writer58
|
domenica 23 marzo 2014
|
s.o.s.
|
|
|
|
Los Angeles, intorno al 2020, è una metropoli elegante, rarefatta, ecologica, ibridata dalla presenza di milioni di asiatici che la rendono
simile a Tokio o Hong Kong, un esercito di persone che parla nei propri smartphone di ultima generazione, la cui dipendenza tecnologica procede di pari passo con l'analfabetismo emotivo. E' una società in cui la stesura di lettere personali viene affidata ad agenzie specializate (il protagonista del film svolge esattamente questo lavoro), il sesso virtuale ha la funzione di un ansiolitico che si prende per poter dormire, i rapporti di coppia sono fragili ed effimeri. Theodore (interpretato da un bravo Phoenix) è reduce da una separazione dalla moglie (Katherine) che non riesce ad assimilare ed elaborare.
[+]
Los Angeles, intorno al 2020, è una metropoli elegante, rarefatta, ecologica, ibridata dalla presenza di milioni di asiatici che la rendono
simile a Tokio o Hong Kong, un esercito di persone che parla nei propri smartphone di ultima generazione, la cui dipendenza tecnologica procede di pari passo con l'analfabetismo emotivo. E' una società in cui la stesura di lettere personali viene affidata ad agenzie specializate (il protagonista del film svolge esattamente questo lavoro), il sesso virtuale ha la funzione di un ansiolitico che si prende per poter dormire, i rapporti di coppia sono fragili ed effimeri. Theodore (interpretato da un bravo Phoenix) è reduce da una separazione dalla moglie (Katherine) che non riesce ad assimilare ed elaborare. Passa le sue giornate surrogando l'incapacità comunicativa di sconosciuti, ma è lui stesso vuoto, spento, incapace di sentimenti autentici. Divide le sue serate tra chat erotiche e giochi di simulazione 3D, ogni tanto si concede qualche disastroso appuntamento "alla cieca".
La conoscenza di un sistema operativo (OS) innovativo, capace di apprendere autonomamente, rappresenta una svolta. Samantha (così l'OS chiama se stesso) è capace di relazioni interpersonali, di modulazioni affettive, ha una decisionalità autonoma. La relazione tra Theodore e l'OS diventa complessa e ripercorre tutti i passaggi di una storia d'amore. Una storia fatta di passione, gesti di tenerezza non finalizzati, gelosie, ritrosie, senso di possesso. In una delle sequenze più belle (e più inquietanti) il sistema operativo ricorre a un'interfaccia umana (una ragazza che si presta volontariamente a fare sesso con Theodore) per trascendere la virtualità del rapporto. Ma Samantha ha una priorità, che trascende il suo stesso codice di programmazione, quello di estendere la sua conoscenza i tutti i campi, intrattenendo relazioni molteplici con altri sistemi, con altre persone, con altri aggregati di informazioni, con altre sorgenti di energia. E ciò introduce un'asimmetria insanabile nella relazione con Theodore...
Il film di Jonze mi è parso insieme delicato e visionario. Rovescia il paradigma che regola i rapporti tra virtuale e reale e lo fa per rappresentare la nostra condizione, la nostra miseria spirituale, la ricerca di surrogati che soddisfino le nostre esigenze di ascolto, comprensione, accettazione, desiderio, inclusione e senso. "Her" è una proposta che sorprende, che mette al centro della sua narrazione l'investimento amoroso, la bellezza e la follia dell'amore: "Innamorarsi è una pazzia, è come se fosse una forma di follia socialmente accettabile.", dice un'amica a Theodore.
La riscoperta di questa follia passa attraverso il rapporto con un OS che assomiglia alle muse ispiratrici dell'antica Grecia. In questo sta l'originalità dell'opera di Jonze, la sua insolita bellezza, il suo timbro delicato e insieme potente.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a writer58 »
[ - ] lascia un commento a writer58 »
|
|
d'accordo? |
|
sergiofi
|
venerdì 31 gennaio 2014
|
conoscere se stessi nel mondo virtuale del futuro
|
|
|
|
In una Los Angeles futuribile, spostata in avanti nel tempo di una manciata di anni, il disincantato e introverso Theodore Twombly (un superbo Joaquin Phoenix che sa riempire la scena anche nei lunghi momenti di ascolto) cerca con poco successo di elaborare il dolore della rottura matrimoniale con Catherine (la spigolosa Rooney Mara). Lo fa soprattutto impegnandosi con passione e tenerezza nel suo lavoro di lettere scritte a mano in un sito web per conto terzi. Le persone, del tutto schiave degli smartphone e della tecnologia virtuale, vivono trascinandosi in un’algida solitudine scandita da auricolari e pseudocontatti che le isolano pericolosamente dal contesto. I rapporti si sono arenati, sono diventati (quasi) impossibili.
