giovamixer86
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domenica 13 gennaio 2013
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tutti ad ascoltare gli americani
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Sono appena tornato dal cinema. Avevo pessime aspettative riguardo questo film, proprio grazie alla "demolizione" che la maggior parte della critica ha messo in atto nei confronti di questa pellicola. Ma siccome la mia fidanzata voleva vederlo: "ok, perchè no!".
Ora a caldo, la mia impressione è che molti cosiddetti "critici di film" non riescono a vedere oltre quello che la confezione gli propone. In america non riescono a catalogarlo in nessuna categoria, e allora si mettono tutti daccordo per distruggere il film. In italia (ovviamente) i nostri critici fanno la stessa cosa, perchè i mitici giornalisti americani è impossibile che esagerino un pochettino, nooo.
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Sono appena tornato dal cinema. Avevo pessime aspettative riguardo questo film, proprio grazie alla "demolizione" che la maggior parte della critica ha messo in atto nei confronti di questa pellicola. Ma siccome la mia fidanzata voleva vederlo: "ok, perchè no!".
Ora a caldo, la mia impressione è che molti cosiddetti "critici di film" non riescono a vedere oltre quello che la confezione gli propone. In america non riescono a catalogarlo in nessuna categoria, e allora si mettono tutti daccordo per distruggere il film. In italia (ovviamente) i nostri critici fanno la stessa cosa, perchè i mitici giornalisti americani è impossibile che esagerino un pochettino, nooo.
Bene, tralasciando questo discorso vorrei parlare del film. E' vero, la trama non ha nulla di originale, ma il personaggio che interpreta Gerard Butler (performance a mio parere straordinaria) ha tutti i difetti che un uomo piacente sulla quarantina, con un passato da star del calcio possa avere. Ed è qui che il regista riesce a costruire durante tutta la durata del film un lento percorso di "redenzione", alla ricerca di tutti quei veri affetti che davvero contano nella vita.
Non stiamo parlando di un capolavoro da oscar, probabilmente gli attori femminili potevano essere gestiti un po meglio (a volte sembravano un po tutte rimbambite appena vedevano lui), ma credetemi i momenti emozionanti non mancheranno e la regia fa davvero il suo dovere, sopratutto con le inquadrature. Una cosa non ho capito:"mi spiegate cosa ci faceva Uma Thurman nel cast?". Fantastica attrice che io amo alla follia, ma che in questo ruolo è stata gestita davvero male.
In conclusione, tutti a "sbraitare" al flop copiando gli amici USA, peccato che la gente dovrebbe ogni tanto ricordarsi che la bellezza non è una cosa oggettiva, tantomeno le emozioni.
Il bellissimo film "The must be the place" ha incassato meno della metà di questo. Però nessuno ha parlato di flop. Due pesi due misure? Io so solo che da stasera non mi farò MAI più condizionare dalla critica per guardare o meno un film.
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(di sergiolino63)
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tricky05
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domenica 13 gennaio 2013
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un film da vedere...senza pregiudizi!
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Seppur non sono un fan di Muccino, sono andato a vedere questo film in quanto incuriosito sul come un regista italiano avesse diretto attori holliwoodiani di grande fama. Ho deciso quindi di vedere il film senza pregiudizi e cercando di non lasciarmi condizionare dalle critiche negative che lo stesso ha ricevuto soprattutto negli USA.
Il risultato è stato sorprendente!
La storia, pur si una commedia, non è trattata in modo banale. Gli attori sono veramente bravi, su tutti il protagonista Gerard Butler seguito dalla bellissima Jessica Biel. Ottima, a mio avviso, anche l'interpretazione di Noah Lomax nei panni del piccolo Lewis.
Quello che mi ha davvero colpito è la spiccata caratterizzazione dei personaggi.
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Seppur non sono un fan di Muccino, sono andato a vedere questo film in quanto incuriosito sul come un regista italiano avesse diretto attori holliwoodiani di grande fama. Ho deciso quindi di vedere il film senza pregiudizi e cercando di non lasciarmi condizionare dalle critiche negative che lo stesso ha ricevuto soprattutto negli USA.
Il risultato è stato sorprendente!
