Titolo originale | Yi Dai Zong Shi |
Anno | 2013 |
Genere | Biografico, |
Produzione | Cina, Hong Kong |
Durata | 123 minuti |
Regia di | Wong Kar-wai |
Attori | Tony Chiu-Wai Leung, Ziyi Zhang, Chen Chang, Qingxiang Wang, Tielong Shang Benshan Zhao, Song Hye-kyo. |
Uscita | giovedì 19 settembre 2013 |
Tag | Da vedere 2013 |
Distribuzione | Bim Distribuzione |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,11 su 10 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 19 giugno 2023
Il film si ispira alla biografia di Ip Man, il rinomato esperto di arti marziali che allenò l'adolescente Bruce Lee. Il film ha ottenuto 2 candidature a Premi Oscar, In Italia al Box Office The Grandmaster ha incassato 181 mila euro .
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Ip Man, colui che diventerà il maestro di Bruce Lee, vive a Fo Shan, nel sud della Cina dove pratica le arti marziali come personale passione. In seguito alla guerra cino-giapponese che sconvolge le province del nordest del Paese, il Grande Maestro Gong Baosen è costretto a trasferirsi a Fo Shan dove tiene la cerimonia del proprio addio alle arti marziali. Viene raggiunto da Gong Er, figlia a cui ha insegnato una tecnica letale. Ip Man e Gong Er si conoscono in questa occasione. La domanda che percorre il mondo del kung fu è: chi diverrà il successore di Gong Baosen?
La figura di Ip Man è già stata affrontata dal cinema anche con un buon esito come nel caso dei film di Wilson Yip che sta costruendo sul Maestro una sorta di saga. Si è però sempre rimasti nell'ambito della biografia fortemente romanzata in cui i combattimenti prevalevano su qualsiasi altra opzione. Wong Kar Wai (dopo 8 anni di preparazione, l'avvio delle riprese nel 2009 e il completamento della post produzione all'ínizio del 2013) trova invece in questa storia un'occasione per una sintesi del proprio modo di fare cinema. I suoi film elevano all'ennesima potenza il gioco di luci ed ombre che percorre le esistenze sia sul piano formale che su quello delle vicende portate sullo schermo. Il piacere (talvolta di un estetismo un po' fine a se stesso) che pervade ogni singola inquadratura trova ora nei gesti dell'arte marziale un universo da esplorare in cui la violenza si esprime attraverso l'arte, un'arte che è frutto di lungo tirocinio. L'avere scelto come coreografo dei combattimenti Yuen Wo Ping (Matrix, Kill Bill, tra gli altri) mette in evidenza quanta attenzione andasse offerta alla musicalita' del movimento.
Sul piano della narrazione poi la vicenda di Ip Man e Gong Er si adatta alla perfezione a quell'universo di relazione tra i sessi che ha sempre affascinato il regista. Sono le storie 'impossibili' quelle che lo attraggono. Storie in cui è l'impedimento a dominare, in cui l'amore è incandescente ma costretto dagli stessi protagonisti a covare sotto uno strato di cenere che lo soffoca senza spegnerlo. Ecco allora che la superficie scabra ma colorata che apre il film viene progressivamente oscurata fino a divenire nel finale un magma in cui domina l'oscurità. Perché se nel kung fu, come diceva Ip Man, "esistono solo due parole: orizzontale e verticale. Commetti un errore-orizzontale. Sei l'ultimo che resta in piedi e vinci", nell'amore si fanno largo innumerevoli variazioni rispetto a questi due estremi. I protagonisti del cinema di Wong Kar Wai ne soffrono esistenzialmente la presenza, talvolta perdendosi per ritrovarsi e talaltra ritrovandosi per poi perdersi in un'inquietudine mai del tutto sopita.
Wong Kar-Wai è stato un grande maestro del cinema, e forse lo è ancora anche se «The grandmaster», il suo ultimo film, non verifica questa grandezza, anzi ne segna tutti i limiti. Nella carriera di un regista, tanto più se prolifico, è certo possibile trovare qualche caduta, qualche punto basso. Non è certo una tragedia. The Grandmaster è la trappola nella quale Wong Kar-wai è caduto, scavandosi da solo la fossa. Una lunghissima preparazione, otto anni per raccontare la vicenda di Ip Man, colui che diventerà il maestro di Bruce Lee, sullo sfondo della guerra cino-giapponese.
