jameshs
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sabato 22 febbraio 2014
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un piccolo capolavoro
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Ciò che rende a mio avviso questo film una piccola gemma è l'interpretazione magistrale del cast, a cominciare dalla piccola Sophie Nélisse, straordinaria nel dipingere Liesel, Emily Blunt e Geoffrey Rush nei panni degli Hubermann, coniugi affidatari della bambina. Sentiamo come una potenza positiva che ci pervade una volta terminata la visione, che vorremmo saper esprimere a parole, quelle che la piccola Liesel è stimolata da Max, ebreo rifugiatosi presso gli Hubermann, a trovare per descrivere ciò che la circonda e ciò che ha dentro, per salvarla da una vita che la prosciuga privandola del fratello e della madre negli ultimi anni d'infanzia, costringendola a grandi sofferenze. "Le parole sono vita", spiega l'ebreo alla bambina, e fra i due si instaura un rapporto molto profondo, dove lei riesce a proiettare l'affetto per il fratello minore perduto, e i due scoprono in comune moltissime cose.
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Ciò che rende a mio avviso questo film una piccola gemma è l'interpretazione magistrale del cast, a cominciare dalla piccola Sophie Nélisse, straordinaria nel dipingere Liesel, Emily Blunt e Geoffrey Rush nei panni degli Hubermann, coniugi affidatari della bambina. Sentiamo come una potenza positiva che ci pervade una volta terminata la visione, che vorremmo saper esprimere a parole, quelle che la piccola Liesel è stimolata da Max, ebreo rifugiatosi presso gli Hubermann, a trovare per descrivere ciò che la circonda e ciò che ha dentro, per salvarla da una vita che la prosciuga privandola del fratello e della madre negli ultimi anni d'infanzia, costringendola a grandi sofferenze. "Le parole sono vita", spiega l'ebreo alla bambina, e fra i due si instaura un rapporto molto profondo, dove lei riesce a proiettare l'affetto per il fratello minore perduto, e i due scoprono in comune moltissime cose. Oltre al bellissimo rapporto che nasce fra loro, vediamo anche le incertezze dei coniugi Hubermann (non iscritti al partito) e la paura per eventuali conseguenze; vediamo quanto la libertà d'essere diverso viene soppressa dal regime (Rudy, l'amico di Liesel, che si tinge di nero volendo rassomigliare ad un atleta di colore) e quanto inconsapevoli molti giovani fossero di ciò che stava realmente accadendo. Nonostante la drammaticità della situazione storica, tutto riesce a mantenere un contorno fortemente positivo, magico, come se l' attrice fosse riuscita a dar vita al mondo magico di speranze che Liesel riproduce e crea, prima di tutto nella sua mente, frutto di una purezza che tutto può salvare e redimere. Questo mondo speciale, con cui viene a contatto anche il narratore (molto particolare) di questa vicenda, non può fare a meno di toccarlo fin nel profondo. Questo film è poesia.
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sergiofi
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giovedì 3 marzo 2016
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liesel e il senso della vita
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Dare un senso alla propria vita può diventare un problema angosciante per gli umani. Tanto più quanto più le vicende personali e il contesto storico sembrano travolgere ogni possibile speranza di futuro. Nella cupa Germania nazista del 1939 condizionata dagli scellerati comandamenti di Hitler, l'esistenza della piccola Liesel Meminger (l'eccellente Sophie Nélisse, già ammirata l'anno prima in "Monsieur Lazhar") sembra destinata in partenza a non avere alcun possibile sbocco. A salvarla ci penseranno i libri e la forza delle parole. Il tramite della sua presa di coscienza saranno i genitori adottivi (Emily Watson e Geoffrey Rush), l'incontro con la moglie del borgomastro (che le metterà a disposizione un'immensa biblioteca), il tempo trascorso con una coppia di amici (Rudy e Max) tanto diversi quanto entrambi fondamentali per il suo percorso di formazione.
