La grande bellezza |
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Un film di Paolo Sorrentino.
Con Pamela Villoresi, Franco Graziosi, Pasquale Petrolo, Serena Grandi, Maria Laura Rondanini.
continua»
Drammatico,
durata 150 min.
- Italia, Francia 2013.
- Medusa
uscita martedì 21 maggio 2013.
MYMONETRO
La grande bellezza
valutazione media:
3,36
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Roma o Mortedi di_amante007Feedback: 106 |
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venerdì 7 marzo 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Non a caso è Roma, la città “eterna”, a rappresentare in questo film, quella piccola frazione di tempo che è concesso vivere a ognuno di noi, la nostra vita in fondo è la nostra eternità, e come il Tevere attraversa Roma, noi attraversiamo la nostra vita lambendone le sponde. Il sapore di questo film mi si è sciolto sulla lingua piano piano e quel gusto dolce/amaro che si contrappone costantemente, resta in bocca fino alla fine. Quindi Roma alias Vita, come sottilmente Sorrentino ci indica in una delle prime e apparentemente insulse inquadrature. E’ questo a mio vedere, il filo sottile che tesse la trama invisibile di questo film, Vita o Morte, la contrapposizione per eccellenza, una rappresentazione scenica che trova senso in quello che non mostra, e dove ogni scena ha un suo significato. Quello che invece fa con stile a tratti felliniano è vestire l’ipocrisia dell’essere, con maschere grottesche e deliranti. La vita in tutta la sua bellezza è rappresentata da Roma e come con lei o decidi di viverla con tutte le sue implicazioni accettandone gioie e dolori o decidi di “morire”. Decisamente dissacrante, attraverso il giornalista, Jep Gambardella, ironizza sulla filosofia con la stessa arma con cui la filosofia ci ricorda che siamo tutti miseri mortali, filosofeggiando con quello stile partenopeo, delicatamente raffinato, senza prenderla sul serio e senza prendersi mai troppo sul serio, laddove farlo, potrebbe essere alquanto deleterio per menti assoggettate totalmente all’essere. Contrappone un ruolo sociale come quello di un’affermata redattrice, spesso identificata dalla massa come donna dall’aspetto stilisticamente e fisicamente raffinato, a una nana, e quello di un misterioso e facoltoso vicino di casa dall’aspetto elegantemente impeccabile a un latitante mafioso, sfatando, in una scena esemplare, l’immagine stereotipata che molti hanno del mafioso, ovvero, uomo dall’aspetto poco attraente e tanto meno elegante. Così, il bacio sul terrazzo, che la donna bionda elegante e raffinata dà a un ghetto personaggio, appare essere una delle tante snobberie sessuali contemporanee, del tipo; guardare la propria donna che bacia un altro uomo totalmente opposto a lui. Invece li, su quel terrazzo se pur si vedono 2 uomini e una donna in realtà l’uomo è solo uno, diviso metafisicamente da quello che vede la massa e quello che non vede. Rappresenta il luogo comune, l’identificazione degli altri attraverso maschere sociali standardizzate. In tutto il film, il protagonista gioca con l’ipocrisia, spesso sopportandola, ma a inevitabile richiesta, spogliandola abilmente dal suo vestito più bello, fatto di frasi fatte, e vacuità spirituale, esistenziale e intellettuale. Un film che rende onore alla vita, che, per quanto spesso deludente, merita sempre di essere vissuta, fosse solo per uno “sparuto sprazzo di bellezza”. In fondo come dice alla fine Jep, è solo un trucco, per sopravvivere.
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