Venere in pelliccia |
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Un film di Roman Polanski.
Con Emmanuelle Seigner, Mathieu Amalric
Titolo originale Venus in Fur.
Drammatico,
durata 96 min.
- Francia, Polonia 2013.
- 01 Distribution
uscita giovedì 14 novembre 2013.
MYMONETRO
Venere in pelliccia
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L'inquilino sbarca sul palcoscenico
di FabalFeedback: 14866 | altri commenti e recensioni di Fabal |
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giovedì 5 gennaio 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
In un piccolo teatro di Parigi un regista fa audizioni per trovare una protagonista femminile al suo adattamento del romanzo "Venere in pelliccia", dell'austriaco Leopold von Sacher-Masoch. La storia è nota: un uomo, ossessionato fin dall'infanzia dalla pelliccia della zia autoritaria, conosce la ricca vedova Wanda e le si offre come schiavo, firmando un contratto scritto. Le audizioni di giornata sono terminate, il regista Thomas sta per andare a casa, quando in teatro entra un'attrice che si chiama proprio Wanda. Sebbene fuori tempo, il provino comincia e Thomas si meraviglia dell'abilità che la donna dimostra nell'entrare in parte. Ma lo stesso regista, che dovrebbe solo leggere le battute dell'altro attore, si immedesima nel protagonista maschile e viene coinvolto in un gioco di dominazione a sfondo sessuale in cui il testo e la realtà arrivano a confondersi. Un film ossessivo sul teatro che invade la realtà, introducendo un gioco perverso tra gli attori/protagonisti, non è nuovo. Questa "Venere in pelliccia" adattata per il teatro da David Ives, è una sorta di "Trappola Mortale" a sfondo erotico, in cui il ruolo di vittima e carnefice è perennemente destinato al capovolgimento. Nelle mani di Polanski una pièce così straordinariamente allusiva diventa ancora più ambigua e allucinata, ricordando le suggestioni de "L'inquilino del terzo piano", l'ossessionato Trelkowski che arriva a identificarsi con la precedente inquilina suicida. Mathieu Amalric, tra l'altro conterraneo e dotato di una spiccata somiglianza fisica con lo stesso Polanski, cade nella stessa mania etero-identitaria, vestendo i panni della donna per suggerire, in modo quasi psicanalitico, la sua probabile omosessualità latente. Sorprendente anche la prova della Seigner, sexy e volutamente volgare esteriormente ma fine psicologa e manipolatrice. Di sfondo non mancano riflessioni sul sessismo, anche sotteso, quelle implicazioni sociali dei testi teatrali che fanno arrabbiare a morte Thomas, amante del solo senso artistico. Ma nel voler inscenare questo testo, non vi è forse un sadismo implicito del regista? Il finale, "per così dire" (e chi guarderà il film capirà il perché di questa espressione) aperto, appare come una vendetta simbolica del genere femminile su quello maschile, del fatto sociale sull'arte, della schiettezza sulla sofisticazione.
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