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Dare un senso alla propria vita può diventare un problema angosciante per gli umani. Tanto più quanto più le vicende personali e il contesto storico sembrano travolgere ogni possibile speranza di futuro. Nella cupa Germania nazista del 1939 condizionata dagli scellerati comandamenti di Hitler, l'esistenza della piccola Liesel Meminger (l'eccellente Sophie Nélisse, già ammirata l'anno prima in "Monsieur Lazhar") sembra destinata in partenza a non avere alcun possibile sbocco. A salvarla ci penseranno i libri e la forza delle parole. Il tramite della sua presa di coscienza saranno i genitori adottivi (Emily Watson e Geoffrey Rush), l'incontro con la moglie del borgomastro (che le metterà a disposizione un'immensa biblioteca), il tempo trascorso con una coppia di amici (Rudy e Max) tanto diversi quanto entrambi fondamentali per il suo percorso di formazione. In questo film del 2013, forse un po' didascalico ma comunque perfetto nella resa delle atmosfere e nella ricostruzione storica, il regista Brian Percival sa come raccontare il viaggio (molto) accidentato che traghetterà Liesel da una desolata solitudine (resa più pesante dall'analfabetismo) a una vita piena e meritevole di essere vissuta.
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luigi chierico
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domenica 30 marzo 2014
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veramente bello per tutti
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Mentre sulla Germania col nazismo incombe sul mondo la morte che porterà il buio negli occhi che si spengono e nell’anima dei sopravissuti, oscurità delle coscienze e del pensiero, incontriamo in questo film uno spiraglio di luce, un candore di immagini e di nobili sentimenti: il rispetto, l’amore-devozione, la carità,la gratitudine,il sacrificio,la pietà ed il dolore dell’anima.Un contrasto tra il bene e il male, tra la vita e la morte, che stranamente,o misteriosamente, convivono con l’uomo.
Non starò a raccontarvi l’intera vicenda per non privare la Morte di quel che ha da dire. Il poetico film è un canto alla vita, il mondo affidato alla gioventù è più al sicuro che affidato a certi Grandi: “ Un uomo vale per quanto vale la sua parola”.
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Mentre sulla Germania col nazismo incombe sul mondo la morte che porterà il buio negli occhi che si spengono e nell’anima dei sopravissuti, oscurità delle coscienze e del pensiero, incontriamo in questo film uno spiraglio di luce, un candore di immagini e di nobili sentimenti: il rispetto, l’amore-devozione, la carità,la gratitudine,il sacrificio,la pietà ed il dolore dell’anima.Un contrasto tra il bene e il male, tra la vita e la morte, che stranamente,o misteriosamente, convivono con l’uomo.
Non starò a raccontarvi l’intera vicenda per non privare la Morte di quel che ha da dire. Il poetico film è un canto alla vita, il mondo affidato alla gioventù è più al sicuro che affidato a certi Grandi: “ Un uomo vale per quanto vale la sua parola”. Il segreto affidato al silenzio dei dodicenni Liesel (Sophie Nélisse) e Rudy Streiner (Nico Liersch), sarà custodito a costo della vita. Ed è sempre l’amore, non l’odio, in tutte le sue forme a fornire la forza necessaria per mantenere la parola data.
Lo sguardo della “furfante” Sophie Nélisse è solo ricco di candore, non c’è neve che tenga, il suo sovrasta i paesaggi annevati e le nuvole, che dall’alto, osservano le nefandezze umane;è fatto per osservare,guardare e raccontare.Povera,comunista ed orfana accolta in una famiglia tedesca, sì tedesca, ignorante, privata d’ogni affetto si affaccia alla vita senza saper leggere e scrivere.
Qui il momento clou che induce a qualche riflessione.
Durante gli atti di vandalismo e distruzione commessi dai nazisti nella notte passata alla storia come “la notte dei cristalli”, vengono bruciati in un gran falò tutti i libri di diverso orientamento di pensiero,di politica e di credo,che non fosse quello nazista.
