La grande bellezza |
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Un film di Paolo Sorrentino.
Con Pamela Villoresi, Franco Graziosi, Pasquale Petrolo, Serena Grandi, Maria Laura Rondanini.
continua»
Drammatico,
durata 150 min.
- Italia, Francia 2013.
- Medusa
uscita martedì 21 maggio 2013.
MYMONETRO
La grande bellezza
valutazione media:
3,36
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Lo spreco di culturadi Nelson CoralloFeedback: 371 | altri commenti e recensioni di Nelson Corallo |
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mercoledì 19 giugno 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il film di Paolo Sorrentino "La grande bellezza" si può riassumere con quattro parole: lo spreco di cultura. La cultura del protagonista, Jep Gambardella, scrittore che vive della rendita del suo unico romanzo, pubblicato quando aveva 25 anni, e la cultura della città di Roma, abitata da uomini e donne invecchiati male, marci e pure un po' stronzi. Sorrentino impiega un film intero per svelare al pubblico che quando non si ha il coraggio di rimettersi in gioco si è condannati a ripensare eternamente a quell'amore che appartiene ormai al ricordo di una giovinenezza lontana. Jep Gambardella - Tony Servillo - viaggia tra le feste sulle terrazze vista Colosseo, le strade della città all'alba, i locali svuotati della "Dolce Vita" di Fellini, i giardini delle ville borghesi, le persone grette di cui si è contornato e i propri pensieri senza trovare null'altro che se stesso, amareggiato e protetto dal proprio sublime cinismo. Ma la cultura, la stessa di cui si serve per inchiodare i propri simili alle loro vite vuote, Jep Gambardella non la usa nè a favore nè contro se stesso. "La grande bellezza" allora parla di un protagonista vigliacco, incapace di evolvere nonché incapace di arrivare al termine della notte Celiniana, citata all'inizio del film. Ecco, la stessa citazione iniziale è un pretesto per dire al pubblico: "Questo romanzo l'ho letto solo io, voi non potete capire. A voi non resta che perdervi tra le immagini, inseguendo i miei simboli, uscendo dalla sala con uno strano senso di disagio". La pellicola di Sorrentino ha valore filmico e registico, senz'altro, ma il messaggio in essa contenuto è volutamente nascosto poiché fa troppo male. Jep Gambardella è la metafora di tutti coloro che hanno rinunciato a trovare la bellezza, nonostante fingano di cercarla tanto bene. Il resto sono immagini lussuose, oniriche, felliniane appunto. In sostanza dovrebbe dirlo Sorrentino, a noi, che cosa volesse esprimere con questo film. Dovremmo essere seduti davanti a lui per intervistarlo, come fa Jep con un'artistoide fricchettona, domandandogli una spiegazione concreta. E lui, Sorrentino, non potrebbe di certo risponderci che si tratta di "vibrazioni"...
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