Ci limitiamo a sintetizzare così la trama del film perché per seguirla nei suoi complessi rimandi storico-geografici bisognerebbe avere molto ben chiara non solo la storia della Cina del Novecento ma anche quella particolare del kung fu, delle scuole e dei suoi grandi maestri. Il film in questo non è di alcun aiuto, ed è facilissimo perdersi nei buchi profondi procurati dalle tante ellissi temporali disseminate da Wong Kar-wai, seguace indefesso del melodramma storico di cui In the mood for love è ormai pallido e lontano quanto perfetto esempio (gli strilli delle locandine «dal regista di... sono lì a ricordarlo, tristemente). Non che la struttura ellittica non sia quella giusta per raccontare un melodramma, anzi è la sua linfa, solo che in The Grandmaster la narrazione a buchi risulta particolarmente appesantita dalla destrutturazione dei singoli frammenti ed episodi. Ed qui che a nostro avviso il film diventa inaccessibile. È come se Won Kar-wai avesse preso ogni singola inquadratura e l'avesse espansa producendo una dilatazione spasmodica dei sensi.
La coreografia, la scenografia, i costumi, la musica, la fotografia (i normali strumenti della messa in scena) si trasformano in armi chimiche per la distruzione della stessa scena che viene così molestata da un montaggio frammentario e frammentato. L'eccesso di intenzioni inficia le scelte di regia e più che un film a volte sembra un spot pubblicitario espanso ed insostenibile. Ci piange il cuore nello scrivere in questi termini di un autore che abbiamo molto amato, ma è di delusione che si parla, non di tradimento.
Da L'Unità, 19 settembre 2013
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Estetizzante? Eh sì, è estetizzante già a partire dagli splendidi titoli di testa tutti giocati su colori che continuamente si mischiano e si perdono. Poi ci sono gli insistiti primi piani degli attori, un’accurata ricostruzioni di interni - sia in una Cina d’anteguerra che pare fuori dal tempo, sia nella più urbana Hong Kong degli anni Cinquanta – [...] Vai alla recensione »
Utilizzando come sfondo la Cina anni '30, Wong Kar-wai racconta la drammatica storia di Ip Man, leggendario maestro di Bruce Lee, e quella della signorina Gong Er e del loro amore rimasto platonico. Il kung fu e le sue infinite scuole giocano un ruolo di primo piano ovviamente, i combattimenti sono piuttosto interessanti, particolarmente bella é la resa dei conti alla stazione ferroviaria [...] Vai alla recensione »
Foshan, Cina Sud. L'anziano maestro di arti marziali Gong Baosen fuggito dal Nord a seguito dell'invasione giapponese, annuncia il ritiro e sfida le scuole meridionali acché trovino il candidato giusto per la successione. La scelta del Sud cade su Yip Man (Tony Leung), ritenuto quasi unanimemente il migliore. La figlia di Baosen, Gong Er (Zhang Ziyi) non ci sta e proverà a mantenere il primato della [...] Vai alla recensione »
Film in cui si narra la storia romanzata di Ip Man, il grandissimo maestro di arti marziali che allenò l'attore e campione Bruce Lee. La vicenda parte dall'abbandono e dalla conseguente morte di Gong Baosen l' anziano e molto famoso maestro di arti marziali della Cina del Nord il quale, ormai prossimo alla morte, deve scegliere, tra i vari candidati, il suo valido successore [...] Vai alla recensione »
Wong Kar-wai riesce nell'impresa di fondere pellicola di arti marziali e melò, proponendoci una rappresentazione non banale della Cina a cavallo del Novecento. Va detto che il racconto privilegia l'eleganza delle inquadrature e la ricerca stilistica a discapito della ricostruzione storica, che purtroppo (o per fortuna) rimane in secondo piano. Un cast di attori eccellenti e diretti in stato di grazia [...] Vai alla recensione »
Il film narra la storia di "iP Man", colui che divenne il maestro del famoso Bruce Lee. Storia che parte dal Sud della Cina, a Fo Shan, luogo in cui il maestro è cresciuto ed ha iniziato a praticare la sua nobile arte, tra scene di arti marziali un pò coreografiche, la trama si cala nel contesto storico che attraversa la Cina, in un periodo che va dagli anni 20 agli anni 50 [...] Vai alla recensione »
Già dalla scena iniziale sotto la pioggio si capisce la maestria di questo splendido film. Non è una semplice pellicola sulle arti marziali ma descrive un modo di vivere e di pensare. I personaggi vivono secondo un codice d'onore. Vivere il Kung Fu non è semplicemente allenarsi o combattere, vuol dire avere rispetto, disciplina, consapevolezza, ascolto.