La storia contro la cultura si ripete: il Falò delle vanità", promosso da Girolamo Savonarola, la distruzione della biblioteca di Alessandria, quella dei manoscritti Maya ed Aztechi,mi sovviene il film "Faherenheit 451”
Bruciare i libri è come fare terra bruciata attorno a sé perché impedisce di conoscere, uccide il sapere e “la memoria che è scriba dell’anima”.Custodiscono la storia, le tradizioni, le scoperte, gli eventi e spesso tanti segreti. Sono la risorsa dell’umanità e la cultura è il perno attorno a cui ruota il progresso. I libri nascono per essere LIBERI, non possono subire violenza anche se molti non piacciono. Il non condividerne i contenuti non autorizza ad eliminarli, se dovessimo uccidere coloro che non condividono i nostri pensieri, la nostra condotta, le nostre scelte, dovremmo ucciderci l’un l’altro. Mettere al rogo i libri è prova di debolezza e di ignoranza, si ha paura di loro perché la paura è figlia dell’ignoranza, si possono copiare ma non ricreare, si può rubare tutto ma non il pensiero.
Così spetta alla giovanissima ignorante Liesel salvare la letteratura, rubando un libro!
Imparare a leggere anche testi in inglese, forse sfuggiti alla “ caccia al libro da bruciare”.
Trama ricca di episodi, fotografia splendida, buona colonna sonora, corretta ambientazione, interpretazione ottima non solo del sempre grande Geoffrey Rush, ma anche di tutti gli altri:
della scontrosa Emily Watson, della bella Sophie Nélisse e del coraggioso Nico Liersch.
Il film sugli orrori della guerra, sulle persecuzioni, sul vandalismo, sulla cattiveria, il film sull’amore, sulla carità, sul perdono, sulla poesia, quale apoteosi della vita,ma la morte non va in vacanza così per i sopravissuti giunge con un bombardamento degli Alleati!
chigi
chibar22@libero.it
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no_data
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domenica 23 marzo 2014
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su alcuni passaggi è profondo
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Colpiscono alcuni tratti del film. La signora Rosa Hubermann che inizialmente è spinta a togliersi il problema di Max anche suggerendo al marito di denunciarlo il giorno dopo, ma durante il film il sentimento si trasforma completamente, mettendo in risalto la debolezza e il voler scappare dalle responsabilità che spesso è l'atteggiamento di chi non riesce a sopportare già i suoi problemi, in questo caso economici e nel contempo non riesce a superare la paura.
Il misto di sentimento e dei rapporti della piccola Liesel con i nuovi genitori, con Max, con Rudy ma anche con la moglie del gerarca nazista, anche lei vittima della situazione che si è venuta a creare e che trova in Liesel la sua valvola di sfogo.
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Colpiscono alcuni tratti del film. La signora Rosa Hubermann che inizialmente è spinta a togliersi il problema di Max anche suggerendo al marito di denunciarlo il giorno dopo, ma durante il film il sentimento si trasforma completamente, mettendo in risalto la debolezza e il voler scappare dalle responsabilità che spesso è l'atteggiamento di chi non riesce a sopportare già i suoi problemi, in questo caso economici e nel contempo non riesce a superare la paura.
Il misto di sentimento e dei rapporti della piccola Liesel con i nuovi genitori, con Max, con Rudy ma anche con la moglie del gerarca nazista, anche lei vittima della situazione che si è venuta a creare e che trova in Liesel la sua valvola di sfogo.
Liesel è ricca di questi rapporti ed ogni rapporto con tutte queste persone ha un sentimento e una sfumatura particolare. Tutti rapporti e sentimenti importanti, tutti rapporti che la segnano. Il rapporto da subito di complicità con il padre adottivo, il rapporto inizialmente conflittuale con Rosa che lei saprà gestire nel tempo e i tre rapporti d'amore vero e non semplicistico e sentimentale con Rudy, Max e con la moglie del gerarca, ossia con i libri. Sia max che la moglie del gerarca in modo completamente diverso sono la spinta al suo interesse per le parole e per la lettura e quindi per il suo spirito.
Questo film ha qualcosa o tante piccole cose messe insieme che lo rende emozionante.