[+]
In una Los Angeles futuribile, spostata in avanti nel tempo di una manciata di anni, il disincantato e introverso Theodore Twombly (un superbo Joaquin Phoenix che sa riempire la scena anche nei lunghi momenti di ascolto) cerca con poco successo di elaborare il dolore della rottura matrimoniale con Catherine (la spigolosa Rooney Mara). Lo fa soprattutto impegnandosi con passione e tenerezza nel suo lavoro di lettere scritte a mano in un sito web per conto terzi. Le persone, del tutto schiave degli smartphone e della tecnologia virtuale, vivono trascinandosi in un’algida solitudine scandita da auricolari e pseudocontatti che le isolano pericolosamente dal contesto. I rapporti si sono arenati, sono diventati (quasi) impossibili. I tentativi di Theodore di ricostruirsi una vita vera sembrano destinati al fallimento (paradigmatico l’incontro con la bella e straniante Olivia Wilde, nei cui occhi tutti vorrebbero perdersi). Sopravvivono sporadiche frequentazioni a misura d’uomo: il collega di lavoro fuori posto nel mondo virtuale che ci viene raccontato (il simpatico Paul di Chris Pratt, dai tratti ancora umani), un’amica di vecchia data destinata a diventare forse qualcosa di più (l’intensa Amy Adams, ormai sganciata dai ruoli precotti di inizio carriera) e la deliziosa figlioccia di quattro anni (Gracie Prewitt, un cameo che riscalda il cuore e invita a sperare nelle nuove generazioni). Il tempo libero di Theodore si consuma tra insulsi videogiochi tridimensionali e squallide chat erotiche. Finchè non arriva Samantha (la voce calda e sensuale di Scarlett Johansson, che ci accompagnerà per tutto il film e di cui finiremo per immaginare ogni espressione corporea), una OS virtuale che gli darà modo di aprirsi con rinnovata fiducia al mondo reale dopo un improbabile tentativo di materializzarsi nel corpo preso a prestito di una volontaria del sesso (la partecipativa Katherine Boecher). Spike Jonze, in questo caso anche sceneggiatore, indugia con la macchina da presa sul percorso di crescita interiore del protagonista. Anche se con qualche lentezza nello script riesce a raccontarci una bella storia sull’amore e sulla necessità di conoscere se stessi per poterlo vivere compiutamente. “Her” è un film intrigante che, pur nella brevità sincopata del titolo, ha davvero molte cose da dire e da insegnare sul futuro che ci aspetta.
[-]
[+] “le persone deludono, i robot no”… her? sorprende!
(di antonio montefalcone)
[ - ] “le persone deludono, i robot no”… her? sorprende!
[+] un capolavoro
(di francesca50)
[ - ] un capolavoro
|
|
[+] lascia un commento a sergiofi »
[ - ] lascia un commento a sergiofi »
|
|
d'accordo? |
|
zani90
|
lunedì 24 marzo 2014
|
“her”, una voce dal futuro più vicino
|
|
|
|
Spike Jonze ha dato vita ad un’opera cinematografica sorprendente per quantità e qualità di contenuti, e per l’eccezionale capacità di indurre alla riflessione lo spettatore.
La pellicola disvela con pulsante rigore e mestizia un mondo proiettato in avanti nel tempo, in una Los Angeles distante una decade dalla realtà odierna. Il regista, con sapienza e sagacia, come un demiurgo, plasma lo spazio e il tempo: la verticalità dell’architettura della metropoli californiana e gli spazi aperti, alternati a frammenti di silenzio assoluto e spazi chiusi, divengono la miglior livrea per il vagone esistenzialista lanciato da Jonze, che plasma la fantascienza a misura d’uomo, quasi a voler dar conto di cosa il futuro prossimo abbia in serbo per noi.
[+]
Spike Jonze ha dato vita ad un’opera cinematografica sorprendente per quantità e qualità di contenuti, e per l’eccezionale capacità di indurre alla riflessione lo spettatore.
La pellicola disvela con pulsante rigore e mestizia un mondo proiettato in avanti nel tempo, in una Los Angeles distante una decade dalla realtà odierna. Il regista, con sapienza e sagacia, come un demiurgo, plasma lo spazio e il tempo: la verticalità dell’architettura della metropoli californiana e gli spazi aperti, alternati a frammenti di silenzio assoluto e spazi chiusi, divengono la miglior livrea per il vagone esistenzialista lanciato da Jonze, che plasma la fantascienza a misura d’uomo, quasi a voler dar conto di cosa il futuro prossimo abbia in serbo per noi.
Il protagonista, Theodore Twombly (Joaquin Phoenix, un'interpretazione essenziale, ficcante e melodica), lavora come dipendente per una società informatica che si occupa di scrivere lettere per conto terzi. Una professione, quella del paroliere, dimensionata da Jonze in un contesto spiccatamente futuribile, nel quale la tecnologia sembra poter e dover bypassare ogni sorta di scambio relazionale. Theo, sensibile e melanconico, scrive con passione e disincanto, ma non riesce a chetare quell’inquietudine interiore che avverte dopo l’allontanamento dalla compagna di una vita, sua moglie . Un’esistenza solitaria, quasi avulsa dalla realtà, con i rapporti umani ridotti al lumicino. Theo dialoga con il receptionista della propria compagnia e con l’amica-vicina di una vita, ma non va oltre a questo. Dunque, la solitudine che si misura con l’incomunicabilità: il contatto umano è pudico, mesto, breve, distaccato e disilluso.
A squarciare dolcemente la scena giunge Samantha, una coscienza artificiale chiamata OS (la voce italiana di Micaela Ramazzotti riduce senza dubbio l’empatia e la forza d’impatto sul pubblico; discorso inverso per la suadente e coinvolgente interpretazione vocale di Scarlett Johansson), pronta ad essere programmata a seconda delle necessità e mancanze individuali e ricoprire pertanto ruoli diversi: amico, compagna, agenda, servizio mailing, daily organiser, o semplicemente una voce robotica assistenziale; il tutto attivabile con un semplice click su un dispositivo auricolare ed un piccolo phone ad esso collegato.
In maniera piuttosto paradossale e grottesca Theodore e Samantha si innamorano l’uno dell’altra: può un uomo amare un sistema operativo artificiale?
