alf70
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domenica 16 novembre 2014
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ficarra e picone nella loro prova più matura
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“Andiamo a quel paese” di Salvo Ficarra e Valentino Picone è sicuramente il loro film più profondo e maturo, riuscendo a raccontare in un plot narrativo efficace e ben congegnato, il declino morale, sociale ed economico di un Italia che, mai come oggi, si può rappresentare con lo slogan contrario di: “Non è un paese per giovani”.
La scrittura del film, come sempre mai volgare e forzata, nella tradizione dei due attori/autori siciliani, utilizza il paradosso e la satira per denunciare la realtà asfittica, dolente, quasi senza speranza di una nazione che sembra aver dimenticato i suoi figli, concentrata sul mantenimento di privilegi, sulla sopravvivenza di caste e lobby, persino sul mantenimento di tradizioni desuete e lontane dalla realtà del XXI secolo.
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“Andiamo a quel paese” di Salvo Ficarra e Valentino Picone è sicuramente il loro film più profondo e maturo, riuscendo a raccontare in un plot narrativo efficace e ben congegnato, il declino morale, sociale ed economico di un Italia che, mai come oggi, si può rappresentare con lo slogan contrario di: “Non è un paese per giovani”.
La scrittura del film, come sempre mai volgare e forzata, nella tradizione dei due attori/autori siciliani, utilizza il paradosso e la satira per denunciare la realtà asfittica, dolente, quasi senza speranza di una nazione che sembra aver dimenticato i suoi figli, concentrata sul mantenimento di privilegi, sulla sopravvivenza di caste e lobby, persino sul mantenimento di tradizioni desuete e lontane dalla realtà del XXI secolo. Una realtà paradossale, in cui l’unica ricchezza sembra essere concentrata sul lavoro del passato, su un montante pensionistico che può rappresentare, oggi, il triste ma irrinunciabile sostentamento di una generazione “X” che non ha più un lavoro o l’idea di una famiglia. E allora, paradosso nel paradosso, non resta che emigrare all’interno della propria terra, alla ricerca delle proprie origini, di una dignità perduta, di un sopravvivenza insperata. Così, la Sicilia di Salvo e Valentino, di Monteforte, appare in tutti i suoi colori archetipici, nelle piazze di paese già consacrate da Tornatore e Germi, nelle case tutte uguali, nei bar chiacchierati, nelle campagne di periferia, persino nei fondali di una civiltà rupestre. E ancora, nei confessionali delle chiese, centro di una comunità di donne e uomini che, in quanto tali, non rinunciano mai alle passioni spesso inconfessabili; nelle struggenti serenate del passato, nenie senza tempo, magicamente affioranti nella parte finale del film, quando ci regalano scampoli di poesia e di rara bellezza.
“Andiamo a quel paese”, allora, diventa non solo uno sfogo per risolvere sentimenti di lacerante frustrazione, ma un invito a ritrovare le proprie origini, una sorta di ricerca antropologica in cui, ancora una volta, l’amore, quello vero, può aiutare a lenire le ferite, a recuperare il senso di un’esistenza, sia pure precaria o senza speranza. Solo se si riesce a cogliere tutto questo, si può comprendere la portata della vis comica del film di Ficarra e Picone che, grazie alle risate generate da situazioni e personaggi paradossali, ci permette di riflettere sul nostro presente, di comprendere il nostro passato anziano ma non “vecchio”, di trovare la forza per il nostro futuro. E in tutto questo, la fortunata e naturale complicità recitativa di Salvo e Valentino, viene impreziosita dalle interpretazioni di attori straordinari come Mariano Rigillo, Francesco Paolantoni, Nino Frassica e sopra tutti, di Lily Tirinnanzi (Zia Lucia). Un film che riprende la tradizione della migliore commedia italiana degli anni ’60, quando per far ridere non era necessario ricorrere a stereotipi volgari o a situazioni forzatamente imbarazzanti, ma che riesce persino a sorprendere con colpi di scena o una voce narrante che, solo alla fine, si manifesta per chiudere una trama a sviluppo circolare e senza sbavature. Il finale ci consegna l’Italia di sempre che, anche nell’estrema fine dei suoi uomini più potenti, sembra non morire mai. Allora, non ci resta che ridere, lasciarci accompagnare dal film di Salvo e Valentino, perché anche le lacrime hanno un prezzo.