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rita branca
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venerdì 28 marzo 2014
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libri come libertà di rita branca
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La storia di una ladra di libri (2013) film di Brian Percival con Sophie Nélisse,
Geoffrey Rush, Emily Watson, Ben Schnetzer, Nico Liersch e molti altri
Un altro film sull’olocausto che colpisce immediatamente per la magnifica fotografia, per la recitazione convincente e la bravura dei protagonisti, sia quelli già notissimi come Geoffrey Rush e Emily Watson che quelli nuovi, particolarmente quella della piccola e bellissima Sophie Nélisse, assolutamente straordinaria nell’interpretazione del dolore e del disagio e capacità di adattamento a nuove situazioni di Liesel Meminger, una bambina privata della madre perché comunista e data in adozione ad una coppia senza figli che vive di stenti, anch’essa perfettamente credibile nel contesto in cui l’azione si svolge: un villaggio tedesco dal 1938 alla liberazione dal nazismo da parte degli alleati.
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La storia di una ladra di libri (2013) film di Brian Percival con Sophie Nélisse,
Geoffrey Rush, Emily Watson, Ben Schnetzer, Nico Liersch e molti altri
Un altro film sull’olocausto che colpisce immediatamente per la magnifica fotografia, per la recitazione convincente e la bravura dei protagonisti, sia quelli già notissimi come Geoffrey Rush e Emily Watson che quelli nuovi, particolarmente quella della piccola e bellissima Sophie Nélisse, assolutamente straordinaria nell’interpretazione del dolore e del disagio e capacità di adattamento a nuove situazioni di Liesel Meminger, una bambina privata della madre perché comunista e data in adozione ad una coppia senza figli che vive di stenti, anch’essa perfettamente credibile nel contesto in cui l’azione si svolge: un villaggio tedesco dal 1938 alla liberazione dal nazismo da parte degli alleati.
L’atmosfera è quella tesa, terrorizzante e opprimente della Germania di Hitler, dove la libertà di coscienza è sconosciuta, quella di azione tenuta sotto un cieco controllo e la cultura è messa al bando perché può risvegliare capacità critiche e desideri di ribellione, in cui è difficile rimanere umani e assai più semplice pensare solo a salvarsi la pelle.
Ma come spesso avviene col proibizionismo, le parate con i falò per la distruzione dei libri non sono sufficienti ad arginare la curiosità e la fame di sapere di Liesel che impara a leggere con il manuale del becchino raccolto al funerale del fratellino e il desiderio di lettura diventa inarginabile tanto da farle superare qualunque paura e spingerla a raccogliere uno dei libri ancora fumante, ma leggibile, o più tardi a trafugare, “prendere in prestito” come sostiene lei, i libri dalla ricca biblioteca della casa di un gerarca nazista.
In un’atmosfera di generale spionaggio, però, c’è chi non dimentica il bene ricevuto e eroicamente fa prevalere la solidarietà, pur sapendo di mettere a rischio la propria esistenza, quando la coppia accoglie Max, un giovane ebreo, efficacemente interpretato dal dolcissimo Ben Schnetzer, che rischia di essere deportato, o quando il piccolo Rudy prende le difese di Liesel e riesce a mantenere il segreto affidatogli, subendo personali angherie.
Il film è ricco di momenti di intenso lirismo, il linguaggio è decisamente poetico e riesce anche a strappare qualche lacrima, talvolta non solo con gli intensi dialoghi e gli espressivi primi piani, ma anche con mezzi facili, come le classiche ninne nanne o i valzer scanditi dal suono singhiozzante della fisarmonica che Hans, il papà, suona in momenti di tensione.
Bravissimi anche i doppiatori italiani.
Si tratta di un film che rinnova l’invito a favorire i buoni sentimenti, il che non guasta in un’epoca in cui imperano egoismo e superficialità.
Gli unici appunti che si potrebbero muovere al film sono che, a tratti, risulta un po’ troppo sentimentale, ma questa sembra essere la cifra a cui raramente gli americani riescono a rinunciare e l’altra è la voce fuori campo della morte che commenta i fatti, forse ridondante.
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cizeta
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sabato 5 aprile 2014
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minestrone
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Liesel è una giovane ragazzina analfabeta che trascorre gli anni della II guerra mondiale con una famiglia adottiva: la mamma, oppositore politico al regime nazista, è costretta a lasciare la Germania e la sua famiglia per evitare le persecuzione nazista.
