fabiofeli
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lunedì 2 dicembre 2013
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l’amore ha un certo profumo
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Lunchbox di Ritesh Batra
Ogni giorno Ila (Nimrat Kaur), dopo aver mandato la figlia, carica di raccomandazioni e ammonimenti, verso il “moto-bus” che la conduce a scuola, prepara con pazienza e affetto seguendo i preziosi consigli della zia (Bharati Achrekar) il pranzo per il marito (Nakul Vaid). Vediamo il complicato tragitto compiuto dalla pila di cestelli di metallo, trasportati a mano, in bici, in treni metropolitani affollatissimi e poi di nuovo a mano fino a destino. Strano che non ci sia errore nel macchinoso recapito: i trasportatori assicurano che il sistema è perfetto, collaudato e convalidato da professori di Harvard con un marchio di infallibile qualità.
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Lunchbox di Ritesh Batra
Ogni giorno Ila (Nimrat Kaur), dopo aver mandato la figlia, carica di raccomandazioni e ammonimenti, verso il “moto-bus” che la conduce a scuola, prepara con pazienza e affetto seguendo i preziosi consigli della zia (Bharati Achrekar) il pranzo per il marito (Nakul Vaid). Vediamo il complicato tragitto compiuto dalla pila di cestelli di metallo, trasportati a mano, in bici, in treni metropolitani affollatissimi e poi di nuovo a mano fino a destino. Strano che non ci sia errore nel macchinoso recapito: i trasportatori assicurano che il sistema è perfetto, collaudato e convalidato da professori di Harvard con un marchio di infallibile qualità. Ma per caso o, meglio, per fortuna un disguido ci può essere.
E questo errore dà origine ad una bella storia: il cestino perviene a Saajan (Irrfan Khan), un grigio contabile di una grande società, alle soglie della pensione. L’uomo conduce una vita solitaria di vedovo, scorbutico con i bimbi che giocano vicino casa sua e che ricambiano la sua scortesia chiudendo i vetri opachi della finestra di casa per impedirgli di vederli cenare. Saajan vuole ringraziare chi confeziona il pranzo e si avvede che c’è stato un errore, tutt’altro che malaugurato, nel collaudato ma non infallibile meccanismo di recapito. Pone un biglietto di ringraziamento nei cestini metallici, completamente ripuliti del cibo molto apprezzato, che emana profumi irresistibili. Ila è lusingata e risponde; i biglietti comunicano impressioni e pensieri sempre più intimi e poetici.
Nelle loro vite tranquille e senza scosse si verificano due fatti sgradevoli. Mr. Shroff (Denzil Smith), burbero capoufficio della ditta, affida a Saajan l’appiccicoso Shaikh (Nawazuddin Siddiqui), un ragazzo solo al mondo con limitata esperienza lavorativa, per istruirlo sul lavoro di contabilità. Il contabile non gradisce il verboso e insistente ragazzo che rappresenta una imprevista turbativa nel suo lavoro e lo distrae dalla donna che lo affascina. Ila scopre che il marito, piuttosto freddo con lei, ha una relazione con un’altra donna; l’indizio è fornito dal profumo sconosciuto emanato dagli indumenti in attesa di bucato del consorte. Ila vuole uscire dalla sua condizione di infelicità, avendo davanti agli occhi la vita della madre e della zia, che da tempo assistono i mariti invalidi, dopo una vita consumata con sacrifici e quasi senza amore; la morte del padre e lo sfogo della madre sono la spinta decisiva a farle fissare un appuntamento per un incontro con Saajan. In un biglietto dice a Saajan che potrebbero trasferirsi nel Bhutan dove la vita costa cinque volte meno. Saajan, che ormai ha accettato Shaikh come un male invitabile e necessario, prestandosi anche paternamente a fare da testimone al suo matrimonio, già pensa ad una vita con lei e si prepara con cura per l’appuntamento. Ma il brutto odore del suo corpo - uno sgradevole “odore di anziano”, di un vecchio per il quale è tramontata la stagione dell’amore - toglie a Saajan il coraggio di avvicinare la bella e giovane Ila, quando la vede in attesa nel bar dell’incontro. La comunicazione tra i due si interrompe. Ila cerca inutilmente Sajan sul posto di lavoro, percorrendo la traiettoria dei cestini da pranzo: l’uomo è già in pensione ed è partito per il Bhutan. Sul treno Saajan incontra un vecchio che ha fatto la stessa scelta che sta compiendo a sua volta; il tamburellare rassegnato delle dita del vecchio sul tavolinetto del treno gli illustrano ampiamente la inutile vita solitaria che lo attende. Decide a sua volta di percorrere a ritroso il viaggio dei cestini per trovare Ila, ma lei se ne è andata. Non è chiaro se continueranno a inseguirsi inutilmente o se il destino, sottile ed evanescente come un leggero profumo che si perde nell’aria, permetterà il contatto delle due vite …
In questo primo lungometraggio avaro di dialogo di Ritesh Batra viene narrata una storia delicata, lontana dai canoni melodrammatici e melensi di Bollywood, vicina alla sensibilità europea e occidentale. I personaggi sono descritti a tutto tondo e acquistano spessore durante la vicenda, grazie a un’ottima recitazione di tutti gli attori. La scelta di far conoscere senza parole la caotica vita nella affollatissima città indiana centra perfettamente il bersaglio, mentre il capriccio del destino si avvolge sull’evanescenza di profumi di cibo e odori umani aggiungendo poeticità al film.