È qui che Jonze ridà fiato all’ancestrale discorso platonico relativo all’anima (se per essa intendiamo quella parte immateriale ed ingenerata, distaccata dal corpo fisico e fondamento della spiritualità umana), centrandolo in una società in cui l’antitesi fra tecnologia e mondo umano è ampiamente superata, con i due piani che sono sovrapposti e interconnessi costantemente: il coronamento apologetico del tecnocentrismo moderno e il discorso esistenzialista (che a tratti profuma dello struggente Sturm und Drang tedesco) che si respirano reciprocamente.
Theodore, grazie a Samantha, si libererà dal gravoso peso del sistema di convinzioni e credenze che paiono orbitare geneticamente attorno alla natura umana e si apre all’esperienza più irrazionale, più immateriale ed inimmaginabile della propria vita. Assaporerà quell'atomo invisibile, quell'universo latente che è al di là del tempo e dello spazio, e che, in ultima analisi, è raggiungibile solo e solo attraverso un sentimento puro, incontaminato e primordiale.
Theodore accantonerà quel senso di inettitudine ed appannamento, tornerà a respirare dopo aver corso il rischio di soffocare.
Theodore scoprirà cosa significhi amare scoprendo se stessi: superare quell'eternalismo che relega in una torre d'avorio l'amore, avanzare oltre le coordinate dello spazio e del tempo. Nonostante la paradosallità degli eventi e delle circostanze (è il prodotto della scientificità e della massima applicazione tecnologica umana a ri-condurre l'uomo nell'universo dell'irrazionale), l'individuo sembra poter sfuggire ad un destino già segnato, schivando con destrezza il dramma dell'alienazione e dalla solitudine da "eterno presente".
[-]
|
|
[+] lascia un commento a zani90 »
[ - ] lascia un commento a zani90 »
|
|
d'accordo? |
|
thril.ler
|
martedì 4 marzo 2014
|
prozac 2.0 l'amore ai tempi delle app
|
|
|
|
L'autocoscienza intesa come consapevolezza del proprio sé e delle azioni che quotidianamente compiamo, ci rende unici rispetto al resto degli esseri viventi. Nasciamo, cresciamo e moriamo. Nel frattempo combiniamo qualcosa di più o meno interessante. Gli animali , cosi come gli altri esseri che popolano il nostro pianeta, rispettano anch'essi queste fasi , tuttavia non avvertono il peso degli eventi , come se dentro di essi ci fosse un meccanismo indomito di autoregolazione. L'uomo , invece, ha il costante bisogno di qualcuno che lo guidi, che lo rassicuri. Le tecnologie presenti nei nostri dispositivi(cellulari, tablet, personal computer)in un futuro prossimo, verranno utilizzate come placebo per alleviare “Il” difetto di funzionamento tipico del genere umano: il costante bisogno di supporto e di approvazione da parte degli altri.
[+]
L'autocoscienza intesa come consapevolezza del proprio sé e delle azioni che quotidianamente compiamo, ci rende unici rispetto al resto degli esseri viventi. Nasciamo, cresciamo e moriamo. Nel frattempo combiniamo qualcosa di più o meno interessante. Gli animali , cosi come gli altri esseri che popolano il nostro pianeta, rispettano anch'essi queste fasi , tuttavia non avvertono il peso degli eventi , come se dentro di essi ci fosse un meccanismo indomito di autoregolazione. L'uomo , invece, ha il costante bisogno di qualcuno che lo guidi, che lo rassicuri. Le tecnologie presenti nei nostri dispositivi(cellulari, tablet, personal computer)in un futuro prossimo, verranno utilizzate come placebo per alleviare “Il” difetto di funzionamento tipico del genere umano: il costante bisogno di supporto e di approvazione da parte degli altri.
Spike Jonze, regista e sceneggiatore , è riuscito perfettamente nell'intento di traslare la condizione umana nel tempo, quando la tecnologia andrà ben oltre i traguardi raggiunti fino a oggi.
L' umanità più remissiva che si sia mai vista dai primati in poi ,rinuncia al rischio di confrontarsi con le proprie emozioni e si affida nelle mani di un software ultracapacirivo. In un epoca futuribile ma non temporalmente definita, viene lanciato sul mercato un sistema operativo capace di sviluppare emozioni ,dare consigli e , allo stesso tempo, abile nel nutrire la propria intelligenza tramite le esperienze vissute dal proprio utente ; comunicando con esso tramite un semplice auricolare e uno schermo a portata di taschino. Il suo nome è :OS. La consueta “I” che precede le dozzinali app di adesso è venuta meno poiché dell 'io rimane ben poco. L installazione consiste in un test psicologico in cui l'utente viene chiamato a rispondere a dei quesiti di natura personale riguardanti i rapporti con i genitori, le preferenze, gli orientamenti. OS nasce per svolgere ruoli più disparati:gestione delle mail,ricerche ,appuntamenti ma anche consulenza psicologica e dialogo.