Liesel, che perde il giovane fratellino nel viaggio verso la nuava famiglia, si trova presto sola in un mondo diverso da quello che ha vissuto e con delle persone sconosciute che deve chiamare papà e mamma. Il primo, Hans (Geoffrey Rush), da subito caloroso e premuroso verso la nuova arrivata, la seconda, Rosa (Emily Watson), dispostica e ferrea nella disciplina diventeranno i punti fermi nella vita di Liesel insieme all'amico del cuore e vicino di casa, il biondo "limone", Rudy.
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Liesel è una giovane ragazzina analfabeta che trascorre gli anni della II guerra mondiale con una famiglia adottiva: la mamma, oppositore politico al regime nazista, è costretta a lasciare la Germania e la sua famiglia per evitare le persecuzione nazista.
Liesel, che perde il giovane fratellino nel viaggio verso la nuava famiglia, si trova presto sola in un mondo diverso da quello che ha vissuto e con delle persone sconosciute che deve chiamare papà e mamma. Il primo, Hans (Geoffrey Rush), da subito caloroso e premuroso verso la nuova arrivata, la seconda, Rosa (Emily Watson), dispostica e ferrea nella disciplina diventeranno i punti fermi nella vita di Liesel insieme all'amico del cuore e vicino di casa, il biondo "limone", Rudy.
Nella sua nuova casa Liesel colmerà il suo più grande ritardo rispetto ai coetanei: il non saper leggere e scrivere. Hans affianca la sua figlia adottiva nell'insegnamento e la stimola alla lettura. L'amore per il libri di Liesel sarà ben presto determinante nella vita della ragazza. Diventerà la chiave di salvezza per Max, giovane ebreo nascosto nella cantina di Hans, risulterà di conforto per la comunità nelle ore passate nei bunker anti - bombardamento e diverrà la chiave di successo di Liesel adulta.
Voto Personale: 5
Partendo dagli aspetti positivi: i due attori protagonisti (la Watson e Rush) assolutamente perfetti nelle parti e nella trama, di per se coinvolgente ma trasposta male cinematograficamente.
Arrivo agli aspetti negativi (molteplici): in primo luogo la giovane attrice che impersonifica Liesel, Sophie Nelisse, assolutamente non altezza nella parte, macchinosa in molte espressioni... in secondo luogo la voce narrante, o meglio chiamarla non narrante perchè interviene 3 volte in tutto il film ed impersonifica la morte. Anche qui ci sarebbe da aprire un capitolo: quante fesserie dice questa morte? che rilevanza ha all'interno della storia? Che solidità c'è nel discorso che la morte fa mentre coglie i vari personaggi della storia nel bombardamento finale? Mah... In terzo luogo la natura stessa del film: mi sembra si sminuisca tanto la tragedia del secondo conflitto mondiale mettendo meno peso alle atrocità di quel tempo. Non c'è sofferenza, non c'è disperazione, non c'è vergogna in un film che, in parte, ci avrebbe dovuto trasmettere anche questi sentimenti. Si è fatto un bel minestrone tra ciò che è gioco e miseria!
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mickey97
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lunedì 7 aprile 2014
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film degno di nota! intenso e profondo
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Storia di una ladra di libri è Il Film che tramite il dramma scaturito dell'epoca nazista fa commuovere, e lascia il segno, un ricordo di sè per far sì che non si dimentichi in fretta, ma risulta nel contempo meritevole di nota sia per intensità che profondità. Liesel è una ragazzina analfabeta, adottata in occasione dell'ascesa del nazismo da una coppia di tedeschi, Hans e Rosa. Hans ( interpretato da un magnifico Geoffrey Rush ) sin da subito si rivela molto gentile con Liesel e anche alquanto premuroso, Rosa invece si mostra fredda e scostante ma il suo carattere si evolverà nel corso della vicenda con la perfetta adesione della bravissima Emily Watson.