Poesia unita alle arti marziali, secondo il vero credo della Cina. Questo é The Grandmaster. Una pellicola importante che onora il kung-fu e tutte le sue principali scuole, dando loro nobilitá e purezza. A tratti noioso, a tratti mal spiegato, a tratti troppo veloce, non siamo di fronte ad un film perfetto, non c'é dubbio, ma quello che colpisce é altro, difficile da [...] Vai alla recensione »
Non aspettatevi il filmone alla Kar-Wai: stavolta il tocco magico del regista non c'è proprio e, a parte una confezione patinatissima e due bravi attori, rimane ben poco. Soprattutto rimane la noia.
Concludo sovente con W IL CINEMA SEMPRE. Un opera decisamente particolare e difficile da analizzare per chi non pratica arti marziali o discipline orientali. Merita la visione se non altro perchè le scene dei combattimenti se non fossero riprodotte al rallentatore non ci permetterebbero di restare affascinati in questa storia di odio amore e rivalità. Da consigliare e da vedere.
Un film realizzato in otto anni da uno dei più grandi registi viventi con due interpreti che non ti stanchi di guardare. Con un briciolo di umiltà in più, provando a mettere a fianco di un lavoro così strepitoso qualunque altro titolo italiano raffazzonato negli ultimi dieci anni (Una grande bellezza incluso), chiunque, anche l'ultimo stupido apprendista di bottega, [...] Vai alla recensione »
Dopo anni di lavorazione, ecco l'omaggio di Wong Kar-wai al maestro di kung fu Ip Man, l'uomo che ha avuto tra i suoi allievi anche Bruce Lee. Il film, che abbraccia quattro decenni, ha grande impatto visivo e emotivo, ma risulta troppo pretenzioso. A volte confusa, a volte sublime, la pellicola racchiude il meglio (meno) e il peggio (più) del regista cinese.
Tra il cinema delle arti marziali e il Wong Kar-wai dello struggente «In the Mood for Love» non sembrerebbe possibile alcun contatto espressivo o spettacolare. «The Grandmaster», al contrario, che segna il ritorno del regista alle mitografie orientali dopo il controverso excursus in lingua inglese di «Un bacio romantico», è un film positivamente eclettico, in grado cioè di innervare un formalismo codificato [...] Vai alla recensione »
La Cina non morirà mai". Sempre che non rinunci all"Essere. Sapere. Agire". Ovvero le regole profonde delle arti marziali, che nelle latitudini estremorientali equivalgono a vivere in pienezza. Così è nato, cresciuto e ora esce anche in Italia The Grandmaster di Wong Kar-wai, autore cult e tra le principali voci della seconda generazione della cosiddetta New Wave del cinema di Hong Kong, emersa sul [...] Vai alla recensione »
Sei anni di ricerche e di addestramento per gli attori. Tre anni di lavorazione. E una storia che abbraccia tutte le trasformazioni della Cina nella prima metà del '900 raccontata con lo stile inarrivabile di Wong Kar-wai, il regista di In the Mood for Love, e con i colpi micidiali del kung fu. The Grandmaster non è certo il classico film di arti marziali, così come Wong Kar-wai non è un regista d'azione [...] Vai alla recensione »
La storia di Ip Man, celebre maestro di arti marziali (tra i suoi allievi Bruce Lee) diventa per Wong Kar-wai, in un progetto durato anni, uno straripante melò, specialmente nella struggente parte finale, dove la maniacale composizione delle inquadrature, la scelta quasi onirica del ralenti, la fotografia sempre più cupa e le coreografiche sfide di kung-fu, espandono il film in una esasperazione di [...] Vai alla recensione »
Sia che si tratti di amore, sia che si tratti di arti marziali, nel cinema di Wong Kar-wai è sempre questione di «mood», ovvero di incastonare fluttuanti stati d'animo in istanti di struggente bellezza. The Grandmaster non va preso come un biopic classico su Ip Man, reputato maestro di Wing-chun (1897-1972), oggi noto per aver avuto fra gli allievi Bruce Lee.
Durante l'invasione giapponese della Cina, il grande maestro di arti marziali Gong Baosen giunge a Foshan e incontra Ip, uomo ricco e colto che pratica il kung fu per passione. Tra la figlia del maestro, Gong Er, unica a conoscere l'imbattibile tecnica paterna, e Ip sboccia un amore cui circostanze storiche travagliate (il conflitto mondiale, la guerra civile, la divisione di Hong Kong dalla Cina) [...] Vai alla recensione »
Dodici anni. Tanti sono gli anni che ha impiegato Wong Kar-wai per portare a termine, anche se solo parzialmente, la sua grande saga dedicata alla costellazione delle arti marziali. Un progetto nato dopo una serie di detour formali e artistici che hanno portato il nome del regista all'attenzione anche del grande pubblico di non-specialisti di cose asiatiche.