stefano94
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giovedì 12 dicembre 2013
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jackson aggiusta il tiro e centra il bersaglio
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Chi diceva che il primo film della trilogia "Lo Hobbit" era solo un piccolo antefatto per qualcosa di più epico non sbagliava. Chi criticava tutte le differenze dal libro (e bisogna ricordarci che è pur sempre un libro per BAMBINI) si è trovato spiazzato nel vedere il magnifico lavoro di ampliamento fatto dal regista, tutte le storie che si intrecciano (tra cui la fantastica e incredibilmente dark missione di Gandalf a Dol'Guldur). In favore di una durata minore della trilogia di ISDA, (qua siamo a "solo" 2 ore e mezza) sono state tagliate e accorciate alcune cose, come l'incontro con Beorn, che non può non deludere. Fantastica la parte di Bosco Atro con i ragni che saltano da tutte le parti.
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Chi diceva che il primo film della trilogia "Lo Hobbit" era solo un piccolo antefatto per qualcosa di più epico non sbagliava. Chi criticava tutte le differenze dal libro (e bisogna ricordarci che è pur sempre un libro per BAMBINI) si è trovato spiazzato nel vedere il magnifico lavoro di ampliamento fatto dal regista, tutte le storie che si intrecciano (tra cui la fantastica e incredibilmente dark missione di Gandalf a Dol'Guldur). In favore di una durata minore della trilogia di ISDA, (qua siamo a "solo" 2 ore e mezza) sono state tagliate e accorciate alcune cose, come l'incontro con Beorn, che non può non deludere. Fantastica la parte di Bosco Atro con i ragni che saltano da tutte le parti. Se al film si perdona qualche scelta poco ortodossa fatta per ingraziarsi i meno tolkieniani (la storia d'amore tra il nano e l'elfa), e si apprezza l'epicità dell'incontro con il drago, questo film non può non essere un capolavoro.
SPOILER:
Lascia col fiato mozzato il finale col negromante (nientemeno che Sauron), e Bilbo che capisce il pericolo che hanno scatenato col risveglio del drago.
Siamo pronti per il terzo e (forse) ultimo, epico incontro nella Terra di Mezzo.
Coming soon.
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[+] tolkien
(di sbabinicobianchi)
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randle mcmurphy
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venerdì 13 dicembre 2013
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ritorno alle origini, innovando!
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Già dalla prima scena ambientata nella lugubre e piovosa cittadina di Brea, ho compreso di trovarmi davanti ad un'opera migliore della prima. La desolazione di Smaug ha nella narrazione un evidente filo conduttore- evidentemente voluto dal regista - con la precedente, e migliore, saga dell'anello. Lo spettatore scettico, troppo affezionato al Signore degli anelli, già dai primi fotogrammi percepisce che la musica è cambiata. grazie al sistema delle epifanie e di meticolosi flashback avverte una maggior ponderatezza sui contenuti, e un'attenzione alll'intreccio più avvertita rispetto a un viaggio "inaspettato". Se nel primo film della nuova trilogia si avvertiva una sensazione di lentezza, frammentazione, nel secondo si scopre un montaggio impeccabile e una sequenza di immagini perfettamente orchestrata (la colonna sonora parzialmente innovativa favorisce quest'aspetto) Il primo tempo è una sequenza di scene spettacolari che danno vita a una vera e propria esperienza visiva.
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Già dalla prima scena ambientata nella lugubre e piovosa cittadina di Brea, ho compreso di trovarmi davanti ad un'opera migliore della prima. La desolazione di Smaug ha nella narrazione un evidente filo conduttore- evidentemente voluto dal regista - con la precedente, e migliore, saga dell'anello. Lo spettatore scettico, troppo affezionato al Signore degli anelli, già dai primi fotogrammi percepisce che la musica è cambiata. grazie al sistema delle epifanie e di meticolosi flashback avverte una maggior ponderatezza sui contenuti, e un'attenzione alll'intreccio più avvertita rispetto a un viaggio "inaspettato". Se nel primo film della nuova trilogia si avvertiva una sensazione di lentezza, frammentazione, nel secondo si scopre un montaggio impeccabile e una sequenza di immagini perfettamente orchestrata (la colonna sonora parzialmente innovativa favorisce quest'aspetto) Il primo tempo è una sequenza di scene spettacolari che danno vita a una vera e propria esperienza visiva. La reale novità di questo film, sta proprio nell'immagine. L'immagine è curata perfettamente, la fotografia abbraccia i colori della terra di mezzo in maniera addirittura migliore rispetto al signore degli anelli, dove i blu erano dominanti. I colori in perenne contrasto, dalla dimora degli elfi del bosco atro, al l'oscurità della tomba dei nazgul, dal grigiore di erebor, al fuoco del drago; tra tutte segnalo alcune scene degne di nota: gandalf che si arrampica su una parete di Roccia in cerca della tomba dello stregone di angmar, la fuga dagli elfi silvani, l'arrivo nella veneziana città degli uomini ai piedi della foresta solitaria, e il drago. Anche se alla lunga, la sequenza che vede coinvolto il drago può sembrare esageratamente lunga, l'alternanza con le vicende personali di Gandalf riassesta il tutto. La tanta carne al fuoco di questo film permette anche di digerire la ormai famosa e criticata (giustamente) storia d'amore di legolas con la guerriera elfica. L'unica pecca di questo film è la sceneggiatura. Si parla troppo per ciò che realmente si dice. La sceneggiatura debole, purtroppo distanza ancora di molti punti il signore degli anelli, da questa trilogia. Se nel terzo film, si provvederà in qualche modo ad aggiustare questa evidente meno manza, non escludo che possa aggiungersi un quarto film, alla saga più premiata di sempre. Encomiabile.