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Storia di una ladra di libri è Il Film che tramite il dramma scaturito dell'epoca nazista fa commuovere, e lascia il segno, un ricordo di sè per far sì che non si dimentichi in fretta, ma risulta nel contempo meritevole di nota sia per intensità che profondità. Liesel è una ragazzina analfabeta, adottata in occasione dell'ascesa del nazismo da una coppia di tedeschi, Hans e Rosa. Hans ( interpretato da un magnifico Geoffrey Rush ) sin da subito si rivela molto gentile con Liesel e anche alquanto premuroso, Rosa invece si mostra fredda e scostante ma il suo carattere si evolverà nel corso della vicenda con la perfetta adesione della bravissima Emily Watson. Sophie Nelisse, nonchè la protagonista, è davvero molto brava nell'interpretare la ragazzina sia timida che disinvolta, infatti anche questo personaggio si mostra mlto variegato caratterialmente. Liesel in seguito all'adattamento nella nuova famiglia, fa amicizia con un ragazzino dai capelli biondo " limone ", Rudy Steiner, e oltre all'amicizia coltiva ance la passione per i libri che costantemente divora perchè spinta dal piacere della lettura. In realtà, Liesel non rubava i libri ma li prendeva solo in prestito, con questo non si deve pensare che il film sia uscito fuori tema, perchè aderisce perfettamente a ciò che vuole raccontare, rivelando però un titolo non molto adeguato, ma non importa. Storia di una ladra di libri è senz'altro un bellissimo film, condito di buoni sentimenti e con un finale altamente struggente e malinconico, sfodera un dramma particolarmente forte sullo sfondo del devastante bombordamento che ha mietuto tantissime vittime. Secondo una valorizzazione costante, storia di una ladra di libri si rivela un capolavoro, quindi eccelso in ogni suo aspetto, previlegiando maggiormente le interpretazioni ed il dramma, magistralmente amalgamato con l'ambientazione nazista che lo ha generato.
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darkenry
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lunedì 19 maggio 2014
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il nazismo visto con gli occhi di una bambina
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Storia di una ladra di libri (in inglese The Book Thief), tratto dal romanzo di Markus Zusac “La bambina che salvava i libri” (in inglese sempre The Book Thief), è un film del 2013 (da noi uscito solo il 27 marzo di quest’anno) diretto da Brian Percival con Geoffrey Rush, Emily Watson e Sophie Nélisse.
Il film è ambientato nella Germania nazista di Hitler e ha come protagonista la giovane Liesel, una ragazzina che viene adottata da Hans e Rosa Hubermann. Insieme a lei doveva esserci anche il fratellino più piccolo che però muore poco prima. Nella nuova scuola Liesel viene presa in giro perché non sa né leggere né scrivere, ma riesce a farsi un amico, Rudy Steiner, un ragazzo che s’innamora di lei.
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Storia di una ladra di libri (in inglese The Book Thief), tratto dal romanzo di Markus Zusac “La bambina che salvava i libri” (in inglese sempre The Book Thief), è un film del 2013 (da noi uscito solo il 27 marzo di quest’anno) diretto da Brian Percival con Geoffrey Rush, Emily Watson e Sophie Nélisse.
Il film è ambientato nella Germania nazista di Hitler e ha come protagonista la giovane Liesel, una ragazzina che viene adottata da Hans e Rosa Hubermann. Insieme a lei doveva esserci anche il fratellino più piccolo che però muore poco prima. Nella nuova scuola Liesel viene presa in giro perché non sa né leggere né scrivere, ma riesce a farsi un amico, Rudy Steiner, un ragazzo che s’innamora di lei.
Nonostante ciò, Liesel è incuriosita dai libri e grazie all’aiuto di Hans imparerà ben presto a leggere. La situazione però diventerà molto difficile con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e con l’arrivo di Max, un ebreo che Hans decide di proteggere in quanto il padre del primo lo aveva salvato durante la Prima Guerra Mondiale.
Il film si rivela essere molto interessante in diversi punti anche se in certe parti poteva essere reso meglio.
