Una vergogna che questo filmetto sia stato recensito con giudizi sufficienti e valutazioni tanto lusinghiere.
Basta chiedere a coloro che hanno avuto la sventura di averlo visto.
La storia: potrebbe essere originale, ma soltanto se fosse stata ambientata agli inizi del secolo scorso, cioè all'inizio delle lotte sindacali e anche a quel tempo soltanto ove la contrapposizione tra il licenziamento di un lavoratore con un bonus a favore degli altri fosse stata diversamente motivata. Così come ci viene propinata nella realtà storica non è mai avvenuta, nè nel passato e men che mai oggi.
L'ideare che si possa creare una trama con queste premesse svela la modestia intellettuale di tutti coloro che hanno avuto la responsabilità di questo prodotto, che evidentemente non sanno nulla del mondo del lavoro e dei rapporti tra i dipendenti.
Tutto questo almeno qui in Italia. Se poi in Francia i lavoratori si comportano in quel modo ..... ma ho speranza che non sia così.
Infatti in linea con questa modestia è la caratterizzazione di tutti i personaggi, cioè i colleghi che non vanno oltre il "devono pagare le bollette" oppure "devono mantenere il figlio all'università" o addirittura "costruire un muretto in giardino" e quindi in cambio di un cospicuo bonus di ben 1000 euro non esitano a votare il licenziamento della collega. Senza altra motivazione se non l'affermazione del puro calcolo utilitaristico personale.
Dato questo approccio la trama non si muove di un passo, senza alcun sussulto.
Le scene sono stucchevoli con inquadrature senza alcun guizzo o pregio: per la massima parte le riprese da tergo. L'attrice ripete sempre la stessa richiesta ad ognuno dei suoi colleghi (15) che tenta di portare alla sua causa, con le stesse identiche battute che dopo due tre volte avrebbero potuto essere tagliate e si sarebbe potuto passare direttamente alla risposta.
Il travaglio della protagonista, che pur avrebbe potuto sorreggere tutto il film (vi ricordate -soltanto per assonanza di argomenti- Ladri di biciclette ?) manca completamente ed è rimesso al farle ingerire pillole ed a farle tentare un avvelenamento. Senza angoscia, senza un impeto di reattività, senza farle svolgere argomentazioni original, convincenti o sofferte nei confronti di chi le sbatteva in faccia di "aver bisogno di quei 1000 euro".
La soluzione buonista finale che chiude il film all'improvviso lascia lo spettatore di stucco e sdegnato che simili film possano essere stati realizzati e proiettati, ma soprattutto che ci siano dei recensori che lo abbiano giudicato positivamente.
Da non andare a vedere
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giangi998
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mercoledì 26 novembre 2014
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concordo con lanco
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La trame è veramente banale, il presupposto che si possa indire un referendum che contrappone 1000 euro al licenziamento di un dipendente è praticamente ridicolo.... e credo del tutto illegale... Certo che i manager di piccole e grandi aziende hanno strumenti più raffinati e subdoli per raggiungere il medesimo obbiettivo... Il film è incredibilmente sopravvalutato... e non si capisce un giudizio cosi alto! ma!un film da vedere ma anche no!
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giorgio47
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sabato 29 novembre 2014
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per criticare gli altri bisogna capire!
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Io sono uno di quelli che ha visto il film e che lo ha giudicato più che positivo! Comunque per chiarirti le idee, il referendum, come tu lo chiami, non è fatto per legge ma solamente perchè la ragazza, che evidentemente per raggiunto numero di giorni massimo di malattia è licenziabile (è una norma che esiste in ogni contratto), è messa dal buon datore di lavoro alla pari del bonus da distribuire. Quindi una scelta del padrone che coinvolge gli altri lavoratori. Quanto al fatto che oggi si è più protetti ti basta vedere quando alla fine il "buon datore di lavoro", parla del contratto a tempo determinato e del fatto eventualmente di non rinnovarlo, e questo anche è una situazione dell'inizio del secolo? Per favore che il film non ti sia piaciuto è un tuo legittimo diritto ma per fare una cr
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Io sono uno di quelli che ha visto il film e che lo ha giudicato più che positivo! Comunque per chiarirti le idee, il referendum, come tu lo chiami, non è fatto per legge ma solamente perchè la ragazza, che evidentemente per raggiunto numero di giorni massimo di malattia è licenziabile (è una norma che esiste in ogni contratto), è messa dal buon datore di lavoro alla pari del bonus da distribuire. Quindi una scelta del padrone che coinvolge gli altri lavoratori. Quanto al fatto che oggi si è più protetti ti basta vedere quando alla fine il "buon datore di lavoro", parla del contratto a tempo determinato e del fatto eventualmente di non rinnovarlo, e questo anche è una situazione dell'inizio del secolo? Per favore che il film non ti sia piaciuto è un tuo legittimo diritto ma per fare una critica alla situazione che rappresenta dovresti prima capirla! Per essere chiaro io ho lavorato per 37 anni e per alcuni ho fatto il sindacalista aziendale quindi del mondo del lavoro penso di saperne qualcosa!