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ultimoboyscout
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domenica 25 gennaio 2015
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pensione cercasi.
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Ficarra e Picone sono Salvo e Valentino (ma guarda un po'...), due amici quarantenni che causa crisi e disoccupazione decidono di tornare al "paesello" dove la vita è meno cara che in città. Ma l'impatto con la nuova realtà del piccolo borgo, fatta prevalentemente di anziani che vivono di pensione, riserverà molte sorprese. Va innanzitutto rimarcato che qualsiasi personaggio interpretino, la coppia di comici siciliani funziona sempre benissimo, ben spalleggiata da comprimari e caratteristi di livello, a cominciare da una curvosissima (e incinta) Tiziana Lodato, passando per Nino Frassica e Francesco Paolantoni, finendo con Lily Tirinnanzi, ovvero Zia Lucia, che avrà un ruolo centrale nella storia.
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Ficarra e Picone sono Salvo e Valentino (ma guarda un po'...), due amici quarantenni che causa crisi e disoccupazione decidono di tornare al "paesello" dove la vita è meno cara che in città. Ma l'impatto con la nuova realtà del piccolo borgo, fatta prevalentemente di anziani che vivono di pensione, riserverà molte sorprese. Va innanzitutto rimarcato che qualsiasi personaggio interpretino, la coppia di comici siciliani funziona sempre benissimo, ben spalleggiata da comprimari e caratteristi di livello, a cominciare da una curvosissima (e incinta) Tiziana Lodato, passando per Nino Frassica e Francesco Paolantoni, finendo con Lily Tirinnanzi, ovvero Zia Lucia, che avrà un ruolo centrale nella storia. Il film è un inno alla leggerezza nonostante affronti temi quali disoccupazione, crisi economica e terza età, si parla di vita ai tempi del precariato e di famiglia come ammortizzatore sociale nel meridione del nostro paese (Rosolini diventa l'inventata Monteforte) coi due comici che forzano la mano alla realtà, esasperandola a più non posso, traendo ispirazione dalla celeberrima canzone di Alberto Sordi "Te c'hanno mai mannato a quer paese", che sembra adattarsi perfettamente al contesto. Ma si avvicina anche alla Sicilia di Germi questa commedia corale, frizzantina, divertente e ambiziosa, cinema popolare capace di ribaltare le consuetudini da barzelletta su donne (anziane soprattutto), Chiesa e preti e si riesce a ridere senza volgarità, battutacce, corna, gay e non c'è traccia del minimo impegno. La pellicola è il più classico dei tentativi di fuggire dalle preoccupazioni della crisi della disoccupazione, un film liberatoria che riesce nei propri intenti grazie a una comicità schietta e immediata e che è un ulteriore passo avanti per Ficarra e Picone che dimostrano di saper guardare oltre con intelligenza e con un buon colpo d'occhio sull'Italia contemporanea.
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cicciogia
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domenica 9 novembre 2014
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andare a quel paese... con piacere.
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Te c'hanno mai mannato a quer paese? Sapessi quante gente che ce sta..., cantava il grande Alberto Sordi. Beh, di certo almeno una volta è capitato a tutti, raramente invece capita di andarci (anzi di ritornarci) spontaneamente. E quel paese non è per niente una parolaccia, è un luogo, vero, che è teatro di una serie di avvenimenti al limite dell'assurdo, di una vicenda che è l'anima limpida e divertente dell'ultima opera filmica del duo comico Salvo Ficarra e Valentino Picone.
È tempo di crisi, il lavoro scarseggia e i costi della grande città (Palermo) sono divenuti insostenibili.
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Te c'hanno mai mannato a quer paese? Sapessi quante gente che ce sta..., cantava il grande Alberto Sordi. Beh, di certo almeno una volta è capitato a tutti, raramente invece capita di andarci (anzi di ritornarci) spontaneamente. E quel paese non è per niente una parolaccia, è un luogo, vero, che è teatro di una serie di avvenimenti al limite dell'assurdo, di una vicenda che è l'anima limpida e divertente dell'ultima opera filmica del duo comico Salvo Ficarra e Valentino Picone.
