veritasxxx
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venerdì 16 maggio 2014
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vi strapperà più di una risata, il che non è poco
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L'ultimo film di Mazzacurati è una commedia divertente e senza pretese che vi strapperà più di una risata, il che non è poco di questi tempi. Mastandrea (ennesimamente nella parte di se stesso, ovvero il quarantenne cinico e un po' squattrinato, ma in questo caso ci sta come il cacio sui maccheroni) e la Ragonese, estetista con problemi di budget, sulle tracce di un tesoro nascosto nel corso della cui ricerca si imbatteranno in vari personaggi buffi e paradossali in quel di Jesolo. Bei colori e scorre leggero fino all'ultima sedia e al prevedibile happy ending. Per famiglie.
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eugenio
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domenica 18 maggio 2014
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dal nord est con amore
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Dalla fine del mese di aprile, un’interessante pellicola anima molti cinema italiani.
Interessante è il giusto aggettivo in quanto è firmata dal compianto Mazzacurati che la sceneggiò e ne curò le caratteristiche cinematografiche (scene, attori, script,layout,ambientazioni) qualche mese prima di morire.
Non solo. “La sedia della felicità” questo il titolo dell’ultimo lavoro del regista, rappresenta un fresco prodotto in grado di lasciar divertire senza volgarità lo spettatore con un sapiente equilibrio di surreale, commedia e gusto stilistico.
L’ambientazionè è nostrana, il Nord Est simile per stralunatezza allo Zoran il mio nipote scemo e specifica del delicato contesto che stiamo vivendo: la crisi che morde il freno più che mai e che lascia un vuoto oltre che economico -causato dalla perdita del posto del lavoro- anche e soprattutto affettivo legato all’incapacità di poter condurre una relazione dignitosa senza i necessari mezzi per sostenerla.
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Dalla fine del mese di aprile, un’interessante pellicola anima molti cinema italiani.
Interessante è il giusto aggettivo in quanto è firmata dal compianto Mazzacurati che la sceneggiò e ne curò le caratteristiche cinematografiche (scene, attori, script,layout,ambientazioni) qualche mese prima di morire.
Non solo. “La sedia della felicità” questo il titolo dell’ultimo lavoro del regista, rappresenta un fresco prodotto in grado di lasciar divertire senza volgarità lo spettatore con un sapiente equilibrio di surreale, commedia e gusto stilistico.
L’ambientazionè è nostrana, il Nord Est simile per stralunatezza allo Zoran il mio nipote scemo e specifica del delicato contesto che stiamo vivendo: la crisi che morde il freno più che mai e che lascia un vuoto oltre che economico -causato dalla perdita del posto del lavoro- anche e soprattutto affettivo legato all’incapacità di poter condurre una relazione dignitosa senza i necessari mezzi per sostenerla.
I due protagonisti, Bruna (Isabella Ragonese) e Dino (il bravo Mastandrea) sono emblema e spaccato di questa realtà “che non conclude”, due anime sole, entrambe separate con una difficile storia alle spalle, destinate a incontrarsi attraverso il pretesto della “caccia al tesoro”.
Lei estetista con un debito abbastanza cospicuo con il fornitore di lettini e macchine “fitness” (interpretato da un riuscito Natalino Balasso), tradita dal fidanzato e in conflitto perenne contro la sua stessa apparente sicurezza, lui con figlio da mantenere e oberato dai debiti, gestore di un negozio di tatuaggi dove i clienti, squattrinati furbetti, preferiscono pagare con i pochi mezzi a loro disposizione (vedi il rombo mostrato a mo’ di rimborso dall’avventore all’attonito esercente) evitando la carta moneta.
Ma accade l’imprevisto: un’ex nobildonna Norma Pecche (interpretata in un cameo da Katia Ricciarelli), madre di un famoso bandito, ha un malore durante la consueta seduta alle unghie e prima di morire rivela a Bruna che in una sedia del suo salotto ha nascosto una fortuna. Appena qualche istante dopo, giusto per sicurezza, ripete la tiritera al cappellano del carcere, il corpulento Battiston prima di spirare definitivamente.
