renato volpone
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mercoledì 3 aprile 2013
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sit-com pugliese
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Più simile ad una sit-com televisiva che ad un prodotto cinematografico questo film racconta di due ragazzi sfortunati nel lavoro che si improvvisano gay per ottenere un finanziamento pubblico destinato a coppie di fatto. La sceneggiatura si basa su una lunghissima serie di luoghi comuni e di preconcetti per portare il pubblico alla risata, in alcuni casi anche riuscendoci, ma con un sapore di amaro e di presa in giro che lasciano smarrito lo spettatore "non televisivo". Le scene sono costruite come delle cartoline a colori, sempre troppo vivaci per essere un buon biglietto da visita per potenziali turisti. Non contento di questo il regista si spinge oltre proponendo tematiche drammatiche come la libertà di stampa soffocata, la malavita organizzata infiltrata in ogni ambito e le truffe commerciali fatte anche a danno delle salute dei consumatori.
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Più simile ad una sit-com televisiva che ad un prodotto cinematografico questo film racconta di due ragazzi sfortunati nel lavoro che si improvvisano gay per ottenere un finanziamento pubblico destinato a coppie di fatto. La sceneggiatura si basa su una lunghissima serie di luoghi comuni e di preconcetti per portare il pubblico alla risata, in alcuni casi anche riuscendoci, ma con un sapore di amaro e di presa in giro che lasciano smarrito lo spettatore "non televisivo". Le scene sono costruite come delle cartoline a colori, sempre troppo vivaci per essere un buon biglietto da visita per potenziali turisti. Non contento di questo il regista si spinge oltre proponendo tematiche drammatiche come la libertà di stampa soffocata, la malavita organizzata infiltrata in ogni ambito e le truffe commerciali fatte anche a danno delle salute dei consumatori. Questi argomenti mescolati al lato comico e non calibrati con il giusto dosaggio, come avviene invece nei film di Albanese o di Milani, tendono a rendere sottili quasi inesistenti le problematiche sociali facendole affondare in un finale troppo felicemente positivo e facile. Matteo Vicino usa un cast d'eccezione per realizzare questo racconto, ma il risultato è un prodotto che zoppica non riuscendo a centrare l'obiettivo ne nella commedia ne nel dramma. La recitazione è quasi amatoriale: le inflessioni dialettali e la forzata dizione pugliese sono quasi irritanti.
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claudiotto
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sabato 30 marzo 2013
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un'occasione persa
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Un film con una bella fotografia, che esalta le bellezze naturali della Puglia; un'ottima presa diretta del sonoro (cosa inusuale per una pellicola made in Italy); ottime interpretazioni da parte di Vaporidis, Michelini e Ghini (che secondo me si è divertito molto nella parte del gay nascosto).
Oltre a questo però, non c'è nulla.
Il ritmo è lentissimo, e la regia+montaggio non è assolutamente accettabile per un film italiano che dovrebbe far divertire, oltre che pensare.
Pause ececssive, tempi comici e/o teatrali dilatati, che fanno perdere concentrazione allo spettatore, sminuendo a volte anche delle parti realmente comiche e ben riuscite del film.
Insomma, mi sento di bocciare l'accoppiata regia e montaggio per questa pellicola, mi spiace.
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Un film con una bella fotografia, che esalta le bellezze naturali della Puglia; un'ottima presa diretta del sonoro (cosa inusuale per una pellicola made in Italy); ottime interpretazioni da parte di Vaporidis, Michelini e Ghini (che secondo me si è divertito molto nella parte del gay nascosto).
Oltre a questo però, non c'è nulla.
Il ritmo è lentissimo, e la regia+montaggio non è assolutamente accettabile per un film italiano che dovrebbe far divertire, oltre che pensare.
Pause ececssive, tempi comici e/o teatrali dilatati, che fanno perdere concentrazione allo spettatore, sminuendo a volte anche delle parti realmente comiche e ben riuscite del film.
Insomma, mi sento di bocciare l'accoppiata regia e montaggio per questa pellicola, mi spiace.
La pecca maggiore però è nel messaggio e quindi nella sceneggiatura.
In un film italiano, realizzato in un momento di indubbia crisi, con l'intento di far divertire il pubblico e portare alla ribalta delle problematiche come la discriminazione sessuale, il bigottismo, la grande disoccupazione giovanile e l'imperversare della malavita e malaffare, il vero e tangibile messaggio del film (nelle 3 microstorie concatenate) è sempre lo stesso: il cattivo vince, concedendo un contentino al buono che si accontenta.
Lungi da me il volere sempre il lieto fine, ma data l'impronta del film, questa linea di pensiero è DELETERIA e certamente invisa al pubblico.
TUTTI gli spettatori si sono alzati sconcertati e sicuramente perplessi dal film, che non lascia nè il sorriso, nè una vera riflessione nello spettatore.
Il tema era eccellente, con una prospettiva davvero interessante per la trattazione dello status dei disoccupati, degli omosessuali, di una regione bellissima che ovviamente punta ad avere ancor più visibilità dalla pellicola.
