica il superamento di ogni limite preesistente tra uomo e macchina e la preminenza della seconda. Il momento cruciale si racchiude infatti nella scena strumentale, della liberazione di Ava e della sua imminente ribellione contro Nathan che sigilla contemporaneamente il suo tradimento nei confronti di Caleb. E qui sorgono le altre importanti domande poste dalla pellicola; da dove deriva l'istinto di sopravvivenza di un robot? E' una pura imitazione dell'istinto di sopravvivenza umano che ha imparato a mimare perfettamente o una I.A. può effettivamente autodeterminarsi tanto da voler sopravvivere a tutti i costi? E come potremmo mai giudicare quando un androide diventa effettivamente umano, in grado non solo di imitare ma di comprendere e reagire spontaneamente agli impulsi e stimoli del genere umano?

Da un altro punto di vista Ex Machina non dà una risposta precisa a tutte queste domande perchè vuole coinvolgere attivamente lo spettatore e vuole spronarlo a trovare da se stesso le risposte di questi importanti quesiti. E fosse anche solo questo il film di Garland si può ritenere riuscito seppur senza rientrare nelle categorie dei cult e senza essere particolarmente originale o memorabile (molto meglio Transcendence, sullo stesso argomento).
Lo sforzo registico è però notevole e il film risulta marcatamente curato nell'aspetto visivo; offre una scenografia minimalista molto curata, effetti speciali veramente potenti e all'avanguardia, conditi da una colonna sonora ipnotica in perfetta sintonia col ritmo narrativo del film. Unico vero neo di questa pellicola intelletuale è il risvolto risolutivo del film per mezzo di un colpo di scena abbastanza scialbo e prevedibile, che premia (e si schiera) dalla parte della macchina che avendo già superato intelletualmente l'umano si permette di manipolarlo a suo piacimento, illuderlo ed infine distruggerlo. Altro aspetto negativo è l'eccessiva lunghezza e lentezza con la quale scorre via, a tratti risulta sin troppo statico e, ahimè, soporifero.
Insomma povero di pathos ma ricco di impegno intellettivo, forse troppo sin da risultare controproducente se non si è predisposti a un tuffo lungo 100 e passa minuti in questioni, etico-filosofiche, che riguardano gli effetti sbalorditivi ed anche collaterali del progresso tecnologico.

Da vedere per riflettere su quello che a breve potrebbe rappresentare la nostra realtà quotidiana. 2,5/5

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