Comincia così la “caccia” in un nord est spaesato e spaesante dove Mazzacurati abile nell’imbastire una trama mai banale, si concentra sulla figura di Bruna (declinando successivamente l’incontro col prete in una seconda occasione) partita alla volta della villa dei Pecche e sul rapporto divenuto via via più stretto -come commedia che si rispetti- con Dino.
Sarà solo l’inizio di un continuo girovagare in una serie di situazioni buffe e surreali: i cinghiali nel giardino della villa, l’incontro per necessità col tatuatore Dino prima deus ex machina e presto partecipe attivo della researche per poi muoversi con maturità nel mondo delle aste giudiziarie dei tribunali e dei collezionisti di sedie. Tra maghi e ciarlatani, cinesi stipati nei magazzini veneti, medium veggenti (il cameo della Vukotic è testimone del gusto di Mazzacurati verso tematiche “ultraterrene” descritte in chiave satirica) e stupende scenografie che alternano la laguna alla dolomitica montagna, Dino e Bruna capiranno che la ricchezza, quella vera, è molto più vicina di quanto lontanamente abbiano mai pensato.
Dal lido di Jesolo alle vette e alpeggi delle Dolomiti, Mazzacurati traccia il ritratto assai poco edificante di un paesaggio in continua mutazione dove la ricerca di una qualunque chimera possa rappresentare occasione e speranza di riscatto personale.
E’ un viaggio frenetico quello che compiono i suoi protagonisti, un viaggio, alla scoperta di una rinascita che fatica a esserci con i tempi grami odierni dove la solitudine avanza come un verme pronto ad assalire vilmente alle spalle coloro che non riescono ad alzare la testa, sopraffatti dai loro affanni quotidiani; è un Veneto che fa dell’imbroglio (l’episodio della sedia del mago), della parlantina (il cameo di Orlando e Bentivoglio ad una televisione locale veneta) dello sfruttamento (il capannone nel ristorante cinese) i suoi paradigmi di reazione a un miracolo economico ben lungi al venire. In questo contesto Mazzacurati,veneto d’origine, sceglie il tono del surreale e dell’ironia mettendo in campo l’“insostenibile leggerezza dell’essere” propria del suo stile sfruttando dinamicamente le occasioni che l’abilità istrionica dei protagonisti (primi tra tutti un convincente Battiston dalla grande prova d’attore) gli paiono davanti.
Il risultato è una sorta di grande caledoscopio della casualità dove gli eventi paiono quasi forzati nella loro assoluta improvvisazione ma caratterizzati da un piano preciso pronto a trafigurare nel grottesco e nella risata senza nascondere una vena di innato stupore per la bellezza fotografica.
L’incontro con i due montanari sul finire della pellicola in un territorio ancora illibato dalla mano dell’uomo, le profonde Dolomiti, rendono giustizia di un territorio quello italiano che malgrado gli abbandoni, la crisi, la corruzione, il sommerso lavoro nero, riscopre ancora la gioia dell’incontro, la rivelazione di un sentimento lontano e nascosto nel cuore intimo di ciascuno di noi: l’amore per la bellezza.
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sgretola
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giovedì 15 maggio 2014
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una deliziosa commedia
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Ci sono tante chiavi di lettura per questa deliziosa pellicola, frizzante, spontanea e allegra ma anche amara: la rincorsa sfrenata verso il denaro, unica fonte di felicità anche per quei personaggi che per il loro ruolo sociale dovrebbero elevarsi dalle faccende materiali della vita. Invece risultano i più agguerriti, senza scrupoli, pur di salvare se stessi e rimediare a propri errori. Mentre i due protagonisti principali, uno straordinario Mastrandrea e una dolcissima Isabella Ragonese, questa avventura è un modo per guardarsi intorno e scoprire storie, vivere esperienze ed emozioni che si nascondono dietro ai fatti imprevedibili della vita! Da non perdere!
