Molière in bicicletta

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Un film di Philippe Le Guay. Con Fabrice Luchini, Lambert Wilson, Maya Sansa, Laurie Bordesoules, Camille Japy.
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Titolo originale Alceste à bicyclette. Commedia, durata 104 min. - Francia 2013. - Teodora Film uscita giovedì 12 dicembre 2013. MYMONETRO Molière in bicicletta * * * - - valutazione media: 3,27 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   

Lo scandalo dell'umana gente di teatro Valutazione 4 stelle su cinque

di Ernesto94


Feedback: 100
domenica 27 aprile 2014

Un attore in vesti seicentesche gira in bici tra le strade dell'Isola di Re per dire quanto sia "scandalosa" l'umanità.

Gauthier Valance (Lambert Wilson), dopo il rinnovo di contratto per la parte del medico protagonista di una fortunata serie televisiva milionaria, decide di far visita, molto anni dopo, nell'invernale “Isola di Rè” all'amico e decano del teatro Serge Tanneur (Fabrice Luchini) non solo per un cordiale saluto a riscaldarlo dal freddo dell'isolamento personale di questi dalla fama ormai dispersa del palcoscenico; ha in mente un progetto interessante, per riavvicinare sia lui sia l'amico al teatro classico: la rappresentazione integrale del Misantropo di Molière, concentrandosi sul personaggio principale, Alceste (da qui il titolo originale “Alceste à bicyclette”), alternativamente recitato.
In queste prove rigide, come la cadenza del verso alessandrino e dell'assenza di squilli telefonici, si aprono riflessioni sulla qualità dell'intrattenimento cinematografico e televisivo, sul sequitur del teatro stesso da parte delle nuove generazioni (emblematica la figlia della proprietaria dell'albergo della località, attrice pornografica solo per soldi ma con evidenti abilità recitative), e sull'amicizia, in continuo assetto da ipocrisie e incomprensioni (il disprezzo di Serge per i telefilm ad alto guadagno; la vita mondana della città e il lassismo verso la tradizione).
Dopo “Le donne del 6° piano”, Philippe le Guay torna alla regia grazie ad un''idea nata dall'ossessione del co-sceneggiatore ed attore Fabrice Luchini per l'autore del Misantropo. Semplice nelle battute caustiche e umoristiche, in poche occasioni cade nella volgarità, sempre contenuta come è d'uopo per un film francese; è un tour de force tra due attori chi prettamente teatrale e chi cinematografico/televisivo, tra due approcci anche al quotidiano, chi schietto e spontaneo, chi conforme alla situazione.
 
L'introverso e razionale Serge, chiuso nel suo villino decadente, eredità di uno zio, e in pochi anni rassegnato all'allora temporaneo soggiorno, spendendo l'ozio dell'artista tra quadri naif e falò di copioni, ricordi morti di un teatro caduto. Il mondano e tranquillo Gauthier, con schiere di fan di tutte le età (anche le più attempate), modesto e coadiuvante nell'evitare all'amico di estraniarsi ancora di più da un mondo da cui si sente rifiutato per paranoia (lui crede!), a differenza dell'amico col conto in banca attivo come la relazione con una divorziata, dopo diversi tentativi falliti.
Questi sono i due all'inizio, prima che le prove, per Serge necessariamente severe nella pronuncia e nella cadenza del sacro verso alessandrino (in italiano traducibile con un doppio settenario o,  impropriamente, con un endecasillabo) li facciano sfogare sulle rispettive ipocrisie, chi della facile ricchezza per telefilm d'intrattenimento (critica al celebre Dr. House?), chi per la misantropia e per il cinismo verso il mondo; tensione smorzata da momenti di ludo nei campi gelati a passeggio in bicicletta, e le rispettive cadute nei rivi d'acqua per dei freni malandati.
E se c'è di mezzo un'italiana, una Maya Sansa che è un' Elena di Troia per il duo, allora non resta che portare ad estreme conseguenze il dramma, che vede cadere l'ipocrisia di Gauthier, ingenuo a cambiare la parola "scandalosa", quasi come se Alceste fosse solo un abito da scena e non l'uomo che entrambi si sono cambiati per aderirlo a loro stessi e per vedere sé stessi in questo distacco teatrale ( i continui attacchi di egoismo di Serge, la violenza di Gauthier quando viene provocato ed offeso da quest'ultimo).
La morale è un'allegoria sia del teatro sia dell'umanità, compresa dalle giuste parole del "puro" Serge/Alceste al tramonto del film, nella spiaggia: recitare un dramma senza che esso sia reale è segno di un teatro che si piega al desiderio di un puro sfruttamento, senza sottolineare l'importanza delle parole e del valore intrinseco.

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