Da non mancare.
Valutazione ****
FabioFeli
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siebenzwerg
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sabato 7 dicembre 2013
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due cuori silenziosi
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Non sarà un'idea originalissima né sorprendente quella di un sentimento che si sviluppa giorno per giorno grazie allo scambio di bigliettini, ma per come si colloca la storia nella nostra epoca di internet, i messaggi nel termos del pranzo fanno una gran tenerezza. Perché in realtà non è l'impossibilità materiale di comunicare che isola le vite dei due protagonisti, ma la direzione delle loro esistenze, le loro strade, che hanno portato Saajan a chiudersi alla gioia di vivere, nella precoce vecchiaia del suo lutto, e Ila a votarsi al marito ingrato. Sono le loro anime a essere ingabbiate, anche in mezzo alla città più affollata.
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Non sarà un'idea originalissima né sorprendente quella di un sentimento che si sviluppa giorno per giorno grazie allo scambio di bigliettini, ma per come si colloca la storia nella nostra epoca di internet, i messaggi nel termos del pranzo fanno una gran tenerezza. Perché in realtà non è l'impossibilità materiale di comunicare che isola le vite dei due protagonisti, ma la direzione delle loro esistenze, le loro strade, che hanno portato Saajan a chiudersi alla gioia di vivere, nella precoce vecchiaia del suo lutto, e Ila a votarsi al marito ingrato. Sono le loro anime a essere ingabbiate, anche in mezzo alla città più affollata. La fatalità crea il contatto tra le due solitudini. Le fa sbalzare dai binari di una vita programmata. Mette alla prova della verità la loro intenzione di vivere, svela la loro capacità di rischiare fino all'ultimo, misura il loro coraggio di cambiare e porta alla luce quel che davvero in fondo desiderano. L'uso frequente della voce fuori campo in questo non ha la funzione di supplire a ciò che manca come sceneggiatura ma, sotto l'espediente della lettura a voce alta del testo dei biglietti, serve filmicamente a sottolineare l'impermeabilità con cui i due protagonisti scorrono in mezzo agli altri, avvolti nei loro pensieri segreti. Cosa succede in fondo? Tutta la storia è molto semplice ma ogni passo, ogni pennellata del quadro, permette di apprezzare quel che costituisce l'umanità dei due protagonisti. Stranamente questo film non ho trovato nessun richiamo a una cultura orientale ma piuttosto a un fondo di fantasiosa malinconia latino-americana, come alcuni romanzi di Puig o Garcia Marquez. La regia, sempre discreta, riesce a mettere insieme immagini, pensieri e impressioni per trasmettere suggestioni attraverso le sfumature più che i rilievi.
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zoom e controzoom
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martedì 10 dicembre 2013
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orientale non usuale
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I film di produzione indiana che fino ad ora ho potuto vedere, sono molto lontani dalla mia capacità di apprezzarne i valori sostanziali di quella cinematografia, ma così non è stato per questa produzione – che non è però totalmente indiana.
