Sul rugby XV ci soo pochissimi film: Asini metteva lo sport in sottofondo; Io sono un campione parlava del rugby XIII (professionistico e giocato dalla working class a differenza dell'allora dilettantistico rugby XV, prevalentemente giocato dalla upper class); il rugby XIII era al centro anche dell'australiano The final winter (2007); le due commedie Footy legends (Australia, 2006) e Up'n'under (Inghilterra, 1998) riguardavano il rugby a sette; a parte il maestoso Invictus, quindi, rimane ben poco. C'è un film statunitense Forever strong (2008) ed uno italiano I Cinghiali di Portici (2003), di difficile reperibilità.
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Sul rugby XV ci soo pochissimi film: Asini metteva lo sport in sottofondo; Io sono un campione parlava del rugby XIII (professionistico e giocato dalla working class a differenza dell'allora dilettantistico rugby XV, prevalentemente giocato dalla upper class); il rugby XIII era al centro anche dell'australiano The final winter (2007); le due commedie Footy legends (Australia, 2006) e Up'n'under (Inghilterra, 1998) riguardavano il rugby a sette; a parte il maestoso Invictus, quindi, rimane ben poco. C'è un film statunitense Forever strong (2008) ed uno italiano I Cinghiali di Portici (2003), di difficile reperibilità.
Il terzo tempo è lontano, sia geograficamente che culturalmente, dal film di Clint Eastwood: non si parla del campionato del mondo, ma di una serie secondaria italiana; non si gioca sull'impeccabile erba dell'Ellis Park di Johannesburg, ma sullo sterrato dei campi di periferia; non si seguono le vicende dei futuri campioni del mondo e di una intera nazione in cerca di un futuro, ma di una squadra che tenta di salvarsi dalla retrocessione e di un ragazzo che cerca di dare un senso alla propria esistenza. Da questo punto di vista può essere considerato la risposta italiana - mutatis mutandis - a Forever strong: il rugby come mezzo di riscatto. Qui di un ragazzo "di vita", nello Utah di uno studente di buona famiglia e viziato finito quasi per caso in riformatorio; lì recuperato da un integerrimo allenatore dai solidi principi cristiani (Larry Gelwix, esiste davvero), nel Lazio affidato ad un assistente sociale che non si è ancora ripreso dalla morte della moglie.
Semplice nella costruzione della trama, ma credibile nel suo sviluppo, Il terzo tempo ha forse la sua scena più bella ed emblematica nella prima partita del protagonista, con la mdp che lo segue alle spalle nei suoi spostamenti e rende perfettamente lo spaesamento di chi non ha mai giocato e si trova in quello che sembra il caos elevato a sport, il disordine totale, mentre invece è un gioco ordinato e, soprattutto, di squadra. Altri elementi tipici del mondo del rugby (il rispetto degli avversari e delle decisioni dell'arbitro, la forza dello spogliatoio, la riiunione finale del terzo tempo, la distanza culturale dal calcio) sono presenti senza essere retoricamente sottolineati.
Alla fine, nonostante il finale sia scontato/sperato, si tratta di una buona opera prima.
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