Film in cui si narra di un giornalista di costume di nome Jep Gambardella (interpretato da Toni Servillo), ora profondamente in crisi ed allontanatosi dalla sua primaria attività di scrittore, che trascorre le proprie giornate o, meglio, nottate, frequentando i salotti "bene" e "culturali" della buona società romana. Tutto l'ambiente con cui egli via via si trova a contatto lo disgusta ma, conoscendolo in maniera approfondita, non lo stupisce ormai nemmeno più di tanto. Diciamo, che egli vi convive, se non rassegnato, sicuramente distaccato e disincantato rimpiangendo un'epoca ancora intatta e ricca di fermenti, per lui ormai troppo lontana e irrecuperabile, con cui però egli, prima di approdare a Roma in cerca di fortuna e di affermazione, non ha e non avrà purtroppo mai più nulla a che fare. Consapevole di questo distacco definitivo col suo passato Jep accetta di convivere con una realtà popolata da individui grotteschi, falsi, opportunisti e nemmeno tanto intellettuali o colti, perchè alla mancanza generale di valori ed alla decadenza morale ed esistenziale dell'intera società contemporanea, clero incluso, si unisce una pochezza ed una scarsità di interessi e di preparazione culturale tali da fare raccapricciare. Questo film, presentato in concorso al Festival di Cannes come unica opera italiana, senza dubbio concorre o, deve concorrere ed aspirare, alla Palma d'Oro. Paolo Sorrentino, prendendo un pò spunto dal precedente "La Dolce Vita" di Federico Fellini, rappresenta il disgusto rassegnato ed apparentemente accettato dal giornalista protagonista per la decadenza morale e culturale che investe l'intera società contemporanea. Nessuno si salva, nemmeno l'ambiente ecclesiastico che dovrebbe invece perseguire ideali più spirituali. Impera solo la mancanza ormai totale di ciò che si definisce come "Grande bellezza", e cioè la mancanza dell'ispirazione, della spinta più pura che nutre la mente degli individui inducendoli a creare prodotti di qualità, certi che verranno sicuramente compresi ed apprezzati. Pare che all' interno della pellicola alcune ed importanti scene siano state misteriosamente tagliate dal regista o dalla produzione e trovo che sia un vero peccato non vederla per intero nella sua versione originale. In ogni caso, il suo valore non viene assolutamente meno ed anzi, grazie anche alla straordinaria, come sempre, interpretazione di Toni Servillo si acuisce sempre di più. Da menzionare vi sono, inoltre, anche gli altri attori: Carlo Verdone e Sabrina Ferrilli sugli altri, qui quasi irriconoscibile per la sua bravura. Stupende poi sono le inquadrature di molti scorci della Roma antica, sebbene purtroppo un pò in decadenza e, direi, perfetta e calibrata è la sceneggiatura che è ricca di dialoghi essenziali e pungenti e perfettamente calati nel contesto. Bisogna a questo proposito assolutamente menzionare e lodare i circa tre minuti di dialogo o monologo che Toni Servillo tiene ad una festa contro una partecipante pseudo-intellettuale ed impegnata politicamente (interpretata da Galatea Ranzi) che, a mio parere, valgono da soli tutto il valore di quest'opera. Cosa aggiungere in più a questo punto? La speranza e l'augurio che questa pellicola di Sorrentino venga giustamente premiata con la Palma d'Oro al Festival perchè se lo merita ampiamente! Sebbene, forse, non sia definibile come un capo
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