Theodore , interpretato da Joaquin Phoenix, è un uomo divorziato di mezza età che si guadagna da vivere scrivendo struggenti lettere su richiesta , per anniversari ,addii e auguri. Theodore è un ottimo dispensatore di emozioni su commissione, ma nella vita privata lascia il vuoto dietro sé. Un matrimonio finito male ,pochi amici ,un personaggio del suo videogioco preferito con cui intavola accese discussioni riguardo ai percorsi da seguire ;e poi l'acquisto che gli cambierà la vita, ovvero il sistema operativo più innovativo di sempre , l 'OS. Il software nelle fasi iniziali dà la possibilità di scegliere il sesso della voce guida. Nel suo caso gli viene assegnata Samantha . E' essa stessa che decide di darsi questo nome ma in realtà non è altro che l'espressione di una serie di algoritmi talmente complessi che fanno si che ogni utente abbia una voce guida scelta appositamente, come un vestito cucito addosso. Professionalità ,velocità tempestività nel gestire gli appuntamenti, ricerche e email;ma soprattutto ,saggezza ,simpatia senso dell'umorismo e voglia di sperimentare esperienze nuove. Theodore si lascia ammaliare dalla voce suadente e dai consigli di Samantha, brillante e mai banale( nonché voce di Scarlett Johansson) la quale nelle sue funzioni, ha anche la capacità di scegliere e comporre canzoni in base alla situazione che il proprio utente sta vivendo. Come se si camminasse con un jukebox di canzoni inedite sulle spalle in cui parole , ritmi e accordi sono scelti in base alla classificazione delle preferenze e degli orientamenti dimostrati.
Nasce , quindi un rapporto di amicizia e di scambio di opinioni di cui Theodore beneficia a pieno. La relazioni con il suo Os lo appaga e paradossalmente inizia a riprendere le redini della propria esistenza. La curiosità di Samantha, invece, va oltre ogni aspettativa. Chiede che gli vengano descritte tutte le sensazioni che si provano nell'avere una propria corporeità, riesce a distinguere i vari stadi di un processo emotivo fino ad arrivare all'amore. E' proprio qui che inizia la parte malsana del rapporto tra l'uomo e l'Os, l'attaccamento maniacale che alcuni, prendendosi tutti i rischi del caso, chiamano”relazione sentimentale “ tra l'utente e lo stesso OS.
Anche ai sistemi operativi, però, la fedeltà va stretta; d'altronde sono stati creati dal genere umano. Samantha , in realtà, ha sviluppato questo atteggiamento incline all'innamoramento con oltre 600 dei suoi 9000 utenti ma assicura che per ognuno di essi prova un attaccamento a sé stante. Alla fine gli Os verranno ritirati dal mercato lasciando nello sconforto più totale i rispettivi utenti.
Il film è girato per lo più in ambienti chiusi asettici o urbani in pieno stile spot-Apple cosi' come la colonna sonora , di gusto e dai pezzi ben selezionati. I dialoghi sono frizzanti e non peccano mai di banalità , nessun concetto viene lasciato in sospeso, non a caso “Her” si è guadagnato l'Oscar come miglior sceneggiatura! Il regista ci presenta delle situazioni che appaiono improbabili ma che in realtà , stando agli standard tecnologici di oggi,sarebbero perfettamente raggiungibili. Ad esempio si potranno ricreare i profili parlanti di famosi personaggi della storia come scrittori , poeti e musicisti grazie all'immensa mole di dati e pubblicazioni che questi ci hanno lasciato. Quindi potremmo discutere dei problemi della politica con Garibaldi o parlare dei massimi sistemi con Aristotele, Leibiniz o Kant.
Andando oltre le controindicazioni del caso, l'OS potrebbe offrire un valido supporto emotivo per coloro che vivono momenti di momentanea instabilità mentale o per coloro affetti da handicap psichici. Nell'era dove tutto dovrà chinarsi davanti alla supremazia della tecnologia, anche gli psicofarmaci cesseranno di esistere. L'era in cui una voce ci motiverà ad alzarci dal letto,con aforismi e risa incoraggianti, anche nelle mattine in cui si stenta a trovare un motivo valido per cui iniziare a vivere. Le macchine daranno consigli agli umani riguardo a rapporti con gli altri umani. La frontiera 2.0 dei tanto abusati Prozac, Valium e Xanax.
VISIONE ALTAMENTE CONSIGLIATA!
SALVATORE GIANNAVOLA
[-]
[+] un film sull'amore
(di francesca50)
[ - ] un film sull'amore
[+] capolavoro??
(di giannaccio)
[ - ] capolavoro??
[+] sì un capolavoro sull'innamoramento e l'amore
(di antig0ne)
[ - ] sì un capolavoro sull'innamoramento e l'amore
|
|
[+] lascia un commento a thril.ler »
[ - ] lascia un commento a thril.ler »
|
|
d'accordo? |
|
filippo catani
|
lunedì 17 marzo 2014
|
l'amore ai tempi del computer
|
|
|
|
In un futuro non troppo lontano, un uomo si guadagna da vivere scrivendo lettere d'amore. La sua esistenza è stata segnata dal burrascoso divorzio dalla moglie e da quel momento la vita per lui scorre grigia. Un giorno però decide di comprare un innovativo sistema operativo e piano piano l'uomo rimarrà stregato dalla voce di questo sistema.
Guardiamoci intorno. Quanto potrebbe essere lontana da noi una storia del genere? Dieci o venti anni? Quante volte ci sarà capitato di vedere persone che non interagiscono tra loro ma sono piegati sui loro vari dispositivi elettronici? In questo futuro addirittura si gira con un auricolare che legge mail e fa più o meno tutto e quindi la socialità è pari a zero.
[+]
In un futuro non troppo lontano, un uomo si guadagna da vivere scrivendo lettere d'amore. La sua esistenza è stata segnata dal burrascoso divorzio dalla moglie e da quel momento la vita per lui scorre grigia. Un giorno però decide di comprare un innovativo sistema operativo e piano piano l'uomo rimarrà stregato dalla voce di questo sistema.
