Miele |
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Un film di Valeria Golino.
Con Jasmine Trinca, Carlo Cecchi, Libero de Rienzo, Vinicio Marchioni.
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Titolo originale Miele.
Drammatico,
durata 96 min.
- Italia 2013.
- Bim Distribuzione
uscita mercoledì 1 maggio 2013.
MYMONETRO
Miele
valutazione media:
3,36
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Chapeau!di Lisa CasottiFeedback: |
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mercoledì 28 agosto 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Tanto di cappello alla Golino che confeziona, alla sua prima prova di regia, un film equilibrato (su un soggetto imbarazzante) e già segnato da uno stile, si cimenta in inquadrature difficili (come il campo medio nella stanza della prima cliente), forse esagera un po’ coi primi piani… e frutta al meglio la potente arma della colonna sonora. Se la storia stanca, e sottolineo se (e solo un pochino), è perché è un susseguirsi di episodi simili da cui non ci si scosta, centrata com’è sul tema senza concedere divagazioni. E non si tratta di una disquisizione etica sull’eutanasia: è giusto o sbagliato, i pro e i contro, favorevoli o meno. È un azzardo molto più profondo. Con il personaggio di Miele, grazie ai suoi tratti umani e caratteriali, al suo apparente distacco professionale e al suo delicato calore solidale (e a contraddizioni ed eccessi e bugie quotidiane che la tengono sospesa, come avvolta da una nebbia che impedisce di mettere a fuoco il personaggio, perché lei è nessuno – “Devi essere invisibile” – e tutti noi), la Golino ci conduce alle viscere del problema. Ovvero: a livello teorico posso essere favorevole all’eutanasia, ma se mi ritrovassi in una stanza davanti a una persona (nemmeno troppo cara) che ha deciso di morire (perché non può fare altrimenti o perché è quello che davvero desidera, come nel caso dell’ingegner Grimaldi), quale sarebbe, al di là di ogni riflessione e considerazione logica, il mio reale stato d’animo, la mia reazione emotiva alla fine “assistita” (nel significato di accudire, ma soprattutto in quello di essere presente, di vedere)? A livello pratico, insomma, che cosa proverei? Non respiro bene, ho l’affanno, il cuore in tachicardia… In questo è stata davvero coraggiosa: abbandonata la querelle ci porta dritti alla prova del nove, superando e doppiando la Bella addormentata di Bellocchio, con un’intuizione così sentimentale. E voglio dire un gran bene anche della Trinca che in Un giorno devi andare non mi aveva affatto convinto (benché la consideri un’ottima attrice), e che invece qui (quanto è vero che un attore è nelle mani del regista!) regge egregiamente il peso del film (forse calca troppo la camminata maschia…) e un ruolo scomodo e complesso.
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