La grande bellezza |
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Un film di Paolo Sorrentino.
Con Pamela Villoresi, Franco Graziosi, Pasquale Petrolo, Serena Grandi, Maria Laura Rondanini.
continua»
Drammatico,
durata 150 min.
- Italia, Francia 2013.
- Medusa
uscita martedì 21 maggio 2013.
MYMONETRO
La grande bellezza
valutazione media:
3,36
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Recensione profana de "La grande bellezza"di Giulio GentileFeedback: 938 |
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domenica 2 giugno 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La vita di Jep Gambardella è immersa in quello che lui stesso definisce "il vortice della mondanità". Benchè venga considerato uno scrittore talentuoso e affermato, ha scritto un solo fortunatissimo libro, congedandosi inspiegabilmente con quell'unica opera dal mondo della letteratura. Sembra che questa vita non turbi più di tanto l'animo di Jep, anzi sembra che sia questo il suo habitat ideale. Ma la realtà è ben diversa: Jep è profondamente insoddisfatto della povertà di contenuti e dalla superficialità da cui è circondato. Il compimento dei suoi 65 anni, suonano per lui come un campanello d'allarme. Inizia così un viaggio profondamente allegorico alla ricerca del suo io più profondo, attraverso una Roma così immersa nella ricchezza e bellezza del passato, quanto distrutta dallo squallore e dalla povertà del presente. Sono stati sprecati infiniti paragoni con "La dolce vita" di Fellini. Le analogie con Fellini sono senza dubbio potentissime, ma de "La dolce vita" ha davvero ben poco. È molto più "Otto e mezzo". Roma infatti, la città, i luoghi, non sono assolutamente protagonisti, ma semplice contorno, un palcoscenico dei dissidi interiori del protagonista, occhi che osservano e si specchiano in una società alla deriva. Una società che vive d'immagine a discapito dei contenuti, dove "apparire" è l'unico imperativo valido. Mai come in questo film Sorrentino ha fatto ergere la figura del perdente a protagonista: Jep è un grande perdente, a dispetto dell'aspetto fiero e altezzoso. La sua è una vita fatta di rimpianti e rimorsi, di tedio e noia, di sensibilità repressa, di artificiosa superficialità. In assonanza con la città di Roma, dipinta con una costante assonanza di bellezza e brutalità, Jep rimpiange il passato, rimugina sul suo presente, e guarda con meraviglia e incanto a un futuro che non ha più. Un futuro sacrificato ai "bla bla bla" senza capo nè coda con stuorli di "viveur" che, paradossalmente, disdegna e compatisce. Un futuro sacrificato "all'imbarazzo dello stare al mondo", alla ricerca di una Grande Bellezza che gli rendesse indietro il tempo perduto. Sparuta, incostante, una Bellezza che si può manifestare solo a sprazzi, soffocata da un mondo miserabile che nè la conosce, nè tantomeno la cerca. Tra una trentina d'anni verrà considerato come un capolavoro e una pietra miliare. Chi scrive, con un pizzico di arroganza, ignoranza, presunzione e tanto altro, si azzarda a farlo già da adesso.
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