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tommyf14
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venerdì 13 dicembre 2013
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peter jackson: un'apoteosi scenografica
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Stavolta Peter Jackson ha decisamente esagerato.
Se molti erano rimasti un po’ delusi dal primo capitolo del prequel (“Un viaggio inaspettato”), dai toni molto più fiabeschi rispetto ai tre capitoli de “Il Signore degli anelli”, qui ci si trova subito immersi in un’atmosfera totalmente diversa.
Il film è un continuo scontro tra orchi, mannari e ragni giganti, senza quasi un attimo di tregua, per arrivare alla “Montagna solitaria”, dove il grande e potente Smaug dorme ricoperto da monete d’oro appartenenti ai nani di Erebor.
Peter Jackson porta sul grande schermo una storia originale rispetto all’opera di Tolkien, non solo arricchendo i particolari ma anzi aggiungendo intere nuove situazioni, per poter creare un collegamento diretto con la successiva storia de “Il Signore degli anelli”; e mostra così ad ogni spettatore cosa voglia dire immaginare prima e raccontare poi una storia dai connotati epici!
La perfezione dell’immagine, talmente vicina al reale che sembra di essere sul set ad osservare la scena mentre viene girata, le immense scenografie, la nuova impronta oscura che il regista ha voluto conferire all’ambientazione complessiva, in aggiunta alla perfezione degli effetti speciali e delle interpretazioni, rendono quest’opera un gioiello autentico.
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Stavolta Peter Jackson ha decisamente esagerato.
Se molti erano rimasti un po’ delusi dal primo capitolo del prequel (“Un viaggio inaspettato”), dai toni molto più fiabeschi rispetto ai tre capitoli de “Il Signore degli anelli”, qui ci si trova subito immersi in un’atmosfera totalmente diversa.
Il film è un continuo scontro tra orchi, mannari e ragni giganti, senza quasi un attimo di tregua, per arrivare alla “Montagna solitaria”, dove il grande e potente Smaug dorme ricoperto da monete d’oro appartenenti ai nani di Erebor.
Peter Jackson porta sul grande schermo una storia originale rispetto all’opera di Tolkien, non solo arricchendo i particolari ma anzi aggiungendo intere nuove situazioni, per poter creare un collegamento diretto con la successiva storia de “Il Signore degli anelli”; e mostra così ad ogni spettatore cosa voglia dire immaginare prima e raccontare poi una storia dai connotati epici!
La perfezione dell’immagine, talmente vicina al reale che sembra di essere sul set ad osservare la scena mentre viene girata, le immense scenografie, la nuova impronta oscura che il regista ha voluto conferire all’ambientazione complessiva, in aggiunta alla perfezione degli effetti speciali e delle interpretazioni, rendono quest’opera un gioiello autentico.
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iroh10
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sabato 14 dicembre 2013
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io sono fuoco, io sono ... morte
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Il secondo capitolo della Trilogia inizia da dove eravamo rimasti con la Compagnia dei 13 nani, Bilbo e Gandalf in fuga dagli orchi. Faremo la conoscenza di nuovi personaggi come Beorn( un uomo mutapelle), Bard e l’elfa Tauriel, inoltre rincontreremo Legolas e Thranduil( già incontrato, anche se brevemente, nel primo capitolo).
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Il secondo capitolo della Trilogia inizia da dove eravamo rimasti con la Compagnia dei 13 nani, Bilbo e Gandalf in fuga dagli orchi. Faremo la conoscenza di nuovi personaggi come Beorn( un uomo mutapelle), Bard e l’elfa Tauriel, inoltre rincontreremo Legolas e Thranduil( già incontrato, anche se brevemente, nel primo capitolo). Il film scorre velocissimo e non sembra durare affatto 2 ore e 40, il ritmo rallenta un po’ appena entrati nella città degli elfi silvani all’interno di Bosco Atro, ma subito dopo ci sarà la scena dei barili e quindi ci dimenticheremo subito il momentaneo stop. Fin da subito si nota come l’atmosfera di questo nuovo capitolo sia più dark e più buia, il paesaggio comincia infatti ad oscurarsi e ad avvelenarsi a causa del male che si sta formando( ” cosa oscure strisciano nell’ombra”). Questo è infatti il film in cui si metterà in dubbio anche l’amiciaizia e la fiducia della Compagnia costruita direttamente nel primo capitolo. Bilbo si troverà a fare in conti anche con il potere oscuro dell’Unico Anello, rendendo una scelta difficile anche il diventare invisibile di fronte ad un possente ed antico drago come Smaug. Anche Thorin Scudodiquercia comincia a diventare ombroso e a farsi corrompere dall’avidità che aveva portato alla rovina anche suo nonno e tutto questo a causa della bramosia di potere e del “potere oscuro” dell’Arkengemma. Anche Gandalf si troverà a dover affrontare il fantomatico necromante nelle antiche rovine di Dol-Guldur, in quello che sembrerà, anche se per pochi minuti, un film horror grazie a riprese claustrofobiche e spezzate.