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brian77
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giovedì 4 dicembre 2014
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ogni opinione
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...è naturalmente sempre lecita. Io ho idee completamente diverse sullo stile e il linguaggio precisissimo di questo film, a volte quasi bressoniano, in cui naturalmente è fondamentale e indispensabile l'iterazione: volendo abolirla, distruggi completamente il senso del film... Quello che comunque non accetto è quella frase conclusiva, che ogni tanto si ritrova negli interventi più ingenui: "da non andare a vedere". Se permetti, ciascuno decide con la propria testa cosa andare a vedere o no. Tu esprimi le tue opinioni, ma se uno vuole andarlo a vedere o no lo decide da solo. E a quel punto magari deciderà anche col proprio cervello se la situazione da inizio secolo si riferisce al XX o al XXI secolo.
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...è naturalmente sempre lecita. Io ho idee completamente diverse sullo stile e il linguaggio precisissimo di questo film, a volte quasi bressoniano, in cui naturalmente è fondamentale e indispensabile l'iterazione: volendo abolirla, distruggi completamente il senso del film... Quello che comunque non accetto è quella frase conclusiva, che ogni tanto si ritrova negli interventi più ingenui: "da non andare a vedere". Se permetti, ciascuno decide con la propria testa cosa andare a vedere o no. Tu esprimi le tue opinioni, ma se uno vuole andarlo a vedere o no lo decide da solo. E a quel punto magari deciderà anche col proprio cervello se la situazione da inizio secolo si riferisce al XX o al XXI secolo...
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giangi998
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venerdì 5 dicembre 2014
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x giorgio47
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Io quello che ho visto la chiamo appunto referendum... non so come altro definirlo Votazione forse? non so scrivere su un foglietto se licenziare una persona o ricevere un buono di 1000€ e inserirlo in un urna... come lo definisci?a parte questa stucchevole piccola polemica...i gusti sono gusti e rimango della mia idea... che esprimo senza freni... i dialoghi sono ridicoli...la processione dai colleghi e relative scuse per scegliere i 1000€ altrettanto patetiche...per me questo film è incredibilmente sopravvalutato...come ho detto da vedere ma anche NO!
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francesco2
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lunedì 22 dicembre 2014
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guarda che......
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....in ogni caso si svolge in Belgio, non in Francia. Poi, le cose che dici non mi sembrano del tutto sbagliate.
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stefafonta
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mercoledì 14 gennaio 2015
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ok
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sono in perfetta sintonia con quello che hai detto
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goldiewilson
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venerdì 13 febbraio 2015
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non sono d'accordo
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Mi viene da dire che probabilmente è lo stile e le tematiche affrontate dai fratelli Dardenne che proprio non ti vanno giù. Secondo me la scelta di fare pronunciare alla protagonista 15 volte la stessa frase è voluta, ed anche realistica. In situazioni di stress, dovendo oltretutto andare a chiedere qualcosa agli altri per sé, ed essendo in più questo qualcosa la rinuncia a una parte di soldi, credo sia normalissimo "prepararsi", studiarsi la frase che si ritiene più sintetica, convincente, ecc. A parte le questioni di diritto del lavoro, sulle quali non so nulla, questo è un film che ritengo si possa definire realistico, fedele alla realtà umana e sociale. Il fatto che la protagonista non abbia un piglio particolarmente convinto o baldanzoso quando parla con i colleghi è comprensibile: chi ha il coltello dalla parte del manico? Ho l'impressione che la tua stroncatura senza appello nasca da una mancata interiorizzazione della vicenda.
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Mi viene da dire che probabilmente è lo stile e le tematiche affrontate dai fratelli Dardenne che proprio non ti vanno giù. Secondo me la scelta di fare pronunciare alla protagonista 15 volte la stessa frase è voluta, ed anche realistica. In situazioni di stress, dovendo oltretutto andare a chiedere qualcosa agli altri per sé, ed essendo in più questo qualcosa la rinuncia a una parte di soldi, credo sia normalissimo "prepararsi", studiarsi la frase che si ritiene più sintetica, convincente, ecc. A parte le questioni di diritto del lavoro, sulle quali non so nulla, questo è un film che ritengo si possa definire realistico, fedele alla realtà umana e sociale. Il fatto che la protagonista non abbia un piglio particolarmente convinto o baldanzoso quando parla con i colleghi è comprensibile: chi ha il coltello dalla parte del manico? Ho l'impressione che la tua stroncatura senza appello nasca da una mancata interiorizzazione della vicenda. In un film così bisogna immedesimarsi. Altrimenti vediamo solo una che gira di campanello in campanello come un'anima in pena. E riteniamo di aver visto un filmetto.
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ibba1
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domenica 8 novembre 2015
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film
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E' un film, non un documentario, per cui imprecisioni e forzatura ci possono stare. La storia ipotizzata è ben raccontata, piacevole da seguire, e mi sembra impossibile riuscire a dare una sola stella.
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