Il cast è ben composto - anche se Bosca a me è parso un po' leggerino, così come troppo artefatta la sua compagna Potenza - con Vaporidis e Michelini in due parti a loro perfettamente congeniali; bravi anche ad immergersi in un'impronta dialettale pugliese.
Il diniego siculo "nt!" della Michelini, esattamente come ha fatto in Squadra Antimafia e come farebbe una bambina capricciosa ed orgogliosa allo stesso tempo ha riassunto in un istante tutto quello che la gente perbene pensa della malavita. Un piccolo astro nella notte del film.
Parti del tutto insignficanti e non incisive invece vengono dall'accoppiata dei cattivi alla Totò di Leonelli e Ferranti; sembrano ritagliati da un altro film e recitare sullo sfondo rispetto agli altri loro colleghi.
Ghini è sempre istrionico e le sue parti segnano sempre dei cameo ben tagliati e ben realizzati. Nulla da dire ad uno dei nostri migliori e polivalenti attori contemporanei. Ruolo credibile e di spessore.
Nota di merito invece alla scena final del film: anche se un po' forzata, si ispira molto alla trottola di Di Caprio in "Inception" di Christopher Nolan. Ottima scelta!
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lumork
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martedì 2 aprile 2013
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outing un film che fa ridere e riflettere
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Sono stato al cinema sabato scorso a vedere questa commedia di Matteo Vicino, dopo aver goduto qualche tempo fa la sua opera prima Young Europe, un film che non mi vergognerei a definire d'autore. Sebbene mi aspettassi una pellicola del tutto diversa, sono stato positivamente colpito. Gli attori sono tutti bravissimi, in particolare lasciano un segno Riccardo Leonelli, che nel ruolo del cattivo è molto asciutto e cambia completamente tipologia rispetto a Young Europe (Matteo Vicino lo ha riconfermato anche qui), Mia Benedetta, particolarissima attrice di grande personalità e fascino e Claudia Potenza che fa davvero morire dal ridere e innervosire per la sua "cattiveria".
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Sono stato al cinema sabato scorso a vedere questa commedia di Matteo Vicino, dopo aver goduto qualche tempo fa la sua opera prima Young Europe, un film che non mi vergognerei a definire d'autore. Sebbene mi aspettassi una pellicola del tutto diversa, sono stato positivamente colpito. Gli attori sono tutti bravissimi, in particolare lasciano un segno Riccardo Leonelli, che nel ruolo del cattivo è molto asciutto e cambia completamente tipologia rispetto a Young Europe (Matteo Vicino lo ha riconfermato anche qui), Mia Benedetta, particolarissima attrice di grande personalità e fascino e Claudia Potenza che fa davvero morire dal ridere e innervosire per la sua "cattiveria". Anche gli altri attori davvero bravi dal primo all'ultimo, dosando bene l'equilibrio fra commedia e serietà di alcune situazioni più intime. La sceneggiatura è ben scritta e mescola saggiamente divertimento e riflessione sulla meritocrazia e sui poteri che sono al comando in Italia. Le varie citazioni (Orwell, Ilaria Alpi) non vengono sviluppate sempre al cento per cento, e questo è un limite del film, ma permettono allo spettatore di andarsi a documentare in un secondo tempo e di ragionare anche sul Paese in cui vive. Le battute non sono assolutamente volgari né offensive e sempre esilaranti: alcune sono semplici, magari già sentite ma senza dubbio efficaci, altre invece sono piuttosto sofisticate, come la frase del bambino Lorenzo (Lorenzo Zurzolo), il fratellino di Federico (Nicolas Vaporidis) che per giustificarsi davanti alla Vicepresidente della Regione del fatto che viva con due genitori omosessuali, risponde che "crescendo non avò assolutamente alcun problema psicologico". Non è un film offensivo nei confronti degli omosessuali, il personaggio di Massimo Ghini, gay colto e moderato, ne è un esempio, così come il finale del film, aperto a più interpretazioni, lascia diversi dubbi sull'identità sessuale dell'ottima coppia Vaporidis-Bosca. insomma, un film da vedere nel suo genere comico, che nulla ha da invidiare ai film di Brizzi e Genovese, soltanto con qualche spunto di riflessione in più.
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(di giuly1989)
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trammina93
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martedì 22 luglio 2014
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idee di base carine ma sviluppate male
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Il film ha delle idee di base carine ma sono sviluppate male, soprattutto a causa della recitazione dei due protagonisti, in particolare Vaporidis. Non ho mai visto un film fatto bene con Vaporidis, sarebbe capace di rovinare qualsiasi film, quindi sicuramente qui non poteva succedere un miracolo.Partiamo dal fatto che la trama tratta di due amici pugliesi eterosessuali che si separano perchè uno va a MIlano e l'altro resta in Puglia. Il pugliese raggiunge l'amico a Milano per convincerlo ad aprire un'impresa in Puglia dopo aver letto un bando su un giornale ma non capisce che il bando è rivolto solo alle coppie di fatto così si trovano costretti a fingersi gay.