Tralasciando lo scontro con i ragni( reso in maniera ottima dalla regia con tagli dell’inquadratura da film horror) e la “cavalcata dei barili”, la scena del dialogo tra Bilbo e Smaug farà dimenticare tutti i piccoli errori precedenti. Il dialogo tra Bilbo( Martin Freeman) e Smaug( interpretato con il motion capture da Benedict Cumberbatch e doppiato in italiano da un ottimo Luca Ward) è, infatti, la punta di diamante di questo film. Il drago è realizzato ottimamente, si muove in maniera perfettamente integrata con l’ambiente che lo circonda e la scelta registica di farcelo vedere inizialmente solo a “pezzi” tramite blocchi di monete d’oro che si spostano e tesori che si muovono è a dir poco geniale. Smaug è, sicuramente, il miglior drago mai visto su pellicola tanto che per alcuni attimi il pubblico vorrebbe tifare per lui, ma poi Bilbo e Thorin ci riportano alla realtà ricordandoci che è” la prima tra le calamità”.
L’aggiunta del personaggio femminile dell’elfa Tauriel potrebbe far storcere il naso ai puristi di Tolkien, ma le persone in sala sapranno di lei che è un personaggio inventato da Jackson solo dalle riviste poichè è un personaggio ben scritto ed inserito ottimamente nella trama del film, anche la pseudo-infatuazione per il nano Fìli non rovinerà niente del film. Altra grande new entry dell’universo Tolkeniano è Bard, mercante e sostenitore del popolo di PonteLagoLungo. Anche per lui Jackson scrive un ruolo differente da quello Tolkeniano, per cui era solo “quello che sparava la freccia a Smaug”, dando profondità ad un personaggio della cui storia vedremo meglio gli sviluppi nel prossimo capitolo.
Quindi di de “Lo Hobbit: la desolazione di Smaug” sono sicuro che è un film divertente, che è girato benissimo, che gli effetti speciali e la fotografia sono mozzafiato, che gli attori sono ottimi e che Smaug sia il drago più bello della storia del cinema oltre che uno degli antagonisti migliori del cinema degli ultimi anni per la sua psicologia e per la realizzazione, ma non ero sicuro di trovarmi di fronte ad un film dell’universo di LOTR, cioè mi sembravano lontani la prima, epica, trilogia e il primo lo Hobbit. Ma poi ho pensato e sono giunto ad una conclusione e voglio fare un discorso che potrebbe sembrare strano. Questo secondo capitolo è meglio del primo Lo Hobbit, ma non paragonabile a LOTR. “Un viaggio inaspettato” era infatti più simile alla vecchia trilogia e ci si avvicinava per toni e atmosfere, mentre questo, per quanto le atmosfere siano cupe e dark richiamando un po’ Le due Torri, è un film nuovo ed è per questo che spiazza. Jackson è, infatti, un grande regista anche per questo: perchè è riuscito a riproporre qualcosa dell’universo di LOTR in modo diverso dalla prima trilogia e dal primo capitolo de Lo Hobbit. Ha creato un qualcosa di legato alla terra di Mezzo, ma senza copiare ed é per questo che La Desolazione di Smaug appare inferiore e “strano” agli occhi dei più. Ma questo solo perchè stanno guardando un film nuovo diretto da un regista che è maturato e che ha dato dimostrazione che un adattamento cinematografico di un libro non è una semplice copia-incolla dal cartaceo allo schermo, ma è una trasformazione, un cambiamento di linguaggio e Jacskon si è dimostrato un grande ed ottimo regista.
SPOILER:
La scena finale in cui Smaug “esce” dalla montagna, liberandosi dell’oro che cola sullo spettatore, sancisce la piena maturità di Jackson come regista.
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sebastian13
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venerdì 13 dicembre 2013
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la fantasia al potere
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Quanto sia importante il ruolo che l'esercizio della fantasia, per ogni essere umano, sia salvifico e aiuti a superare i momenti difficili della vita reale, quanto ciò sia importante viene ancora una volta dimostrato da Peter Jackson in questo ultimo suo lavoro. Egli ne è talmente invaso da travalicare le basi del testo originario, e anzi da sfaldarle, romperle e ricomporle per arrivare ad un prodotto finale che ci induca esattamente a riflettere sulla importanza di vivere esercitando il cervello. La 2a parte de Lo Hobbit è decisamente basata sul concetto di Gesamtkunst, l'arte totale Klimtiana, estesa in questo caso al concetto di libera espressione della fantasia; la tensione è sempre ai massimi livelli che decisamente vengono sublimati nella scena finale di circa 30 minuti che si svolge dentro la montagna d'oro dove il grande Smaug regna ormai sovrano sui preziosi degli.