È tempo di crisi, il lavoro scarseggia e i costi della grande città (Palermo) sono divenuti insostenibili. L'unica soluzione è il ritorno alla casa d'origine, alla famiglia d'origine, “al paese”. Così è che Salvo e Valentino, a bordo della loro Punto rossa stracolma di roba, fra strade, “trazzere”, cave di pietra e distese assolate, giungono a Monteforte (nella realtà la splendida e ridente Rosolini), cittadina dell'estremo sud est siculo, un tempo capoluogo dell'esportazione delle arance nel mondo, oggi desertico groviglio di case e vie popolate da zii e zie e suocere, persone un po' sole ma munite di pensione.
Così, d'un tratto, nelle fantasie del duo appena arrivato, quei simpatici vecchietti diventano “pozzi di petrolio” da cui attingere per poter condurre una vita sicura e agiata. E proprio da questo machiavellico piano, prende il via una serie di “sfortunati eventi” che farà da motore a questa commedia divertente e irriverente, giocata esclusivamente sulla parola e sulla mimica, sulle gag della coppia, degna erede di quei Franco e Ciccio che segnarono un pezzo di storia della comicità italiana e siciliana.
Come nei loro lavori precedenti, Ficarra e Picone, registi oltre che interpreti, regalano al pubblico un film dal ritmo serrato, con un coro di attori che rimandano al teatro dell'arte per vizi e caratteristiche, come maschere classiche di una storia antica negli ingranaggi filmici ma moderna nella sottesa critica all'attuale sistema. Senza mai osare troppo, ma strappando continui e genuini sorrisi, i nostri giocano coi temi “caldi” del nostro tempo, disoccupazione, pensioni, politica, raccomandazioni, religione, graffiando piacevolmente alla porta di innumerevoli ipocrisie nostrane: la morale ultima è un po' buonista, ma universale e vera.
E il risultato finale è un'ora e trenta di risate pulite e sincere, un po' a denti stretti, a volte dal retrogusto amaro, così come solo la buona commedia italiana sa e deve fare.
Francesco Giamblanco
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[+] splendida rosolini
(di giovisam)
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angela.busacca
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sabato 8 novembre 2014
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il pese è piccolo e la gente mormora....
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Aria aperta e spazi invasi dalla luce: se negli ultimi lavori (sia "La matassa" che "Anche se è amore non si vede") Ficarra & Picone avevano scelto ambientazioni "urbane", per questo nuovo film ritornano nella "profonda" Sicilia rurale, nell'immaginario borgo di Monteforte, "paese delle arance", scolpito dal sole e popolato da tante figurine disegnate tra tradizione e caricatura (il barbiere-chiacchierone, gli inossidabili giocatori di briscola al tavolo del bar, il carabiniere tontolone, le arzille comari).
Il ritorno al paesello non è solo metafora, ma tratto principale della storia: perso il lavoro e sfrattati da casa, Valentino e Salvo decidono di trasferirsi a Monforte...dove almeno avranno un tetto sopra la testa (Valentino torna a casa dei genitori e Salvo a casa della suocera che ne saluta l'arrivo con un significativo "Figlia mia, c'è anche quella cosa inutile di tuo marito? Ti preferivo vedova!") e qualcosa per vivere grazie alle pensioni delle anziane parenti.
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Aria aperta e spazi invasi dalla luce: se negli ultimi lavori (sia "La matassa" che "Anche se è amore non si vede") Ficarra & Picone avevano scelto ambientazioni "urbane", per questo nuovo film ritornano nella "profonda" Sicilia rurale, nell'immaginario borgo di Monteforte, "paese delle arance", scolpito dal sole e popolato da tante figurine disegnate tra tradizione e caricatura (il barbiere-chiacchierone, gli inossidabili giocatori di briscola al tavolo del bar, il carabiniere tontolone, le arzille comari).
