Anime nere |
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Un film di Francesco Munzi.
Con Marco Leonardi, Peppino Mazzotta, Fabrizio Ferracane, Barbora Bobulova.
continua»
Drammatico,
durata 103 min.
- Italia, Francia 2014.
- Good Films
uscita giovedì 18 settembre 2014.
MYMONETRO
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Una tragedia senza catarsi
di FabioFeliFeedback: 25659 | altri commenti e recensioni di FabioFeli |
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lunedì 22 settembre 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Anime nere di Francesco Munzi Comincia tutto con una bravata di un ragazzo calabrese, Leo (Giuseppe Fumo), che spara alla vetrina di un bar cercando di dimostrare che ormai è un uomo. Uno sgarro a un clan rivale ed anche una parziale vendetta per l’uccisione del nonno in tempi passati. Leo è figlio di Luciano (Fabrizio Ferracane), un uomo laborioso che si reca ogni giorno nel vecchio paese di Africo con le strade sterrate arrampicato sulla montagna per accudire alle sue capre. Gli zii di Leo sono impegnati altrove: Luigi (Marco Leonardi), spavaldo e duro, fa narcotraffico tra Amsterdam e l’Italia; Rocco (Peppino Mazzotta) ne ricicla i proventi a Milano. La divergenza tra le scelte di vita di Leo e Luciano si apre come una spirale: mentre il padre si chiude in una vita riservata e pia, il figlio va a cercare gli zii andando incontro a un destino malavitoso e senza via di uscita. Quando lo zio Luigi viene ucciso dal clan rivale, la spirale si amplia portando a una ineluttabile tragedia. Francesco Munzi imbastisce un dramma nero sul libro di Gioacchino Criaco: filma una tragedia greca senza riscatto e senza catarsi nella quale le donne diventano protagoniste solo nei riti funerari con le litanie e gli sguardi impietriti, svolgendo il dolente ruolo del coro. La critica avvicina il film al bellissimo Fratelli di Abel Ferrara, punto di partenza verso altre vette. La stringata recitazione in dialetto calabrese (perfettamente sottotitolato) e la ripresa del paesaggio mediterraneo – una mirabile descrizione di una terra che frana, dibattendosi tra un passato arcaico e un orribile presente moderno, che utilizza campi lunghi come quella di Ceylan in C’era una volta in Anatolia – fanno uscire la storia dagli schemi del “romanzo criminale” e dei film sulla mafia. Un film da non mancare: il “nuovo cinema italiano” ha tante cose da dire. Valutazione **** FabioFeli
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