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Quanto sia importante il ruolo che l'esercizio della fantasia, per ogni essere umano, sia salvifico e aiuti a superare i momenti difficili della vita reale, quanto ciò sia importante viene ancora una volta dimostrato da Peter Jackson in questo ultimo suo lavoro. Egli ne è talmente invaso da travalicare le basi del testo originario, e anzi da sfaldarle, romperle e ricomporle per arrivare ad un prodotto finale che ci induca esattamente a riflettere sulla importanza di vivere esercitando il cervello. La 2a parte de Lo Hobbit è decisamente basata sul concetto di Gesamtkunst, l'arte totale Klimtiana, estesa in questo caso al concetto di libera espressione della fantasia; la tensione è sempre ai massimi livelli che decisamente vengono sublimati nella scena finale di circa 30 minuti che si svolge dentro la montagna d'oro dove il grande Smaug regna ormai sovrano sui preziosi degli...avidi nani. Emozioni continue senza cedimenti se non sporadici (tipo la improbabile storia tra Tauriel e il nano; attimi di ricordi con lo svelarsi dell'entità malvagia, pronta alla guerra, nella figura di Sauron. Bellissimi i personaggi, il montaggio nervoso e naturalmente la fotografica. I testi a volte sono forzati, alcuni inutilmente lunghi. Non si cercano valutazioni sociologiche sui ruoli di buono o cattivo, e questo è un bene. La visione in 2d dal mio punto di vista risulta ancora da preferirsi risultando meno artefatta. E adesso dobbiamo aspettare un anno per l'ultima parte...pazienza amici...pazienza.
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giulioct
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venerdì 13 dicembre 2013
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dos: vola e spazza via ogni cosa
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L'avventura della compagnia di Thorin Scudodiquercia prosegue per un lungo tratto in questo secondo episodio della saga cinematografica di "Lo Hobbit". Da casa di Beorn, alla tana dei ragni giganti, fino a cospetto di re Thranduil, alla magnificenza di Pontelagolungo e a quella di Erebor.
"La desolazione di Smaug" risente di un drastico cambio di rotta rispetto al primo film. "La desolazione di Smaug" di Peter Jackson non si può dire sia un bel vedere per i puristi che vanno al cinema con libro e appunti alla mano. Il lunatico Jackson ha decisamente reimpostato il tono fiabesco del libricino che ha ispirato queste pellicole, nel tentativo di riadattare la trilogia come un vero e proprio prequel al Signore degli Anelli.
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L'avventura della compagnia di Thorin Scudodiquercia prosegue per un lungo tratto in questo secondo episodio della saga cinematografica di "Lo Hobbit". Da casa di Beorn, alla tana dei ragni giganti, fino a cospetto di re Thranduil, alla magnificenza di Pontelagolungo e a quella di Erebor.
"La desolazione di Smaug" risente di un drastico cambio di rotta rispetto al primo film. "La desolazione di Smaug" di Peter Jackson non si può dire sia un bel vedere per i puristi che vanno al cinema con libro e appunti alla mano. Il lunatico Jackson ha decisamente reimpostato il tono fiabesco del libricino che ha ispirato queste pellicole, nel tentativo di riadattare la trilogia come un vero e proprio prequel al Signore degli Anelli. Alla fine si ritorna sempre al punto di partenza, anche in questo "Lo Hobbit" il tema principale è legato all'anello del male e al suo potere. Tutto ruota attorno ad esso, comprese le due trilogia Jacksoniane. Questo ha portato a degli inevitabili cambi rispetto al romanzo, che era costruito come una favola per bambini, rendendo più cupo il racconto rispetto ad "Un Viaggio inaspettato". L'avventura prosegue con una splendida evoluzione dei personaggi, a cominciare da Thorin, fino al raggiungimento di Erebor. Ciò che succede nel frattempo non presenta gravi lesioni nella forma narrativa del film. La presenza del personaggio Tauriel può essere contestata o meno, e anche se in linea con la poetica Tolkieniana, forse a volte inciampa su delle forzature evitabili, mentre è interessante l'interpretazione che Orlando Bloom ha dato a questo Legolas, totalmente diverso da quello che abbiamo conosciuto nella prima trilogia. Molti particolari i personaggi di Pontelagolungo, che funzionano alla grande e davvero mastodontiche le sequenze che vedono Gandalf nella fortezza di Dol Guldur. Giungiamo quindi ad un dei punti che più aspettavamo da questo film e che non ha affatto tradito le aspettative: il drago Smaug. Bellissimo. Grazie all'eccellente voce di Luca Ward che ha fatto un enorme lavoro nel doppiare la magnifica voce di Cumberbatch, il drago Smaug appare una creatura sicura di sé, un sadico assassino che non uccide le vittime, le rincorre,le fa soffrire,lascia loro la speranza della sopravvivenza. Ci sono moltissime differenze con il romanzo, ma grazie ad esse possiamo essere trasportati nelle meravigliose stanze di Erebor, in una esplorazione che ci fa ammirare la mastodontica città dei nani e il suo oro. Sul finale, Jackson non vuole assolutamente non citare l'espressione Tolkieniana <>, e gira una scena così affascinante e maestosa che il finale televisivo con un cliffhanger crudele quanto il drago, lascia un po' di amaro in bocca e allo stesso tempo tiene alta la tensione per l'anno prossimo. In sostanza Lo Hobbit-La desolazione di Smaug, è un ottimo film. Il suo ritmo è incalzante, la narrazione vola via che è una bellezza. Presenta scene evitabili che fortunatamente vengono ampiamente recuperate da altre meravigliose. E' una gioia per gli occhi e deve essere visto assolutamente al cinema (meglio se in HFR3D) se si vuole godere di tutto lo spettacolo. Rimaniamo ancora lontani anni luce dalla magnificenza del Signore degli Anelli, che probabilmente rimarrà per sempre un caposaldo del cinema fantasy inarrivabile, ma lo Hobbit-La Desolazione di Smaug si destreggia molto bene e si fa spazio lasciando una bella impronta, magari non enorme come quella di un drago, nel genere cinematografico fantasy.