La delicata possibile storia d’amore tra i due personaggi, finisce per escludere tutto il resto del mondo e si focalizza su elementi a coppia: Ila e la zia, peraltro fisicamente invisibile; Ila e il marito, peraltro come se fosse invisibile tanto non comunica con la moglie; Ila e Irrfan, che se era invisibile prima in quanto uomo solitario, vedovo scorbutico, diventa visibile attraverso il casuale rapporto creato da Ila-cibo/confidenza.
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I film di produzione indiana che fino ad ora ho potuto vedere, sono molto lontani dalla mia capacità di apprezzarne i valori sostanziali di quella cinematografia, ma così non è stato per questa produzione – che non è però totalmente indiana.
La delicata possibile storia d’amore tra i due personaggi, finisce per escludere tutto il resto del mondo e si focalizza su elementi a coppia: Ila e la zia, peraltro fisicamente invisibile; Ila e il marito, peraltro come se fosse invisibile tanto non comunica con la moglie; Ila e Irrfan, che se era invisibile prima in quanto uomo solitario, vedovo scorbutico, diventa visibile attraverso il casuale rapporto creato da Ila-cibo/confidenza.
La storia è ben modulata nel crescendo rispettoso di canoni di rapporti uomo donna dall’impronta orientale, è molto equilibrata senza sbordare in eccessi macchiettistici.
Originale il rapporto profondo che esiste tra Ila e la zia, si può quasi attribuirlo ad una napoletaneità eduardiana, di rapporto da balcone e balcone; qui è molto saggio, molto profondo e molto complice.
Tra i due sposi invece non c’è nessuna complicità e nessun affetto nonostante i tentativi della donna. Da questa volontà, parte il legame con lo sconosciuto, legame trattato in modo possibilista nella sua linearità.
Coronamento ricco e con spunti interessanti e non usuali, invece sono le ambientazioni, interne ed esterne, che isolano ancora di più i personaggi all’interno dei personali sentimenti che rimangono come protetti dal caos della vita quotidiana in un mondo eccessivo per noi occidentali, anche..in un vagone di prima classe. Colpiscono molto le inquadrature dei cibi, inquadrature che trasmettono quasi i sapori e i profumi che da quei cibi devono probabilmente espandersi.
Film delicato e coinvolgente che apre uno squarcio su una filmografia che pare qui avvicinarsi molto di più al nostro gusto/conoscenza e che ci penalizza nelle altre occasioni eccessive.
Vale quindi però, come il detto comune vuole, che l’uomo, si prende per la gola..
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flyanto
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martedì 3 dicembre 2013
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a cosa può portare lo scambio di due lunchboxes
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Film in cui si racconta come, in seguito ad uno scambio di scatole porta pranzo, una giovane donna trascurata dal marito e madre di una bambina ed un impiegato vicino alla pensione iniziano un rapporto epistolare che li avvicinerà sempre di più facendo intravvedere una possibile nascita di una relazione sentimentale. Purtroppo, nonostante le buone premesse e soprattutto la reciproca condivisione di pensieri e sentimenti, i due non si incontreranno mai di persona. Una rinuncia che l'uomo, dati i molti anni in più che lo separano dalla donna, sente doveroso affrontare al fine di non sentirsi inadeguato ed al fine anche di non deludere le aspettative di quest'ultima che invece è del tutto ignara della sua reale età avanzata.