La storia, pur si una commedia, non è trattata in modo banale. Gli attori sono veramente bravi, su tutti il protagonista Gerard Butler seguito dalla bellissima Jessica Biel. Ottima, a mio avviso, anche l'interpretazione di Noah Lomax nei panni del piccolo Lewis.
Quello che mi ha davvero colpito è la spiccata caratterizzazione dei personaggi. Dalla mammina depressa, alla casalinga frustrata, dal ricco perverso, alla moglie infelice, tutti i personaggi interpretati dai divi di Holliwood si riscoprono in una veste più umana ed autentica, che, a differenza delle classiche commedie americane, risulta più vera e meno patinata.
Il protagonista Butler, nei panni di un ex calciatore, riesce bene a trasmettere il sentimento malinconico che, nonostante il bell'aspetto ed il grande sex appeal, deriva dalla mancanza dei propri cari per i troppi errori di gioventù. Jessica Biel, dal suo canto, è perfetta nel ruolo di ex moglie delusa e animata dall'eslusivo interesse di assicurare il benessere di suo figlio.
Alla fine, il quasi fallito Butler rinasce sia come persona che a livello professionale grazie all'essersi dedicato, forse per la prima volta nella sua vita, agli altri ed in particolare al figlio Lewis e non a se stesso.
E come se la riscoperta della felicità non possa che avvenire in una dimensione familiare chiusa ai suoi membri fondamentali, padre - madre -figlio, ed attraverso la rinuncia ad ogni atteggiamento esterno che mina i rapporti alla base ed i valori connessi. In tal modo, la storia esprime concetti semplici, ma allo stesso tempo alti, come il piacere di giocare col proprio figlio, di trasmettergli le proprie conoscenze, di ritrovare la persona amata rinunciando alle leggerezze e tentazioni dell'essere single.
Ho trovato che il modo con cui ciò è realizzato nel film non sia assolutamente banale, ma è ben fatto ed allo stesso tempo trattato con leggerezza che rende la visione alquanto piacevole e scorrevole.
Unica cosa poco azzeccata è il titolo italiano... il titolo originale inglese "playing for keeps" (che penso voglia dire "facendo sul serio") esprime un doppio senso tra il tema del film, cioè la maturazione del protagonista dopo la bruciata gioventù, ed il tema del gioco che spesso ricorre nella storia.
Insomma, in conclusione, un lavoro riuscito e sorprendente, assolutamente consigliato nonostante i giudizi negativi. Complimenti Muccino!
Sarebbe bello ed interessante vedere film del genere realizzati nel nostro Paese e con attori italiani... Non si capisce infatti perchè il nostro cinema debba proporre film di assoluto trash oppure lavori di pesante introspezione fine a se stessa. Il film di Muccino rappresenta davvero un'ottima soluzione, una commedia con una vena malinconica, un pizzico di humor, ma tanta, tanta realtà.
Saluti e complimenti al sito My Movies.
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renato volpone
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domenica 13 gennaio 2013
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quello che non sa sul matrimonio
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Questo film ci parla di genitori separati e figli, ma siamo molto lontano dalla realtà descritta ne "gli equilibristi": siamo negli Stati Uniti a casa di un ex giocatore di calcio che ha sperperato un patrimonio ed è rimasto "in mutande". Muccino c'è lo descrive come un buono, come un uomo redento, che però distrugge un matrimonio sicuro della ex moglie, di cui è perdutamente innamorato, per farla tornare con lui. Un film tutto amore e bontà, ma la sceneggiatura fa acqua da tutte le parti a partire dal figlio di 10 anni che si comporta e disegna come se ne avesse 4. Non parliamo poi del contorno, donne frustrate e vogliose di sesso che non hanno la benché minima dignità, esempio meraviglioso di donna oggetto.