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[+] concordo! lo hobbit n. 2 ridona dignità alla saga
(di antonio montefalcone)
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elothen.
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venerdì 13 dicembre 2013
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un bel film che farà storcere il naso ai puristi.
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Il film merita davvero la menzione di ottimo film. Sicuramente il punto di forza, già visto nella prima parte e nei film del Signore degli Anelli, è la capacità di Peter Jackson di sorprendere, meravigliare e tenere sempre alta l'attenzione dello spettatore. Una trasposizione cinematografica di un libro come lo Hobbit, fatta trasponendo pagina per pagina il libro nel grande schermo sarebbe di una noia mortale. E bisogna riconoscere al regista di aver reso molto fluido il film, tanto da lasciare spiazzato tutto il pubblico della sala, che - così come giù avvenuto per "Un viaggio inaspettato" - boffonchia un "nooooo", "ma come", "ma dai" alla fine del film.
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Il film merita davvero la menzione di ottimo film. Sicuramente il punto di forza, già visto nella prima parte e nei film del Signore degli Anelli, è la capacità di Peter Jackson di sorprendere, meravigliare e tenere sempre alta l'attenzione dello spettatore. Una trasposizione cinematografica di un libro come lo Hobbit, fatta trasponendo pagina per pagina il libro nel grande schermo sarebbe di una noia mortale. E bisogna riconoscere al regista di aver reso molto fluido il film, tanto da lasciare spiazzato tutto il pubblico della sala, che - così come giù avvenuto per "Un viaggio inaspettato" - boffonchia un "nooooo", "ma come", "ma dai" alla fine del film. La qualità delle ricostruzioni è lodevole, sia per le location (la città di Erebor sotto la montagna, Bosco Atro, la città galleggiante di Esgaroth o Pontelagolungo) che per la grafica (il drago Smaug è fatto davvero bene!!). Per chi però è fan di Tolkien potrebbero arrivare brutte sorprese, perché il film si discosta molto dal libro. Prima tra le varie aggiunte Tauriel, l'elfa interpretata dalla magistrale e bellissima Evangeline Lilly, poi Bard, personaggio più che memorabile nel libro e ridotto a un ruolo quasi marginale nel film, ed infine un Gandalf che sparisce per andare con Radagast a Dol Guldur (aggiunta estrapolata dal libro del Signore degli Anelli). Il resto viene da sé, e se un minimo di curiosità vi è venuta leggendo queste mie righe, consiglio comunque di andarlo a vedere, anche da puristi Tolkeniani la visione di Smaug vale tutto il biglietto.
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no_data
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giovedì 19 dicembre 2013
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film che esaltò il mito
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Alcuni di quelli che leggeranno questa "recensione" storceranno il naso per la scelta di avere attribuito cinque stelle a la desolazione di Smag, ma io voglio rischiare per alcune ragioni.
1. Prima di tutto, voglio sottilineare l'importanza dell'interpretazione cinematografica. Il film sta facendo discutere per le sue "inutili" aggiunte rispetto alla versione originaria e per la grande libertà presa nell' adattare una sceneggiatura non originale. Ora, questo lavoro decisamente discutibile nel primo film, visto che cozzava con la scelta di mantenere l' epicità delle scene, nonostante la leggerezza e l'ironia di alcuni personaggi tra cui Bilbo e i nani.
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Alcuni di quelli che leggeranno questa "recensione" storceranno il naso per la scelta di avere attribuito cinque stelle a la desolazione di Smag, ma io voglio rischiare per alcune ragioni.
1. Prima di tutto, voglio sottilineare l'importanza dell'interpretazione cinematografica. Il film sta facendo discutere per le sue "inutili" aggiunte rispetto alla versione originaria e per la grande libertà presa nell' adattare una sceneggiatura non originale. Ora, questo lavoro decisamente discutibile nel primo film, visto che cozzava con la scelta di mantenere l' epicità delle scene, nonostante la leggerezza e l'ironia di alcuni personaggi tra cui Bilbo e i nani. Nel secondo, al contrario, la starda verso la montagna solitaria si fa più intricata e piena di ostacoli e la narrazione si incupisce. I toni più concitati e mozzafiato delle vicende sono supportati da un copione ben fatto che trova l'apice nel dialogo tra Bilbo e il drago Smaug, che al pari di Gollum nel primo film e nella precedente saga, diventa il personaggio più ambiguo e nello stesso tempo più interessante.