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gabriella
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venerdì 29 agosto 2014
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un'iniezione di ottimismo
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Mi mancherà il cinema di Carlo Mazzacurati , la sua visione buona e un po' surreale, il suo sguardo attento e sensibile, il suo modo di raccontare con tatto e delicatezza di quello strato sociale fatto di “poveri Cristi”, perennemente in lotta con gli affanni della vita, le sue storie di provincia un po' malinconiche, un po' ironiche. Dino e Bruna sono due trapiantati in Veneto, precisamente a Jesolo, lui fa il tatuatore, lei l'estetista, entrambi sempre sul filo della precarietà, bastonati anche negli affetti, che però non si perdono di animo e mantengono nonostante tutto una sorta di ottimismo . Le cose potrebbero mettersi bene e riservare loro una certa sicurezza quando una carcerata prima di morire rivela a Bruna di un tesoro nascosto in una delle otto sedie del salotto buono.
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Mi mancherà il cinema di Carlo Mazzacurati , la sua visione buona e un po' surreale, il suo sguardo attento e sensibile, il suo modo di raccontare con tatto e delicatezza di quello strato sociale fatto di “poveri Cristi”, perennemente in lotta con gli affanni della vita, le sue storie di provincia un po' malinconiche, un po' ironiche. Dino e Bruna sono due trapiantati in Veneto, precisamente a Jesolo, lui fa il tatuatore, lei l'estetista, entrambi sempre sul filo della precarietà, bastonati anche negli affetti, che però non si perdono di animo e mantengono nonostante tutto una sorta di ottimismo . Le cose potrebbero mettersi bene e riservare loro una certa sicurezza quando una carcerata prima di morire rivela a Bruna di un tesoro nascosto in una delle otto sedie del salotto buono. Le sedie però sono state sequestrate dal tribunale, così Bruna, aiutata da Dino cui si aggiungerà padre Weiner ( un debordante e bravissimo Giuseppe Battiston), iniziano la caccia al bottino, tra maghi, cinesi, fiorai con il turbante, improbabili collezionisti, medium , ciarlatani di televendite, girando il Veneto in lungo e in largo fino a giungere tra il meraviglioso scenario delle Dolomiti e i suoi abitanti, schivi e riservati , montanari fuori dal mondo, vite silenziose, aspre, ma con una loro melodia, i miti e le leggende della montagna. Infatti c'è anche un orso che si aggira tra i monti, e la gente veneta conosce bene la storia dell'orso Dino, giunto in Veneto e in Trentino dalla Slovenia e delle sue scorribande tra gli allevamenti del vicentino. L'ultimo lavoro del regista padovano è anche un congedo a cui ha partecipato in gran numero di attori, tutti che hanno lavorato con lui, é come se Carlo avesse voluto i suoi amici e collaboratori per un ultimo saluto, un momento di condivisione, di serenità, incontro cui tutti hanno risposto, anche se per un attimo, un cameo prezioso che si chiama amicizia. Bene inseriti nel gruppo anche i due protagonisti , diretti per la prima volta da Mazzacurati, scelta che si è rivelata vincente, che si avvale del viso simpatico di Valerio Mastandrea e della bellezza tranquilla di Isabella Ragonese. Il film di Carlo Mazzacurati è una commedia divertente, magari un po' strampalata, ma che ha il grande pregio di far ridere e sorridere, che intenerisce, densa di una grande energia e di una straordinaria umanità, poco importa se ci sono delle imperfezioni, delle cose poco approfondite, la vita stessa è spesso irrisolta, incompiuta, per cui le 4 stelle le merita proprio tutte, e un grazie al regista per averci regalato un film “ gentile”, come era lui e come piaceva a lui.
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luca brisotto
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domenica 18 maggio 2014
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la sedia della felicità
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Un regalo d'addio, così Carlo Mazzacurati si è congedato, lasciandoci in eredità una pellicola che riassume molti temi trattati nei suoi film precedenti. E per farlo, si è attorniato dai suoi amici attori che, come in Grand Budapest Hotel di Wes Anderson, sembra abbiano voluto tributare un omaggio al regista.