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Questo film ci parla di genitori separati e figli, ma siamo molto lontano dalla realtà descritta ne "gli equilibristi": siamo negli Stati Uniti a casa di un ex giocatore di calcio che ha sperperato un patrimonio ed è rimasto "in mutande". Muccino c'è lo descrive come un buono, come un uomo redento, che però distrugge un matrimonio sicuro della ex moglie, di cui è perdutamente innamorato, per farla tornare con lui. Un film tutto amore e bontà, ma la sceneggiatura fa acqua da tutte le parti a partire dal figlio di 10 anni che si comporta e disegna come se ne avesse 4. Non parliamo poi del contorno, donne frustrate e vogliose di sesso che non hanno la benché minima dignità, esempio meraviglioso di donna oggetto. C'è poi il padrone di casa indiano, ricco e stupido, o il genitore di uno dei bambini della squadra di calcio che presta la Ferrari per simpatia per poi vendicarmi di un presunto tradimento. Scontato, sfacciato, ricco, banale, questo film è decisamente irritante, dopo le prime tre battute si contano i minuti per arrivare alla fine, dove sono arrivato a stento solo per dovere di cronaca. Molto simile ad un mieloso cinepanettone farcito di pessimi esempi di commedia americana è un film da evitare con cura, nuoce gravemente alla salute mentale, soprattutto di chi, in tempi di crisi, deve faticare per arrivare alla fine del mese. Forse nel mondo in cui vive il regista tutto è magico e fatato e anche gli esseri inutili divengono eroi.
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[+] nuoce gravemente alla salute
(di annalisa battistini)
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[+] povera grammatica
(di nicole82)
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raeza24
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sabato 12 gennaio 2013
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film scontato ma piacevole
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Nonostante Muccino, in veste di regista "made in USA", abbia portato nelle sale mondiali due pellicole di assoluto valore come "La ricerca della felicità" e "Sette anime", questo film risulta estremamente diverso dalle due precedenti esperienze statunitensi. Innanzitutto il genere: commedia semplice, senza picchi né eclatanti colpi di scena, dal finale abbastanza scontato. In secondo luogo, la sua "leggerezza", ben diversa dai drammi raccontati in precedenza dal regista, che rende la commedia piacevole (anche simpatica a tratti, soprattutto con Gerard Butler, per le sue innumerevoli conquiste, Uma Thurman e Judy Greer nelle vesti di due stravaganti corteggiatrici in preda alle paranoie post-tradimenti del marito - Dennis Quaid - e conseguenze della lunga astinenza nei rapporti di coppia) per una serata tranquilla, nella quale vedere film un po' troppo impegnativi potrebbe farvi arrovellare il cervello come un cubo di Rubik.
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Nonostante Muccino, in veste di regista "made in USA", abbia portato nelle sale mondiali due pellicole di assoluto valore come "La ricerca della felicità" e "Sette anime", questo film risulta estremamente diverso dalle due precedenti esperienze statunitensi. Innanzitutto il genere: commedia semplice, senza picchi né eclatanti colpi di scena, dal finale abbastanza scontato. In secondo luogo, la sua "leggerezza", ben diversa dai drammi raccontati in precedenza dal regista, che rende la commedia piacevole (anche simpatica a tratti, soprattutto con Gerard Butler, per le sue innumerevoli conquiste, Uma Thurman e Judy Greer nelle vesti di due stravaganti corteggiatrici in preda alle paranoie post-tradimenti del marito - Dennis Quaid - e conseguenze della lunga astinenza nei rapporti di coppia) per una serata tranquilla, nella quale vedere film un po' troppo impegnativi potrebbe farvi arrovellare il cervello come un cubo di Rubik. Gerard Butler si dimostra un ottimo attore, mentre Jessica Biel, nonostante il ruolo di ex moglie e oggetto del desiderio del protagonista, ricopre un ruolo secondario (interpretazione scialba) a causa dell'importanza data da Muccino alle avventure amorose di Butler con Catherine Zeta-Jones, Uma Thurman e Judy Greer. Molto bello il messaggio nascosto, lanciato (mi auguro) dal regista in maniera del tutto volontaria, dietro all'esperienza calcistica di George Dryer (G. Butler): il calcio è uno sport di passioni sia sugli spalti sia in mezzo al campo, sia per i calciatori sia per le famiglie, in grado di creare legami e momenti memorabili (vedi scene finali).