E tra tutti spicca Tauriel. L'elfa dello scandalo. L'elfa che si innamora impunemente di un nano. Che orrore. Che atrocità, mai visto nulla del genere. Per me è un personaggio che nella sua completa "inutilità", è grandioso. Rispecchia l'altra faccia degli elfi silvani, quella che tolkien non ci racconta. E' lo specchio di un mondo che ritrova la sua eterea bellezza mentre lentamente si spegne per lasciarne il posto ad un altro. La sua figura è delicata, discreta. Non corrompe un film ben fatto. La storia d'"amore" gtra lei e Kili non sbava ma si inserisce a pennello per scandagliare più in dettaglio la natura degli Elfi.
2. In secondo luogo, RIBADISCO CHE LO HOBBIT NON è IL SIGNORE DEGLI ANELLI. Le storie sono differenti e così pure le traposizioni cinematografiche. E'completamente inutile rifarsi a ciò che è stato fatto prima. L'opera magistrale dell'Anello rimane incastonata nella sua perenne bellezza e lo Hobbit si inserisce in questa scia, perchè è un episodio nella storia di Arda. TUTTAVIA RIMANGONO DIFFERENTI. Quindi basta fare confronti e lamentarsi su qualcosa che rimane DISTINTO.
3. In terzo luogo, AVETE LETTERALMENTE ROTTO, voi che cercate costantemente il pelo nell'uovo dove non esiste. Criticate piuttosto altre saghe cinematografiche, tipo quella di Harry Potter, che personalmente è inguardabile, se non per qualche film. La scelta di dividere il libro in tre parti può diventare un 'occasione per approfondire la storia e sviluppare la psicologia dei personaggi come è stato fatto nel secondo film, in più:
4. Sono grandiose le sceneggiature., in particolare modo la reggia di Thranduil e i saloni sotto la Montagna.
5. Gli effetti speciali possono essere usati per nascondere la vera "desolazione" di un film, ma penso che in questo caso, ogni dettaglio sia esaltato dalla potenza della ripresa in 3D.
PS. Non é una questione di essere "puristi" o no. SI TRATTA DI VALUTARE CRITICAMENTE COME UN FILM è STATO REALIZZATO, senza gridare alla PROFANAZIONE O ALLO SCEMPIO. Il mito viene esaltato già solamente per il fatto stesso che possiamo contemplarlo su uno schermo e ci è stata data la possibilità di viverlo, anche se solo per qualche ora. E poi BASTA DIRE TOLKIEN NON AVREBBE APPREZZATO ETC. Tolkien non avrebbe approvato perchè nella sua epoca un genere letterario di questo tipo sarebbe stato impossibile da creare filmicamente parlando. Penso invece che, una volta visto le meraviglie che PJ è riuscito a immaginare, sarebbe stato contento che venisse realizzato, se fosse vissuto adesso.
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claudiofedele93
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lunedì 16 dicembre 2013
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un'incredibile desolazione (di smaug)!
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Dopo aver concluso un primo capitolo non del tutto soddisfacente, ma ad ogni modo gradito dai fan del regista e da chi professa di amare Tolkien e le sue opere, Peter Jackson torna, ad un anno preciso di distanza da Un Viaggio Inaspettato, al cinema portando sul grande schermo il secondo atto di quella che è la nuova trilogia ambientata nella vecchia (e amata)Terra di Mezzo.
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Dopo aver concluso un primo capitolo non del tutto soddisfacente, ma ad ogni modo gradito dai fan del regista e da chi professa di amare Tolkien e le sue opere, Peter Jackson torna, ad un anno preciso di distanza da Un Viaggio Inaspettato, al cinema portando sul grande schermo il secondo atto di quella che è la nuova trilogia ambientata nella vecchia (e amata)Terra di Mezzo.La pellicola, di fatto, dopo un brevissimo prologo nella città di Brea che strizza l’occhio a The Lord of the Rings, non solo per il tempo, ma anche per il luogo designato, le scenografie ed il cameo da parte di chi sta dietro alla macchina da presa già visto esattamente poco più di dieci anni fa, inizia precisamente laddove avevamo lasciato la compagnia dei nani guidata da Thorin Scudodiquercia, alle prese con i mannari ed il temibile Azog che non ne vogliono saper di cessare l’estenuante caccia. Da qui gli eredi della stirpe di Durin, assieme al coraggioso Bilbo Baggins e al saggio stregone Gandalf il Grigio si dirigono verso quella che sarà la casa del mutapelle Beorn, un essere quanto mai singolare ma che nulla ha contro Thorin e la sua missione. Dopo aver goduto dell’ospitalità di quest’ultimo la compagnia si appresta ad arrivare dinanzi ai confini di Bosco Atro, dove deve salutare Gandalf impegnato (sotto suggerimento di Lady Galadriel) ad indagare sul ritorno e l’esistenza del Negromante. Da questo momento Bilbo e i nani saranno catapultati in un vorticoso viaggio senza sosta e ricco di peripezie, arrivando infine ai pendii della Montagna Solitaria ed alle porte di Erebor, vedendosela contro il temibile drago Smaug.
