Andiamo a quel paese

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Un film di Salvatore Ficarra, Valentino Picone. Con Salvo Ficarra, Valentino Picone, Tiziana Lodato, Lily Tirinnanzi.
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Commedia, Ratings: Kids+13, durata 90 min. - Italia 2014. - Medusa uscita giovedì 6 novembre 2014. MYMONETRO Andiamo a quel paese * * 1/2 - - valutazione media: 2,61 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Il pese è piccolo e la gente mormora.... Valutazione 4 stelle su cinque

di angela.busacca


Feedback: 500 | altri commenti e recensioni di angela.busacca
sabato 8 novembre 2014

Aria aperta e spazi invasi dalla luce: se negli ultimi lavori (sia "La matassa" che "Anche se è amore non si vede") Ficarra & Picone avevano scelto ambientazioni "urbane", per questo nuovo film ritornano nella "profonda" Sicilia rurale, nell'immaginario borgo di Monteforte, "paese delle arance", scolpito dal sole e popolato da tante figurine disegnate tra tradizione e caricatura (il barbiere-chiacchierone, gli inossidabili giocatori di briscola al tavolo del bar, il carabiniere tontolone, le arzille comari). Il ritorno al paesello non è solo metafora, ma tratto principale della storia: perso il lavoro e sfrattati da casa, Valentino e Salvo decidono di trasferirsi a Monforte...dove almeno avranno un tetto sopra la testa (Valentino torna a casa dei genitori e Salvo a casa della suocera che ne saluta l'arrivo con un significativo "Figlia mia, c'è anche quella cosa inutile di tuo marito? Ti preferivo vedova!") e qualcosa per vivere grazie alle pensioni delle anziane parenti. Da espediente a risorsa: perchè non convincere i parenti "pensionati" a divenire "pensionanti", vivendo tutti assieme sotto lo stesso tetto?? Tutto sembra filare liscio fino a quando l'allegra combriccola di ottuagenari non finisce per assottigliarsi....fino a lasciare, unica ospite, la zia Lucia (Lilly Tirinnanzi, assolutamente a suo agio con i tempi comici serrati degli scambi verbali del duo) che, talmente affezionata alla famiglia acquisita, accetta di sposare Valentino per garantire l'introito stabile anche per gli anni a venire.... Si innesca qui una girandola di gag ed equivoci, con la notizia delle nozze che non solo diviene di dominio pubblico, ma scatena la gelosia del nipote di zia Lucia, intenzionato a difendere la pensione della zia dalle mani estranee, nonchè la riprovazione del parroco del paese, don Benedetto (Mariano Rigillo) che vede l'inizio della deriva morale dei suoi parrocchiani. Eh si, perchè in paese si moltiplicano le occhiate voraci dei celibi/disoccupati nei confronti delle allegre ed alle volte civettuole vecchiette che vanno a ritirare la pensione come sfilando su passerella!! Il paese di Monforte è scenario e metafora di un'Italia (non solo Sicilia: sarebbe troppo facile!) che sembra non essere più un paese per giovani, dove il "petrolio" sono proprio le risorse pensionistiche degli anziani e dove la preparazione ed il titolo di studio possono cedere facilmente davanti alla raccomandazione (leit-motiv dell'intero film la rivendicazione di Valentino "Ma io sono laureato!", costantemente ignorata da Salvo che trova utile la Laurea incorniata per servire da bere, non avendo un vassoio....."Ma io su quella laurea ci ho messo otto anni!" "Compare..io ci ho messo quattro bicchieri!"); c'è la battuta continua che nasconde, questa volta, un retrogusto più amaro, specchio della precarietà e dello spirito dei tempi; c'è la voglia di andare "oltre" la semplice commedia, spingendosi in quei territori che la grande scuola italiana degli anni '60 ha consacrato nella commedia sociale; ma c'è anche - occorre sottolineare - quasi la paura a lasciarsi andare, preferendo rimanere ancorati alla più sicura "riva" della spiccia comicità verbale. C'è anche un altro tema, tinteggiato lievemente, quasi sulle battute finali, ed è il rapporto tra amor sacro ed amor profano, lasciato ad un piccolo (bel) monologo di Mariano Rigillo/don Benedetto; ed anche su questo il tocco delal sceneggiatura è leggero e, onore al merito, mai greve.

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