Intanto partiamo con i temi della pellicola; come potete immaginare si parlerà della persecuzione degli ebrei, delle leggi marziali e della guerra. Questi argomenti nel film non ci vengono mostrati in modo brutale, facendoci vedere gli orrori di quel periodo (come per esempio ha fatto Schindler’s List), ma sono narrati in modo da essere accessibili per tutti, cioè in modo da essere visti e compresi anche dai più piccoli.
Però non sono solo questi i temi principali del lungometraggio, ce n’è un altro che nel film si dimostra essere quello centrale, ovvero l’importanza della cultura. La cultura che ci permette di vedere le cose con maggior consapevolezza e ci fa capire veramente chi siamo, il tutto rappresentato durante il periodo oscuro del nazismo, dove l’ignoranza sembrava regnare sovrana.
Particolare molto interessante del film è il fatto che in certi punti il narratore principale sia niente poco di meno che la Morte. Di essa ho trovato soprattutto profondo e ottimo il monologo che fa alla fine.
La pellicola però, come ho detto prima, ha dei difetti. Il problema principale lo si può ritrovare verso la fine del film che avrebbe dovuto rappresentare la parte più drammatica della storia (e un po’ drammatica lo è), ma non riesce a colpire nel profondo lo spettatore. Altro piccolo difetto (forse in certi casi sono un po’ perfezionista ma certe cose è meglio farle notare): sono i libri che legge Liesel. Ok che il film è una produzione americana, ma il film è ambientato in Germania e quindi mi sarebbe piaciuto molto vederli scritti in tedesco a non in inglese.
Gli attori però sono tutti quanti grandiosi, a partire dalla piccola Sophie Nélisse che interpreta Liesel, fino a Hans e Rosa interpretati entrambi da un grandioso Geoffrey Rush e da una fantastica Emily Watson.
Parlando del lato tecnico, il film è molto curato, soprattutto la fotografia e la colonna sonora. La fotografia di Florian Ballhaus si dimostra essere precisa e in certi punti riesce a fare delle inquadrature molto artistiche.
La colonna sonora invece è stata curata da uno dei più bravi e leggendari compositori del cinema, ossia John Williams (non so quali dei suoi film citare, ho l’imbarazzo della scelta). Riguardo quest’ultima devo dire che, come tutte le colonne sonore realizzate da Williams, è di grande qualità e la nomination agli Oscar se l’è meritata tutta (anche se devo dire che se lo sarebbe meritato così come se la meritava anche quelle de Lo Hobbit: La desolazione di Smaug).
Concludo dicendo che, anche se non è un capolavoro, il film risulta essere molto piacevole (e dura 130 minuti) e riuscirà di sicuro a farvi apprezzare i molti personaggi presenti nella pellicola.
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pascale marie
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martedì 8 aprile 2014
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pagine di libertà
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Il film di Brian Percival mi è piaciuto molto e mi ha emozionata. Il cast è assolutamente giusto per ciascuna parte, soprattutto Emily Watson che trovo sempre molto brava ed intensa. Ho trovato altrettanto straordinaria la scelta per il ruolo di Liesel, la piccola amante dei libri, con quegli occhi grandi nel suo visino di porcellana. Non è solo una storia che racconta la tragedia della guerra, ma soprattutto come un libro può trasformare e rendere una vita più serena. I libri sono fonte di sapere, di cultura e ti aprono le porte del mondo, e Liesel così curiosa e allegra, aveva scoperto la magia che si prova a sfogliare le pagine di un libro... e la loro compagnia.