Il ritorno al paesello non è solo metafora, ma tratto principale della storia: perso il lavoro e sfrattati da casa, Valentino e Salvo decidono di trasferirsi a Monforte...dove almeno avranno un tetto sopra la testa (Valentino torna a casa dei genitori e Salvo a casa della suocera che ne saluta l'arrivo con un significativo "Figlia mia, c'è anche quella cosa inutile di tuo marito? Ti preferivo vedova!") e qualcosa per vivere grazie alle pensioni delle anziane parenti.
Da espediente a risorsa: perchè non convincere i parenti "pensionati" a divenire "pensionanti", vivendo tutti assieme sotto lo stesso tetto?? Tutto sembra filare liscio fino a quando l'allegra combriccola di ottuagenari non finisce per assottigliarsi....fino a lasciare, unica ospite, la zia Lucia (Lilly Tirinnanzi, assolutamente a suo agio con i tempi comici serrati degli scambi verbali del duo) che, talmente affezionata alla famiglia acquisita, accetta di sposare Valentino per garantire l'introito stabile anche per gli anni a venire....
Si innesca qui una girandola di gag ed equivoci, con la notizia delle nozze che non solo diviene di dominio pubblico, ma scatena la gelosia del nipote di zia Lucia, intenzionato a difendere la pensione della zia dalle mani estranee, nonchè la riprovazione del parroco del paese, don Benedetto (Mariano Rigillo) che vede l'inizio della deriva morale dei suoi parrocchiani. Eh si, perchè in paese si moltiplicano le occhiate voraci dei celibi/disoccupati nei confronti delle allegre ed alle volte civettuole vecchiette che vanno a ritirare la pensione come sfilando su passerella!!
Il paese di Monforte è scenario e metafora di un'Italia (non solo Sicilia: sarebbe troppo facile!) che sembra non essere più un paese per giovani, dove il "petrolio" sono proprio le risorse pensionistiche degli anziani e dove la preparazione ed il titolo di studio possono cedere facilmente davanti alla raccomandazione (leit-motiv dell'intero film la rivendicazione di Valentino "Ma io sono laureato!", costantemente ignorata da Salvo che trova utile la Laurea incorniata per servire da bere, non avendo un vassoio....."Ma io su quella laurea ci ho messo otto anni!" "Compare..io ci ho messo quattro bicchieri!"); c'è la battuta continua che nasconde, questa volta, un retrogusto più amaro, specchio della precarietà e dello spirito dei tempi; c'è la voglia di andare "oltre" la semplice commedia, spingendosi in quei territori che la grande scuola italiana degli anni '60 ha consacrato nella commedia sociale; ma c'è anche - occorre sottolineare - quasi la paura a lasciarsi andare, preferendo rimanere ancorati alla più sicura "riva" della spiccia comicità verbale. C'è anche un altro tema, tinteggiato lievemente, quasi sulle battute finali, ed è il rapporto tra amor sacro ed amor profano, lasciato ad un piccolo (bel) monologo di Mariano Rigillo/don Benedetto; ed anche su questo il tocco delal sceneggiatura è leggero e, onore al merito, mai greve.
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pfei69
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mercoledì 19 novembre 2014
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non mi ha sbalordito
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Il film secondo me lascia il tempo o meglio lo spettatore così come lo trova. Il duo Ficarra e Picone giocano l'eterno ruolo di vittima e carnefice così come il buon Totò faceva in maniera molto più sublime con l'eccezionale (definirlo spalla mi sembra riduttivo) Peppino De Filippo.
La storia è ambientata nella crisi dei tempi nostri che colpisce in modo ancora più spietato la Palermo del profondo sud. Due amici ormai sui 40 perdono il posto di lavoro e per sbarcare il lunario si inventano di accogliere gli anziani zii e di vivere con le loro pensioni. Il problema è che minati da vari acciacchi uno dopo l'atro i vecchi parenti vengono a mancare e così il buon timido Valentino viene convinto a sposare dal cinico Salvo la vecchia zia Lucia secondo il motto che così "la pensione sarà per sempre".
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Il film secondo me lascia il tempo o meglio lo spettatore così come lo trova. Il duo Ficarra e Picone giocano l'eterno ruolo di vittima e carnefice così come il buon Totò faceva in maniera molto più sublime con l'eccezionale (definirlo spalla mi sembra riduttivo) Peppino De Filippo.
