A proposito di Davis

Una chitarra, un gatto e tante canzoni. I Coen raccontano un loser nel Village anni '60

Diciamo che è difficile non amare l'ultimo film dei Coen. La musica, la più amata dalla maggioranza dei terrestri negli ultimi 50 anni (animali, credo, compresi) ci riempie la testa; la fotografia così malinconicamente desaturata di Bruno Delbonnel rapisce il nostro occhio; la tormentata vicenda di questo folk singer sfigato e un po' maldestramente ciondolone ci entra anche nelle ossa, con un torpore struggente, quasi doloroso. E in più: forse per la prima volta nei Coen non affiora mai (sfiorato solo nel lunghissimo cameo autostradale di John Goodman) quel loro controverso cinismo congenito che infierisce sempre sui personaggi, sulle loro scelte, sulle inevitabili conseguenze; e non è finita, perché in modo direi abbastanza clamoroso, qua e là spunta perfino della commozione. [...]

di Adriano De Grandis, articolo completo (2847 caratteri spazi inclusi) su Il Gazzettino 7 febbraio 2014