Ci sono tanti aspetti che caratterizzano La Desolazione di Smaug e fanno si che questo secondo episodio si allontani anni luce dal primo, ma allo stesso tempo è evidente come Jackson, per aumentare il ritmo, rendere il film più adrenalinico e fluido abbia deciso, senza troppe presentazioni o dubbi, di allontanarsi con coraggio dal manoscritto di John R.R. Tolkien. Quel che ne esce è senza dubbio un prodotto che riesce perfettamente nel suo intento, ovvero di trasportare lo spettatore da una parte all’altra non solo della storia ma sopratutto della mappa della Terra di Mezzo e di saper divertire, intrattenere ed incantare in modo semplice ed efficace. Le numerose differenze tra la controparte cartacea e quella portata sul grande schermo sono tante eppure, in tutta onesta, è difficile indicare l’elemento meno riuscito di tutta l’opera poiché come il regista neozelandese ha già abituato in passato tutti noi, i suoi lungometraggi sono ricchi di quella precisione e cura così maniacale da dar persino fastidio in alcuni momenti; così non viene stravolta solo la storia in sé, ma vengono fatte aggiunte che magari faranno storcere il naso ai puristi come, in questo caso, l’entrata in scena della (bellissima) elfa Tauriel, interpretata dalla giovane Evangeline Lilly. Su di lei è bene spendere due parole, poiché il suo personaggio ricorda in alcuni momenti Dama Arwen, ma risulta fin da subito essere molto più spericolato nonché imprevedibile rispetto all’elfo femmina interpreto da Liv Tyler e sebbene inesistente nel racconto, nel complesso rimane comunque ben realizzato e curato sotto l’aspetto psicologico. Il film, grazie a questa presenza femminile ne guadagna, anche se, in tutta onestà, lasciano un po’ perplesse alcune scelte di sceneggiatura, che solo soggettivamente possono piacere o meno. Tuttavia è bene ricordare che il confronto e l’unione tra due razze ben diverse è sempre stato un elemento cardine della visione che Jackson ha della terra di Arda.
Per quanto riguarda la durata del film quest’ultima si attesta sulle due ore e mezzo abbondanti, ma al contrario di Un Viaggio Inaspettato questi appare decisamente più spettacolare e di gran lunga molto meno lento, ma sopratutto (rullo di tamburi) può vantarsi di un finale a cliffhanger con la F maiuscola, dove il piccolo Bilbo deve vedersela con il temibile Smaug, il più bel drago mai realizzato in tutta la storia del cinema fino ad oggi. Credete a noi, Smaug non è solo un qualcosa di grosso che si muove dentro i meandri di Erebor, egli è un personaggio concreto, capace di rubare l’attenzione dello spettatore, con un suo sinistro fascino, che fa sua la scena non solo visivamente (e qui facciamo un plauso agli effetti speciali che a nostro dire si sono superati) ma anche per quanto riguarda la sua natura ed i dialoghi tra lui e lo sventurato Hobbit, che sottolineano così un lavoro di sceneggiatura fatto da Philippa Boyens, Fran Walsh, Jackson e Gulliermo del Toro davvero sopraffino e da manuale nonché privo, in generale, di sbavature e cali.
Ci sono delle pecche ne La Desolazione di Smaug? Ovviamente non possono mancare alcune cadute di stile o lacune, sopratutto nella prima parte che è palesemente collegata al primo capitolo e persino un occhio poco attento può capire che il primo quarto d’ora doveva essere posto come conclusione di An Unexpected Journey, gioco forza Beorn è un personaggio (quasi del tutto) sacrificato e speriamo di poterlo ammirare di più nella conclusione di questa storia. Per quanto riguarda gli effetti visivi, come detto in precedenza, il lavoro che è stato fatto dalla Weta Digital è d’altissimo livello, tuttavia, a coloro i quali non fosse piaciuta la prima parte è bene mettere in chiaro che anche in questo film l’effetto digitale è molto presente, anche se meno accentuato grazie ad una fotografia che rende il lungometraggio cupo e ricco di inquietudine. La regia è sempre ottima, con lunghe sequenze acrobatiche e capace di cogliere la coralità dell’opera in ogni momento senza mai abbandonare o mettere in ombra un personaggio e se pensiamo a quanti ne sono stati aggiunti in questo secondo film, non possiamo che non apprezzare quanto è stato fatto.
Il cast funziona bene, i nani ormai non sono solo parte dell’ambiente ma bensì della storia e non vengono meno dinanzi ai nuovi comprimari, dove tra tutti spicca, oltre alla già citata Lilly, un magnifico Stephen Fry nei panni del governatore di Pontelagolungo, figura che dovrebbe far suonare in testa qualche campanello a noi italiani ed un magnetico Lee Pace nella parte di Thranduil il re degli elfi. Buona anche la prova di Luke Evans nelle vesti di Bard discendente di Girion, mentre leggermente sottotono, usato per azioni spettacolari (nonché per un “dolcissimo” riferimento/collegamento a La Compagnia dell’Anello) è il Legolas di Orlando Bloom, molto più cupo, meno amichevole e poco propenso a far amicizia col popolo di Durin. Mckellen, Armitage (il cui Thorin assume sempre più i connotati di un personaggio da vero dramma teatrale) e Freemansono sempre perfetti nei loro ruoli eCumberbatch riesce a mettere qualcosa di se stesso anche quando gli viene richiesto di interpretare un drago in Perfomance Capture. A proposito di Smaug, sebbene non abbiamo potuto sentire il doppiaggio originale, promuoviamo senza incertezze il lavoro che è stato fatto da Luca Ward, la cui voce non ha nulla da invidiare alla controparte inglese ed è un piacere/terrore sentir parlare il flagello di Durin dinanzi a noi. Ottime, infine, le scenografie e la colonna sonora realizzata da uno Shore molto più ispirato per quanto riguarda i temi e le melodie, del tutto coerenti con quanto accade sullo schermo.