La storia è ambientata nella crisi dei tempi nostri che colpisce in modo ancora più spietato la Palermo del profondo sud. Due amici ormai sui 40 perdono il posto di lavoro e per sbarcare il lunario si inventano di accogliere gli anziani zii e di vivere con le loro pensioni. Il problema è che minati da vari acciacchi uno dopo l'atro i vecchi parenti vengono a mancare e così il buon timido Valentino viene convinto a sposare dal cinico Salvo la vecchia zia Lucia secondo il motto che così "la pensione sarà per sempre". Attorno al duo comico orbitano attori di spessore più o meno marcato si va da Mariano Rigillo ad una Fatima Trotta lanciata alla ribalta dalla trasmissione Made in Sud che secondo me è il trionfo della banalità e del trito ritrito ma questa critica meriterebbe molte più parole. Capisco lo sforzo pubblicitario che c'è alle spalle di questo film e che ne determina la popolarità ma non il successo. Ho visto il cast ospite in tutte le salse e situazione nei programmi più nazional-popolari di questa stagione televisiva. Se il prezzo del mio biglietto potrà contribuire alla rinascita del cinema italiano allora sono contento di averlo pagato altrimenti una buona pizza avrebbe fatto su di me un effetto migliore.
Non credo che comunque il film lascerà un segno nella storia.
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marvin85
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sabato 29 novembre 2014
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film che non eccelle !
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Commedia gradevole, loro simpatici come sempre ma nella sostanza non è eccelle. A mio parere è il film meno bello della loro carriera ed è quello che secondo me fa ridere meno. Dopo avere fatto grandi balzi in avanti in termini di spessore per quanto riguarda la profondità delle loro storie con questo secondo me hanno fatto un passo indietro. Il film è molto sopravvalutato e paragonato a pellicole davvero belle, come IL 7 e l'8 o la Matassa, questo film non fa una grandissima figura... Dopo 2/3 film di altissimo livello in termini di comicità il duo comico ha fatto un passo indietro tornando ai tempi di Nati Stanchi, chiaramente con una storia un po più intricata ma nella sostanza il senso della comicità del film è quello.
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Commedia gradevole, loro simpatici come sempre ma nella sostanza non è eccelle. A mio parere è il film meno bello della loro carriera ed è quello che secondo me fa ridere meno. Dopo avere fatto grandi balzi in avanti in termini di spessore per quanto riguarda la profondità delle loro storie con questo secondo me hanno fatto un passo indietro. Il film è molto sopravvalutato e paragonato a pellicole davvero belle, come IL 7 e l'8 o la Matassa, questo film non fa una grandissima figura... Dopo 2/3 film di altissimo livello in termini di comicità il duo comico ha fatto un passo indietro tornando ai tempi di Nati Stanchi, chiaramente con una storia un po più intricata ma nella sostanza il senso della comicità del film è quello. Ma mentre Nati stanchi ai tempi era un trampolino di lancio e quindi aveva un senso questo qui secondo me doveva osare un po di più. L'ho trovato banale in alcuni aspetti e poche davvero sono le scene degne di nota sia in termini di spessore che di comicità reale. L'unica cosa davvero indovinata è la canzone d'amore cantata dal cantante dei Tinturia. Una buonissima commmedia ma è al di sotto di ciò che loro sanno fare. Il successo al botteghino non corrisponde realmente alla bellezza del film . Non ci troviamo dinanzi un pacco ma non è nemmeno chissà quale capolavoro di commedia.
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supersantos
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sabato 5 agosto 2017
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miniere d'oro a monteforte
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L'idea di base non era malvagia,oramai avere un parente stretto con una buona pensione è un'importante ancora di salvataggio.
Così Salvo e Valentino decidono di "accudire" anziani familiari per risorgere dalle proprie condizioni di indigenza.
Nel piccole paese si Monteforte si consumeranno dunque diversi momenti goliardici ed avventure a dir poco esilaranti,con vecchiette davvero molto arzille.
Ad un certo punto però la farsa viene protratta troppo a lungo ed alcune situazioni scadono nella comicità "pecoreccia".
Pur volendo accettare lo "Humor Nero" di fondo,credo che Ficarra e Picone avrebbero dovuto e potuto, dare più spessore alla sceneggiatura,che oggettivamente non è da premio Oscar.
