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Educazione siberiana |
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Un film di Gabriele Salvatores.
Con Arnas Fedaravicius, Vilius Tumalavicius, Eleanor Tomlinson, Jonas Trukanas, Vitalij Porshnev.
continua»
Drammatico,
durata 110 min.
- Italia 2013.
- 01 Distribution
uscita giovedì 28 febbraio 2013.
MYMONETRO
Educazione siberiana  
valutazione media:
2,27
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Educazione siberiana di Salvatores - Interessante
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| mercoledì 1 maggio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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In Siberia lotte e avventure di due ragazzi del Clan dei Siberiani, istruiti fin da piccoli da nonno Kuzia (Malkovich), Kolima (Fedaravicius) e Gagarin (Tumalavicius), il primo più rispettoso delle tradizioni del Clan, il secondo più aperto al “cambiamento” all’inizio del terzo millennio. Ambizioso film dal respiro internazionale, solo parzialmente riuscito. Salvatores, anche sceneggiatore insieme ad altri due, ha adattato il romanzo tragico di Nikolaj Lilin, residente a Torino, diminuendone notevolmente la carica drammatica e le scene di violenza, nel libro quasi insostenibili. Ha voluto raccontare il modo, per certi versi condivisibile, dei mafiosi russi di educare i propri figli e novizi. “Noi criminali onesti” dice nonno Kuzia, un ottimo Malkovich, è su questo ossimoro che il regista ha fatto perno per realizzare il suo film più complesso, tuttavia non ha potuto evitare di mettere dei siparietti ai limiti del comico che non ci stanno per niente bene, accompagnati da una musica che sembra appena uscita da una bettola siciliana. Violento ma non eccessivamente, con solo un paio di scene un po’ raccapriccianti, su tutte la martellata in testa all’uomo grasso da parte del tatuatore (Stormare). Poco convincente è inoltre il personaggio di Xenya, interpretato dalla giovanissima Tomlison, un po’ troppo caricaturale per sembrare realistico, e francamente anche un po’ imbarazzante. Infine il più grande difetto del film è che il regista vorrebbe raccontare la mafia russa come nel romanzo e come aveva fatto Cronenberg nel 2008 con La promessa dell’assassino, ma Salvatores sembra non rendersi conto di non essere il genio cinematografico canadese e che il suo film spiega in realtà ben poco di quello che si era proposto. C’è perciò il rimpianto per un film troppo poco coraggioso per l’argomento che si era ripromesso di trattare e che avrebbe potuto essere qualcosa di più.
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