Unici estranei a questa logica, i due protagonisti Dino (Mastrandrea) e Bruna (Ragonese), lui tatuatore e lei titolare di un salone di estetica. I due, vicini di negozio e uniti da crisi economiche e sentimentali, condividono una sgangherata ricerca.
Bruna riceve la confidenza di Norma Pecche (Ricciarelli), madre di un bandito collocabile nella Riviera del Brenta, secondo la quale, prima di essere arrestata, avrebbe celato dentro una delle otto sedie del salotto della sua villa, il frutto dell'attività illecita del suo amato figliolo.
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Un regalo d'addio, così Carlo Mazzacurati si è congedato, lasciandoci in eredità una pellicola che riassume molti temi trattati nei suoi film precedenti. E per farlo, si è attorniato dai suoi amici attori che, come in Grand Budapest Hotel di Wes Anderson, sembra abbiano voluto tributare un omaggio al regista.
Unici estranei a questa logica, i due protagonisti Dino (Mastrandrea) e Bruna (Ragonese), lui tatuatore e lei titolare di un salone di estetica. I due, vicini di negozio e uniti da crisi economiche e sentimentali, condividono una sgangherata ricerca.
Bruna riceve la confidenza di Norma Pecche (Ricciarelli), madre di un bandito collocabile nella Riviera del Brenta, secondo la quale, prima di essere arrestata, avrebbe celato dentro una delle otto sedie del salotto della sua villa, il frutto dell'attività illecita del suo amato figliolo. Decisa a risollevare le sue sorti finanziarie, Bruna, prima da sola con un maldestro tentativo di scasso e poi aiutata da Dino si mettono alla ricerca di quella sedia tanto preziosa. Li affianca parallelamente in questa avventura, padre Weiner (Battiston), perfetto alter ego del regista, anche lui smanioso di quel tesoro che potrebbe appianare i suoi debiti contratti al gioco.
Per ogni sedia trovata i due dovranno vedersela di volta in volta con gli attori prediletti dal regista, scatenando per ogni episodio, una serie di gag, la più esilarante, quella con protagonisti i due "tele" venditori, Orlando e Bentivoglio.
Le peripezie si concluderanno in una baita, dove padre Weiner non arriverà mai, ma, parallelamente alla sorte del regista, come leggenda vuole verrà visto giocare a carte con un fantomatico orso.
Una bella fiaba moderna con momenti di comicità pura.
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stefano bruzzone
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mercoledì 27 maggio 2015
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film testamento
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L'ultima opera del bravo Mazzacurati prima di morire è una commedia allegra e spensierata e a tratti anche ben fatta, ma siamo lontani da alcuni piccoli capolavori come ad esempio Il Toro. Un film che sa di testamento nel quale, come a rendere omaggio al regista, sfilano in piccoli camei praticamente tutti gli attori più interessanti del panorama cinematografico italiano. Il finale è onirico quasi un saluto alla vita terrena del regista anche se non molto a fuoco con il resto del film. Insomma Mazzacurati ha fatto di meglio ma il 10 lo merita solo per rispetto alla sua carriera.
Voto: 10
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greatsteven
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domenica 5 agosto 2018
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misconosciuto tesoro intrappolato in una sedia...
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LA SEDIA DELLA FELICITà (IT, 2014) di CARLO MAZZACURATI. Con VALERIO MASTANDREA, ISABELLA RAGONESE, GIUSEPPE BATTISTON, KATIA RICCIARELLI, ANTONIO ALBANESE, RAUL CREMONA, COSIMO MESSERI, MILENA VUKOTIC, MARCO MARZOCCA, NATALINO BALASSO, SILVIO ORLANDO, FABRIZIO BENTIVOGLIO, ROBERTO CITRAN
Dino Morosi è un tatuatore, Bruna De Angelis un’estetista. Il primo è separato e ha un figlio adolescente che non può vedere perché la psicologa non è d’accordo, la seconda lavora saltuariamente anche in un carcere. Proprio qui, mentre fa le unghie a Norma Pecche, finanziera imprigionata e madre d’un bandito, riceve dalla donna in punto di morte un segreto: nella villa abbandonata che era di sua proprietà giace una lista per rintracciare un tesoro preziosissimo contenuto in una sedia a forma di elefante.