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L'idea di base non era malvagia,oramai avere un parente stretto con una buona pensione è un'importante ancora di salvataggio.
Così Salvo e Valentino decidono di "accudire" anziani familiari per risorgere dalle proprie condizioni di indigenza.
Nel piccole paese si Monteforte si consumeranno dunque diversi momenti goliardici ed avventure a dir poco esilaranti,con vecchiette davvero molto arzille.
Ad un certo punto però la farsa viene protratta troppo a lungo ed alcune situazioni scadono nella comicità "pecoreccia".
Pur volendo accettare lo "Humor Nero" di fondo,credo che Ficarra e Picone avrebbero dovuto e potuto, dare più spessore alla sceneggiatura,che oggettivamente non è da premio Oscar.
Gradevole ma non entusiasmante.
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romifran
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domenica 9 novembre 2014
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chi pagherà per noi?
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Chi pagherà le nostre pensioni, dal momento che una coppia genera, solitamente, un solo figlio (e tardi) nella nostra società resa anziana da una crisi della quale non si vede la fine? E' una domanda che ci facciamo in tanti, a metà tra lo sconforto e l'incertezza del non avere risposte rassicuranti. Su questo stressante "leit motiv" del tempo che stiamo vivendo, Ficarra (soprattutto lui) e Picone imbastiscono una storia brillante e godibile, che alterna momenti spassosi a perle di tenerezza. La bimba sembra la voce del Grillo Parlante di Pinocchio: è lei la depositaria delle poche verità che ci sono rimaste:la nonna "mummia", la pensione che è "per sempre", il gustosissimo cameo di Ken che si fidanza con la Befana dopo aver lasciato l'avvenente Barbie.
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Chi pagherà le nostre pensioni, dal momento che una coppia genera, solitamente, un solo figlio (e tardi) nella nostra società resa anziana da una crisi della quale non si vede la fine? E' una domanda che ci facciamo in tanti, a metà tra lo sconforto e l'incertezza del non avere risposte rassicuranti. Su questo stressante "leit motiv" del tempo che stiamo vivendo, Ficarra (soprattutto lui) e Picone imbastiscono una storia brillante e godibile, che alterna momenti spassosi a perle di tenerezza. La bimba sembra la voce del Grillo Parlante di Pinocchio: è lei la depositaria delle poche verità che ci sono rimaste:la nonna "mummia", la pensione che è "per sempre", il gustosissimo cameo di Ken che si fidanza con la Befana dopo aver lasciato l'avvenente Barbie... E' proprio lei che, con gli occhi disincantati dell'infanzia, sa capire cosa sta davvero accadendo: è una débacle totale, al punto che il bisogno d'amore dell'uomo di chiesa e il suo grido di rivolta contro la solitudine del cuore fanno quasi tenerezza, perché sono reali e perché hanno un senso umano profondissimo. Non è, naturalmente, un film da Oscar; ma, nella nostra realtà dolorosa e preoccupante, è una storia giocosa che ci aiuta a sdrammatizzare le tragedie individuali e corali che stiamo vivendo e ci fa uscire dalla proiezione in sala con la certezza che qualcosa, con la creatività e l'ingegno che caratterizza noi italiani, si può ancora fare. Delizioso l'ammiccamento delle signore anziane che, sapendosi corteggiate, diventano automaticamente più graziose e civettuole, per quel bizzarro meccanismo, tra il fisiologico e l'ormonale, che fa sì che le donne, a primavera, rifioriscano a tutte le età, come boccioli di rosa... Un augurio implicito alla nostra bella e maltrattata Italia, addolorata e coraggiosa? Chissà!
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onufrio
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martedì 21 aprile 2015
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la pensione è per sempre
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Ai tempi della crisi, la cosa che è ancora rimane (forse per poco) è la pensione delle persone anziane, non vecchie, "perchè vecchie sono le cose, le persone sono anziane". Quando Salvo e Valentino giungono nel paesino natio di Monteforte, notano che la popolazione è per lo più anziana, tutti con una buona pensione e allora nella mente di Salvo una strana ma efficace idea frulla nella mente: accudirsi tutti i parenti anziani nella casa della suocera e dell'amico Valentino in modo da gestire le loro pensioni. Tutto fila per il verso giusto fino a quando gli anziani non iniziano a morire, e allora nella mente contorta di Salvo nuove e alquanto estreme idee gli frullano.