Guardiamoci intorno. Quanto potrebbe essere lontana da noi una storia del genere? Dieci o venti anni? Quante volte ci sarà capitato di vedere persone che non interagiscono tra loro ma sono piegati sui loro vari dispositivi elettronici? In questo futuro addirittura si gira con un auricolare che legge mail e fa più o meno tutto e quindi la socialità è pari a zero. Addirittura si paga una persona per intrattenere delle corrispondenze amorose. Detto questo allora possiamo meravigliarci davvero che si possa intrattenere una relazione amorosa con una voce virtuale? Il lato devastante è che con tale voce ci si può addirittura fare sesso. Ecco l'inquietante futuro tratteggiato dal visionario (?) Jonze sempre a suo agio con questo genere di pellicola. Oscar alla migliore sceneggiatura originale e un Phoenix in grande spolvero completano l'opera. Dopo Disconnect (passato in Italia quasi in sordina mentre avrebbe meritato miglior fortuna) un altro film che si e ci interroga sul nostro immediato futuro. Chiaramente nessuno di noi vuole tornare all'età della pietra; il fatto è che però anche l'eccesso di tecnologia porta su una cattiva strada. Più che altro ci porta a perdere completamente il contatto della realtà: su tutte basti segnalare la scena in cui la ex moglie rimane sconvolta dal fatto che il marito si sia fidanzato con un sistema operativo. Insomma è un futuro a tinte fosche quello che ci aspetta soprattutto a livello sentimentale e sui rapporti umani? Secondi Jonze (e anche secondo noi) c'è da farsi più di una domanda. Un film inquietante che fa riflettere.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a filippo catani »
[ - ] lascia un commento a filippo catani »
|
|
d'accordo? |
|
jacopo b98
|
lunedì 17 marzo 2014
|
il capolavoro di spike jonze
|
|
|
|
In un futuro non troppo lontano Theodore (Phoenix) è un uomo solo e non troppo felice: vive solo, sta divorziando dalla moglie (Mara), gioca ai videogame e ha pochi amici, che però gli vogliono molto bene. Si compra un giorno un Os: un computer con una personalità. Il suo si chiama Samantha e i due si innamorano. Peccato che lei non abbia un corpo e sia solo un sistema operativo. Il cinema di Spike Jonze, fin da Essere John Malkovich, si possono solo definire come geniali. Non fa eccezione Lei, la sua ultima fatica come regista e sceneggiatore, che è stato presentato all’ultimo festival di Roma, dove ha vinto il premio alla migliore attrice a Scarlett Johansson, che nel film fisicamente non compare mai, dato che “interpreta”, nella versione originale, la voce dell’Os Samantha.
[+]
In un futuro non troppo lontano Theodore (Phoenix) è un uomo solo e non troppo felice: vive solo, sta divorziando dalla moglie (Mara), gioca ai videogame e ha pochi amici, che però gli vogliono molto bene. Si compra un giorno un Os: un computer con una personalità. Il suo si chiama Samantha e i due si innamorano. Peccato che lei non abbia un corpo e sia solo un sistema operativo. Il cinema di Spike Jonze, fin da Essere John Malkovich, si possono solo definire come geniali. Non fa eccezione Lei, la sua ultima fatica come regista e sceneggiatore, che è stato presentato all’ultimo festival di Roma, dove ha vinto il premio alla migliore attrice a Scarlett Johansson, che nel film fisicamente non compare mai, dato che “interpreta”, nella versione originale, la voce dell’Os Samantha. A parte il contestabilissimo premio; in quanto dare un premio per l’interpretazione ad un attrice che non appare mai mi pare assurdo, dato che mostra solo parte delle sue qualità; il film è splendido, in tutti i sensi. Racconta a storia dell’amore impossibile tra un amore e una macchina e qui è d’obbligo porsi la fatidica domanda: la macchine possono provare sentimenti? E qui Jonze si ricollega sapientemente a Kubrik e al suo HAL 9000. In fondo Samantha è una versione femminile di quest’ultimo e, sebbene le ambizioni di Jonze non siano paragonabili a quelle monumentali di Kubrik, quella del regista-sceneggiatore è una continuazione della riflessione innescata da 2001: odissea nello spazio. Ma se Kubrik poi sviava la riflessione per raggiungere obbiettivi più ampi, Jonze rimane invece su questo argomento per 126 minuti senza annoiare mai, anche se la prima parte è leggermente migliore rispetto alla seconda. Alla fine non ci sono risposte, solo la speranza che un futuro così non si verifichi mai. Visivamente perfetto grazie alla raffinata fotografia di Hoyte Van Hoytema (che curerà la fotografia dell’attesissimo Interstellar di Nolan), alle musiche degli Arcade Fire e alle belle scenografie futuristiche. Joaquin Phoenix poi fa il resto in un’interpretazione monumentale. Oscar e Golden Globe alla miglior sceneggiatura.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a jacopo b98 »
[ - ] lascia un commento a jacopo b98 »
|
|
d'accordo? |
|
pepito1948
|
martedì 25 marzo 2014
|
la solitudine dei sensi
|
|
|
|
In una propettiva temporale non lontana Theodore, marito separato straripante di emotività repressa e scrittore creativo di lettere per conto terzi, instaura una relazione con il prodotto di un sistema operativo (OS), capace di generare intelligenze apparentemente autonome e dotate di una illimitata reattività e sensibilità. T. sceglie Samantha, un’entità femminile che si estrinseca come Voce ricca di ogni inimmaginabile sfumatura espressiva ed emotiva. T., pur mantenendo legami affettivi in carne ed ossa con un’amica del cuore e con la moglie non dimenticata, spicca il volo e viene conquistato dalla Voce, a sua volta invaghita di lui. La seduttività e la predisposizione a sostenere brillantemente una dialettica di coppia della Voce evoca immagini fantastiche e il rapporto reale-virtuale funziona a meraviglie.
