Due giorni, una notte |
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Un film di Luc Dardenne, Jean-Pierre Dardenne.
Con Marion Cotillard, Fabrizio Rongione, Pili Groyne, Simon Caudry, Catherine Salée.
continua»
Titolo originale Deux Jours, Une Nuit.
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 95 min.
- Belgio 2014.
- Bim Distribuzione
uscita giovedì 13 novembre 2014.
MYMONETRO
Due giorni, una notte
valutazione media:
3,68
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il coraggio di non essere spietatidi ZararFeedback: 13464 | altri commenti e recensioni di Zarar |
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domenica 23 novembre 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
I Dardenne puntano senza vergogna sul contenuto sociale del loro film. Il non licenziamento di Sandra (Marie Cotillard), la prima a saltare in un’azienda in tempi di crisi perché reduce da una depressione, verrà condizionato alla disponibilità dei suoi colleghi a rinunciare ad un bonus di mille euro. La durezza del mercato viene fatta gestire, con un gioco antico ma sempre più accorto, direttamente dai lavoratori, trasformandosi in una miserevole lotta fra poveri. Does that ring a bell with you? Sandra ha un week end per tentare di convincere nove di loro a votare per il suo reintegro. Inutile qui togliere la suspense anticipando la conclusione della storia. Non aspettatevi un revival di realismo socialista, anche se qualche sbavatura edificante e buonista è inevitabile. Come nei loro film precedenti (‘Rosetta’, ‘L’enfant’, “Il ragazzo con la bicicletta”, “Il matrimonio di Lorna”) i registi vincono la loro partita scegliendo un profilo bassissimo che esalta la storia nuda e cruda. L’occhio della macchina da presa oscilla tra primissimi piani e rinuncia totale ad inquadrature, luci o ombre d’effetto; è un occhio che non vuole essere protagonista, piuttosto insegue, vorrei dire corre e arranca dietro ai suoi personaggi (vedi la frequenza delle riprese alle spalle…); delle anonime periferie non ci sono paesaggi, sono soprattutto muri di mattoni, un muro dopo l’altro (reale e simbolico); l’immagine della protagonista che resta negli occhi è soprattutto la sua schiena, la spallina del reggiseno che esce squallida dalla maglietta da due soldi. Tutto è chiaro, dispiegato, banale. Siamo costretti a vedere (o non vedere) le cose con gli occhi di Sandra, cioè a concentrarci su quel che c’è dentro piuttosto che sul ‘fuori’ e con lei avremo un nodo di tensione alla gola sino allo scioglimento. Forse anche i Dardenne sono tra quelli che davanti ad un i-phone si chiedono: dove lo metto il gettone?, ma a molti di noi continuano a piacere.
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