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LA SEDIA DELLA FELICITà (IT, 2014) di CARLO MAZZACURATI. Con VALERIO MASTANDREA, ISABELLA RAGONESE, GIUSEPPE BATTISTON, KATIA RICCIARELLI, ANTONIO ALBANESE, RAUL CREMONA, COSIMO MESSERI, MILENA VUKOTIC, MARCO MARZOCCA, NATALINO BALASSO, SILVIO ORLANDO, FABRIZIO BENTIVOGLIO, ROBERTO CITRAN
Dino Morosi è un tatuatore, Bruna De Angelis un’estetista. Il primo è separato e ha un figlio adolescente che non può vedere perché la psicologa non è d’accordo, la seconda lavora saltuariamente anche in un carcere. Proprio qui, mentre fa le unghie a Norma Pecche, finanziera imprigionata e madre d’un bandito, riceve dalla donna in punto di morte un segreto: nella villa abbandonata che era di sua proprietà giace una lista per rintracciare un tesoro preziosissimo contenuto in una sedia a forma di elefante. Bruna, introdottasi nella villa grazie all’aiuto di Dino (che ha il negozio di fianco al suo) e coinvolgendolo dunque nell’impresa, scopre che le possibili candidate sono un certo numero di sedie tutte identiche che però sono state vendute ad un’asta. I due si mettono alla caccia del misterioso tesoro viaggiando da una zona all’altra del Veneto, da Jesolo fino ai colli e alle pianure dell’entroterra, fallendo più volte perché incappano puntualmente nella sedia sbagliata che pure hanno ottenuto (o meglio, derubato) a forza di sacrifici, incontrando spesso personaggi antipatici e indisponenti che li respingono, chiedono mucchi di denaro e li maltrattano. Trovano però un alleato insperato in don Wainer, il prete del carcere in cui era rinchiusa Norma Pecche, anch’egli sulle tracce della seggiola contenente il tesoro. Dopo aver consultato una medium ottuagenaria, svaligiato un portamonete di un cimitero per pagare ad un fiorista arabo la sedia che credevano quella giusta per poi disingannarsi e aver quasi deciso di rinunciare, i tre si dividono: Bruna e Dino, avendo assistito ad una réclame televisiva dove veniva pubblicizzato un quadro il cui soggetto era proprio ciò che loro vanno cercando da tempo, raggiungono le Dolomiti, si fanno rincorrere dal sacerdote che grida al tradimento e precipita in un burrone inseguendoli con una motocicletta, entrano in una sperduta valle altoatesina dove vivono due fratelli bovari proprietari della fatidica sedia di cui Dino e Bruna riescono finalmente a strappare il tessuto, recuperando una scatola piena di gioielli. Non tutto il piano andrà come previsto, vista anche la scarsa comprensione dei due mandriani, ma se non altro l’estetista e il tatuatore capiranno di essere innamorati l’una dell’altro. L’ultimo film di C. Mazzacurati (1956-2014), uscito postumo, prodotto da Angelo Barbagallo e fotografato dall’infallibile Luca Bigazzi, annovera fra le partecipazioni amichevoli Ricciarelli nelle vesti della galeotta Norma Pecche, Albanese nei panni del figlio di un rivenditore di articoli usati impegnato col fratello in una partita di ping-pong mentre telefona, Vukotic nel ruolo della vecchia signora in carrozzina che fa le sedute spiritiche e Bentivoglio e Orlando come commentatori televisivi di opere artistiche moderne. Comprimari scelti fra i più grandi nomi del cinema nostrano, ma la differenza la fanno Mastandrea e Ragonese interpretando lui un uomo un po’ imbranato ma pur sempre integro e determinato, lei una donna coerente coi suoi obiettivi perfino nella sua avventatezza e onesta fino al midollo, regalando al pubblico una commedia d’addio diretta dal bravo regista padovano ispirata al romanzo russo Le dodici sedie di Il'ja Arnol'dovič Il'f e Evgenij Petrovič Petrov e capace di suscitare ilarità mettendo in piedi una storia abbastanza originale con almeno due o tre momenti topici in quanto a spassosità, spunti di riflessione sull’indifferenza morale imperante