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Il film ha delle idee di base carine ma sono sviluppate male, soprattutto a causa della recitazione dei due protagonisti, in particolare Vaporidis. Non ho mai visto un film fatto bene con Vaporidis, sarebbe capace di rovinare qualsiasi film, quindi sicuramente qui non poteva succedere un miracolo.Partiamo dal fatto che la trama tratta di due amici pugliesi eterosessuali che si separano perchè uno va a MIlano e l'altro resta in Puglia. Il pugliese raggiunge l'amico a Milano per convincerlo ad aprire un'impresa in Puglia dopo aver letto un bando su un giornale ma non capisce che il bando è rivolto solo alle coppie di fatto così si trovano costretti a fingersi gay. Sinceramente all'inizio non c'avevo capito niente della trama, io avevo capito che fossero gay e innamorati tra loro per come si comportavano e avessero deciso di dichiararsi apertamente gay e aprire insieme un'impresa in Puglia. In particolare Vaporidis mi era sembrato gay, anche se aveva il ruolo del playboy che aveva storie di poco conto che io credevo essere una copertura. Sicuramente non è segno che abbia recitato bene se l'ho scambiato per gay pur avendo il ruolo del playboy. Andrea Bosco l'avevo preso per un bisex, all'inizio gay che poi si innamora di una donna e ci si fidanza. Dopo un pò ci si è voluto giocare sulla loro omosessualità, se sia vera o finta e infatti il finale è aperto e ti lascia nel dubbio se siano effettivamente gay, mi è piaciuta questa scelta del finale. Stona molto l'accoppiata di scene comiche, o meglio pseudocomiche, perchè a me non facevano ridere, con scene drammatiche perchè sono fin troppo drammatiche e rese ridicole da quella musica assordante, così forte da essere fuoriluogo, anche perchè il tutto è condito da pianti chiaramente finti di Vaporidis nelle scene del suo dramma passato o suoi sguardi tristi per sottolineare la sua condizione da povero, in cui si vede chiaramente che sono finti e sta recitando. Mi è piaciuto molto il personaggio della Michelini, col suo atteggiarsi alternativo, da ribelle che si oppone ad un sistema della società corrotto, mentre lei non è disposta a scendere a compromessi e quando prenderà coscienza di cosa comporta opporsi al sistema ne rimarrà profondamente shockata. Anche Massimo Ghini mi è piaciuto nel ruolo dell'aiutante dei protagonisti, di colui che si finge etero per vivere nella società e anche direttore di un giornale che per adeguarsi alla società deve assumere raccomandati, pur controvoglia. Non ho molto gradito la storia tra Vaporidis e la Michelini, un amore che sboccia troppo all'improvviso, addirittura dopo un dialogo lui già le dice che è la cosa più bella che gli sia capitata. Il clou della banalità la raggiunge la scena in cui i due si incontrano per strada e senza dirsi nulla non appena si vedono si baciano. E' una tipica scena d'amore da film, che di più banale c'è poco, totalmente irreale perchè nella vita non accadrebbe mai una cosa del genere. Tirando le somme il film non raggiunge la sufficienza.
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jojakk87
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martedì 16 agosto 2016
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outing è la prima cosa si vorrebbe fare dalla sala
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Questa commedia rappresenta a tutti gli effetti un tentativo fallito di coniugare le risate con la riflessione sul tema dell'omosessualità. Riguardo a quest'ultimo argomento non si registra nulla di nuovo rispetto a quanto sia già stato detto e trattato nella filmografia italiana e non. Anzi, qui lo si fa anche con una certa superficialità. I personaggi sono mal caratterizzati e sviluppati, di conseguenza le relazioni che si vengono a creare risultano inconsistenti e a volte insensate (in particolare il rapporto tra uno dei protagonisti e il fratello minore che poteva essere interessante da approfondire). La regia è banale nel complesso e qualche azzardo qua e là appare addirittura fuoriluogo ai fini narrativi.
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Questa commedia rappresenta a tutti gli effetti un tentativo fallito di coniugare le risate con la riflessione sul tema dell'omosessualità. Riguardo a quest'ultimo argomento non si registra nulla di nuovo rispetto a quanto sia già stato detto e trattato nella filmografia italiana e non. Anzi, qui lo si fa anche con una certa superficialità. I personaggi sono mal caratterizzati e sviluppati, di conseguenza le relazioni che si vengono a creare risultano inconsistenti e a volte insensate (in particolare il rapporto tra uno dei protagonisti e il fratello minore che poteva essere interessante da approfondire). La regia è banale nel complesso e qualche azzardo qua e là appare addirittura fuoriluogo ai fini narrativi. Si ride almeno? Poco. Qualche simpatica battuta che strappa qualche sorriso ma niente di più. I tentativi di far ridere fanno leva su tutti quegli stereotipi dell'omosessuale che ormai risultano prevedibili e a volte anche fastidiosi. La recitazione non è eccezionale da parte del cast: c'è qualche nota lieta come Vaporidis e Ghini e qualche nota stonata come Bosca che a tratti appare imbarazzante. La presenza del dialetto pugliese inoltre in alcune scene ci sta, il problema viene quando vengono commessi errori di dizione nei normali dialoghi del film.
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