Charlie Countryman |
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Un film di Fredrik Bond.
Con Shia LaBeouf, Aubrey Plaza, Mads Mikkelsen, Evan Rachel Wood, Rupert Grint.
continua»
Azione,
- USA 2013.
MYMONETRO
Charlie Countryman
valutazione media:
1,84
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Tutta forma, niente sostanza.di IuriVFeedback: 19621 | altri commenti e recensioni di IuriV |
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lunedì 3 agosto 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
A volte ho l'impressione che certi registi si lascino influenzare da alcune idee visive che vengono loro in mente e si concentrino solamente su come rappresentarle in un film. Spesso, quando succede, noto nella pellicola una mancanza di continuità, quasi che la storia abbia fretta di giungere al punto in cui tali visioni si possano finalmente manifestare. Charlie Countryman è un esempio di quello che cerco di dire. Fredrik Bond ci tiene a mostrare alcuni scorci della sua capacità, grazie a scene rallentate, momenti di violenza e allucinazioni lisergiche, ma sembra dimenticare di riempire il resto con qualcosa di sostanzioso. Protagonisti di questa storia sono Shia LeBeouf e Evan Rachel Wood (ma potevo dire Silvio Muccino e Laura Chiatti, che tanto era la stessa cosa) e il loro amore impossibile tra le strade di Bucarest. Un classico del genere romantico, se vogliamo, con un ambientazione esotica e il solito corollario di criminali e gente fuori di testa. Ciò che ne viene fuori è un film concettualmente anni 90, solo noioso come una mosca. Il difetto principale di Bond è quello di prendersi troppo sul serio, di voler costruire una storia ambiziosa, di lasciare qualcosa a chi si avvicina alla sua opera. Ambizioni e ispirazioni non sono nulla di male, per carità, ma a volte bisogna concentrarsi più sul lavoro che sul risultato. Così, suggestioni stilistiche a parte (che tra l'altro non sono nemmeno così uniche), ci si ritrova ad assistere a un racconto vuoto, dove gli eventi accadono perché la storia ne ha bisogno e con dei personaggi costruiti in fretta. Prendiamo Silvio Muccino per esempio: il suo Charlie è in grado di parlare con i defunti. Eppure questo dono, che potenzialmente potrebbe scaraventare il suo personaggio in un vortice di deliri e follie, viene utilizzato solo all'inizio per costruire un paio di premesse atte al proseguimento della vicenda. Nemmeno a Wood va meglio, costretta a portare sullo schermo un personaggio dal background così complicato da non essere gestibile. Oltretutto la storia che Bond ci mette sopra per renderla credibile è talmente fiabesca da cozzare violentemente con il clima crudo che il regista vorrebbe farci respirare per larghi tratti. A spezzare il ritmo di un film prevedibile come pochi, ci pensa il duo comico d'oltre manica che, tanto per cambiare, abusa di droghe , dice cose senza senso e, soprattutto, non fa ridere. Certo, ci sono anche degli istanti che valgono la pena di essere visti, come l'ingresso di LeBeouf nell'ostello Sci-Fi e qualche altra sequenza qua e la. Ma nulla serve a togliere la noia che impregna la pellicola, causata da una trama banale, inutilmente complicata da dialoghi artificiali e flashback utili solo a spiegare l'ovvio. Insomma, la scatola con cui questo lavoro è confezionato è molto più grande del regalo che è custodito all'interno. Alla fine si tratta del solito filmetto generazionale che cerca disperatamente di urlare al mondo la sua maturità. Fallendo mestamente.
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