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mitzy
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venerdì 25 gennaio 2013
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un clichè non clichè
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Impossibile scorgere il regista de “La ricerca della felicità” in questo film malriuscito. La storia è piatta e non ha neppure il sapore della commediola sentimentale trita e ritrita, alla quale, a quanto sembra, voleva conformarsi. Non cattura l’interesse dello spettatore in nessun punto, per la maggior parte si alternano la noia e il nervosismo per il biglietto sprecato, il finale è terribilmente prevedibile, buonista e scontato e le storie a latere senza alcun senso, non si capisce dove vogliano condurre l’attenzione di chi guarda, sono vuote e prive di importanza nell’economia della storia principale, l’unica cosa che salta all’occhio è una Catherine Zeta-Jones irriconoscibile in conseguenza del troppo tempo passato dal chirurgo plastico.
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Impossibile scorgere il regista de “La ricerca della felicità” in questo film malriuscito. La storia è piatta e non ha neppure il sapore della commediola sentimentale trita e ritrita, alla quale, a quanto sembra, voleva conformarsi. Non cattura l’interesse dello spettatore in nessun punto, per la maggior parte si alternano la noia e il nervosismo per il biglietto sprecato, il finale è terribilmente prevedibile, buonista e scontato e le storie a latere senza alcun senso, non si capisce dove vogliano condurre l’attenzione di chi guarda, sono vuote e prive di importanza nell’economia della storia principale, l’unica cosa che salta all’occhio è una Catherine Zeta-Jones irriconoscibile in conseguenza del troppo tempo passato dal chirurgo plastico. Perfino la bravura di Uma Thurman si perde nell’interpretazione di un personaggio insignificante. Insomma, una storia che già si presentava come clichè, alla fine dimostra di non essere neppure all’altezza del suddetto clichè, lascia davvero il tempo che trova. Visione sconsigliata quindi, nella speranza, in favore della carriera di Muccino, che il film sia presto dimenticato.
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alfiosquillaci
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sabato 19 gennaio 2013
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lasciamo stare il contesto e vediamo il film
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A volte a rimuginare un po' troppo sui contesti produttivi di un film di intonazione italiana piegato alle regole della “Macchina dei sogni” di Hollywood, rischia di farci vedere la foresta e perdere di vista l'albero: il film. Che è di una linearità non scontata. Raccontare già una storia d'amore senza scadere nel moccismo (da Moccia) ossia sapere schivare situazioni da perversi sentimentali è già - nella condizione media dell'"educazione sentimentale" di tutti noi - un rassicurante segno di stabilità stilistica. Dal punto di vista strutturale, poi, sbobinare questa storia secondo la standardizzazione consueta hollywoodiana non è neanche questa una procedura narrativa da vedere come un cedimento a chissà quale Spectre stilistica, anzi è proprio il limite stringente del genere standardizzato hollywoodiano che può pungere meglio l'estro del regista ambizioso e stabilizzargli in qualche modo la mano.
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A volte a rimuginare un po' troppo sui contesti produttivi di un film di intonazione italiana piegato alle regole della “Macchina dei sogni” di Hollywood, rischia di farci vedere la foresta e perdere di vista l'albero: il film. Che è di una linearità non scontata. Raccontare già una storia d'amore senza scadere nel moccismo (da Moccia) ossia sapere schivare situazioni da perversi sentimentali è già - nella condizione media dell'"educazione sentimentale" di tutti noi - un rassicurante segno di stabilità stilistica. Dal punto di vista strutturale, poi, sbobinare questa storia secondo la standardizzazione consueta hollywoodiana non è neanche questa una procedura narrativa da vedere come un cedimento a chissà quale Spectre stilistica, anzi è proprio il limite stringente del genere standardizzato hollywoodiano che può pungere meglio l'estro del regista ambizioso e stabilizzargli in qualche modo la mano. Alludo al fatto che tutte le linee narrative (o diegetiche se si vuole ricorrere al vecchio Genette) trovano il loro - prevedibile ma non per questo meno atteso - acme nella partitella di calcio finale: sia la saldatura affettiva padre-figlio; sia quella dei due ex coniugi ritrovatisi. Insomma il film "fa la punta", non si perde in satelliti narrativi che non trovino sensati epiloghi e punta dritto ad una sua armonica, logica, conclusione dal punto di vista del plot, conclusione ritardata con intelligenza dalla retromarcia dell'Alfa Romeo incamminata verso un sicuro diverso snodo narrativo. La vita può riprendere il suo nuovo/vecchio corso anche in un’ antitesi polemica piuttosto evidente: quella della famigliola difesa e ricomposta dopo una strenua lotta contro un manipolo di cougar assatanate, che accenna ad una situazione, amplificata, alla "Il laureato" ("duetto" della macchina italiana compreso e la cerimonia nuziale abbandonata all'ultimo istante come nel celebre film tenuto forse sottotraccia). Epilogo che ai tempi della mia gioventù sarebbe stato bollato però come filisteo e conformista, ma che nell'epoca del nostro disordine sentimentale può anche giungere a forme di inattesa sprezzatura. Prodotto medio ma che punta alla zona alta dell'intrattenimento onesto.