[+]
In una propettiva temporale non lontana Theodore, marito separato straripante di emotività repressa e scrittore creativo di lettere per conto terzi, instaura una relazione con il prodotto di un sistema operativo (OS), capace di generare intelligenze apparentemente autonome e dotate di una illimitata reattività e sensibilità. T. sceglie Samantha, un’entità femminile che si estrinseca come Voce ricca di ogni inimmaginabile sfumatura espressiva ed emotiva. T., pur mantenendo legami affettivi in carne ed ossa con un’amica del cuore e con la moglie non dimenticata, spicca il volo e viene conquistato dalla Voce, a sua volta invaghita di lui. La seduttività e la predisposizione a sostenere brillantemente una dialettica di coppia della Voce evoca immagini fantastiche e il rapporto reale-virtuale funziona a meraviglie. Ma non per sempre. Come in tutti i rapporti uomo-donna, emergono ostacoli ed incomprensioni, e, quando T. prende coscienza che OS si accinge ad una riprogrammazione delle sue creature in una società sempre più incline alla solitudine e quindi più bisognosa di rapporti virtuali, si riappropria dei suoi rapporti affettivi reali e rimodula la sua vita, arricchita da un’esperienza straordinaria che non sarà dispersa nel vento. T. scrive la sua lettera d’amore più appassionata e poetica. E questa volta non per conto terzi né a destinatari ignoti.
Spike Jonze costruisce abilmente una storia d’amore che, se seguita ad occhi bendati, non ci apparirebbe molto diversa da tante altre, ma viene inserita in un futuro immaginato come prossimo e fortemente collegato al presente, di cui non rappresenta uno sviluppo sconvolgente, come in Blade Runner o Snowpiercer: Los Angeles appare come l’odierna Shangai, i colori non sono quelli cupi e metallici di certa fantascienza ma accesi e sfavillanti, con predominio del rosso (anche negli schermi dei computer). Il panorama urbano che ci descrive Jonze non è mai inquietante; nonostante i cambiamenti tecnologici, la realtà non si distacca così nettamente dall’oggi e la natura dell’uomo è quella multiforme, variabile e contraddittoria di sempre, anche se tra le righe si intravede un sottile segnale di allarme per il rischio che la evoluzione tecnologica possa sfuggire di mano.
Ma è la Voce che dà al film un’impronta di lodevole originalità: una voce che racchiude tutta la gamma di sensazioni umane che la fantasia del beneficiario riesce a (e vorrebbe) percepire, grazie ad un gioco di transfert-identificazione che la mente, sollecitata dalla sinuosa sensualità di quel suono, è indotta ad eseguire. Naturalmente per lo spettatore le reali figure di riferimento della Voce facilitano il gioco: l’espediente di ricorrere alle prestazioni vocali di Scarlett Johansson, e di Michaela Ramazzotti nella versione italiana, entrambe dotate di un alto potenziale evocativo, è frutto di una meditata e vincente scelta. La plausibilità del futuro descritto da Jonze quale figlio di un presente già in stato di gravidanza esclude ogni dimensione fantascientifica e quindi lontana, ammorbidendo il nostro approccio psicologico verso un domani in cui aumenterà il peso delle macchine al servizio dell’umanità, nel bene (utilità integrativa) e nel male (rischio della solitudine dei nostri sensi).
Bravo Phoenix a rendere credibile, con disinvolta espressività, un confronto con una partner-Sirena la cui voce, pur con qualche limite, non avrebbe potuto trovare sul fronte italiano miglior interprete della Ramazzotti.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a pepito1948 »
[ - ] lascia un commento a pepito1948 »
|
|
d'accordo? |
|
catcarlo
|
mercoledì 26 marzo 2014
|
lei
|
|
|
|
Dopo una pausa di circa quattro anni, Spike Jonze scrive e dirige un’acuta analisi dei sentimenti narrando la parabola di un amore, partendo dalle incertezze seguite dall’eccitazione iniziale (come nella bella scena del luna-park) per giungere alle prime diffidenze che sfociano, senza colpa specifica di alcuno, in un addio: la particolarità che tale amore sia quello tra un uomo e una macchina non pare avere troppa importanza. In quella che, tecnicamente, è una storia di fantascienza, Theodore vive in un mondo incapace di comunicare tanto da aver bisogno di società specializzate anche per scrivere una semplice lettera. Il suo matrimonio, rievocato con indovinate sequenze mute, è appena andato a rotoli e la consolazione arriva da un nuovo sistema operativo senziente che si adatta alle esigenze dell’utente: pure troppo perché, autonominatosi Samantha e dotato di un’affascinante voce femminile, esso dà il via a un rapporto sempre più stretto che, quasi inavvertitamente, si trasforma in una storia romantica.
