Federico Patrizi e Laura Girloami, alla loro opera prima, mettono in scena un'opera dalla caratteristiche conosciute e ricorrenti, dimostrando però di conoscerne i meccanismi ed i punti di forza: la regia, accerchiante, fatta di camera a spalla, soggettive irreali e giochi di specchi è decisamente solida, cercando appigli di tensione nell'apparente quotidianeità delle azioni.
Non male anche la scenografia, adatta alle circostanze.
Lascia invece interrogativi la sceneggiatura, con una fase centrale fin troppo allungata, caratterizzata da una ripetizione eccessiva di situazioni già esplorate, peraltro con buona mano, togliendo spazio alla risoluzione dell'enigma, indagato con analessi piuttosto semplicistiche ed abbozzate.
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Federico Patrizi e Laura Girloami, alla loro opera prima, mettono in scena un'opera dalla caratteristiche conosciute e ricorrenti, dimostrando però di conoscerne i meccanismi ed i punti di forza: la regia, accerchiante, fatta di camera a spalla, soggettive irreali e giochi di specchi è decisamente solida, cercando appigli di tensione nell'apparente quotidianeità delle azioni.
Non male anche la scenografia, adatta alle circostanze.
Lascia invece interrogativi la sceneggiatura, con una fase centrale fin troppo allungata, caratterizzata da una ripetizione eccessiva di situazioni già esplorate, peraltro con buona mano, togliendo spazio alla risoluzione dell'enigma, indagato con analessi piuttosto semplicistiche ed abbozzate.
Va detto, ad ogni buon conto, che la scelta pratica nella scelta dell'"antagonista" rimane riuscita e di buon impatto, con una caratterizzazione anche esteriore di buona fattura, sebbene già vista.
Positiva la scelta stilistica sui titoli di coda, con l'affascinante uso del campo lungo.
Sufficiente la recitazione, specie quella della protagonista Tatiana Luter, pessimo il doppiaggio.
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