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Film in cui si racconta come, in seguito ad uno scambio di scatole porta pranzo, una giovane donna trascurata dal marito e madre di una bambina ed un impiegato vicino alla pensione iniziano un rapporto epistolare che li avvicinerà sempre di più facendo intravvedere una possibile nascita di una relazione sentimentale. Purtroppo, nonostante le buone premesse e soprattutto la reciproca condivisione di pensieri e sentimenti, i due non si incontreranno mai di persona. Una rinuncia che l'uomo, dati i molti anni in più che lo separano dalla donna, sente doveroso affrontare al fine di non sentirsi inadeguato ed al fine anche di non deludere le aspettative di quest'ultima che invece è del tutto ignara della sua reale età avanzata. Un film molto delicato e che si discosta nettamente dalla maggioranza dei films indiani di Bollywood non solo per la mancanza della parte cantata e danzata che solitamente li caratterizza, ma anche per la trama in sè che qui è più realistica. I film di Bollywood terminano tutti più o meno in maniera positiva: l'"happy ending" è determinante al fine di fare trionfare l'operato dei protagonisti, una sorta, insomma, quasi di ricompensa per loro. In Lunchbox", invece, tutto ciò manca e, proponendo un finale piuttosto amaro, diventa la testimonianza di come si evolvono effettivamente nella realtà i sentimenti e gli eventi in generale.Pur essendo un'opera prima del regista Ritesh Batra, si può dire che il film possiede tutte le qualità per potere essere altamente apprezzato: il ritmo rallentato ma affatto noioso che ne determina un perfetto ed equilibrato andamento, la componente dolce-amara della trama e la rappresentazione nell'insieme della convivenza nel territorio indiano delle tradizioni con gli aspetti più moderni di una società sempre più in evoluzione e sotto la forte influenza della globalizzazione, ne costituiscono il fascino ed il suo pregio conducendo lo spettatore in una realtà alquanto diversa da quella occidentale. Insomma, lo definirei,un piccolo gioiello interamente da gustare.
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vanessa zarastro
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domenica 29 dicembre 2013
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caro compagno di matita…
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L’idea divertente dell’equivoco nello scambio dei lunch-boxes diventa il fulcro di sentimenti seri quando si confrontano le solitudini nell’affollata metropoli indiana…<ho passato metà della mia vita in piedi sui treni e sugli autobus > scrive lui nei bigliettini furtivi che i protagonisti si scambiano. Lei è una bella e giovane donna trascurata dal marito - forse anche tradita - che introduce molta della sua affettività nella preparazione dei cibi. Così giorno dopo giorno, poco a poco – è filmato con dei tempi molto lenti - le solitudini s’incontrano, si narrano, si raccontano per scritto cose fondamentali o anche irrilevanti; lui scrive…<ho guardato le vecchie serie TV per tutta la notte>) che forse non diremmo mai né al nostro coniuge e neanche a un nostro collega.
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L’idea divertente dell’equivoco nello scambio dei lunch-boxes diventa il fulcro di sentimenti seri quando si confrontano le solitudini nell’affollata metropoli indiana…<ho passato metà della mia vita in piedi sui treni e sugli autobus > scrive lui nei bigliettini furtivi che i protagonisti si scambiano. Lei è una bella e giovane donna trascurata dal marito - forse anche tradita - che introduce molta della sua affettività nella preparazione dei cibi. Così giorno dopo giorno, poco a poco – è filmato con dei tempi molto lenti - le solitudini s’incontrano, si narrano, si raccontano per scritto cose fondamentali o anche irrilevanti; lui scrive…<ho guardato le vecchie serie TV per tutta la notte>) che forse non diremmo mai né al nostro coniuge e neanche a un nostro collega. Un film garbato ma, a mio avviso, triste perché il sogno rimane imprigionato e subordinato all’accettazione della dura realtà; ad esempio il protagonista maschile fugge non ha neanche il coraggio di affrontare il problema della differenza di età, né lei quello del tradimento del marito. Per un attimo il desiderio di evasione porta a sentimenti garbati ma rimane tutto fermo così.
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catcarlo
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giovedì 16 gennaio 2014
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lunchbox
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Nato come documentario sull’organizzazione dei pasti per i lavoratori in India, il primo lungometraggio di Ritesh Batra si è sviluppato in una sorta di film epistolare che il regista, malgrado l’apparente esilità del soggetto, realizza come una commedia dolceamara sulle difficoltà della vita e sulle inattese possibilità che la stessa offre, come il treno sbagliato che può portare alla stazione giusta. Non è un caso, allora, che il film si apra e si chiuda sull’intenso traffico ferroviario di Mumbai: su uno dei convogli, stipato all’inverosimile, viaggia tutti i giorni Saajan (meglio conosciuto come ‘il signor Fernandes’), un uomo ormai alle soglie della pensione che la morte della moglie ha indurito fino ai limiti della misantropia.