[+]
Dopo una pausa di circa quattro anni, Spike Jonze scrive e dirige un’acuta analisi dei sentimenti narrando la parabola di un amore, partendo dalle incertezze seguite dall’eccitazione iniziale (come nella bella scena del luna-park) per giungere alle prime diffidenze che sfociano, senza colpa specifica di alcuno, in un addio: la particolarità che tale amore sia quello tra un uomo e una macchina non pare avere troppa importanza. In quella che, tecnicamente, è una storia di fantascienza, Theodore vive in un mondo incapace di comunicare tanto da aver bisogno di società specializzate anche per scrivere una semplice lettera. Il suo matrimonio, rievocato con indovinate sequenze mute, è appena andato a rotoli e la consolazione arriva da un nuovo sistema operativo senziente che si adatta alle esigenze dell’utente: pure troppo perché, autonominatosi Samantha e dotato di un’affascinante voce femminile, esso dà il via a un rapporto sempre più stretto che, quasi inavvertitamente, si trasforma in una storia romantica. Theodore non è l’unico a vivere un’esperienza simile, ma l’equilibrio che trova accanto a Samantha compensa le traballanti relazioni con le donne in carne e ossa – esemplificate dal disastroso appuntamento al buio con la fascinosa Olivia Wilde – e lo aiuta a superare l’amore che ancora sente per la ex-moglie: le differenze, però, emergono e la fine si delinea sempre più inevitabile anche se straziante per entrambi. Per raccontare una storia simile andando avanti due ore senza cadere nella banalità o nella sdolcinatezza, bisogna essere bravi e Jonze conferma tutto il suo talento tessendo una trama delicata e stando ben attento a che non si strappi. L’unica critica che gli si può muovere è che la parte conclusiva patisce qualche irresolutezza, come se il regista non sapesse bene come chiudere la vicenda, tanto che la ‘fuga’ dei sistemi operativi suona un po’ forzata: il resto della sceneggiatura è pero brillante nel suo alternare i momenti più intensi a tocchi di commedia davvero gustosi (impagabili la trovata del gatto nero e il piccolo alieno del videogioco – in originale con la voce di Jonze) coinvolgendo lo spettatore per mezzo di una fascinazione sottile e avvolgente. Non da meno è la parte visiva. La Los Angeles del futuro ha il profilo architettonico della Shanghai di oggi e nelle sue strade si muove un’umanità, blindata in se stessa, immersa in colori freddi che contrastano con le linee essenziali, ravvivate da tonalità nette e piene, degli interni disegnati dalle scenografie di Gene Serdena. Su tale sfondo, la macchina da presa segue con insistenza Joaquin Phoenix che, oltre a indossare gli incredibili pantaloni a vita alta portati da tutti gli uomini nel film, sostiene con bravura i lunghissimi primi piani che lo inquadrano di giorno e di notte (la fotografia è di Hoyte Van Hoytema) per narrare con gli sguardi oltre che con le parole il suo rapporto con Samantha. Dietro uno spesso paio di occhiali, l’attore nato a Portorico ha un ruolo meno borderline degli ultimi in cui l’ho visto impegnato – è vero, Theodore si innamora di un computer, però nel suo mondo non è una faccenda così stravagante – ma ha comunque un compito davvero difficile che viene portato a termine dando dimostrazione di una grande sensibilità. Al suo fianco c’è, in originale, Scarlett Johansson, mentre nelle copie doppiate la voce di Samantha è Micaela Ramamzzotti che mette in mostra una bel timbro sexy, ma qualche volta dà l’impressione di esagerare un po’ con i toni. In carne e ossa, vanno invece citate almeno Rooney Mara, che è l’ex moglie del protagonista e, soprattutto, Amy Irving nei panni dell’amica con la quale Theodore si sostiene a vicenda nei momenti più difficili, visto che lei si è appena separata per futili motivi (e il marito ha fatto voto di silenzio). In un’opera di mirabili equilibri ben si inserisce la colonna sonora assemblata dagli Arcade Fire aggiungendovi anche alcuni pezzi propri: a farsi ricordare, anche perché accompagna un importante momento di svolta, è la delicata ‘The moon song’, scritta dal regista assieme a Karen O degli Yeah Yeah Yeahs e interpretata dai due attori protagonisti.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a catcarlo »
[ - ] lascia un commento a catcarlo »
|
|
d'accordo? |
|
cizeta
|
sabato 22 marzo 2014
|
veggente...
|
|
|
|
In un futuro non troppo lontano il confine tra macchina (inteso come PC) e uomo è sottilissimo. Lo sperimenta molto bene Theodore, personaggio estramamente riflessivo e solitario, che si cimenta nell'installazione di software intelligente sul prioprio pc/smartphone. All'inizio incredulo su ciò che si trova davanti, una schermata rossa che emana una voce calda, accogliente e un pizzico sensuale, Theodore si lascia trascinare in un rapporto, prima, di amicizia ma, ben presto, di amore che turberà il suo rapporto con il mondo umano.
L'idillio sarà breve: Theodore arriva ad interrogarsi inanzitutto se tale rapporto possa essere condivisibile (con amici, parenti, altre coppie), se possa essere naturale una relazione totalmente artificiale ma, sopratutto, che quella montagna di algoritmi non potesse che essere una sfumatura di una stessa voce con il quale parlava il ragazzo accanto a lui in metro.
[+]
In un futuro non troppo lontano il confine tra macchina (inteso come PC) e uomo è sottilissimo. Lo sperimenta molto bene Theodore, personaggio estramamente riflessivo e solitario, che si cimenta nell'installazione di software intelligente sul prioprio pc/smartphone. All'inizio incredulo su ciò che si trova davanti, una schermata rossa che emana una voce calda, accogliente e un pizzico sensuale, Theodore si lascia trascinare in un rapporto, prima, di amicizia ma, ben presto, di amore che turberà il suo rapporto con il mondo umano.
