marevela78
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domenica 23 febbraio 2014
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rompighiaccio per il genere in italia
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A me piace vedere cinema impegnato ed impegnativo. Seguo con attenzione le recensioni del sito.
Ma il cinema è anche un rito collettivo.
Insomma, mi piace andare al cinema per condividere un film con gli amici; e a volte anche con i miei nipoti. Mi è piaciuto vederne crescere i gusti nel corso degli anni. Adesso la più grande a 14 anni e il piccolo 10.
Con i miei amici magari vado a vedere Lars Von Trier; con i miei nipoti, magari Von Trier no, e allora è la volta di Spiderman.
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A me piace vedere cinema impegnato ed impegnativo. Seguo con attenzione le recensioni del sito.
Ma il cinema è anche un rito collettivo.
Insomma, mi piace andare al cinema per condividere un film con gli amici; e a volte anche con i miei nipoti. Mi è piaciuto vederne crescere i gusti nel corso degli anni. Adesso la più grande a 14 anni e il piccolo 10.
Con i miei amici magari vado a vedere Lars Von Trier; con i miei nipoti, magari Von Trier no, e allora è la volta di Spiderman.
Quando ho visto il trailer di “Amori elementari”, un paio di settimane fa, al cinema, sono rimasto colpito subito perché mi sono detto: questo è un film che posso andare a vedere con i miei nipoti.
Ma la cosa che mi ha colpito di più, è che è la prima volta che posso dire questo, di un film italiano.
Cosa aspettavano i produttori italiani a fare film anche per l’infanzia?
Ben venga questo rompighiaccio.
E con i miei nipoti il film è volato via, adrenalinico e nemmeno troppo leggero.
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[+] si, questo film e' davvero infantile
(di edroger)
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lafamigliamezil
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sabato 1 marzo 2014
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il ruolo del sound-design
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Ho portato i miei figli a vedere il film, che mi ha fatto molto riflettere sul valore della citazione, delle emozioni condivise.
C’è tutta una generazione degli anni Settanta, che è stata “esposta” ai manga giapponesi, da Capitan Harlock a Holly e Benji, e per la quale queste opere sono fonte ancora oggi di grande commozione – non necessariamente per la loro qualità intrinseca, ma per i ricordi che sono inchiavardati a essi. Fine anni Settanta – primi Ottanta in Italia, uno Stato spossato dagli scontri politici, per gli adulti, e tenuto invece a livello incantato per i bambini, tramite la TV.
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Ho portato i miei figli a vedere il film, che mi ha fatto molto riflettere sul valore della citazione, delle emozioni condivise.
C’è tutta una generazione degli anni Settanta, che è stata “esposta” ai manga giapponesi, da Capitan Harlock a Holly e Benji, e per la quale queste opere sono fonte ancora oggi di grande commozione – non necessariamente per la loro qualità intrinseca, ma per i ricordi che sono inchiavardati a essi. Fine anni Settanta – primi Ottanta in Italia, uno Stato spossato dagli scontri politici, per gli adulti, e tenuto invece a livello incantato per i bambini, tramite la TV. Una situazione paradossale, vista trent’anni dopo.
Ebbene, ho notato dalle interviste online alla troupe che la squadra di lavoro (regia e sceneggiatura) ha grosso modo la mia età, e ho ricostruito a posteriori, in filigrana, un lavoro certosino per non datare il film, per non ancorarlo a nessuna cronologia precisa.
La storia è assolutamente contemporanea; eppure i telefonini compaiono in pochissime scene, i bambini protagonisti non giocano pressoché mai con il computer: preferiscono giocano fuori, con la natura, un po’ come una volta si giocava nel quartiere. Forse non a caso l'ambientazione non è cittadina.
In più, non ho potuto non accorgermi che un’intera scena vede l’utilizzo della voce del telecronista di Holly e Benji.
Ed allora mi sono reso conto che la nostra generazione, che già è stata taglata via dal mercato, spiazzata dall’invenzione del precariato (adesso siamo quasi troppo vecchi per essere flessibili), forse non è considerata nemmeno degna di avere un suo bagaglio di citazioni emotive, senza che queste siano considerate di bassa lega.
Se Vincenzo Mollica sdogana Tex, Tintin e Moebius come fumetto d’autore cult, dobbiamo crederci. Se qualcuno invece cerca di fare citazioni dei manga giapponesi, è considerato poco elegante. Tex è nazional-popolare, Goldrake è di nicchia.
