La grande bellezza |
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Un film di Paolo Sorrentino.
Con Pamela Villoresi, Franco Graziosi, Pasquale Petrolo, Serena Grandi, Maria Laura Rondanini.
continua»
Drammatico,
durata 150 min.
- Italia, Francia 2013.
- Medusa
uscita martedì 21 maggio 2013.
MYMONETRO
La grande bellezza
valutazione media:
3,36
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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“Gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza"di ilariadisevoFeedback: 190 |
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giovedì 23 maggio 2013 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
“La grande bellezza” racconta la storia di uno scrittore di sessantacinque anni, autore di un solo romanzo. La sua vita si muove alla ricerca di “una grande bellezza” che lo riconduca a scrivere nuovamente che gli dia nuova linfa e nuova ispirazione. Ma la “grande bellezza” è irraggiungibile. La bellezza, il protagonista la trova solo nei palazzi romani, nelle chiese barocche, e nel volto di una donna amata in età giovanile. La grande bellezza è eterna ma eterea e sfuggevole, la si può contemplare durante le passeggiate alla luce dell'alba lungo il Tevere ma per poco tempo. Poi si ritorna alla mondanità, alle feste sfarzose e inutili. Il protagonista si crogiola nella vuotezza di una vita trascorsa di notte. La notte nasconde la bellezza del giorno e mostra una bruttezza abbellita con un trucco come quello del mago che cerca di far sparire la giraffa. Le persone sono brutte fuori e dentro, vanno da un chirurgo santone alla ricerca del silicone benedetto, l'unica cosa che li fa sentire in pace con lo specchio ma non con se stessi e la propria anima. Il corpo è mostrato e usato. La nudità è dominio di tutti consumata fino a fondo, basta poi un bagno in piscina che pulisce via lo sporco. I loro corpi danno un senso di mortalità al contrario delle statue che conservano la loro eterna bellezza e armonia. Il personaggio principale è alla ricerca di un puro godimento estetico che sembra un'utopia che lo sleghi dalle vite frivole delle persone che frequenta. Il film appare come un agghiacciante e grottesco studio dei comportamenti umani. La loro comunicazione e relazione è falsa, cinica e retorica. L'inconsistenza dei rapporti umani porta i personaggi a essere tremendamente soli e incompresi. Sorrentino non può avere pietà di questi uomini imbruttiti e decaduti anche se ad alcuni personaggi sembra essere più vicino che ad altri come a quello che interpreta Verdone un attore e regista teatrale innamorato perdutamente ad una brutta e altezzosa attricetta, alla fine però abbandona la gara e se ne va da Roma è come se scegliesse l'esilio e quindi la morte. L'unico personaggio vero e positivo sembra essere Ramona interpretata dalla Ferilli che nella sua ignoranza e goffaggine rispetto a un mondo ricco e borghese sembra l'unica a riuscire a scorgere la cattiveria e l'immoralità intellettuale del protagonista. I personaggi sono giustamente giudicati, perché la pietà non esiste più nel mondo di oggi. Se Enea il fondatore di Roma era l'eroe della pietas, qui non c'è spazio per questo sentimento perché di eroi non ne esistono più e la pietà non è un sentimento dell'uomo moderno. Il protagonista si rifiuta giustamente di compatire una società frivola, imbruttita dove la morale è ribaltata come quando il protagonista guarda la Concordia in mare, esplicita metafora dell'Italia. La morte è narrata da Sorrentino mai in modo troppo drammatico, essa è repentina fredda e senza alcuna spiegazione. La morte viene subito messa in scena all'inizio del film quando un turista muore d'infarto mentre fotografa Roma la grande bellezza. Il godimento estetico sta solo nell'istante di uno scatto fotografico e poi la morte la decadenza di cotanta bellezza che rimana lì eterea come un sogno. Per questo Sorrentino riprende Roma solo di notte e all'alba perché la bellezza è un sogno, un'utopia. “Gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza. E poi lo squallore disgraziato e l'uomo miserabile." Il significato del film sta in questa frase che dice nel monologo finale Jep Gambardella. Il film mostra in alcune scene sprazzi di bellezza e in altre lo squallore disgraziato di epoca decaduta. Sorrentino compie una grande indagine estetica del ventunesimo secolo dimostrandosi più che all'altezza, superando perfino i personaggi della Dolce Vita troppo belli e utopoci molto lontani dalla sfarzoso abruttimento della borghesia contemporanea.
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