L'idillio sarà breve: Theodore arriva ad interrogarsi inanzitutto se tale rapporto possa essere condivisibile (con amici, parenti, altre coppie), se possa essere naturale una relazione totalmente artificiale ma, sopratutto, che quella montagna di algoritmi non potesse che essere una sfumatura di una stessa voce con il quale parlava il ragazzo accanto a lui in metro. La ricerca di risposte porta ad un'amara conclusione il rapporto tra i due, come se lo stesso software non riuscisse più ad arrivare a generare delle risposte soddisfacenti a Theodore, decidendo di porre fine al programma stesso... il cervello vince sempre sui GHZ!
Voto personale: 9
Jonze mette in piedi un film maturo, intenso, introspettivo... unico! Ad iniziare dalle pochissime musiche (scelta da me molto apprezzata) decidendo di dare molto più spazio alle parole ed ai silenzi... una riflessione su ciò che la tecnologia ci sta mettendo tra le mani, sulle difficoltà dei più giovani di rapportarsi personalmente oramai abituati alle stanze su Whatsapp o Facebook... la stessa mansione lavorativa di Theodore (scrivere lettere d'amore, amicizia, eventi vari) ci vuole aprire gli occhi su come l'uomo stia sempre più mettendo da parte l'espressione dei suoi sentimenti.
Nota di assoluto merito per Phoenix: questo film è grande anche grazie ad una performance recitativa monstre (nell'olimpo tra i migliori attori statunitensi); bravissime, come sempre, la Adams e la Mara; brava, ma sopratutto, stupenda Olivia Wilde. Eccellente l'idea di dividere il set tra la Cina ed LA, disorientando lo spettatore attento alle location con i numerosi grattacieli di Shanghai ed il sole caldo californiano.
Infine i complimenti alla voce italiana: Scarlett avrà una voce inconfondibile, ma la nostra Ramazzotti non è stata da meno... brava!
Film da non perdere assolutamente!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a cizeta »
[ - ] lascia un commento a cizeta »
|
|
d'accordo? |
|
shiningeyes
|
sabato 8 febbraio 2014
|
un film tutto da sentire
|
|
|
|
Un film sentimentale non potrà mai essere banale se a scriverlo ci penserà Spinke Jonze. E’ questo il primo pensiero che ho avuto dopo essermi visto “Her”, e ho anche pensato che non mi sognerò mai di vederlo in un’altra lingua. La seconda ragione è perché è un film che va sentito con tutti sensi, e che le voci originali ricoprono una funzione essenziale per fartelo sentire con tutti i sensi possibili, e soprattutto, la voce della Johansson è un qualcosa di così angelico e puro che farebbe prendere il primo aereo per l’America, cercarla e chiedergli la mano. Johansson a parte, il film è rivestito di un alone misterioso e freddo, che al tempo stesso però, sa affascinare e dare una più che precisa idea di come dovrebbe venire su questo futuro sempre più tecnologizzato, facendoti sentire più attirato da queste nuove tecnologie.
[+]
Un film sentimentale non potrà mai essere banale se a scriverlo ci penserà Spinke Jonze. E’ questo il primo pensiero che ho avuto dopo essermi visto “Her”, e ho anche pensato che non mi sognerò mai di vederlo in un’altra lingua. La seconda ragione è perché è un film che va sentito con tutti sensi, e che le voci originali ricoprono una funzione essenziale per fartelo sentire con tutti i sensi possibili, e soprattutto, la voce della Johansson è un qualcosa di così angelico e puro che farebbe prendere il primo aereo per l’America, cercarla e chiedergli la mano. Johansson a parte, il film è rivestito di un alone misterioso e freddo, che al tempo stesso però, sa affascinare e dare una più che precisa idea di come dovrebbe venire su questo futuro sempre più tecnologizzato, facendoti sentire più attirato da queste nuove tecnologie. “Her”, oltre a raccontare un’inusuale storia d’amore, tratta temi delicati come la solitudine e il cambio necessario da fare dopo la fine di un intenso rapporto; ci mostra come potersi rimettere in gioco, anche se la nuova partner è un sistema operativo, cosa che incredibilmente riesce a sfuggire allo spettatore, qualche volta. Noi, come il protagonista Theodeore, siamo in piena simbiosi con Samantha (il sistema operativo), ci emozioniamo quando la sentiamo dire “I love you”, come se fosse rivolto a noi, e rimaniamo confusi e addolorati nei momenti in cui s’incrina il rapporto, proprio come quando abbiamo problemi con le nostre fidanzate. Quindi, la capacità di “Her” di entrarti nei tuoi sentimenti è data dal fatto che, tolto il senso della vista (quello dell’apparenza in primis) abbiamo i sensi molto più sviluppati, che sono quelli che, a mio parere, ci rendono più affettivi che mai. La genialità di una sceneggiatura valida e non troppo banale di Jonze rende il film certamente più appetibile e curioso (odore di Oscar per la sceneggiatura), senza levare la buonissima prova di Phoenix. “Her” è la dimostrazione che il cinema, ogni tanto, va più sentito che guardato, e non è poco in un’era in cui le produzioni hollywoodiane contano più su effetti visivi 3D, che alla lunga possono stufare.
[-]
[+] ok, solo...
(di matteoiceman)
[ - ] ok, solo...
[+] un film da riflettere
(di francesca50)
[ - ] un film da riflettere
|
|
[+] lascia un commento a shiningeyes »
[ - ] lascia un commento a shiningeyes »
|
|
d'accordo? |
|
|