oggigiorno e il rovesciamento delle convenzioni di un road movie interessante per come unisce la fantasia al pathos. Ci si riesce ad immedesimare molto bene nei due protagonisti, perché sono una coppia di persone comuni che si invischiano in una trama solo in apparenza più grande di loro, perseguono uno scopo non facile senza coltivare ambizioni utopistiche o irraggiungibili e si agganciano saldamente a principi individuali che li portano sì ad infrangere numerose regole e leggi pur di conquistare l’agognato oggetto per cui tanta fatica spendono, ma che al contempo li sorreggono (e proteggono) dalla calunnia delle circostanze, sia sotto sembianze umane che sottoforma di fatti in senso stretto, le quali tentano come un’onda marina gigantesca e quasi insuperabile di ostacolarli. Mazzacurati, nel girare il suo film-testamento, lascia al mondo della commedia italica un messaggio importante: non arrendersi. Bruna e Dino non sono supereroi, non hanno doti particolari, conducono vite normali e fanno mestieri comuni, eppure trionfano in un arduo compito che mette a dura prova tutte le loro facoltà, ma infine viene coronato da un sogno d’amore il cui seme era stato gettato fin dal primo incontro tra i due. Ottima anche l’idea finale di raccontare la leggenda del prete (un Battiston sopra le righe davvero in forma smagliante) che sgomma in moto per i sentieri di montagna, oppure, secondo un’altra versione, gioca a carte con un orso davanti alla tana in cui coabitano entrambi.
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melvin ii
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domenica 27 aprile 2014
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una bella favola veneta..
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Il biglietto d’acquistare per “La sedia della felicità” è : 4)Ridotto
“La sedia della felicità” è un film del 2014 scritto e diretto da Carlo Mazzacurati, distribuito dalla 01 Distribution, con:Valerio Mastandrea, Isabella Ragonese, Giuseppe Battiston, Katia Ricciarelli, Raul Cremona, Marco Marzocca, Milena Vukotic, Roberto Citran,Fabrizio Bentivoglio, Silvio Orlando, Antonio Albanese.
Da bambini almeno una volta abbiamo partecipato a una caccia al tesoro. Molti, probabilmente, avranno letto “L’isola del Tesoro” di Robert Louis Stevenson.
Tanti giocano alla lotteria e al gratta e vinci perché sognano di cambiare vita.
Il compianto Carlo Mazzacurati è partito da questa semplice idea per fare il suo ultimo film, regalando al pubblico una favola moderna ambienta nel variegato Veneto.
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Il biglietto d’acquistare per “La sedia della felicità” è : 4)Ridotto
“La sedia della felicità” è un film del 2014 scritto e diretto da Carlo Mazzacurati, distribuito dalla 01 Distribution, con:Valerio Mastandrea, Isabella Ragonese, Giuseppe Battiston, Katia Ricciarelli, Raul Cremona, Marco Marzocca, Milena Vukotic, Roberto Citran,Fabrizio Bentivoglio, Silvio Orlando, Antonio Albanese.
Da bambini almeno una volta abbiamo partecipato a una caccia al tesoro. Molti, probabilmente, avranno letto “L’isola del Tesoro” di Robert Louis Stevenson.
Tanti giocano alla lotteria e al gratta e vinci perché sognano di cambiare vita.
Il compianto Carlo Mazzacurati è partito da questa semplice idea per fare il suo ultimo film, regalando al pubblico una favola moderna ambienta nel variegato Veneto.
Bruna (Ragonese) è una giovane estetista,sognatrice, ma sommersa dai debiti e sfortunata in amore.Durante una visita in carcere, raccoglie la confessione in punta di morte di Norma Pecche(Ricciarelli), madre di pericoloso criminale veneto, di un estimabile tesoro nascosto dentro una sedia. La rivelazione è ascoltata anche da Padre Weiner(Battiston), prete sui generis e amante dei videopoker.
