Educazione siberiana |
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Un film di Gabriele Salvatores.
Con Arnas Fedaravicius, Vilius Tumalavicius, Eleanor Tomlinson, Jonas Trukanas, Vitalij Porshnev.
continua»
Drammatico,
durata 110 min.
- Italia 2013.
- 01 Distribution
uscita giovedì 28 febbraio 2013.
MYMONETRO
Educazione siberiana
valutazione media:
2,27
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Violenza necessaria abbinata ad onore da difenderedi Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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lunedì 5 ottobre 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
EDUCAZIONE SIBERIANA (IT, 2013) diretto da GABRIELE SALVATORES. Interpretato da JOHN MALKOVICH, PETER STORMARE, ARNAS FEDARAVICIUS, VILIUS TUMALAVICIUS, ELEANOR THOMLINSON, JONAS TRUKANAS, VITALJI PORSNEV, ANDRIUS PAULAVICIUS
Tratto da un romanzo dello scrittore russo Nicolai Lilin e sceneggiato dal regista con Stefano Rulli e Sandro Petraglia. Nel sud della Russia, nella fase conclusiva del regime dittatoriale staliniano, si raggruppano clan criminali le cui regole basilari affondano le loro radici in un codice d’onore inviolabile. Il più povero, ma anche il più temuto, fra questi è il clan dei siberiani, i cui adepti vengono istruiti, fin dalla più tenera età, a considerare certe categorie di persone (poliziotti, banchieri, usurai, funzionari del governo) come degne di ricevere il male e dunque passabili di reati quali il furto, la rapina e l’aggressione armata. Il film concentra la propria attenzione sul difficile rapporto d’amicizia fra Kolima, nipote di Kuzja, capo della congrega nonché sua guida spirituale con pieni poteri, che col tempo imparerà benissimo a fare i tatuaggi e a maneggiare pistola e coltello, e Gagarin, suo coetaneo dal temperamento molto più impulsivo e irrispettoso, il quale prenderà una strada completamente diversa stringendo una solida alleanza con gli affiliati del Seme Nero, gruppo delinquenziale opposto e avverso ai siberiani, mettendo Kolima in una posizione dalla quale potrà uscire soltanto seguendo, ancora una volta e come ha fatto per tutta la vita, i dettami che nonno Kuzja gli ha sempre impartito riponendo la sua fiducia in lui. Una parte non certo secondaria della vicenda è costituita anche dagli amici di Kolima e Gagarin, l’occhialuto Vitalik (il più riflessivo e meno coraggioso del gruppo di amici che morirà annegato durante un’alluvione) e il gioviale Mel, che sarà sempre al fianco di Kolima anche quando questi sarà uscito a sua volta di prigione (perché l’incarcerazione già era capitata molti anni prima a Gagarin) e dovrà compiere una missione estremamente difficile sia per i nervi che per il cuore: uccidere il suo migliore amico per il male che questi ha arrecato a Xenia, una simpatica ragazza mentalmente disturbata con cui Kolima da tempo intesseva una relazione sentimentale. È incredibile vedere la crescita artistica e professionale di un autore ormai più che sessantenne che sa riscoprirsi con efficacia creatore di una vicenda emozionante per l’impianto narrativo e ricca di colpi di scena che non lasciano mai l’amaro in bocca e continuano a sorprendere mentre si susseguono aggiungendo vitalità ed energia ad un’opera drammatica che fa della violenza un mezzo per spiegare un periodo arduo della vita di ogni essere umano: il passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Il che comporta anche il dovere di fare scelte che andrebbero contro la morale e gli affetti che si nutrono, come apprende Kolima che, per rintracciare Gagarin, si arruola nell’esercito russo e infine corona la sua missione senza però dimenticare le belle esperienze vissute insieme né tantomeno perdonare, d’altro canto, il tradimento con cui il suo più caro amico è precipitato in una bassezza empia e ingiustificabile. Salvatores ci mette la farina del suo sacco traendo dalla pagina scritta di Lilin un insegnamento esistenziale che ricorda, come faceva anni fa Sam Peckinpah, che la violenza, per quanto lo si voglia o no, è una componente primordiale ed essenziale presente, sì in varie misure ma pur sempre immancabile, nell’animo umano perlomeno ogni volta che c’è un nemico comune da combattere o chi commette sbagli che poi ricadono anche sugli innocenti. Un J. Malkovich più inquietante e tetro del solito, fautore di una magistrale interpretazione, arricchita nella nostra versione dal doppiaggio di Andrea Tidona. Bravo anche P. Stormare nella parte del barbuto, bieco e infingardo autore di tatuaggi, un ruolo tutto sommato usuale per le sue corde ma rivisitato con saggia mescolanza di humour nero e causticità. Da applauso, inoltre, le perfomance di tutti gli attori lituani che hanno prestato i loro volti per i ruoli dei ragazzi che sono effettivamente l’autentico perno attorno a cui gira questo corollario di amicizie spezzate, furori incontrollabili, malefatte necessarie e necessità di affermazione secondo una legge che assomiglia assai a quella del taglione. Musiche di Mauro Pagani, flautista e violinista che in passato militò nella PFM. Stupenda fotografia (Italo Petriccione) che ritrae i paesaggi siberiani in un maestoso inverno e un oculato montaggio (Massimo Fiocchi) in grado di mostrare al tempo stesso la poesia dei sentimenti e la cruda ferocia figurativa delle sequenze più accese e movimentate. È anche un modo sicuramente utile e proficuo per conoscere un regista premio Oscar che, a quanto sembra, ha ancora molte carte da giocare e un immenso bagaglio di conoscenze tecniche e artistiche da mettere a disposizione di un pubblico sempre più esigente.
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