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daniele frantellizzi
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lunedì 21 gennaio 2013
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peccato...
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Una profonda delusione, unita ad un senso di già visto, accompagnano la visione dell’ultimo prodotto di Mr. Muccino.
Un film dallo spiccato taglio Hollywoodiano, molto più evidente del lato autoriale che sarebbe stato lecito aspettarsi da un regista che vorrebbe abbandonare la terra dei mestieranti per ascendere all’olimpo degli Autori.
Il canovaccio di base è più che mai classico (per non dire trito e ritrito): un’ex gloria sportiva - un atleta bello, ricco e famoso (e ovviamente dannato, tanto per rispettare tutti i luoghi comuni) - che, a causa della sua scelleratezza e superficialità, ha sperperato tutto, soldi ed affetti, fino a ritrovarsi nell’umiliante condizione di non disporre nemmeno di pochi dollari, decide di riconquistare (ex) moglie e figlio a suon di calci ad un pallone ed improvvisa maturità acquisita.
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Una profonda delusione, unita ad un senso di già visto, accompagnano la visione dell’ultimo prodotto di Mr. Muccino.
Un film dallo spiccato taglio Hollywoodiano, molto più evidente del lato autoriale che sarebbe stato lecito aspettarsi da un regista che vorrebbe abbandonare la terra dei mestieranti per ascendere all’olimpo degli Autori.
Il canovaccio di base è più che mai classico (per non dire trito e ritrito): un’ex gloria sportiva - un atleta bello, ricco e famoso (e ovviamente dannato, tanto per rispettare tutti i luoghi comuni) - che, a causa della sua scelleratezza e superficialità, ha sperperato tutto, soldi ed affetti, fino a ritrovarsi nell’umiliante condizione di non disporre nemmeno di pochi dollari, decide di riconquistare (ex) moglie e figlio a suon di calci ad un pallone ed improvvisa maturità acquisita.
Unica innovazione degna di nota in una trama incredibilmente ovvia (e unico aspetto che ci ricorda la firma di Muccino): il protagonista è un ex-calciatore. Non un ex-cestista, non un ex giocatore di baseball, ma un calciatore - europeo per di più.
Per tutto il resto, il film scorre su binari più che prevedibili: la squadra del figlio, totalmente scalcinata all’inizio, vince il campionato, con gol decisivo proprio del figlio (poteva andare diversamente?) e con la gioia dell’ex moglie che (ovviamente) decide di annullare il suo nuovo progetto di vita in nome dell’amore improvvisamente ritrovato.
Come è possibile che il protagonista, a distanza di un paio d’anni dall’aver guidato Ferrari su e giù per l’Europa, si ritrovi improvvisamente nell’umiliante condizione di non poter pagare nemmeno una caparra d’affitto di poche centinaia di dollari? Che fine ha fatto il suo cinismo di gioventù? Cosa vuole da lui la pletora di strani personaggi che improvvisamente lo avvicinano offrendogli continuamente - e senza motivo alcuno -soldi, sesso, lavoro, etc.? Ovviamente non ci è dato saperlo, e quello che inizialmente può apparire come il preparativo di situazioni destinate ad assumere spessore nel corso del film, magari agganciandosi al passato (o anche solo al presente) dell’atleta, si scioglie come neve al sole nel momento in cui i vari comprimari iniziano ad entrare ed uscire di scena senza troppa convinzione. Per gustarsi l’happy end ed uscire dalla sala con lo zuccheroso sapore della gioia, in fondo, non è necessario stare a porsi troppe domande.