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Nato come documentario sull’organizzazione dei pasti per i lavoratori in India, il primo lungometraggio di Ritesh Batra si è sviluppato in una sorta di film epistolare che il regista, malgrado l’apparente esilità del soggetto, realizza come una commedia dolceamara sulle difficoltà della vita e sulle inattese possibilità che la stessa offre, come il treno sbagliato che può portare alla stazione giusta. Non è un caso, allora, che il film si apra e si chiuda sull’intenso traffico ferroviario di Mumbai: su uno dei convogli, stipato all’inverosimile, viaggia tutti i giorni Saajan (meglio conosciuto come ‘il signor Fernandes’), un uomo ormai alle soglie della pensione che la morte della moglie ha indurito fino ai limiti della misantropia. Un giorno, nella sua lunchbox (versione assai elaborata della schiscetta e fatta di tanti contenitori impilati) trova una sorpresa: l’impeccabile organizzazione, studiata in tutto il mondo, che si incarica di recuperare i pranzi nelle case o nelle tavole calde e poi consegnarle nei luoghi di lavoro, sbaglia e gli recapita il pranzo che Ila ha fatto con tutto il suo amore per cercare di recuperare l’attenzione del marito Rajeev. Quando la donna si accorge dell’errore, continua comunque a preparare il pasto, onorata dal fatto che lo sconosciuto destinatario faccia ogni volta piazza pulita: aggiunge però un biglietto, al quale dapprima Saajan risponde burbero, ma che sarà l’inizio di una corrispondenza sempre più approfondita e personale. Ne nasce una relazione a una distanza che Ila (addolorata per la morte del padre e per il tradimento del marito) sarebbe anche disposta ad annullare, sfidando le convenzioni sociali che vedono la donna sottomessa – si veda la figura della madre - ma Saajan non riesce a dimostrare lo stesso coraggio: il finale resta così sospeso su una nota a metà fra la tristezza e la speranza. Tutto il film è ovviamente ritmato dall’andirivieni della scatola del pranzo e dalla lettura delle missive che i due protagonisti si scambiano, ma Batra (assieme all’altro sceneggiatore Rutvik Oza) pare saper bene che c’è il rischio della stucchevolezza e, allora, intreccia a quello principale altri motivi che contribuiscono a variare lo spartito e, spesso, ad alleggerire l’atmosfera. La zia di Ila, signora Desphande, abita al piano di sopra ed è prodiga di consigli sulla cucina e sulla vita comunicando con la nipote per mezzo di un cestino che fa scendere dalla finestra (di Bharati Achrekar si sente solo la voce); Shaikh, nei suoi panni il bravo Nawazuddin Siddiqui, è il collega che dovrà sostituire Saajan, un giovane incasinato e cacciapalle ma anche inguaribile ottimista, la cui vitalità, unendosi ai messaggi di Ila, scuote il protagonista che, lentamente e almeno in parte, si apre agli altri. Il film prende origine da una produzione indipendente da Bollywood, e poi è stato realizzato con la collaborazione europea e statunitense (la lista di coproduttori e produttori esecutivi è lunghissima): la lontananza dagli studios fa sì che la storia sia immersa in un’India ritratta in modo nettamente naturalistico e con una notevole attenzione al dettaglio (si pensi solo agli ambienti o ai disagi della vita pendolare), controbilanciando con la constatazione della realtà quotidiana quel tocco di favolistico che proviene dall’assunto iniziale. Su questo sfondo, Batra segue i suoi personaggi con affetto e attenzione, caratterizzandoli con pochi tratti - Ila che, in lavanderia, cerca il marito nell’odore delle sue camicie; Saajan che guarda con invidia la famiglia dei vicini - e stringendo nei primi piani solo quando serve: in questo è aiutato dalla bella prova dei due attori che interpretano i ruoli principali, il veterano Irfan Kahn, che si invecchia per diventare il signor Fernandes, e la bella e giovane Nimrat Kaur (che non si capisce come possa venir trascurata dal marito). Non sorprende allora che il film sia stato molto apprezzato alla ‘Settimana della critica’ di Cannes, dove è stato premiato dal pubblico: peccato solo che l’uscita in sala in Italia sia avvenuta alla chetichella.
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gattoquatto
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sabato 16 ottobre 2021
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incantevole
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Un film che ti cattura per tutta la sua durata. Una premessa interessante con un'incursione nelle abitudini sociali di una metropoli indiana seguita da una curiosa commedia sentimentale. Bellissima la fotografia.
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