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Il film di Brian Percival mi è piaciuto molto e mi ha emozionata. Il cast è assolutamente giusto per ciascuna parte, soprattutto Emily Watson che trovo sempre molto brava ed intensa. Ho trovato altrettanto straordinaria la scelta per il ruolo di Liesel, la piccola amante dei libri, con quegli occhi grandi nel suo visino di porcellana. Non è solo una storia che racconta la tragedia della guerra, ma soprattutto come un libro può trasformare e rendere una vita più serena. I libri sono fonte di sapere, di cultura e ti aprono le porte del mondo, e Liesel così curiosa e allegra, aveva scoperto la magia che si prova a sfogliare le pagine di un libro... e la loro compagnia. Le difficoltà subite a casa, ma con il conforto del papà adottivo, un Jeffrey Rush bravissimo, a scuola per le cattiverie di qualche compagno e soprattutto la paura della guerra, non fermano Liesel, anzi le infondono intraprendenza e coraggio per affrontare certe situazioni, come " il prendere solo in prestito i libri " dalla villa della buona signora, o affrontare i soldati nazisti. E' un film di buoni sentimenti e anche di una tenera amicizia ma soprattutto di come un libro può aiutare a vivere. Nel mondo ci sono, purtroppo, tanti Paese dove la cultura non è apprezzata, andare a scuola non è possibile, anzi puoi morire per questo, soprattutto per le giovani donne, la mia speranza è che tutto questo possa finire un giorno e che tutti possano avere la gioia di leggere, di apprendere e di provare le emozioni che delle pagine ti trasmettono.
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domenico rizzi
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martedì 29 aprile 2014
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la barbarie non distrugge i sogni
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Bello, avvincente e un po' bradburyano - alludendo al clima di Fahrenheit 451 - questo film di Brian Percival, sostenuto da una splendida scenografia e ottimamente interpretato da una giovanissima attrice canadese di soli 14 anni. La storia, molto semplice e pulita - priva di implicazioni erotiche, ma ricca di sentimento - è quella di gente comune, travolta prima dall'inarrestabile macchina della propaganda (nazista) e poi dagli orrori di una guerra fatalmente destinata ad essere perduta. Liesel Meminger è una ragazza orfana che non ha ancora imparato a leggere e che si appassiona ai libri e a ciò che essi rappresentano.
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Bello, avvincente e un po' bradburyano - alludendo al clima di Fahrenheit 451 - questo film di Brian Percival, sostenuto da una splendida scenografia e ottimamente interpretato da una giovanissima attrice canadese di soli 14 anni. La storia, molto semplice e pulita - priva di implicazioni erotiche, ma ricca di sentimento - è quella di gente comune, travolta prima dall'inarrestabile macchina della propaganda (nazista) e poi dagli orrori di una guerra fatalmente destinata ad essere perduta. Liesel Meminger è una ragazza orfana che non ha ancora imparato a leggere e che si appassiona ai libri e a ciò che essi rappresentano. Se ne innamora a tal punto da compiere frequenti incursioni nella biblioteca privata del borgomastro per "prenderli in prestito" di nascosto e leggerli nella cantina della casa in cui è ospite di genitori adottivi, gli Hubermann, burberi all'apparenza, quanto sensibili ed umani nella realtà. Le brutture del mondo esteriore - il rogo dei libri sulla pubblica piazza, i metodi inquisitori della polizia hitleriana, gli arruolamenti forzati di padri di famiglia, i bombardamenti alleati - sono chiuse fuori dalla invisibile magia contenuta nelle pagine di quelle opere, che Liesel legge anche ad un giovane ebreo - Max - nascosto dalla famiglia Huberman per sfuggire alle SS. Mentre la Germania vive e subisce i terribili eventi scaturiti dalla sua follia dal 1938 al 1945, la giovane acquista una maturazione interiore che la spingerà, stimolata da Max, a scrivere. Quando le bombe cadute dal cielo distruggono il quartiere in cui si trova anche la casa degli Hubermann, Liesel, che ha perduto sia la propria famiglia che il giovane amico "dai capelli color limone" innamorato di lei, trova la forza per continuare una vita che sarà lunghissima. La vicenda, maturata in uno dei periodi più tristi della storia dell'umanità, è costantemente illuminata dalla serena pacatezza con cui i protagonisti accettano le avversità; fra le loro vite brilla costantemente la stella di Liesel, indomita e fiduciosa che il tutto possa portare anche qualcosa di buono. Nel progressivo crollo di un sistema dominato dall'idolatria pagana e dal fanatismo, affiora la speranza di una generazione che si rivelerà senz'altro migliore, mostrando come i sentimenti possano sconfiggere la barbarie.
Domenico Rizzi, scrittore.
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