Il venditore di medicine |
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Un film di Antonio Morabito.
Con Claudio Santamaria, Isabella Ferrari, Evita Ciri, Marco Travaglio.
continua»
Drammatico,
durata 103 min.
- Italia 2013.
- Cinecittà Luce
uscita mercoledì 30 aprile 2014.
MYMONETRO
Il venditore di medicine ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Un film avvincente che fa pensare
di Luke77Feedback: 400 | altri commenti e recensioni di Luke77 |
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sabato 17 maggio 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Una vita come tante altre: un lavoro, un auto, una bella casa...una realtá quasi banale. Ma in tutto questo, emerge pian piano tutta la mostruositá nascosta che anche una vita "normale" puó celare. Il personaggio principale del "Venditore di medicine" viene risucchiato in un vortice, in parte perché non del tutto conscio dei meccanismi perversi della societá di oggi che schiacciano e "costringono", ed in parte perché in quei rari momenti di luciditá consapevole, si rende conto di essere caduto in una trappola psicologica da cui non riesce ad uscire perché privo della necessaria energia morale. Forse é il risultato di un certo tipo di capitalismo malato e portato agli eccessi, che impera nella societá odierna e da cui nessuno di noi, in varia misura, ne é completamente esente. Difatti, la costante minaccia di un lavoro precario la cui perdita potrebbe cambiare radicalmente il suo tenore di vita, una vita spesso legata a valori assolutamente falsi e privi di importanza, spinge il "venditore" alla competizione sfrenata, ad accettare compromessi con la sua coscienza che sembrano provarlo anche fisicamente. Il suo viso si trasforma sempre piú in una maschera grottesca di dolore, di angoscia, di rassegnazione. Le sue spalle sembrano "curvarsi" sotto il peso di una vita crudele che non lascia scampo. Pensa di non avere alternativa e sceglie, ogni giorno, quello che secondo lui é il male minore. Solo alcuni brevi sprazzi di luce in un mondo grigio e metallico, come quando per pietá aiuta l'amico morente, lo contraddistinguono come umano. Per tutto il resto é un automa, senza sentimenti apparenti. Il successo nella competizione diventa quasi giustificazione dell'essere spietato, cinico. E' un balsamo che porta solo temporaneo sollievo. Ma in realtá é autodistruzione. Sporca irrimediabilemte l'anima. Il film assorbe completamente e non ha tempi morti. Lo si guarda tutto d'un fiato. Senza respirare. E soprattutto lascia qualcosa: un amaro in bocca, un leggero malessere che stringe il cuore. Succede ogni volta che si é costretti dalla propria coscienza a rimuginare su qualcosa di spiacevole che non si vuole affrontare. E nello specifico, che anche vita e morte di un essere umano, sono solo merce, prodotto. Risultato di una deviazione sociale "normalizzata" e banalizzata. Il finale é intelligente ed esprime tutta la contraddittorietá di un Santamaria credibile e sofferente. Ma anche gli altri attori sono all'altezza. Forse Travaglio lo é stato un pó meno, ma credo sia giustificabile non essendo un attore professionista. Mi sarei inoltre aspettato, non so perché, un piccolo cameo a "Il Medico della Mutua" dell'Albertone nazionale. Giusto cosí, per un fugace sorriso dolce-amaro. E' un film duro, senza fronzoli. Pietra e acciaio. Fa male e disillude. Ma merita.
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