Bruna decisa a cambiare la sua vita, decide di trovare “la fortunata” sedia e coinvolge in questa singolare caccia al tesoro il vicino di negozio, Bruno (Mastandrea) tatuatore , separato e anch’egli in eterna bolletta.
I due protagonisti scoprono l’’esistenza di otto sedie identiche e che sono state vendute anni prima a un asta.
Inizieranno cosi una spasmodica e comica ricerca tra i vari e stravaganti acquirenti, girando in lungo e largo il Veneto.
Dopo una iniziale diffidenza si unirà alla ricerca anche Padre Weiner, formando cosi un improbabile team.
Il punto di forza del film è sicuramente negli attori, tutti validi e convincenti.
La coppia Mastandrea-Ragonese piace , regalando allo spettatore momenti di ironica malinconia. Riescono a dare ai loro personaggi quel giusto tocco d umanità e simpatia facendoli amare al pubblico.
Battiston si conferma attore di talento con il suo personaggio dosando e mischiando con intelligenza grottesco e comico, senza mai eccedere.
Anche il resto del cast è all’altezza del compito.
I camei di Albanese, Citran, Orlando e Bentivoglio sono preziosi e donano al film maggiore spessore.
La sceneggiatura ben scritta e mai volgare anche se non molto originale, ci racconta il Veneto e i suoi abitanti con l’eleganza e umorismo.
I dialoghi ben costruiti nella loro semplicità riescono a coinvolgere lo spettatore in questa surreale caccia alla sedia.
Il film ha un discreto ritmo ed è abbastanza vivace-
L’ultima regia di Mazzacurati è sicuramente una delicata pennellata d’autore su come vede il discusso Nord e soprattutto gli usi e costumi dei suoi abitanti.
Come ogni favola, il finale è ovviamente a lieto fine per i nostri protagonisti, ma anche se scontato convince lo spettatore.
“La sedia della felicità” regala più di un sorriso allo spettatore, non sarà la felicità assoluta, ma è un buon punto di partenza.
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liuk!
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lunedì 19 gennaio 2015
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banale
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L'idea non era male ma la realizzazione é poca cosa. Gli stessi attori sembrano non credere nel loro ruolo e le battute non sono credibili. Il lato comico é ridotto all'osso e quello che resta é un film secondario, né carne né pesce. Peccato.
[+] il cinema venettone.
(di arkadico)
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enzo70
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domenica 16 agosto 2015
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l'ottimismo che fa bene
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Mazzacurati riesce intelligentemente a fondere fantasia e realtà e nel raccontare la crisi del nord est inserisce la favola di una sedia imbottita dei tesori della madre di un noto bandito veneto, che, morente in carcere comunica a Bruna, una estetista ben interpretata da Isabella Ragonese, ed a un prete, Battiston, il segreto della sedia con la proboscide da elefante. Dino, Valerio Mastandrea, è il vicino di negozio di Bruna, un tatuatore alle prese con un divorzio e con i relativi problemi economici. E la caccia al tesoro diventa un bel viaggio nell’Italia in cerca di autore, la forza del film è quello di lasciarsi andare alla semplicità, atterrata dalla crisi, ma alla ricerca di un futuro.
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Mazzacurati riesce intelligentemente a fondere fantasia e realtà e nel raccontare la crisi del nord est inserisce la favola di una sedia imbottita dei tesori della madre di un noto bandito veneto, che, morente in carcere comunica a Bruna, una estetista ben interpretata da Isabella Ragonese, ed a un prete, Battiston, il segreto della sedia con la proboscide da elefante. Dino, Valerio Mastandrea, è il vicino di negozio di Bruna, un tatuatore alle prese con un divorzio e con i relativi problemi economici. E la caccia al tesoro diventa un bel viaggio nell’Italia in cerca di autore, la forza del film è quello di lasciarsi andare alla semplicità, atterrata dalla crisi, ma alla ricerca di un futuro. Il lieto fine fa parte del gioco, anzi del bel gioco che Mazzacurati è riuscito a mettere in scena anche grazie ai buoni attori che hanno collaborato alla pellicola.
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