Lo Hobbit – La Desolazione di Smaug è un film che gode di un ritmo molto più fluido, forsennato e colleziona al suo interno un gran numero di momenti spettacolari, esaltanti, ma soprattuto ben orchestrati. Il secondo capitolo della nuova trilogia traghetta lo spettatore in quello che sarà il gran finale e sebbene l’attesa sia ormai tanta, fan o no, è impossibile non rimanere colpiti o affascinati da quanto portato (ancora una volta) sullo schermo da Jackson, il quale dimostra di essere uno dei pochi registi al mondo capaci di saper tener le redini di (mega) produzioni di tale portata. Non rimane che godersi tutto ciò che Lo Hobbit ha da offrire nelle due ore e mezzo di durata e poiché questo capitolo convince appieno in (quasi) ogni inquadratura, è difficile pensare che dopo ben 5 film, il caro vecchio Peter Jackson possa cadere in fallo nel tirare le fila di una storia che grazie alla passione che in lui alberga per le storie di Tolkien, ha saputo imporsi e trovare una propria identità nel vasto, quanto immortale, panorama cinematografico!
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randle mcmurphy
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venerdì 13 dicembre 2013
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ritorno alle origini, innovando!
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Già dalla prima scena ambientata nella lugubre e piovosa cittadina di Brea, ho compreso di trovarmi davanti ad un'opera migliore della prima. La desolazione di Smaug ha nella narrazione un evidente filo conduttore- evidentemente voluto dal regista - con la precedente, e migliore, saga dell'anello. Lo spettatore scettico, troppo affezionato al Signore degli anelli, già dai primi fotogrammi percepisce che la musica è cambiata. grazie al sistema delle epifanie e di meticolosi flashback avverte una maggior ponderatezza sui contenuti, e un'attenzione alll'intreccio più avvertita rispetto a un viaggio "inaspettato". Se nel primo film della nuova trilogia si avvertiva una sensazione di lentezza, frammentazione, nel secondo si scopre un montaggio impeccabile e una sequenza di immagini perfettamente orchestrata (la colonna sonora parzialmente innovativa favorisce quest'aspetto) Il primo tempo è una sequenza di scene spettacolari che danno vita a una vera e propria esperienza visiva.
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Già dalla prima scena ambientata nella lugubre e piovosa cittadina di Brea, ho compreso di trovarmi davanti ad un'opera migliore della prima. La desolazione di Smaug ha nella narrazione un evidente filo conduttore- evidentemente voluto dal regista - con la precedente, e migliore, saga dell'anello. Lo spettatore scettico, troppo affezionato al Signore degli anelli, già dai primi fotogrammi percepisce che la musica è cambiata. grazie al sistema delle epifanie e di meticolosi flashback avverte una maggior ponderatezza sui contenuti, e un'attenzione alll'intreccio più avvertita rispetto a un viaggio "inaspettato". Se nel primo film della nuova trilogia si avvertiva una sensazione di lentezza, frammentazione, nel secondo si scopre un montaggio impeccabile e una sequenza di immagini perfettamente orchestrata (la colonna sonora parzialmente innovativa favorisce quest'aspetto) Il primo tempo è una sequenza di scene spettacolari che danno vita a una vera e propria esperienza visiva. La reale novità di questo film, sta proprio nell'immagine. L'immagine è curata perfettamente, la fotografia abbraccia i colori della terra di mezzo in maniera addirittura migliore rispetto al signore degli anelli, dove i blu erano dominanti. I colori in perenne contrasto, dalla dimora degli elfi del bosco atro, al l'oscurità della tomba dei nazgul, dal grigiore di erebor, al fuoco del drago; tra tutte segnalo alcune scene degne di nota: gandalf che si arrampica su una parete di Roccia in cerca della tomba dello stregone di angmar, la fuga dagli elfi silvani, l'arrivo nella veneziana città degli uomini ai piedi della foresta solitaria, e il drago. Anche se alla lunga, la sequenza che vede coinvolto il drago può sembrare esageratamente lunga, l'alternanza con le vicende personali di Gandalf riassesta il tutto. La tanta carne al fuoco di questo film permette anche di digerire la ormai famosa e criticata (giustamente) storia d'amore di legolas con la guerriera elfica. L'unica pecca di questo film è la sceneggiatura. Si parla troppo per ciò che realmente si dice. La sceneggiatura debole, purtroppo distanza ancora di molti punti il signore degli anelli, da questa trilogia. Se nel terzo film, si provvederà in qualche modo ad aggiustare questa evidente meno manza, non escludo che possa aggiungersi un quarto film, alla saga più premiata di sempre. Encomiabile.
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