Un film sentimentale non potrà mai essere banale se a scriverlo ci penserà Spinke Jonze. E’ questo il primo pensiero che ho avuto dopo essermi visto “Her”, e ho anche pensato che non mi sognerò mai di vederlo in un’altra lingua. La seconda ragione è perché è un film che va sentito con tutti sensi, e che le voci originali ricoprono una funzione essenziale per fartelo sentire con tutti i sensi possibili, e soprattutto, la voce della Johansson è un qualcosa di così angelico e puro che farebbe prendere il primo aereo per l’America, cercarla e chiedergli la mano. Johansson a parte, il film è rivestito di un alone misterioso e freddo, che al tempo stesso però, sa affascinare e dare una più che precisa idea di come dovrebbe venire su questo futuro sempre più tecnologizzato, facendoti sentire più attirato da queste nuove tecnologie. “Her”, oltre a raccontare un’inusuale storia d’amore, tratta temi delicati come la solitudine e il cambio necessario da fare dopo la fine di un intenso rapporto; ci mostra come potersi rimettere in gioco, anche se la nuova partner è un sistema operativo, cosa che incredibilmente riesce a sfuggire allo spettatore, qualche volta. Noi, come il protagonista Theodeore, siamo in piena simbiosi con Samantha (il sistema operativo), ci emozioniamo quando la sentiamo dire “I love you”, come se fosse rivolto a noi, e rimaniamo confusi e addolorati nei momenti in cui s’incrina il rapporto, proprio come quando abbiamo problemi con le nostre fidanzate. Quindi, la capacità di “Her” di entrarti nei tuoi sentimenti è data dal fatto che, tolto il senso della vista (quello dell’apparenza in primis) abbiamo i sensi molto più sviluppati, che sono quelli che, a mio parere, ci rendono più affettivi che mai. La genialità di una sceneggiatura valida e non troppo banale di Jonze rende il film certamente più appetibile e curioso (odore di Oscar per la sceneggiatura), senza levare la buonissima prova di Phoenix. “Her” è la dimostrazione che il cinema, ogni tanto, va più sentito che guardato, e non è poco in un’era in cui le produzioni hollywoodiane contano più su effetti visivi 3D, che alla lunga possono stufare.
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matteoiceman
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venerdì 14 marzo 2014
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ok, solo...
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Concordo con quello che scrivi in tutto, ma vorrei precisare una cosa: la versione italiana è degna di assoluto rispetto. Non avendolo visto io in lingua originale non posso (né vorrei, nel caso) fare paragoni di sorta, ma il doppiaggio e la resa italiana sono stati realizzati con cura assoluta. La voce di Micaela Ramazzotti è calda e dolce, e Fabio Boccanera non ha bisogno di presentazioni o sviolinate, rende alla perfezione. Ti consiglio quindi, dato che il film ti è piaciuto, di dare una chance anche alla versione nostrana (io invece lo guarderò anche in lingua originale).
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francesca50
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mercoledì 19 marzo 2014
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un film da riflettere
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un film pieno di spunti riflessivi...
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