In the Name of

In the name of, film polacco del 2013, già dalle prime inquadrature si presenta tenue e sofisticato nel raccontare il calvario di un prete che vuole sfuggire alla sua omosessualità. Non è il classico preste che ha fatto il seminario, Adam (questo è il suo nome) ha deciso di diventare servo di Dio a ventun anni, dopo che una sera sente la presenza potente del padre, morto un anni prima, nella sua camera. Questa chiamata gli impone di fare pulizia di tutti quelli che sono i suoi peccati, legati al suo orientamento sessuale. Ma come vedremo non avrà vita facile. Sceglie sempre di stare con i giovani disadattati e quando succedono alcuni episodi di omosessualità tra i ragazzi, tanto da portarne uno di essi al suicidio, il suo mondo si sgretola, va in frantumi. Padre Adam ricorre all'alcol, ma sembra non funzionare, come non funzionano le sue lunghe corse nei boschi. Allora è l'amore a salvarlo, uno dei ragazzi, forse il più turbato di tutti. Questa storia in maniera semplice e delicata, come solo sa fare una regia femminile, dell'abile Szumowska, ci vuole raccontare, non che il peccato prevale sulla virtù, ma che soltanto l'amore, qualsiasi amore ci può salvare. Da dove possa arrivare questo amore non ha importanza, la cosa più importante è che sia reciproco, come l'amore deve essere.
Buona visione