Ritengo che non sia un problema di quanto un certo immaginario sia diffuso, o quanto sia degno o "alto"; ma che molto dipenda dall'età di chi ha le redini per diffonderlo. Forse c’è un gap generazionale nei comunicatori, o in chi ha il coraggio di diffondere le proprie emozioni. Per cui i sessantenni possono avere il coraggio di dire che si emozionano per Topolino, i quarantenni invece devono mostrare di star leggendo solo Foucault o Chomsky.
Come si ricollega quest’analisi ad “Amori elementari”? Che tutto il film porta avanti una riflessione su come coinvolgere adulti e bambini, trentenni e decenni. E per parlare ai trentenni-quarantenni di oggi, ci sono molti riferimenti, anche a livello di sound design, all’immaginario dell’infanzia degli adulti di oggi. L’operazione mi è sembrata portata avanti con coerenza, e aggiungerei – a titolo personale – con efficacia: mi sono emozionato, con i miei bambini – per motivi diversi dai loro.
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flyanto
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martedì 25 febbraio 2014
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i primi amori nell' età di passaggio che prelude l
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Film in cui vengono narrati alcuni amori adolescenziali, anzi, elementari, tra alcuni bambini che frequentano l'ultimo anno della scuola elementare. La vicenda è ambientata in un paesino montano delle Dolomiti e pertanto tutti i bambini frequentano o la scuola di pattinaggio artistico o quella di hockey su ghiaccio. Proprio sulla pista di ghiaccio e tra i banchi di scuola nascono le prime simpatie e le prime cotte, ricambiate o meno, conducendo i protagonisti verso l'età dell'adolescenza vera e propria.
Questa delicata storia raccontata da Sergio Basso, qui alla sua prima esperienza come regista, pone in primo piano i sentimenti di alcuni ragazzini che sono ancora dei bambini e che con tutta l'innocenza e l'entusiasmo, nonchè la spontaneità propria dell'età, si "avventurano" verso delle relazioni, o più semplicemente delle simpatie, che determineranno nella loro ancor breve esistenza delusione o felicità.
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Film in cui vengono narrati alcuni amori adolescenziali, anzi, elementari, tra alcuni bambini che frequentano l'ultimo anno della scuola elementare. La vicenda è ambientata in un paesino montano delle Dolomiti e pertanto tutti i bambini frequentano o la scuola di pattinaggio artistico o quella di hockey su ghiaccio. Proprio sulla pista di ghiaccio e tra i banchi di scuola nascono le prime simpatie e le prime cotte, ricambiate o meno, conducendo i protagonisti verso l'età dell'adolescenza vera e propria.
Questa delicata storia raccontata da Sergio Basso, qui alla sua prima esperienza come regista, pone in primo piano i sentimenti di alcuni ragazzini che sono ancora dei bambini e che con tutta l'innocenza e l'entusiasmo, nonchè la spontaneità propria dell'età, si "avventurano" verso delle relazioni, o più semplicemente delle simpatie, che determineranno nella loro ancor breve esistenza delusione o felicità.
Il tema in sè della pellicola è senza alcun dubbio all'insegna della tenerezza e della spensieratezza ma Basso, per quanto abbia cercato di fare del suo meglio, rivela parecchi limiti: la sua storia, del tutto plausibile nella prima parte del film, diventa poi, quando la vicenda si sposta a Mosca, quanto mai inverosimile e dunque poco credibile e di difficile accettazione. Un vero peccato perchè così l'opera acquista la connotazione di una "favoletta", come se fosse quasi una vicenda da cartone animato, in cui predomina fortemente la fantasia allo stato più puro ma che riesce difficile da inserire sul piano della realtà. Se il regista avesse mantenuto un benchè minimo cenno di razionalità, forse il suo intento di raccontare gli adolescenti e la loro spensierata età sarebbe andato a buon fine. Così facendo egli ha notevolmente distrutto la riuscita della sua pellicola relegandola ad un'opera inconsistente nel contenuto e nel suo valore in generale.
Tutti i bambini in generale, risultano credibili anche perchè in pratica interpretano il proprio ruolo naturale e quotidiano, sebbene non spicchino in bravura ma ricadano molto spesso nello scimmiottamento dei propri gesti.
Certo, Luigi Comencini o Francois Trauffaut, riguardo i films sull'infanzia, costituivano tutta un' altra storia...
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