Un Gerard Butler decisamente in parte, dai tratti somatici paurosamente vicini a quelli di un giovane Muccino (più Silvio che Gabriele) non riesce da solo a dare al film quello spessore che latita.
Un cast abbondante di stelle (anzi... stars) si trasforma in un’accozzaglia di personaggi mal definiti, che danno l’idea di essere lì ognuno per conto suo a recitare una parte non collegata con le altre: tutti entrano ed escono dalla pellicola lasciando sostanzialmente solo due quesiti allo spettatore: il primo è la sua funzione nella trama, il secondo, assai più infernale, è: ma le comuni mamme americane saranno davvero tutte così annoiate, lussuriose e prive di senno come le dipinge Muccino?
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onufrio
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lunedì 10 giugno 2013
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muccino si piega all'america
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Sceneggiatura standardizzata dai consueti canoni che pretende la commedia all'americana classica dove il lieto fine e l'amore trionfa su tutto. Che s'ha dà fà pè campà caro Muccino, impelagato tra copioni a stelle e strisce mutando il proprio istinto naturale, le proprie caratteristiche. Tutto sommato la commedia rimane piacevole, il cast è di tutto rispetto e Butler interpreta il personaggio con degna maestria. Questa è la storia di George:un tempo famoso calciatore che ha militato in squadre come Celtic e Liverpool, un brutto infortunio nel campionato americano gli nega il proseguimento della carriera ad un età comunque già elevata per il mondo del calcio, ovvero 36 anni.
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Sceneggiatura standardizzata dai consueti canoni che pretende la commedia all'americana classica dove il lieto fine e l'amore trionfa su tutto. Che s'ha dà fà pè campà caro Muccino, impelagato tra copioni a stelle e strisce mutando il proprio istinto naturale, le proprie caratteristiche. Tutto sommato la commedia rimane piacevole, il cast è di tutto rispetto e Butler interpreta il personaggio con degna maestria. Questa è la storia di George:un tempo famoso calciatore che ha militato in squadre come Celtic e Liverpool, un brutto infortunio nel campionato americano gli nega il proseguimento della carriera ad un età comunque già elevata per il mondo del calcio, ovvero 36 anni. La storia inizia a distanza di anni da quell'incidente, con George che ha praticamente dissipato tutti i denari della sua carriera, vive in un piccolo appartamento, ed è divorziato. Ma l'occasione di allenare i ragazzi in cui gioca anche suo figlio diventa un giusto incipit per riavvicinare il nostro protagonista in primis appunto al figlio e di conseguenza anche alla madre che da lì a poco è pronta per sposarsi con Matt, compagno da più di tre anni. E' qui che subentrano le graziose madri dei ragazzi che George allena, madri frustrate ed arrapate che non perderanno tempo nel corteggiare l'ex campione di calcio, qui entriamo nell'angolo "desperate housewives" con: U.Thurman,C.Zeta-Jones,J.Greer; il che non guasta perchè aggiunge una nota piacevole alla commedia.
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donni romani
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mercoledì 23 gennaio 2013
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retorica sentimentale e poco più
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Retorica sentimentale affidata ad una sceneggiatura vista già troppe volte, con protagonisti stereotipati ed emozioni talmente flebili da non arrivare mai allo stomaco. Gerard Butler è George Dryer, ex campione di calcio europeo che dopo aver lasciato la carriera per un infortunio ha difficoltà economiche - va in giro con un Duetto ma non sa come pagare l'affitto - e familiari - dopo una latitanza fatta di tradimenti ed assenze si è messo in testa di riconquistare il figlio e la moglie in procinto di risposarsi.