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Ai tempi della crisi, la cosa che è ancora rimane (forse per poco) è la pensione delle persone anziane, non vecchie, "perchè vecchie sono le cose, le persone sono anziane". Quando Salvo e Valentino giungono nel paesino natio di Monteforte, notano che la popolazione è per lo più anziana, tutti con una buona pensione e allora nella mente di Salvo una strana ma efficace idea frulla nella mente: accudirsi tutti i parenti anziani nella casa della suocera e dell'amico Valentino in modo da gestire le loro pensioni. Tutto fila per il verso giusto fino a quando gli anziani non iniziano a morire, e allora nella mente contorta di Salvo nuove e alquanto estreme idee gli frullano. Commedia che verte sulla satira sociale e politica, si ride ma si riflette al tempo stesso, il duo siciliano si diverte ad estremizzare le vicende che in fin dei conti si avvicinano molto alla realtà odierna.
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mickey97
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martedì 18 novembre 2014
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un film maturo e profondo mai volgare
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Salvo e Valentino non deludono mai, seppur questo film apparentemente possa risultare banale in realtà è molto più maturo e profondo dei precedenti poichè raffigura il declino sociale di un Italia sempre più in crisi ed è proprio per via di quest'ultima che i nostri due protagonisti decidono di trasferirsi a Monforte, un paesino originariamente famoso per le arance che ora rappresenta solo un luogo desolato con numerosi vecchietti dotati di una pensione alquanto cospicua. Salvo pensa di (soprav)vivere con la pensione della suocera e di ogni zio e zia provvisto di utile, ma quando questi passeranno a miglior vita e zia Lucia rimarrà l'unica "sopravvissuta" di questa strage, allora Salvo con non poca determinazione deciderà di far sposare Valentino con zia Lucia, in quanto l'unica ancora di salvezza.
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Salvo e Valentino non deludono mai, seppur questo film apparentemente possa risultare banale in realtà è molto più maturo e profondo dei precedenti poichè raffigura il declino sociale di un Italia sempre più in crisi ed è proprio per via di quest'ultima che i nostri due protagonisti decidono di trasferirsi a Monforte, un paesino originariamente famoso per le arance che ora rappresenta solo un luogo desolato con numerosi vecchietti dotati di una pensione alquanto cospicua. Salvo pensa di (soprav)vivere con la pensione della suocera e di ogni zio e zia provvisto di utile, ma quando questi passeranno a miglior vita e zia Lucia rimarrà l'unica "sopravvissuta" di questa strage, allora Salvo con non poca determinazione deciderà di far sposare Valentino con zia Lucia, in quanto l'unica ancora di salvezza. Però il paese è piccolo e la gente mormora, diciamo che avere un propria privacy è una vera e propria impresa, questo matrimonio non s'ha da fare secondo il parrocco del paese perchè a sposarsi devono essere due persone giovani. La pensione è per sempre ma l'amore vero può mai finire? Quello professato alla zia Lucia è finto ma rappresenta una gioia per quest'ultima mentre quello vero nei confronti di Roberta non ha modo di emergere sino a quando non si arriva ad un finale che lo rende più che manifesto. Quest'ultimo è bellissimo ed è il risultato di un film che ha continuato a crescere di scena in scena, mostrando un ritmo serrato che pone come conseguenza il coinvoilgimento di uno spettatore che non può fare altro che ribadire quanto sia positiva la resa di questo film, profondo, maturo e mai volgare avente un cast all'altezza, Lily Trinnanzi dimostra una certa disinvoltura nell'interpretare il suo ruolo e risulta in sintonia con i tempi cominci instaurati da Salvo e Valentino mentre Nino Frassica è a dir poco prefetto nei panni del barbiere chiaccherone. Andiamo a quel paese è senz'altro un ottimo prodotto ma La Matassa e il 7 e l'8 per ora rimangono i loro film migliori.
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