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Retorica sentimentale affidata ad una sceneggiatura vista già troppe volte, con protagonisti stereotipati ed emozioni talmente flebili da non arrivare mai allo stomaco. Gerard Butler è George Dryer, ex campione di calcio europeo che dopo aver lasciato la carriera per un infortunio ha difficoltà economiche - va in giro con un Duetto ma non sa come pagare l'affitto - e familiari - dopo una latitanza fatta di tradimenti ed assenze si è messo in testa di riconquistare il figlio e la moglie in procinto di risposarsi. Dopo aver trovato lavoro come allenatore della squadra di calcio scolastica in cui gioca il figlio Lewis George avrà a che fare con i genitori dei compagni del bambino, donne e uomini sull'orlo di una crisi di nervi o meglio di sesso visto che tutte le madri si buttano letteralmente su George - che tristezza ridurre le frustrazioni e la solitudine delle quarantenni ad una frenesia sessuale - e il marito padrone interpretato con scanzonato divertimento da Dannis Quaid gli è amico fin tanto che George è funzionale ai suoi affari miliardari. Naturalmente ci saranno equivoci, fraintendimenti, lacrime, scene madri e il banalissimo lieto fine preparato a tavolino da tutta una serie di cadute d'inganno. Che peccato che l'avventura americana di Muccino, così ben iniziata con la collaborazione con Will Smith, si sia sgonfiata con un film stanco, svogliato, pigro nei dialoghi come nella sceneggiatura, gonfiato da un cast altisonante che però non muove un muscolo recitativo, non brilla e non diverte neanche nonostante la recitazione sopra le righe di Quaid, della Thurman e della Zeta-Jones. Difficile dire cosa ci sia di sbagliato nel progetto, probabilmente tutto, o forse con qualche graffio in più, qualche buonismo in meno e qualche emozione diversa sarebbe potuto essere una dignitosa commedia romantica, uguale a tante altre ma almeno garbata, così invece si comincia ad essere delusi fin dalle prime scene e si continua ad esserlo fino ai titoli di coda. Senza neanche la consolazione di vedere Gerard Butler al meglio visto che esibisce addominali rilassati e pettorali avvizziti, che per un attore "fisico" come lui è come mettere un cappuccio sul viso di Brando! Torna a casa Muccino, che forse ritrovi quell'intimismo e quel lirismo che l'industria americana ti ha sradicato dal cuore( sempre sperando che il problema sia l'America...)
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derriev
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martedì 22 gennaio 2013
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gradevole, ma inutile
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Un film che scorre come una nuvola: la vedi ma non lascia nessuna traccia.
La trama: ex star del calcio, si trasferisce negli USA per stare vicino al figlio, cercare un lavoro e rifarsi una vita, mentre la sua ex moglie è in procinto di sposarsi. La vicinanza con la sua vecchia famiglia lo convincerà che è quella che realmente vuole.
Il difetto principale del film è quello di oscillare tra commedia e dramma, manca una scelta di registro; inoltre come commedia è debole, come dramma è molto retorico.
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Un film che scorre come una nuvola: la vedi ma non lascia nessuna traccia.
La trama: ex star del calcio, si trasferisce negli USA per stare vicino al figlio, cercare un lavoro e rifarsi una vita, mentre la sua ex moglie è in procinto di sposarsi. La vicinanza con la sua vecchia famiglia lo convincerà che è quella che realmente vuole.
Il difetto principale del film è quello di oscillare tra commedia e dramma, manca una scelta di registro; inoltre come commedia è debole, come dramma è molto retorico.
Muccino sembra, dopo diversi film, aver trovato il suo stile, purtroppo per lui… con opere di chi ha visto studiato e amato troppo il Cinema, al punto da cercare sempre quello che "è giusto al momento giusto", con il risultato di far percepire decine di film dietro ciascuno di queste, con la noiosa sensazione, per lo spettatore, di "già visto".
Qui non è sufficiente la sincopata alternanza di colpi di scena finali, sul destino della rediviva coppia: è più che altro fastidioso subire il triplo finale che ci offre la sceneggiatura.
Un altro neo, ma che sta spopolando in diversi film, è l'eccesso di colonna sonora, che a forza di martellare non enfatizza più nulla.
Così in "Quello che so sull'amore" non basta l'ottima prova del cast, soprattutto di Butler che del film è anche co-produttore.
Un film anche gradevole, ma inutile.
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